lug192019
I comuni della provincia di Lecce non si sono lasciati scappare l'occasione: hanno rispettato tutte le regole, potendo godere così dei 6 milioni stanziati in favore di questo territorio nella manovra economica.
A darne notizia per primo è Leonardo Donno, portavoce alla Camera dei deputati del M5S e membro della Commissione Bilancio.
«Il nostro Governo - spiega - ha dimostrato ancora una volta come l'attenzione per i territori ed il sostegno ai sindaci siano assolute priorità. I Comuni in provincia di Lecce, dal canto loro, si sono attenuti alle regole imposte e hanno tutti rispettato i termini ultimi di presentazione dei progetti ed avvio lavori. Così facendo di quei sei milioni non è andato perduto neanche un euro».
Un passo indietro. Nell'ambito della Manovra economica il Governo ha attivato un fondo da 400 milioni di euro destinato ai piccoli comuni, quelli al di sotto dei 20 mila abitanti. Di questi circa 6 milioni sono stati destinati ai comuni della provincia di Lecce.
«Si tratta di fondi da utilizzare per realizzare piccole opere in settori vitali come l'edilizia pubblica, la manutenzione e la sicurezza del territorio - spiega ancora Donno - la manutenzione delle strade, la prevenzione del rischio sismico e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali. I lavori di cui sopra dovevano essere avviati entro il 15 maggio( poi prorogati con lo Sblocca Cantieri al 10 Luglio) . E così è stato. Tutti i Comuni, nessuno escluso, hanno avviato i cantieri entro e non oltre la scadenza imposta».
Più nel dettaglio (e come si evince dalla tabella in allegato) in Legge di Bilancio è stato introdotto un contributo di 40 mila euro per i comuni fino a 2 mila abitanti, di 50 mila euro per quelli fino a 5 mila abitanti, di 70 mila euro per i comuni fino a 10 mila abitanti e di 100 mila euro per quelli fino a 20 mila abitanti. Con il contributo bisogna coprire il 100% dell'importo delle opere. Nessun cantiere deve restare in stand by.
«Questi maggiori investimenti locali -continua Donno- si vanno ad aggiungere ad 1 miliardo di euro di maggiori fondi, derivanti dallo sblocco degli avanzi di amministrazione per i comuni virtuosi. Non solo. Con la norma Fraccaro, contenuta nel Decreto Crescita, il Governo ha stanziato in favore di tutti i Comuni d'Italia, 500 milioni di euro per opere di efficientamento energetico e sviluppo sostenibile. Di questi 21 milioni saranno destinati alla Puglia. Più nel dettaglio 6.750.000 euro saranno destinati al comune di Lecce e a quelli della provincia. Sono previste soglie contributive che vanno dai 50mila euro per i comuni con popolazione fino a 5mila abitanti ai 250mila euro erogati in favore dei comuni oltre i 250mila abitanti. Le risorse - prosegue il deputato - finanzieranno opere per promuovere il risparmio energetico negli edifici pubblici e per consentire l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Inoltre i Comuni potranno utilizzare i fondi anche per la messa in sicurezza delle scuole. Infine, si potranno finanziare progetti per la mobilità sostenibile e per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Le opere, in quest'ultimo caso, dovranno essere avviate dai Comuni entro il 15 ottobre 2019, pena la perdita del beneficio economico. Considerando il comportamento virtuoso dimostrato dal territorio, siamo fiduciosi che anche questo finanziamento sia captato dalle amministrazioni nella sua totalità.
Ce la stiamo mettendo tutta per dare ossigeno agli enti territoriali massacrati fino ad oggi dal Patto di Stabilità interno -chiosa il deputato - e dal principio del Pareggio di Bilancio. Per la Puglia è per la mia Provincia, si tratta di un’occasione preziosa, una grandissima opportunità per avviare quel grande piano di messa in sicurezza del territorio che i Comuni e le Province, da soli, non sono in grado di sostenere».
Grazie e buon lavoro
Leonardo Donno
mag272011
L'energia nucleare è presente in natura, Le prime bombe atomiche, del tipo di quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki, erano basate sul principio della fissione. Si deve notare che in questo contesto il termine atomico è assolutamente inesatto o almeno inappropriato in quanto i processi coinvolti sono viceversa di tipo nucleare, coinvolgendo i nuclei degli atomi e non gli atomi stessi. Secondo gli ultimi dati noti, le centrali nucleari in funzione in tutto il mondo sono 450. In Europa ci sono 195 centrali nucleari. Quelle più vicine al nostro paese, sono
collocate in Francia a 200km.
L'energia nucleare è data dalla fissione o dalla fusione del nucleo di un atomo. La prima persona che intuì la possibilità di ricavare energia dal nucleo dell'atomo fu lo scienziato Albert Einstein nel 1905. Per ricavare energia dal nucleo dell'atomo esistono due procedimenti opposti:
A parte il rischio di incidenti, il maggiore problema ancora insoluto è costituito dalle scorie radioattive, che rimangono pericolose per migliaia se non milioni di anni.
Le preoccupazioni principali dovute all'uso di energia nucleare per la produzione di elettricità riguardano l'impatto sull'ambiente e la sicurezza delle persone. Il più grave incidente, il disastro di ÄŒernobyl', ha ucciso delle persone, provocato feriti e danneggiato e reso inutilizzabili per decenni grandi estensioni di terra. Si teme che possano ripetersi altri incidenti simili, come accaduto recentemente in Giappone con il Disastro di Fukushima Daiichi. Un altro problema è l'elevata quantità di acqua necessaria per il raffreddamento e l'immissione delle acque calde nei sistemi idrici: ciò in alcuni ecosistemi può causare pericoli per la salute delle forme di vita acquatica, rischi di contaminazione radioattiva nelle fasi di estrazione.
le scorie prodotte dai reattori si mantengono radioattive a lungo nel tempo, fino al caso estremo del Cesio 135 (135Cs) che impiega 2,3 milioni di anni per dimezzare la propria radioattività.
Un altro problema di sicurezza riguarda il pericolo di fughe radioattive non derivanti da guasti interni alla centrale, ma da eventi esterni che possono compromettere la tenuta delle strutture. Un evento climatico catastrofico, quale un tornado o un terremoto di particolare intensità, potrebbero distruggere l'edificio di contenimento, se non adeguatamente dimensionato. In Giappone gli impianti della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, furono danneggiati nel 2007 a seguito di un terremoto di intensità superiore a quello considerato nel progetto e si ebbero rilasci di radioattività nell'ambiente non completamente ed univocamente quantificati (si veda la voce relativa per dettagli).
Le centrali di oggi sono più sicure, è vero, come detto sopra i costi sono aumentati anche per questo. Ma i rischi sono comunque elevatissimi. Non perché sia facile che un incidente catastrofico accada, ma perché ne basta uno per effetti terribili su vaste zone. In Italia come in Giappone la sismicità aumenta i rischi, ma non servono crolli per causare un disastro. In Giappone in questo momento è bastato un malfunzionamento dell'impianto di raffreddamento per provocare il rischio di una fusione del reattore (nuova Chernobil). A volte si sente dire "ma tanto siamo circondati da centrali". E' vero, ma se la centrale di Chernobil fosse esplosa in Italia, gli effetti sul nostro territorio non sarebbero stati uguali. Nelle immediate vicinanze si ha un'area invivibile per generazioni, sulle popolazioni confinanti un aumento esponenziale delle malattie genetiche, di leucemie, tumori... Un incidente in Francia oggi potrebbe anche interessarci, ma gli effetti sul nostro territorio, anche se gravi, non saranno mai come quelli in territorio francese.
Questo discorso vale comunque per incidenti catastrofici. Altra cosa che però in molti non sanno è che gli incidenti meno gravi non sono così rari, ma in giro per il mondo non sono poche le centrali che hanno avuto malfunzionamenti con il conseguente rilascio nell'atmosfera di radiazioni oltre il normale livello di funzionamento.
Sempre in Giappone, a seguito del terremoto di Sendai, nel marzo 2011, una serie di quattro distinti gravi incidenti occorsi presso la centrale nucleare Fukushima I hanno causato il Disastro di Fukushima Daiichi.
L'unico modo per smaltirle ad oggi è interrarle in profondità, ma le aree circostanti avrebbero comunque conseguenze, e non è facile individuare tali luoghi adatti, anche considerato che le scorie devono rimanerci per 1.000.000 di anni... Negli USA ad oggi non hanno costruito neanche un luogo sicuro per confinarle, e attualmente le scorie sono accumulate in decine di stabilimenti sparsi sul territorio nazionale.
I costi privi di una quantificazione monetaria, come ad esempio, i seguenti:
Secondo altri studi l'energia nucleare è economicamente svantaggiosa e gli enormi capitali necessari alla costruzione di un impianto ed alla gestione completa del ciclo del combustibile, non possono mai essere compensati dalla produzione di energia. Il professor Jeffrey R. Paine (Professore di Antropologia presso
l’Università del Massachusetts) ha dichiarato: «L'analisi [...] suggerisce che anche nelle condizioni più ottimistiche (dove i costi sono considerevolmente tagliati ed i redditi salgono notevolmente), le centrali nucleari dell'attuale generazione, nel corso della loro vita, possono arrivare al massimo a coprire i costi». l'impianto raramente funziona a pieno regime, solitamente è sfruttato soltanto in parte (Paine sostiene che il 58% sia la norma) dal momento che alcuni impianti periodicamente devono essere fermati per controlli di sicurezza. Aumentare questa percentuale ci esporrebbe inevitabilmente a un rischio;
la dimostrazione finale e incontestabile della non economicità dell'elettricità da fissione nucleare è che da decenni nessuna azienda privata ha pensato di costruire una nuova centrale, se non dove sussistono ingenti sovvenzioni statali in seguito a una precisa scelta puramente politica (si veda il caso del governo Berlusconi), come per certe fonti rinnovabili (ad esempio il fotovoltaico), che senza contributi statali non avrebbero alcuna convenienza economica.
Nel 2009 si sono avute infatti diverse rinunce da parte di compagnie elettriche: ad esempio, la Mid American Nuclear Energy Co, operante in Idaho, ha rinunciato alla realizzazione dei suoi progetti di espansione del numero di reattori[13]; la AmerenUE, operante in Missouri ed Illinois, ha anch'essa rinunciato alla costruzione di un reattore EPR[14].
Al costo di creazione dell'impianto, manutenzione, produzione elettrica e smantellamento ci sono da aggiungere i costi di smaltimento dei rifiuti. Questi costi sono ancora non chiari visto che non si sono ancora trovate soluzioni definitive operanti per il lungo periodo per le scorie di III categoria (caso differente per quelle di I e II, di cui esistono molti siti di stoccaggio già funzionanti da decenni); infatti sono o in fase di studio o in fase di realizzazione alcuni depositi definitivi, ma nessuno di questi è ancora attivo.
Chiara D'Acquarica
ago312021
Secondo il rapporto sul “Consumo di suolo in Italia”, presentato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, nel 2020 le colate di cemento nel nostro Paese non si sono mai fermate nonostante il periodo di blocco del lockdown. Per ogni italiano ci sono 360 mq di cemento e la crescita negli anni è stata costante e irrefrenabile. Si pensi solo che negli anni ’50 i mq di cemento a disposizione di ogni italiano erano 160. L’incremento maggiore, secondo il rapporto, si è avuto in Lombardia, con 765 ettari in più in 12 mesi. La Puglia si attesta al terzo posto, dopo il Veneto, con un incremento di 493 ettari a testa.
Per quanto riguarda i Comuni, è Roma il Comune italiano che più ha trasformato il suo territorio in quest’ultimo anno con un incremento di superficie artificiale di 123 ettari. Al secondo posto, c’è Troia, nel Foggiano, con 66 ettari di incremento. Nell’elenco, ma più in fondo, anche Brindisi, Foggia e Bari.
Di Consumo del suolo parleremo venerdì 3 settembre 2021, a partire dalle 19.30, nell’ex Monastero delle Clarisse di Santa Chiara, in Piazzetta Galluccio a Galatina (LE) in una nuova tappa del progetto “Di Terra di Mare di Cielo”, nato da un’idea della storica dell’arte Lia De Venere, realizzato dall’Associazione Culturale ETRA E.T.S. e promosso dalla “Teca del Mediterraneo”, la Biblioteca multimediale del Consiglio Regionale della Puglia.
Il progetto torna ad illuminare le più belle e attive biblioteche della regione con temi che raccontano di presente e di futuro.
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Alla serata, organizzata in collaborazione con l’amministrazione comunale, interverranno il sindaco Marcello Amante, l’assessore al Polo Bibliomuseale e all’Ambiente Cristina Dettù e la Presidente del consiglio regionale pugliese Loredana Capone. Sarà quest’ultima a consegnare alla Biblioteca oltre 30 volumi scelti per approfondire i problemi ambientali.
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Ai saluti istituzionali, seguirà la presentazione, da parte della storica dell’arte Lia De Venere, di Jasmine Pignatelli.
L’artista, che vive e lavora tra Bari e Roma, è impegnata in un personale percorso nella scultura e le sue opere ben rappresentano ciò che pensa sulle tensioni dinamiche dello spazio e su tematiche di rilevanza sociale. Nel 2019 presenta a Bari (e nel 2021 sul lungomare Taulantia a Durazzo) l’opera pubblica Sono persone, in ricordo dell’arrivo della nave Vlora (8 agosto 1991) e tiene al MUSMA di Matera la mostra Heimat. Vince il Premio Memorie del Trust Floridi Doria Pamphilj (2018), mentre è del 2017 l’opera pubblica permanente Locating Laterza, Segnali d’Arte, realizzata nell’ambito di un progetto del Segretariato Regionale MiBACT.
A Galatina presenterà l’installazione intitolata Landless: tre figure geometriche – quadrato, triangolo, cerchio – sulla cui superficie si intravedono sezioni di antiche mappe geografiche. La loro presenza si fa metafora di una visione del mondo che privilegia il presidio dei confini fisici e l’isolamento dei popoli. Per Jasmine Pignatelli perdere la terra non è solo una questione di ordine materiale, ma anche una grave sconfitta dal punto di vista culturale.
Ad approfondire il problema del consumo del suolo, sarà Paolo Pileri autore di “100 parole per salvare il suolo. Piccolo dizionario urbanistico-italiano” (Altrɘconomia, Milano 2018).
Pileri è docente ordinario di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano. È membro di gruppi di ricerca nazionali e internazionali e consulente scientifico di ministeri, enti pubblici e amministrazioni locali. Si occupa di suolo, consumo di suolo ed effetti ambientali, e di progettazione di infrastrutture cicloturistiche in chiave antifragile. Ideatore e responsabile scientifico del progetto VENTO, il percorso cicloturistico che sarà realizzato lungo il fiume Po. Tiene la rubrica «Piano Terra» sulla rivista Altreconomia. È stato finalista al Premio Alessandro Leogrande 2021 con il libro “Progettare la lentezza” (ed. People). Nel suo libro svela il significato di oltre 100 parole dell'urbanistica, per insegnare ai lettori a "tradurre" in italiano e interpretare la legge della propria Regione, il piano del Comune o una sentenza del Tar, e denunciarne le incongruenze.
Dialogherà con l’autore, Maria Antonietta Aiello, docente di Tecnica delle Costruzioni, delegata all’edilizia e alla sicurezza dell’Università del Salento.
L’ingresso è libero, sino ad esaurimento posti, previa presentazione del Green pass.
Ufficio Stampa “Di Terra di Mare di Cielo”
nov142013
A proposito di campi di concentramento di impianti fotovoltaici nohani volevo cogliere l’occasione per ricordare, nel loro terzo anniversario, le storiche parole dell’ex-sindaco di Galatina Giancarlo Coluccia pronunciate nel corso di un intervista apparsa on-line anche su questo sito il 2 settembre 2010, conversazione davanti a telecamera e microfono, condotta dal bravo Tommaso Moscara. Che davvero non so come faccia a non scoppiare in fragorose risate in faccia all’interlocutore di turno, rimanendo invece imperturbabile di fronte alle scemenze propinategli dai politici di ieri e di oggi, inclusi gli americani e i Russi. Ma questa è un’altra storia.
Il per fortuna ex-sindaco di Galatina, a proposito del fotovoltaico, riuscì in quell’intervista da manuale a concentrare in poche ma sintatticamente malferme parole un incredibile numero di baggianate.
Dopo aver premesso che probabilmente la calura estiva poteva aver annebbiato la mente a qualcuno (inclusa certamente anche quella del sottoscritto) che s’era permesso addirittura di lottare insieme ad altri contro l’invasione dei pannelli in mezzo alla campagna, dopo essersi retoricamente chiesto se noi fossimo o meno per le energie alternative, e dopo aver aggiunto che comunque la sua amministrazione non aveva alcuna responsabilità in merito al fotovoltaico, il Giancarlo nostrano si è esibito in sperticati numeri da trapezista che neanche al circo Orfei. Se si fosse fermato alle prime elucubrazioni forse avrebbe fatto miglior figura. Ma i salti mortali evidentemente provocano in certi folkloristici personaggi una qualche forma, come dire, di ebbrezza.
Così continuava a blaterare il nostro pervicace e per grazia di Dio ex-sindaco: “…Se andiamo a vedere quei terreni, sono terreni impervi, dove prima andavano a pascolare i greggi. Non sono terreni effettivamente dalla grande produzione agricola. Fermo restando che dovranno essere come da statuto piantumati nel loro perimetro in maniera da risultare quanto meno impattanti”. E così via di questo passo.
Chiaro? Il sindaco e la sua giunta non ne erano i responsabili. Ma se dobbiamo dirla tutta, di fatto, almeno politicamente un pizzico lo erano, eccome. Questo si evince dagli atteggiamenti e dalle parole. Il sindaco sembrava quasi rammaricarsi per non essere stato lui, ma altri, a dare l’imprimatur a codesto impianto di “energia alternativa”. Del resto nessun esponente dell’allora maggioranza (e a dire il vero anche della sedicente opposizione) sembrava non dico avversare ma almeno batter ciglio contro lo scempio dei nostri campi occupati dall’invasore. Anzi! Visto che i “terreni sono impervi” e non “dalla grande produzione agricola” tutto sommato – così si arguisce – si poteva pure fare il megaparco di pannelli in contrada Roncella. E così sia.
Chi va a dire al poveretto che anche “i terreni impervi, dove prima andavano a pascolare i greggi” sono fondamentali per la biodiversità vegetale ed animale? Che la fotosintesi clorofilliana non è solo quella delle “grandi produzioni agricole” ma anche quella delle erbe spontanee, molte delle quali edule, e dei “pascoli per i greggi”? Che per quanto si possa “piantumare” con siepi perimetrali un parco fotovoltaico di quella estensione, il disastro rimane nei secoli dei secoli? E che eventuali siepi anche fitte sarebbero niente altro che il classico tappeto sotto il quale nascondere la polvere? E che la siepe del parco nohano, fatta tra l’altro con alcuni ulivi già secchi, è semplicemente ridicola?
Chi va a spiegare a questi mostri di intelligenza che per un piatto di lenticchie anzi di briciole, oltretutto una tantum, gentilmente concesse dai nostri conquistadores, non si può svendere la nostra primogenitura e che, dunque, non sono sufficienti “la ristrutturazione del canile di Galatina” ed “il rifacimento della villetta Fedele in via Soleto” per indennizzarci della perdita del panorama, del futuro, della faccia, della dignità, della bellezza e, non ultimo, dei soldi (che tra l’altro, a quanto pare, imboccano la strada per la Germania direttamente da contrada Roncella senza manco transitare da Galatina)?
Chi va a spiegare a chi si rifiuta di capire persino l’ovvio che questa non è assolutamente “energia alternativa”?
E’ “alternativa” (oltre che rinnovabile) quell’energia che compensa la minor produzione di corrente elettrica prodotta ad esempio da fonti fossili come petrolio, gas e carbone. Il che non è. Abbiamo cercato di dire, ridire e ricordare minuziosamente almeno un milione di volte che questi impianti fotovoltaici danno ai titolari il diritto di ottenere i cosiddetti “certificati verdi”. Cosa sono? Ma sicuramente l’ennesima truffa, in quanto si tratta di veri e propri permessi di inquinare, liberamente negoziabili a prezzi di mercato. I suddetti attestati, dunque, vengono venduti, tra gli altri, anche e soprattutto alle centrali di produzione di energia tradizionale, che a loro volta, grazie a questi permessi di inquinare, possono addirittura aumentare e non ridurre la produzione di corrente da fonti non rinnovabili. Altro che “energia alternativa”.
La centrale di Cerano, per dire, nonostante la Puglia sia ormai completamente ricoperta da pannelli fotovoltaici (e tra poco anche da pale eoliche: non ci facciamo mancare niente) non ha ridotto di un solo kw la sua produzione, anzi l’ha addirittura aumentata. Con quali conseguenze? Ma ovviamente con maggiori emissioni di fumi, anidride carbonica, gas di scarico ed altre schifezze che arrivano anche da noi grazie a quel “gasdotto” naturale che è la tramontana. A questo si aggiungano le autoproduzioni salentine di diossina e miasmi ed esalazioni varie provenienti dai camini di certi altiforni svettanti intorno a noi come la torre Eiffel ed il quadro è completo.
Poi uno si chiede come mai nel leccese, e a Galatina e dintorni in particolare, si muore molto di più che in altri luoghi per neoplasie, mesoteliomi, e cancro all’apparato respiratorio.
Infine, come far comprendere a questi signori, per i quali sembra che la logica sia un’allergia, il concetto basilare per cui non serve una centrale da un milione di kw ma un milione di utenti che mettono in rete un kw ciascuno? Dunque l’energia solare va benissimo, ci mancherebbe altro; ma in impianti di micro-generazione energetica e non in mega-impianti in mezzo alla campagna, anche se piena di cozzi, impervia, o morfologicamente assimilabile ad una pseudo-steppa. E’ così difficile da comprendere questa roba? Questi signori hanno mai preso in mano un libro, che so io, di un Jeremy Rifkin, ammesso che conoscano il professore e le sue ricerche scientifiche?
Anzi, formuliamo meglio: hanno mai preso in mano un libro (che non sia, per favore, il tomo-panettone di Bruno Vespa)?
mar012018
Chi l’avrebbe mai detto che nel corso di questa esilarante campagna elettorale la bandiera No-Tap avrebbe messo d’accordo quasi tutte le cosiddette forze politiche in Diciamo competizione (prodromica delle prossime venture grandi intese).
Da un lato abbiamo addirittura il proletario Berlusconi (già presidente-partigiano, nonché presidente-operaio) che si mette a sciogliere inni e canti a favore di chi si oppone a un’opera “anacronistica e devastante” [il cavaliere decaduto parla appunto di Tap e non anche, per dire, del Ponte sullo Stretto che invece sembra essere la soluzione di tutti i mali d’Italia e soprattutto di Sicilia - tipo il Traffico di Johnny Stecchino, ndr.]; dall’altro lato (della stessa medaglia), nientepopodimeno che Mr. D’Alema, leader Massimo di Leu (acronimo di Lies Easily Uploads: bugie facilmente scaricabili), il quale, in compagnia dei suoi novelli ineffabili cortigiani in lista (d’attesa), è diventato d’emblée così convintamente No-Tap, che al confronto Gianluca Maggiore sarebbe un consulente marketing della multinazionale di ‘sto gas (ovvero uno dei tanti troll a costo zero per perorarne la causa).
A volte mi vengono dei dubbi atroci, e mi chiedo: Ma se tutti sono contro questa Tap, vuoi vedere che alla fin fine la Tap l’ho voluta io (magari a mia insaputa)?
In tutto codesto partitico fervore No-Tap, del PD (acrostico sempre più asintotico a quello di una imprecazione blasfema) nemmeno un’alzata di spalle. Meglio far finta di nulla, e parlare d’altro. Sissignore, il tema Tap è un vero tabù: vietato addirittura farne cenno nei comizi. Troppo rischioso. La cosa fa perdere consensi. Sicché non conviene mica svegliare il can che dorme (anzi, i cani, al plurale - ce ne stanno a bizzeffe). Preferibile inserirlo nel Programma, tanto chi lo legge.
E in effetti, nel programma di questo Participio Passato, dopo le solite palle sul “cambiamento di paradigma” (quale?), sull’“Accordo di Parigi sul clima” (Oh, Paris, Paris), sulla “cessazione di produzione di energia elettrica da carbone nel 2025” (campa cavallo), sullo “Svi-lup-po So-ste-ni-bi-le” (in sigla SS), su “qualità e bellezza [che] sono alla base della nostra economia”, sull’“azione di penetrazione delle rinnovabili” (chissà cosa intenderanno precisamente per penetrazione), e sul fatto che “l’unico sviluppo possibile passa dalla tutela e valorizzazione dell’ambiente” (che geni, che idee inedite), ecco che viene fuori la vera indole del cosiddetto pensiero piddiota: “Due rimangono gli obiettivi principali: ridurre i prezzi dell’elettricità, rispetto alla media UE, e azzerare il differenziale di prezzo all’ingrosso tra il gas italiano e quello del Nord Europa. Per il gas, che riveste un ruolo importante nella fase di transizione, sarà importante migliorare le infrastrutture di interconnessione accrescendo nel contempo la sicurezza degli approvvigionamenti. Occorre rendere veramente competitivo il mercato elettrico e del gas, dando piena attuazione a quanto previsto dalla recente legge sulla concorrenza, con un consumatore consapevole in grado di operare in un mercato trasparente e di facile accessibilità, anche grazie alla standardizzazione delle offerte e alla comparabilità dei prezzi, con una regolamentazione tesa a far sì che la maggiore concorrenzialità si traduca in una vera riduzione delle tariffe”. [sic].
Insomma tutto e il contrario di tutto, espresso in forma così bisbetica, capziosa e inintelligibile che i poeti ermetici al confronto sarebbero dei principianti. Non so voi, ma io, nel leggere questi periodi d’un fiato, in mancanza di brevetto in apnea (diurna), ho rischiato seriamente l’ipossia.
Ma torniamo alle larghe intese di Destra, Centro-Destra e Centro [chiedete a Nanni Moretti se D’Alema ha mai proferito qualcosa di Sinistra, ndr.] per rivolgere un pensiero deferente alla Lega (specialmente ai deputati Bizzotto, Fontana, Borghezio, ecc.), a Forza Italia (nelle persone di Gardini, La Via, Pogliese, ecc.), al PD (con i vari Picierno, Bonafè, Kyenge, Cozzolino, Soru, nonché l’ineffabile Paolo De Castro, già Ministro delle Politiche Agricole, e molti altri) e ovviamente a Liberi e Uguali (tipo Panzeri e Zanonato: liberi chissà da cosa e uguali a chissà chi), per ricordare che giusto qualche giorno fa al Parlamento Europeo tutti insieme appassionatamente questi signori largo-intendenti hanno votato contro un emendamento che bocciava il finanziamento a Tap di 1,5 miliardi di euro da parte della BEI (Banca Europea degli Investimenti).
Risultato: un bell’OK alla distruzione della Puglia e del senso dello Stato con i soldi nostri. Sissignore, per quanti sforzi facciamo di certi politici non riusciremo mai a pensare abbastanza male.
Di questo passo, anche stavolta seggio per loro farà rima con peggio per noi.
Antonio Mellone
apr052016
Il referendum trivelle. Di che si tratta? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi della ricerca di idrocarburi in Italia?
Il “referendum trivelle” va oltre il referendum in se. Si pone all’attenzione un sistema lobbistico-finanziario e di sfruttamento del suolo e delle popolazioni che non produce alcuna ricchezza per le popolazioni stesse
1. Il quadro della situazione: l’economia fossile italiana
Cominciamo con alcuni dati sulle quantità e qualità degli idrocarburi in Italia: scarsi, di scarsa qualità, in giacimenti estremamente frammentati e a grandi profondità.
Tuttavia, i sommovimenti tettonici hanno distrutto la maggior parte delle accumulazioni petrolifere di quell’epoca in Italia, mentre, invece, sono rimasti nelle zone geologicamente più tranquille di, per esempio, il nord America e il Medio Oriente. Come ci possiamo aspettare, dunque, il petrolio Italiano è frammentato in piccoli pozzi di origine molto varia. (fonte)
La prima domanda che dobbiamo porci, quindi, è “Se l’estrazione è difficile e il è petrolio scarso sia quantitativamente sia qualitativamente, perché le compagnie petrolifere investono in ricerca ed estrazione in Italia?“
La risposta è semplice: È praticamente gratis:
In Italia, i giacimenti di idrocarburi sono patrimonio indisponibile dello Stato (articolo 826 c.c.). Tuttavia lo Stato non si impegna direttamente nella ricerca e nel loro sfruttamento, che lascia in concessione ad imprese private.
Il concessionario è soggetto al rispetto dei programmi di lavoro, al pagamento di canoni proporzionati alla superficie coperta dai titoli minerari e al pagamento di royalties, proporzionate alle quantità di idrocarburi prodotte. (Ministero dello Sviluppo Economico)
Nell’anno 2014 il gettito da royalties è stato pari a € 401.915.004.65, nel 2015 è sceso a € 340.143.425,64 (Ministero dello Sviluppo Economico).
Le royalties italiane sono le più basse al mondo, mantenendosi al 10%, mentre per il resto del mondo si va dal 25% della Guinea all’80% della Russia e della Norvegia.
In realtà il sistema delle “franchigie” rende il tutto ancora più conveniente (per i petrolieri). Le società non pagano nulla se producono meno di 20mila tonnellate di petrolio su terra e meno di 50mila in mare. Se si superano le soglie, c’è un’ulteriore detrazione di circa 40 euro a tonnellata (sconto del 3%).
Quindi viene pagato solo il 7% delle royalties dopo le prime 50mila tonnellate di greggio estratto. In buona sostanza, i giacimenti sono patrimonio dello Stato, ma il loro sfruttamento viene lasciato (gratis) in mano ai privati, inoltre per le compagnie petrolifere è più conveniente continuare ad estrarre piccole quantità piuttosto che smantellare (e smaltire) le piattaforme.
Questo è proprio l’oggetto dell’unico referendum trivelle rimasto
2. L’oggetto del “referendum trivelle”
Ho scritto “Questo è proprio l’oggetto dell’unico referendum trivelle rimasto” perché i quesiti referendari originariamente ammessi dalla Corte di Cassazione erano sei.
A metà dicembre, però, con alcune modifiche operate nella legge di stabilità che fingono di recepire i quesiti referendari il Governo ha “sterilizzato” gli altri cinque quesiti che sono diventati inammissibili.
Il “referendum trivelle”, quindi ci consente di esprimerci per evitare che le “coltivazioni” già autorizzate entro le 12 miglia dalla costa possano continuare ad essere sfruttate fino all’esaurimento che, come abbiamo visto, non apporta tra l’altro alcun ritorno economico allo Stato.
Si vota il 17 Aprile. È un referendum abrogativo, quindi con il “SI” si abroga la norma che consente lo sfruttamento fino all’esaurimento, il “NO” mantiene la norma e si continuerà a vedere le piattaforme entro le 12 miglia dalla costa.
Il quesito in se può apparire un problema secondario, ininfluente e privo di interesse vero, ma così non è. Adesso vedremo il perché.
3. Questione di semantica: La “coltivazione” degli idrocarburi
Se si coltivano melanzane, la produzione consente di soddisfare il fabbisogno dell’anno e di produrre i semi per l’anno successivo. Mangiamo le melanzane mature, ma basteranno poche melanzane per seminare un nuovo campo.
Anche per l’estrazione di idrocarburi viene utilizzato il termine “coltivazione”, come si trattasse di agricoltura e un giacimento esaurito viene definito “maturo”.
Come abbiamo avuto modo di vedere al punto 1. (qui la fonte) gli idrocarburi sono il prodotto lungo e complesso di una serie di eventi e condizioni che devono verificarsi contemporaneamente. I giacimenti di idrocarburi si sono formati fra il Giurassico e il Quaternario (fra i 195 milioni e i 2 milioni di anni fa).
Se vogliamo chiamare “coltivazione” il prosciugamento di questi preistorici serbatoi naturali facciamolo pure, ma occorre sapere che prosciugato un giacimento non è possibile seminarne un altro. Ne discende, quindi, che raddoppiare o decuplicare l’estrazione dell’idrocarburo serve solo ad accelerarne l’esaurimento (chiamiamolo pure “maturazione”, se vogliamo).
4. Il “referendum trivelle” e la dipendenza energetica: Il ruolo delle energie alternative
Come ci spiega nientedimeno che la TOTAL, nel 2011 l’estrazione di idrocarburi copriva all’incirca il 7% del fabbisogno nazionale. Seguendo il principio della “coltivazione”, basterebbe decuplicare le estrazioni per raggiungere l’indipendenza energetica.
Peccato che così non è. L’estrazione degli idrocarburi in Italia è un affare solo per le multinazionali estrattive.
In una intervista a “Tempi” del 19 Giugno 2014 il Presidente di Federpetroli, Michele Marsiglia, diceva:
D.: Ma è vero che il nostro Paese potrebbe raddoppiare la sua produzione di idrocarburi se solo decidesse di trivellare l’Adriatico?
R.: Non solo, nell’arco temporale di 10/15 anni l’Italia potrebbe diventare una potenza energetica sfruttando i propri giacimenti a terra e in mare con una soddisfazione del fabbisogno nazionale del 47 per cento. Consideri che dopo l’estrazione vi è indotto di raffinazione, logistica, oleodotti, rete carburanti. Ad ogni modo, è vero che il Mar Adriatico è sempre stato ricco di idrocarburo, in particolare olio.
Spertugiando in terra e mare, devastando i fondamenti della nostra economia: siti archeologici, agricoltura, pesca e turismo (oltre che vite umane) non supereremmo il 47% del fabbisogno. E per quanto tempo? Se con l’attuale andamento si prevede di mantenere il 7% fino al 2050, incrementando lo sfruttamento fino al 47% entro 5 anni non ci sarebbe comunque una sola goccia di petrolio.
Secondo i dati ENEA, al 2011 la composizione per fonte del fabbisogno energetico era la seguenteMentre, nel 2013
In due anni l’apporto del petrolio e del gas è sceso dal 72,1% al 64%, mentre quello delle rinnovabili sale dal 13,3% al 20%. Ricordiamo che di petrolio e gas ne produciamo il 7%, il resto lo importiamo.
Riassumendo, trasformando terra e mare in un groviera così distruggendo per sempre i fondamenti della nostra economia (agricoltura, turismo, pesca e siti archeologici) potremmo arrivare a coprire per qualche anno il 47% del nostro fabbisogno (continuando a importare il resto), se si investisse nelle rinnovabili si arriverebbe probabilmente in breve tempo all’indipendenza energetica con surplus da esportare. Per sempre.
Mantenendo l’economia caratterizzante che ci ha consentito (fin’ora) di superare le crisi economiche. Per sempre!
E invece il Governo Renzi se per “sbloccare” l’Italia ritiene necessario intervenire a favore delle multinazionali dell’estrazione degli idrocarburi, per le energie rinnovabili ha ritenuto di abbattere gli incentivi per ottenere un risparmio in bolletta (risparmio mai visto) addirittura in modo retroattivo
si assiste quindi a una inversione di tendenza e le energie rinnovabili sono in frenata netta anche per la
totale incertezza in cui il settore si trova a seguito di interventi normativi che in questi anni hanno introdotto tagli agli incentivi, barriere e tasse senza al contempo dare alcuna prospettiva chiara per il futuro. La scure di Palazzo Chigi si è dunque abbattuta su un mercato che vale più di 100 mila posti di lavoro. (La Repubblica)
5. I 25.000 nuovi posti di lavoro fantasma: Il tragico esempio siciliano
Per “Assomineraria” consociata di Confindustria se si raddoppiassero le estrazioni si creerebbero 25.000 nuovi posti di lavoro.
Sussistono autorevoli e circostanziati pareri contrari. Leonardo Maugeri (ex manager ENI – vedi curriculum – e docente ad Harvard) su Sole24Ore:
Anzitutto, l’industria del petrolio non è ad alta intensità di lavoro. Si pensi, per esempio, che la Saudi Aramco, il gigante di stato saudita che controlla le intere riserve e produzioni di petrolio e gas dell’Arabia Saudita, impiega circa 50.000 persone
[…]
gran parte dei siti produttivi si controllano con poche persone, in molti casi da postazioni remote. Anche nel caso di un via libera generalizzato alle trivelle, quindi, è alquanto dubbio che si possano creare i posti di lavoro di cui si è parlato (25.000): forse il numero sarebbe di poche migliaia.
Inoltre, a fronte di poche unità lavorative in più, quanta economia verrebbe meno con effetti negativi permanenti?
I più evidenti sarebbero sul turismo e sulla pesca. Se sul turismo l’impatto è intuitivo, sulla pesca e sull’ecosistema del Mediterraneo voglio soffermarmi.
Occorre ricordare che il Mediterraneo è un mare chiuso e il suo ecosistema è particolarmente delicato.
Sono già noti i danni provocati a causa del petrolchimico installato sulla costa orientale siciliana, nella rada di Augusta. I pesci che arrivano in tavola, sani all’apparenza, presentano profonde mutazioni e malformazioni.
All’inizio ho evidenziato che i giacimenti italiani si trovano a grande profondità. Per rilevarli, quindi, occorrono tecniche particolari di “prospezione” che, specie in mare, sono particolarmente devastanti: l’air-gun.
Si tratta di onde sismiche provocate da esplosioni di aria fortemente compressa. I punti di monitoraggio del ritorno delle onde sismiche consentono di verificare la densità in profondità sotto il fondale marino alla ricerca di eventuali “sacche”.
Ogni 5-12 secondi, 24 ore su 24 per mesi.
Per tutto il tempo previsto dall’autorizzazione alla “prospezione” il rumore provocato da ogni singola esplosione è di circa 240-260 decibel. Come termine di paragone pensiamo che un jet al decollo ne produce “solo” 140.
Fra i danni:
cambiamenti nel comportamento, elevato livello di stress, indebolimento del sistema immunitario, allontanamento dall’habitat, temporanea o permanente perdita dell’udito, morte o danneggiamento delle larve in pesci ed invertebrati marini. (fonte)
L’air gun era previsto fra gli Ecoreati fino a che un emendamento soppressivo su cui c’era il parere favorevole del governo non è stato approvato il 5 Maggio 2015 (Ansa).
L’ecosistema marino e del Mediterraneo in particolare non può reggere una violenza di questo genere. In un mare chiuso il danno sarebbe permanente
In Sicilia ci dissero che con il petrolchimico saremmo usciti dal sottosviluppo. Ci dissero che ci sarebbe stata occupazione. Prospettarono l’eldorado.
Nessuno ci disse che avremmo dovuto serrare i finestrini delle auto e tappare le bocchette di aerazione attraversando la SS 114. Un inferno col sole estivo, ma preferibile al respirare i miasmi che chi abitava nella zona respirava 24 ore su 24.
Nessuno ci disse che l’occupazione si sarebbe verificata a scapito di altra occupazione e che lo “sviluppo” passava per morti per tumori e feti malformati.
Nessuno ci disse che avremmo respirato e mangiato veleni.
Quella macchietta del Presidente della Regione Sicilia (ma pure dipendente ENI), Rosario Crocetta addirittura profetizza 10.000 nuovi posti di lavoro solo in Sicilia.
Se al referendum trivelle vincesse il no o non si raggiungesse il quorum si avrebbero nientedimeno che 10.000 nuovi posti di lavoro solo in Sicilia. Saremmo prossimi alla piena occupazione? Ma si sente, quando parla?
È forse il miglior spot per il SI al “referendum trivelle”.
http://www.dailymotion.com/video/k1ppWg6R1mOLCVg09My
Per Crocetta “noi non abbiamo mai avuto un disastro ambientale petrolifero“. E gli incidenti H24 ai petrolchimici? E l’enorme incidenza tumorale? E l’elevatissima incidenza di malformazioni nei feti? (fonte: Il petrolchimico uccide e licenzia)
Suggerisco anche un servizio de La 7: “Morire di Sviluppo“
Il “SI” al referendum trivelle, quindi, è un SI al divieto di uccidere in nome di uno sviluppo che è lo sviluppo economico di pochi sulla pelle di tanti. È un SI al futuro.
Anche a voler prescindere dal quesito il SI al referendum trivelle è l’unica arma che abbiamo per la salvaguardia della salute e del futuro nostri e dei nostri figli. Non sprechiamola.
fonte: ilcappellopensatore.it
mar212022
Favorire, anche a Galatina, la creazione di Comunità energetiche e di Autoconsumo collettivo. È questo l'obiettivo per cui il consigliere comunale del M55, Paolo Pulli, ha depositato una mozione per impegnare Sindaco e Giunta comunale a «promuovere una fase conoscitiva pubblica, tesa a valutare l’interesse delle utenze private e pubbliche presenti sul territorio comunale».
«Le comunità energetiche siamo noi -spiega il consigliere- è la nostra capacità, grazie al sostegno dello Stato, di autoprodurre energia con i pannelli fotovoltaici che installiamo sulle nostre abitazioni. Energia pulita, energia che possiamo scambiare e donare a chi ha più bisogno, energia che non inquina e non produce emissioni di gas serra.
Senza il Movimento 5 Stelle al Governo - ricorda Pulli - non avremmo oggi a disposizione questo prezioso strumento in grado di affiancare benefici ambientali, sociali ed economici per i cittadini che decidono di condividere l’energia prodotta dai loro impianti alimentati da fonti rinnovabili. Un modello basato su forme di azione collettiva e di economia collaborativa che mette insieme cittadini, enti e piccole e medie imprese».
A fargli eco, sostenendo l'iniziativa, è il deputato galatinese del M5S, Leonardo Donno. «Abbiamo sempre lavorato per favorire i gruppi di autoproduzione - dice - per incentivare la nascita delle prime comunità energetiche del nostro Paese e per far conoscere ai cittadini queste opportunità. Il nostro impegno prosegue e grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza avremo a disposizione altre risorse. È da qui che passa la Transizione Ecologica: da un modello energetico più vicino ai bisogni dei territori e che metta in rete i cittadini, rendendoli protagonisti del loro futuro. Vogliamo che anche la nostra Galatina si faccia trovare provare per accogliere le nuove sfide, dalle quali potrà trarre grandi benefici».
Proprio a tal fine la mozione presentata dal consigliere Pulli, in linea con i punti inseriti nel programma del MoVimento, intende impegnare sindaco e Giunta a:
-Promuovere una fase conoscitiva pubblica tesa a valutare l’interesse delle utenze private e pubbliche presenti nel territorio comunale alla creazione di Comunità energetiche e di Autoconsumo collettivo, favorendo, così, la costruzione di una infrastruttura tecnologica abilitante distribuita, che potrà essere efficacemente utilizzata anche per beneficiare degli ulteriori incentivi che saranno legati al recepimento da parte dello Stato italiano della Direttiva 944/2019;
- Costituire una Comunità Energetica Rinnovabile come progetto “pilota”, utile ad acquisire un adeguato livello di know how tecnico da replicare ed estende all’intera comunità, che preveda l’impiego di aree o edifici di proprietà comunale e sostenga prioritariamente le forme di configurazioni che generano benefici diretti con la riduzione dei costi in bolletta per i cittadini con maggiore disagio economico che ricadono o rischiano di ricadere nella condizione di povertà energetica;
- Creare apposito sportello o centro informazioni per la messa a disposizione dei cittadini delle informazioni necessarie a promuovere la creazione di comunità energetiche e sistemi di autoconsumo collettivo.
«Come ha rimarcato il nostro leader Giuseppe Conte proprio nei giorni scorsi - conclude il consigliere Pulli - Non possiamo limitarci a rimedi-tampone, pur se indispensabili quando si tratta di ridurre le bollette a famiglie e imprese. Occorre, adesso più che mai, allargare i nostri sforzi a interventi strutturali verso un’effettiva transizione ecologica, nella direzione dell’efficienza e del risparmio energetico e verso una progressiva riduzione della nostra dipendenza energetica dalle fonti fossili importate da Paesi esteri».
M5S
feb182021
Finora si sono fatte solo tante parole, e con la scusa del "green economy" e dell'energia da fonti rinnovabili, si è solo consumato tanto territorio in impianti fotovoltaici su terreni fertili, di contro continuiamo a inquinare l'aria facendo il deserto di alberi e bruciando combustibile da fossile, così come si fa per esempio nella più grande centrale elettrica a carbone: la centrale termoelettrica "Federico II" di Cerano.
Lettera aperta al Ministero per la Transizione ecologica
Galatina, 15 febbraio 2021
DI INQUINAMENTO SI MUORE
ULTIME SU: EX ILVA; PROGETTO MINORE; TERRA DEI FUOCHI; RePOL 2020
Signor Ministro Roberto Cingolani
Parliamo del Salento, che Lei conosce bene, e quindi sa che è un lembo di terra lungo appena 100 chilometri e largo circa 50. Vi sono però concentrati talmente tanti opifici da ottenere il primato di una delle zone con il più alto tasso di inquinamento. Un paradosso incredibile: poco lavoro e tanto inquinamento.
Lo scrivono da tempo scienziati e ambientalisti, lo hanno dichiarato apertamente su “RePol 2020” (Rete per la Prevenzione Oncologica Leccese ) i Medici e Veterinari del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Lecce, i tecnici del servizio ambiente della Provincia di Lecce, i tecnici della Prevenzione dell’ASL di Lecce, i tecnici di ARPA Puglia, Ordinari e Associati dell’Università del Salento, i ricercatori di Unisalento e CNR -(2); notizia di questi ultimi giorni, sul caso “Terra dei Fuochi”, lo hanno dichiarato in una intesa anche l’Istituto Superiore della Sanità e la Procura di Napoli: “di inquinamento si muore”. (1)
E ancora, ultimissima, pare non siano sufficienti le migliaia di morti per cancro compresi i bambini, a causa dell’acciaieria più inquinante d’Europa, se non addirittura del mondo: l’Ex Ilva di Taranto, per cui il Tar ordina lo stop agli impianti: "Pericolo urgente per la salute dei cittadini". (3)
Ci chiediamo che cosa stiamo attendendo ancora per invertire la rotta nella gestione dell’economia locale che non tiene conto in forma prioritaria di cosa succede dopo:
Evidentemente, a far cambiare rotta alle scelte che vanno contro la salute dei cittadini, non sono sufficienti nemmeno i “sospetti” resi pubblici dal Progetto Minore, in un nuovo incontro con la Regione condotto da Asl, Arpa, Cnr e Università, in cui si evince che i dati sul tumore alla vescica, e la sua alta mortalità, potenzialmente incrociano quelli relativi all'inquinamento della falda.
E inoltre, così riporta l’articolo pubblicato su LeccePrima, nella sezione Salute del 11 febbraio 2021 (vedi link (4) : “I dati sulla mortalità in provincia di Lecce sono tra i più elevati d’Italia. E a ciò si aggiungano i casi di Seu (Sindrome uremico emolitica) legati alla salubrità dell'acqua e che mietono vittime nel Salento”.
Il Covid ha dimostrato quanto sia fondamentale la prevenzione - ha aggiunto il direttore del dipartimento di Prevenzione della Asl di Lecce, Alberto Fedele: “lì dove questa è venuta meno nel tempo, si sono riscontrate importanti falle e minore resistenza ai fattori patogeni ambientali e virali come il Covid -19”.
Signor Ministro Roberto Cingolani, siamo preoccupati perché alle parole accorate in merito alla salvaguardia dell’Ambiente seguono spesso discariche abusive, tagli indiscriminati di alberi e incapacità a gestire il disseccamento di migliaia di ettari di ulivi, consumo di suolo, controlli soltanto di nome, e autorizzazioni a devastazioni e scempi su vasta e su piccola scala “a norma di legge”.
Non ci facciamo molte illusioni sul cambiamento di rotta auspicato, ma crediamo nel risveglio delle coscienze.
Cordiali saluti
Il Direttivo di:
NoiAmbiente e Beni Culturali odv diNoha e Galatina
set222021
Luoghi Comuni finanzia progetti di innovazione sociale, proposti da Organizzazioni giovanili pugliesi del Terzo Settore (il cui organo direttivo è composto in maggioranza da giovani fino ai 35 anni), da realizzare in spazi pubblici, costruiti sia sulle esigenze delle comunità locali che sullo spazio pubblico da valorizzare.
Il comune di Galatina, con deliberazione di Giunta Comunale n. 188 del 07 luglio 2021, ha candidato una porzione del Palazzo della Cultura sito in Piazza D. Alighieri n. 51 e l’Ex Casa Museo del Tarantismo sita in Corso Porta Luce n. 2.
A tal proposito, si terrà proprio presso il Palazzo della Cultura (Piazza Dante Alighieri, 51) l’open day di presentazione lunedì 27 settembre alle ore 16.30.
Luoghi Comuni è la nuova iniziativa della Regione Puglia promossa dalle Politiche Giovanili e dall’ARTI (Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione) che si propone, attraverso la mappatura del patrimonio pubblico sottoutilizzato, di mettere in rete giovani ed Enti pubblici finanziando, con risorse fino a 40.000 euro, progetti della durata di 24 mesi, eventualmente rinnovabili, rivolti al territorio e alle comunità.
“Luoghi comuni – afferma l’assessore alle Politiche Giovanili, Maria Giaccari - offre un’opportunità di particolare interesse per le organizzazioni giovanili che rappresentano una risorsa per il territorio, mettendo in campo sinergie tra l’istituzione comunale e le nuove generazioni. Le associazioni giovanili, che vogliano mettersi alla prova attraverso nuove competenze e nuove idee, possono contribuire a migliorare il territorio e la qualità della vita della nostra comunità”.
“Puntare e valorizzare i nostri giovani – afferma il consigliere comunale Pierantonio De Matteis, la nostra storia e la nostra cultura è un principio base della nostra amministrazione. Attraverso iniziative come questa gettiamo le basi per una sinergia tra i ragazzi e le istituzioni per permettere loro di essere attori protagonisti della nostra Città”.
Ufficio stampa Marcello Amante
gen092019
«Pronto l’emendamento ‘blocca trivelle’ che sarà presentato nel Decreto Semplificazione e che impedirà il rilascio di circa 36 titoli attualmente pendenti compresi i tre permessi rilasciati nel mar Ionio».
Ad annunciarlo è il deputato salentino del Movimento 5 stelle, Leonardo Donno.
«L’emendamento in questione - spiega Donno - verrà discusso nei prossimi giorni in Commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavori Pubblici, Comunicazioni.
Al suo interno si precisa come ‘le attività upstream non rivestono carattere strategico e di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità’. Questa indicazione rientra pienamente nel programma del Governo del Cambiamento orientato alla decarbonizzazione, con la sostituzione di petrolio e derivati e l’utilizzo delle fonti rinnovabili per il raggiungimento della sostenibilità e dell’indipendenza del sistema energetico nazionale.
Il Piano andrà definito e pienamente condiviso con Regioni, Province ed Enti Locali e individuerà le aree idonee alla pianificazione e allo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale e quelle non idonee a tali attività. L' emendamento - aggiunge il deputato - prevede anche , a tutela di tutte le parti in causa che, fino all’approvazione del PTESAI, con un termine massimo di tre anni, saranno sospesi i permessi di prospezione e di ricerca già rilasciati, nonché i procedimenti per il rilascio di nuovi permessi di prospezione o di ricerca o di coltivazione di idrocarburi. Grazie a tale moratoria, sarà impedito il rilascio di circa 36 titoli attualmente pendenti compresi i tre permessi rilasciati nel mar Ionio.
Ne approfitto per sottolineare - conclude Donno - come il Movimento,con questo atto, ribadisca con forza la sua contrarietà a trivelle e air gun, tenendo fede ad una posizione assunta da subito. Ancora una volta si conferma il grande lavoro svolto dal Ministro Luigi Di Maio e dal sottosegretario Davide Crippa, a loro rivolgo il mio personale ringraziamento. Mai prima d'ora un Governo ha assunto una presa di posizione forte come questa, tutelando ambiente e cittadini. Con la sospensione dei tre permessi di prospezione e ricerca, di cui si è parlato in questi giorni, salviamo il nostro mare».
Leonardo Donno, deputato Movimento 5 Stelle
feb102022
mag232019
Galatina si aggiudica il finanziamento per “Ecofeste”, bando regionale che unisce cultura ed ambiente. Si tratta di un avviso regionale nato con l’obiettivo di sostenere i Comuni che vorranno trasformare feste, sagre e raduni in ecofeste, manifestazioni ed eventi pubblici a basso impatto ambientale e plastic free: in tali occasioni, infatti, dovranno essere utilizzate solo stoviglie lavabili, compostabili o biodegrabili.
La Città di Galatina ha proposto 4 eventi, tutti finanziati, da promuovere come “Ecofeste”:
- la prima edizione di “Intrecci Festival. La cultura unisce” organizzato direttamente dall’ente in collaborazione con Arci Lecce, che si terrà sabato 14 luglio;
- la seconda edizione di “Piazza vecchia. La strada racconta” dell’Associazione di Promozione Sociale Salento Km0 col patrocinio della Città di Galatina, il 14 settembre;
- due giornate ecologiche di iniziativa dell’ente in collaborazione con la società di gestione dei rifiuti, durante la prima domenica di settembre e la prima di ottobre.
“Unire cultura e ambiente – commenta l’assessore Dettù – è il modo migliore per sensibilizzare e far veicolare tutte le informazioni non solo sulla corretta modalità della raccolta differenziata ma anche sulla riduzione a monte della produzione dei rifiuti. Abbiamo un obiettivo ben preciso: cercare di rendere sempre più ecosostenibile tutto il territorio di Galatina, incentivando anche l’utilizzo di materie prime rinnovabili o riciclabili. È un altro importante risultato raggiunto, un ulteriore passo in avanti che dimostra la virtuosità e le buone pratiche che Galatina intende attuare”.
Ufficio Stampa Amante
nov252020
Il conseguimento della “grid parity” nella produzione di energia elettrica con la tecnologia fotovoltaica, che rende gli investimenti convenienti anche in assenza di incentivi specifici, insieme alla sostanziale rinuncia degli organi centrali e periferici dello Stato a svolgere il loro compito istituzionale di salvaguardia del bene comune, sta scatenando nel Salento una seconda ondata di progetti di impianti fotovoltaici di grande taglia in aree agricole.
Si tratta di operazioni puramente speculative, non rispondenti ad esigenze di coperture dei consumi, avendo la Puglia un esubero rispetto ai suoi fabbisogni di circa l’80%, rispondenti esclusivamente agli interessi degli investitori, che talvolta nascondono – come hanno rivelato inchieste giornalistiche e procedimenti giudiziari - operazioni di riciclaggio di denaro di dubbia provenienza.
Nel Salento questo deleterio fenomeno sta assumendo le proporzioni di un vero e proprio assalto distruttivo al territorio rurale, con proposte di generatori per centinaia di ettari.
Le peculiarità salentine agevolano questo approccio neo-colonialistico di sfruttamento del territorio: l’andamento generalmente pianeggiante del terreno, le favorevoli condizioni meteo-climatiche, la drammatica criticità causata dai fenomeni di disseccamenti dell’olivo (Co.Di.R.O.), il conseguente crollo del prezzo di mercato dei terreni agricoli e del reddito da agricoltura. In questo contesto già preoccupante, è poi clamorosamente e colpevolmente mancata una strategia di rigenerazione agri-ecologica del territorio, che consentisse un’uscita dalla crisi.
Il rischio di uno stravolgimento pesante ed irreversibile nel breve-medio periodo delle peculiarità culturali, paesaggistiche, ambientali e socio-economiche del nostro territorio è quanto mai attuale e drammatico, con una situazione già oggi fuori controllo e che potrebbe diventare presto dilagante.
Molte delle valutazioni qui esposte possono essere trasferite con i dovuti distinguo ai mega-impianti eolici.
Un intervento di governo del fenomeno è quanto mai necessario ed urgente per varie ragioni:
Occorre sfruttare tuttavia al meglio le disposizioni (art. 7 D.Lgs. 387/2003 citato) che tutelano le “tradizioni agroalimentari di qualità”, così come il “patrimonio culturale e del paesaggio rurale”. In ciò soccorrono le prescrizioni piuttosto stringenti del Piano Paesaggistico Regionale, che tra l’altro introducono l’obbligo di concentrare le attività produttive in APPEA (Aree Produttive Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzate). Ma possono anche risultare utili quei fattori legati ad una effettiva qualità agroalimentare o paesaggistica del contesto: produzioni biologiche o biodinamiche, consorzi di tutela, marchi di qualità DOC; DOP; IGT e altri. Sotto tale profilo si noti come il Piano Paesaggistico pugliese (PPTR), pur non essendo propriamente un Piano Energetico, fornisce tuttora, in assenza di altri strumenti più efficaci, i vincoli più stringenti in merito agli insediamenti energetici. Vedasi in proposito le Linee Guida 4.4, parte prima, “Linee guida sulla progettazione e localizzazione di impianti di energia rinnovabile” e parte seconda “Componenti di paesaggio e impianti di energie rinnovabili” con Tavole allegate, come quella relativa alle “Aree sensibili per impianti di media e grande taglia” per gli impianti eolici e quella delle “Discariche e cave abbandonate e con decreto scaduto” per il fotovoltaico, che forniscono indicazioni preziose per la localizzazione degli impianti in aree meno delicate e con minimi impatti ambientali.
È comunque indispensabile ed urgente una forte azione di pressione politica da parte delle istituzioni locali (Regioni, Provincie, Comuni) sul Parlamento e sul Governo nazionali per l’abrogazione delle penalizzanti sciagurate disposizioni di legge. Le istituzioni locali sono quelle più immediatamente a contatto con i cittadini, con i loro reali bisogni ed interessi, e possono e devono intervenire prima di altri per difendere tali interessi.
La difesa più efficace tuttavia, per quanto generalmente sottovalutata più o meno consapevolmente dai decisori politici, resta il completamento del quadro di pianificazione energetica locale. Tale tutela risulta tanto più valida in quanto manca un Piano Energetico Nazionale, mentre il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), ormai inefficace ed a maglie troppo larghe, è soggetto da tempo ad una estenuante revisione.
In tal senso si riporta l’art. 31 del D.Lgs n. 112/98, che recita:
“31. Conferimento di funzioni agli enti locali
1. Sono attribuite agli enti locali, in conformità a quanto disposto dalle norme sul principio di adeguatezza, le funzioni amministrative in materia di controllo sul risparmio energetico e l'uso razionale dell'energia e le altre funzioni che siano previste dalla legislazione regionale.
2. Sono attribuite in particolare alle province, nell'ambito delle linee di indirizzo e di coordinamento previste dai piani energetici regionali, le seguenti funzioni:
a) la redazione e l'adozione dei programmi di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico;
b) l'autorizzazione alla installazione ed all'esercizio degli impianti di produzione di energia”.
Scaturisce da qui la proposta, da perseguire con fermezza, di riprendere ed aggiornare con urgenza, alla luce del PEAR approvato e del suo aggiornamento, il “Programma di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico”, approvato con Deliberazione di Consiglio Provinciale di Lecce n. 36 del 23.04.2004. Detto Programma potrà raccogliere e aggiornare le stime sulla potenza fotovoltaica potenzialmente installabile sulle coperture esistenti (residenziali, industriali, commerciali, del terziario ecc.), in grado secondo qualificati dati preliminari di coprire ampiamente il fabbisogno elettrico dell’intera Provincia senza intaccare nuovo suolo agricolo.
Anche i Comuni con una popolazione superiore a 50.000 abitanti (come Lecce) sono obbligati a approvare un Piano Energetico Comunale, da integrare nel Piano Regolatore Generale (art. 5 Legge n. 10/91).
Gli strumenti indicati sono fondamentali per dare indicazioni di dettaglio degli interventi insediativi, tuttora vaghe e limitate per esclusione dalle “aree non idonee” nel quadro normativo attuale, ma che lasciano piena discrezione al proponente di individuare il sito di installazione.
Una corretta pianificazione saprà inoltre indicare le potenzialità degli impianti da collocare sulle coperture di edifici esistenti, potenzialità questa sistematicamente trascurata e sottovalutata.
Il completamento di un corretto quadro di pianificazione energetica locale (regionale, provinciale e comunale) rappresenta un significativo indice della volontà politica di contrastare il fenomeno in atto, piuttosto che limitarsi a generici proclami di facciata, o affidarsi alle pastoie del procedimento amministrativo, o nella migliore delle ipotesi a “regolamenti” locali, armi spuntate rispetto alle sovraordinate norme nazionali.
Un nuovo quadro di programmazione non può tuttavia prescindere dalla considerazione della taglia, della finalità, delle modalità installative, dell’impianto proposto. In tal senso occorre distinguere, ad esempio, i grandi impianti in pura cessione alla rete, con fini marcatamente speculativi, dalle piccole installazioni al servizio di utenze locali, su coperture esistenti, il cui iter procedurale dovrebbe essere al contrario agevolato e snellito.
È necessario uscire dalla logica della produzione di energia elettrica come merce soggetta alle sole leggi del libero mercato: l’energia elettrica è da considerare un “bene comune” alla stessa stregua dell’acqua e dell’aria, da produrre non per intenti speculativi, ma per soddisfare ben precise esigenze di copertura dei consumi.
Sono necessari atti d’indirizzo, norme e incentivi a livello nazionale e locale per passare con decisione ad un nuovo modello energetico decentrato, con impianti di piccole-medie dimensioni ubicati su coperture esistenti o in zone residuali, collegati in rete, con l’obiettivo dell’autonomia energetica delle comunità locali, svincolate così da monopòli e caste energetiche.
Occorre poi ricordare che le fonti energetiche più pulite e convenienti restano il risparmio, l’efficienza e l’uso appropriato dell’energia.
Lecce, 24 novembre 2020
RETE AMBIENTE E SALUTE SALENTO
nov132020
In questa quarta parte P. Francesco D’Acquarica entra nel vivo del discorso sulla terza congrega religiosa di Noha, quella con la quale abbiamo forse più dimestichezza, per avervi, molti di noi, conosciuto di persona alcuni suoi confratelli: stiamo parlando della Confraternita della Madonna delle Grazie. In allegato a questa sezione si troverà lo statuto della suddetta Comunità di fedeli suddivisa in NOVE (e in quanti sennò?) capitoletti.
Noha.it
Ho già spiegato che le confraternite sono associazioni cristiane ancora presenti in molti paesi anche del nostro Salento. Furono fondate con lo scopo di promuovere l'aggregazione tra i fedeli, esercitare le opere di carità e di pietà, nonché incrementare il culto. I loro componenti conservavano lo stato laico e restavano nella vita secolare. Essi non avevano quindi l'obbligo di prendere i voti o di condurre vita in comune, né di conferire il proprio patrimonio e la propria attività nella confraternita. Per adempiere le opere cristiane e per testimoniare la fede, l’umiltà, la carità e la penitenza i congregati sentirono il bisogno di indossare un saio e non mostrarsi pubblicamente, nascondendo la propria identità e il proprio volto coprendolo con un cappuccio, annullando in tal modo completamente la propria personalità: ed ecco spiegata la tradizione tuttora in uso in molte Confraternite.
Gli Iscritti
Dai registri consultati si riesce a ricavare il numero degli iscritti, ma soltanto per alcune annate. Tra gli iscritti si annoverano uomini e donne: i confratelli e le consorelle.
Gli Ufficiali
Tre maggiori: ''Priore - Primo e Secondo Assistente" e otto minori: "Segretario - Cassiere - due maestri di Cerimonie - Sacrestano - Organista - due Revisori dei conti".
Il Consiglio
Era un gruppo di confratelli, chiamati generalmente Ufficiali, che costituivano il "Consiglio" con degli incarichi codificati: gli Ufficiali, o organi statutari della Confraternita, venivano eletti ad una data fissa e duravano per un periodo stabilito dallo statuto.
Per quanto riguarda la Congrega della Madonna delle Grazie, dallo Statuto sappiamo che le votazioni avvenivano la terza domenica di dicembre. Il giorno di Capodanno o la domenica più prossima a detto giorno, venivano presentati i neo-eletti che prendevano possesso ufficiale e si cantava il Te Deum.
Gli incarichi erano rinnovabili. Erano eletti in seno all'assemblea degli associati in una riunione che avveniva al suono della campana nella stessa chiesa in cui la Confraternita aveva la sua sede, il giorno avanti la ricorrenza della festività del santo, sotto il cui titolo si riconoscevano, alla presenza del Vicario generale o altro delegato. Nello stesso il Consiglio doveva dare conto al Vescovo o al Vicario di tutte le entrate e tutte le uscite, e consegnare alla Confraternita tutte le scritture contabili nel caso non fosse stato riconfermato. Quest'ultima disposizione s'inquadrava con quanto stabilito dal concilio tridentino e dal decreto della Sagra Congregazione del 2 aprile 1622.
Il Priore
Aveva il governo della Confraternita, vigilava sull'osservanza delle norme statutarie, ordinava le spese ordinarie. Le spese straordinarie, invece, dovevano essere approvate dall'assemblea. Il Priore rispondeva del suo operato soltanto all'assemblea. Aveva il potere di convocare la Consulta e la Giunta, dirigeva la vita dell'associazione ed era il suo legale rappresentante.
Il Vice priore o assistente
Dovevano essere in due, primo e secondo assistente, che dovevano sostituire il Priore in caso di sua assenza, impedimento o decesso.
Il Segretario
Ovvero colui che conservava gli atti, le scritture ed i libri della congregazione (statuti, regole, cronache, manuali di preghiera, elenchi di beni posseduti, attestati di acquisiti), e verbalizzava le sedute dell'assemblea.
Era lui che registrava in un libro la data di ingresso degli iscritti, e alla loro morte, firmava gli atti di pertinenza del suo ufficio. Diramava gli avvisi di convocazione, redigeva i verbali e le deliberazioni, che saranno firmati sempre dal Presidente, dal Padre Spirituale o Rettore e controfirmati da lui stesso; conservava l'archivio e custodiva tutte le carte e i registri, come pure l'elenco aggiornato dei confratelli.
Il Revisore o Razionale
Revisionava e sottoponeva i conti all'approvazione dell'assemblea.
Il Cassiere o contabile
Registrava il versamento delle quote associative e degli altri cespiti, le altre entrate, e i pagamenti per le spese effettuate. La rendita della Confraternita doveva essere depositata nella "cassa" gestita dal Cassiere, sempre chiusa a chiave (custodita dallo stesso contabile). Qualora si fosse verificato qualche abuso da parte del Cassiere ne rispondeva chi lo aveva scelto (culpa in eligendo), ovvero i confratelli se scelto dai confratelli, gli Ufficiali se scelto dagli Ufficiali. Il Cassiere aveva l'incarico di riscuotere le rendite dagli affittuari e dai confratelli.
Terminato l'anno amministrativo, dopo un mese perentorio, gli amministratori ed il Cassiere dovevano renderne conto dinanzi ad uno o più Razionali che trasmettevano "l'esito" ai nuovi amministratori.
Egli provvedeva all'amministrazione ordinaria dei beni della Confraternita che amministrava sotto la sorveglianza del Presidente e della Giunta; non poteva fare né contratti né spese straordinarie senza deliberazione della Consulta.
Spettava al Cassiere preparare i resoconti e i bilanci di tutto l’anno, i quali dovevano essere esaminati e approvati dai due revisori dei conti, nominati per un triennio dalla Consulta. Dopo l'approvazione di quest'ultima i resoconti erano trasmessi alla Curia per gli adempimenti canonici.
Il Tesoriere
Doveva riscuotere una quota associativa mensile per ogni confratello che veniva utilizzata dopo la sua morte, per la sepoltura, l'accompagnamento del feretro da parte dei confratelli in divisa, le cere da consegnare al parroco, la celebrazione dell'ufficio dei morti, la recita del Rosario e le messe di suffragio. Il Tesoriere non poteva effettuare spese senza il consenso del Priore e di un Assistente, ed in mancanza del Priore, del suo vice.
Il Maestro dei novizi
Era un confratello incaricato della formazione spirituale e liturgica dei novizi, dall'intervallo tra l'ammissione alla Confraternita e la conferma.
Il Maestro di cerimonia
Sovrintendeva all'organizzazione e al buon andamento delle funzioni religiose, soprattutto le processioni, secondo gli usi tradizionali. Era incaricato anche della manutenzione e dell'efficienza delle insegne e delle suppellettili della Confraternita. Accanto al Maestro di cerimonia, c’era il Cerimoniere che indicava il percorso da seguire nelle processioni solenni, sovrintendendo alla stessa processione, mentre il Maestro delle cerimonie controllava la Confraternita e la condotta dei confratelli.
Il Maestro di cerimonia (o mazziere) era dotato del bastone pomato: era lui che nella Messa celebrata alla presenza della Confraternita, durante l'elevazione, richiamava tutti i confratelli a disporsi dinanzi la balaustra dell'altare maggiore.
Il Rettore
A questi ruoli si aggiungeva il Padre spirituale o Rettore, un sacerdote, il quale non era coinvolto nei problemi temporali della Confraternita: curava la vita spirituale dei confratelli. Il Padre spirituale aveva anche il compito di officiare presso la chiesa in cui aveva sede la Confraternita e di prestare opera spirituale anche ai confratelli infermi.
Nella storia delle Confraternite troviamo altri ruoli non codificati, ma necessari per svolgere alcune funzioni all'interno delle Confraternite. Alcuni erano utilizzati per lo svolgimento della processione, Porta croce o Crocifero, ovvero colui che portava la croce di legno, Porta stendardo, Porta bandiera, Porta lanterne o lampiuni e per la processione di Cristo morto, la threnula, o "trenula" (it. raganella), termine dialettale che deriva dal greco "trenos", = lamento, melodia triste.
Si aggiungeva l'incarico di Infermiere, non nel senso che oggi si pensa, di curare gli infermi, ma si trattava di un confratello scelto per fare visita (senza la divisa) ad un confratello infermo. Tra parentesi ricordo che visitare gli infermi era ed è un’opera di misericordia corporale.
Consulta
Era la riunione dei confratelli in Assemblea per deliberare in merito alle attività della Confraternita: veniva alternativamente chiamato anche "Consiglio" o "Assemblea generale".
La Consulta, composta da tutti i confratelli professi e dal Padre Spirituale (Cappellano), era il supremo organo della confraternita ed eleggeva le cariche direttive. Era convocata ordinariamente dal Presidente almeno due volte l'anno per esaminare le linee direttive dell'associazione e poteva essere richiesta, in seduta straordinaria, da almeno dieci membri, nel qual caso, il Presidente convocava la Consulta al più presto.
Gli ordini del giorno erano vari. Analizzando i verbali si ricava che i temi principali erano:
- resoconto economico della gestione dell'anno precedente;
- rinnovo delle cariche direttive;
- accettazione di nuovi confratelli a fronte di domande di iscrizione;
- ripulitura/restauro degli attrezzi portati in processione e delle relative cinture porta attrezzi;
- acquisto di mozzette e cordoni;
- rinnovo dei piedistalli delle statue portate in processione e delle relative stanghe;
- contributi per mantenere in ordine la chiesa (ripulitura altari, pitturazioni/restauro delle statue presenti nella chiesa, ecc.);
- aiuti economici ad associazioni religiosi e/o civili, sia del paese che esterne.
Norme per le votazioni
I Presidenti facevano compilare, in modo più o meno diligente ed in modo più o meno ordinato, dei verbali. Nei verbali delle consulte si trova principalmente il dettaglio delle votazioni: tipo di votazione (per il presidente, per il segretario, ecc.), nome e cognome dei candidati con relativa paternità. Seguiva il risultato della votazione con favorevoli, contrari e astenuti per ogni singolo candidato e, dunque, la proclamazione del candidato eletto.
Potevano essere proposti dei nomi per acclamazione durante la seduta e poi si passava alla votazione. Affinché un candidato fosse eletto a cariche direttive era necessario che raccogliesse nella prima votazione la maggioranza assoluta delle adesioni; nelle successive votazioni era sufficiente raggiungere la maggioranza relativa dei consensi. Tutte le votazioni erano tenute a scrutinio segreto, a meno che tutta la Consulta non si trovasse d'accordo in modo unanime e aperto sul nome di un candidato. In questo caso l'elezione avveniva per acclamazione.
Nel caso di votazione a scrutinio segreto, per tutelare la segretezza delle decisioni individuali, la votazione veniva effettuata con il sistema della fava e del pisello. La fava indicava parere positivo, il pisello parere negativo: metodo molto semplice in una società contadina in cui l’analfabetismo era imperante e la carta un bene di lusso.
Ammissione alla Confraternita
Appartenere ad una Confraternita assicurava dei vantaggi, mentre l'esclusione significava un prezzo alto da sostenere in una società dai valori religiosi radicati e con deficienze di varia natura. L'adesione alla Confraternita era una sorta di assicurazione sulla vita presente, e sull'aldilà. L'appartenenza o l'esclusione rivestiva rilevanza ai fini dell'associazione stessa: più numerosi erano gli iscritti e più vasta era l'area sociale controllata dalla Confraternita, maggiore era la consistenza economica della Confraternita e il suo prestigio sociale.
Anche nella Confraternita della Madonna delle Grazie c’è l’articolo che riguarda l’espulsione. E’ l’articolo 36 che dice: Saranno espulsi: Tutti coloro che, lungi dal serbare una condotta lodevole, s'immergono in ubriachezze ed immoralità; coloro che resistino alle correzioni, e si rendono insubordinati ai superiori; tutti coloro che non hanno pagato le multe in cui sono incorsi, nello spazio di due mesi; e coloro che hanno attrassato il pagamento della quota annuale per sei mesi. In questi casi però ci sarà sempre l'avviso per iscritto fatto almeno 10 giorni prima.
Come vedremo anche a Noha ci sarà un caso di espulsione. Il verbale del 1937 dice così: Infine di seduta per futili motivi il Confratello G. muoveva lite con un altro Confratello, tanto da venire alle mani. Il Padre Spirituale li esortava alla calma più volte. Il G. continuando a provocare disubbidiva al P. Spirituale e disconosceva la sua autorità in Confraternita. Conscio del mal fatto il G. domandava la cancellazione dalla Confraternita. E’ stata accetta e si è mandato verbale alla Curia per la ratifica.
Sappiamo poi che la Curia accettava il licenziamento del confratello G. dalla Confraternita e data la sua grave insubordinazione decretava di non poter più essere ammesso ad altra istituzione cattolica. Ma soltanto un anno dopo il signor G. sarà riammesso dietro sua richiesta. Insomma, come Dante fa dire a Manfredi nel III canto del Purgatorio, nonostante i peccati: “[…] la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei”.
[continua]
P. Francesco D’Acquarica
mag282022
Mercoledì 25 Maggio abbiamo inaugurato il Comitato elettorale della lista civica Galatina Altra a sostegno del candidato Sindaco Antonio Antonaci. Un incontro svolto alla presenza di decine di lavoratori, molti dei quali reduci da due mesi di cassa integrazione, un incontro tra amici che neanche si conoscevano, frutto di un invito a casa, nella nostra famiglia ma senza l'obbligo di familiari al seguito; l'obiettivo non era fare numero o riempire, non era far vedere.. perchè l'essenziale è invisibile agli occhi. E le comparse distorcono la realtà. Questo lo sentiamo da sempre e questa è la forza che muove il nostro onesto ma prepotente e, forse, sottovalutato cammino.
Abbiamo sorriso, ci siamo abbracciati convinti a dover andare avanti, senza mollare un centimetro.
Non ci fermerà nessuno perchè siamo guidati dal CUORE
Argomento della serata: VERDE e LAVORO - VERDE è LAVORO.
Due parole inscindibili, una a sostegno dell'altra, una propedeutica all'altra. Entrambe sigillate sul nostro simbolo.
Galatina ha bisogno di un'Amministrazione che rilanci la propria comunità facendo attenzione al benessere che significa salute, sostenibilità ambientale e tutela del lavoro.
In un periodo storico stravolto dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento, l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e la decarbonizzazione, hanno un ruolo sempre più rilevante nella transizione ecologica, così come un attento monitoraggio sullo stato di salute del territorio (aria e acqua) che deve avvenire in maniera, prima autonoma, e poi condivisa con gli enti provinciali e regionali.
Antonio Antonaci è il nostro garante. Non vestirà mai i panni di eroe o antieroe ma solamente di alleato e mai, lo diciamo con certezza, metterà mano in maniera avventata a carte bollate che possano alimentare ulteriori paure a lavoratori già precari e aziende in crisi.
Questo il concetto espresso dai nostri candidati al Consiglio Raffaella De Pascalis, Enzo Del Coco e Ivano Cuppone.
Ufficio Stampa
Galatina Altra
nov102010
I video integrali degli interventi del convegno organizzato dalla Associazione radicale Save Salento con il patrocinio del Comune di Melpignano sulle energie rinnovabili e la compatibilità con l'ambiente, il paesaggio e il patrimonio storico-culturale.
set062010
Tira una brutta aria eolica, per le ninfe e i fanciulli che da millenni vivono tra gli ulivi secolari del meraviglioso colle San Giovanni a Giuggianello: non hanno i timbri in regola. C' è chi dirà: ma se ne hanno scritto Nicandro e Ovidio e probabilmente pure Aristotele! Fa niente: non hanno i timbri in regola. Lo dice una sentenza del Consiglio di Stato. Secondo il quale un posto può anche essere la culla della memoria magica di un popolo ma se non ha le carte in regola, cioè un timbro della sovrintendenza che dice che effettivamente è la culla della memoria magica di un popolo, non ha diritto a tutele. Testuale: «A prescindere dal fatto che tali miti e leggende non risultano essere stati individuati da un provvedimento legislativo, non si vede come l' impianto degli aerogeneratori possa interferire su tale patrimonio culturale». Appunto: «non si vede». Nel senso che i giudici non hanno «visto» l' area in cui dovrebbero sorgere le immense pale eoliche se non sulla carta. Perché certo non avrebbero mai potuto scrivere una cosa simile se fossero saliti su queste colline dolci che hanno incantato nei secoli i viaggiatori. Se avessero visto, scavata nella viva roccia, l' antica e commovente chiesetta rupestre di San Giovanni. Se si fossero fermati davanti a questi massi enormi dalle forme incredibili che scatenarono le fantasie e la devozione dei nostri avi. Se avessero camminato all' ombra di questi ulivi grandiosi. Come può un paradiso bucolico come questo non essere devastato da 12 pale eoliche alte 80 metri cioè quanto 12 palazzine di 25 piani? Eppure questo, salvo miracoli, è il destino della Collina dei Fanciulli e delle Ninfe a Giuggianello, pochi chilometri a sud della strada che da Maglie porta a Otranto, nel Salento. Non è un punto qualunque sulla carta geografica, questa collina. Come spiega l' ambientalista Oreste Caroppo in un delizioso saggio, è conosciuto «l' Acropoli della civiltà messapico-salentina antica». Qui sono ambientate da migliaia di anni leggende riprese da Nicandro di Colofone: «Si favoleggia dunque che nel paese dei Messapi presso le cosiddette "Rocce Sacre" fossero apparse un giorno delle ninfe che danzavano, e che i figli dei Messapi, abbandonate le loro greggi per andare a guardare, avessero detto che essi sapevano danzare meglio. Queste parole punsero sul vivo le ninfe e si fece una gara per stabilire chi sapesse meglio danzare. I fanciulli, non rendendosi conto di gareggiare con esseri divini, danzarono come se stessero misurandosi con delle coetanee di stirpe mortale; e il loro modo di danzare era quello, rozzo, proprio dei pastori; quello delle ninfe, invece, fu di una bellezza suprema. Esse trionfarono dunque sui fanciulli nella danza e rivolte ad essi dissero: "Giovani dissennati, avete voluto gareggiare con le ninfe e ora che siete stati vinti ne pagherete il fio". E i fanciulli si trasformarono in alberi, nel luogo stesso in cui stavano, presso il santuario delle ninfe. E ancora oggi, la notte, si sente uscire dai tronchi una voce, come di gente che geme; e il luogo viene chiamato "Delle Ninfe e dei Fanciulli"». Un mito rilanciato, come dicevamo, da Publio Ovidio Nasone. E trattato anche nel Corpus Aristotelico dove si accenna al salentino Sasso di Eracle: «Presso il Capo Iapigio vi è anche una pietra enorme, che dicono venne da Eracle sollevata e spostata, addirittura con un sol dito». E coltivato dai contadini della zona che raccomandavano ai figlioletti di non andare a giocare alle rocce del «Letto della vecchia», del «Sasso di Eracle» e del «Piede di Ercole», spiega Caroppo, perché potevano «apparire loro le fate» e chissà quale incantesimo erano capaci di fare. Leggende. Ma nessuno, un tempo, avrebbe osato profanare un sacrario della memoria antica come questo. Così come nessuno avrebbe osato abbattere migliaia di ulivi stuprando quella che da secoli è l' immagine stessa del Salento. Marcello Seclì, presidente della sezione salentina di Italia Nostra, non si dà pace mentre ci trascina tra i viottoli delle campagne tra Parabita e Gallipoli e poi a Scorrano e a sud di Maglie e mostra come intere colline siano state tappezzate da quell' altra forma di violenza alla natura che possono essere le distese sterminate di pannelli fotovoltaici. Pannelli bruttissimi. Giganteschi. Tirati su senza rispetto per la natura. Per la fatica dei nostri nonni che piantarono gli ulivi sradicati. Per la vocazione turistica dell' area. Fa impressione rileggere oggi quel che mezzo secolo fa scriveva sul «Corriere» Alberto Cavallari parlando del Salento come del «più bel paesaggio d' Italia»: «Sorgono nel leccese i paesi più affascinanti del Sud, come Nardò, o la città morta di Otranto. Restano infatti i borghi civili, asciugati dal mare e dal vento, nitidi come la loro povertà. Le coste, spesso frastagliate nello scoglio, non sono ancora deturpate: sono piene di grotte, leggendarie e favolose, mentre lontano si vedono le "pagliare" dei pastori, e i riverberi, i luccichii dei due mari (come una volta scrisse Piovene) "sembrano quasi incontrarsi a mezz' aria" nel punto in cui l' Italia finisce, o meglio sfinisce, dentro l' atmosfera di un miraggio». Non aveva dubbi, Cavallari: «Difendere questa provincia e conservarla è così certo l' unico modo di fare della buona economia». Questo doveva fare, il Salento: puntare su «un turismo di classe, come quello che si svolge in Grecia, redditizio e ricco, e certo meglio di un' industrializzazione assurda e asfittica». I dati di questi giorni dicono che il turismo è davvero la chiave della ricchezza salentina. L' Apt gongola sventolando un aumento del 5%, che in questi tempi di magra vale doppio. E contribuisce a «collocare il Salento ai vertici della classifica nazionale». Italiani, soprattutto. Ma anche tanti stranieri. In testa tedeschi, francesi e inglesi. Vengono per vedere la cattedrale di Otranto e inginocchiarsi davanti alle reliquie dei morti nella strage del 1480 ed emozionarsi nel leggere che il corpo senza testa di Antonio Pezzulla detto il Primaldo, il primo degli ottocento martiri di Otranto a venire decapitato per ordine del Gran Visir Achmet «lo Sdentato», «si alzò e restò in piedi fino al termine della strage e non ci fu forza che valesse ad atterrarlo». E poi vengono per le orecchiette e i turcinieddhri e le ' ncarteddhrate e tutte le altre leccornie della formidabile cucina salentina e il suo olio e il suo vino. E vengono per la notte della Taranta, quando a fine agosto accorrono in decine di migliaia a Melpignano per ballare e ballare fino a uscir di senno con la «pizzica pizzica». Ma verrebbero ancora, se il Salento fosse definitivamente stravolto da una edilizia aggressiva che ha già deturpato parte delle sue coste come a Porto Cesareo, San Cataldo o Ugento? Se le distese di ulivi che costituiscono la sua essenza fossero sistematicamente rase al suolo? Se questo panorama che trae la sua bellezza non dalla vertigine delle vette dolomitiche ma dalla dolcezza delle distese appena ondulate venisse trafitto da centinaia e centinaia di pale eoliche? «Lecce, città dell' arte, / se ne infischia / di chi arriva e di chi parte», dice un vecchio ritornello usato dagli antifascisti il giorno in cui Achille Starace, il braccio destro di Mussolini che era nato a Sannicola, tornò in pompa magna della terra natia. E per certi versi la città è rimasta così come la vide Cavallari. Una città «aristocratica, spagnolesca, narcisista». In qualche modo «tagliata fuori dalla Puglia dinamica». Dove, nonostante l' orrore di certi quartieri residenziali e la bruttura della ragnatela di cavi neri che dovrebbe servire la metropolitana di superficie incompiuta da un mucchio di anni, è ancora emozionante camminare tra pietre e chiese di rara eleganza. Il problema di chi arriverà ancora e di chi se ne andrà, però, esiste. E dipende dal rischio di un' accentuazione del degrado paesaggistico. Cinquantuno anni dopo, il reportage a puntate lungo le coste scritto da Pier Paolo Pasolini per la rivista «Successo» e riproposto nella versione integrale con il titolo «La lunga strada di sabbia» da Contrasto, va riletto: «In quello slanciato ammasso di case bianche, inanellato da lungomari e da moli, la gente vive una vita autonoma, quasi ricca, si direbbe, quasi non ci fosse soluzione di continuità con qualche periodo della storia antica, che io non so, né faccio in tempo a capire: il demone del viaggio mi sospinge giù, verso la punta estrema. Ci si arriva lentamente, mentre intorno la regione si trasforma, si muove in piccole ondulazioni, si ricopre d' ulivi. Santa Maria di Leuca si stende lungo il mare con una fila di villini liberty, lussuosi, rosei e bianchi, incrostati d' ornamenti, circondati da giardinetti...» Fece una gran fatica, PPP, «nel sole feroce» ad arrivare fino alla punta estrema del tacco d' Italia, fino a questo splendido promontorio dove, come ha scritto Giuseppe Salvaggiulo nel libro collettivo «La colata» scritto con Andrea Garibaldi, Antonio Massari, Marco Preve e Ferruccio Sansa, «sei ancora sulla terra, ma ti senti già in mare». E forse proprio per questo tanti viaggiatori ci vengono ancora: perché non è alla portata di tutti, appena fuori da uno svincolo autostradale come tanti vacanzifici traboccanti di discoteche, bazar e McDonald. Perché arrivarci costa fatica. E questa fatica appare loro in qualche modo obbligata per assaporare il gran premio finale: la vista su un mare di una bellezza che ti mozza il fiato. Diceva il poeta e saggista Franco Antonicelli, in occasione di un lontano viaggio con Italo Calvino: «Anche Reggio Calabria è alla fine della penisola, ma subito dopo c' è l' isola e subito dopo l' Africa; non c' e tempo di perdersi. Ma a Leuca sì...» Di là del promontorio c' è il mare. Solo il mare. «Uffa!», sbottano gli «sviluppisti». E dicono che no, anche il luogo più lontano d' Italia, quello che partecipò al processo unitario solo con Liborio Romano, di cui parla Nico Perrone, deve essere collegato al resto del mondo con una superstrada. Un' arteria che dovrebbe partire da Maglie e scendere giù per 40 chilometri, con le sue 4 corsie per 22 metri complessivi e un viadotto di 500 metri su 26 piloni di cemento fino a una mastodontica rotonda del diametro di 450 metri, lunga un chilometro e mezzo, che intrappola un' area estesa quanto 23 campi di calcio. Una mostruosità, dicono gli ambientalisti. Che stanno dando battaglia a colpi di ricorsi un po' a tutto. Alla superstrada voluta da Raffaele Fitto, il giovane ministro amatissimo da Berlusconi e figlio di quella Maglie che in passato aveva dato all' Italia uomini della statura di Aldo Moro. A ulteriori cementificazioni di coste già abbruttite da lottizzazioni selvagge. Al progetto spropositato di quadruplicare il santuario di Santa Maria de Finibus Terrae svettante su Santa Maria di Leuca e farne un edificio (citiamo ancora «La colata») di «ventiduemila metri cubi eretti su una superficie grande la metà di un campo di calcio per ospitare otto celebrazioni giornaliere, presbiterio con annesso palco per quaranta sacerdoti concelebranti, penitenzieria con almeno dieci postazioni confessionali, aule per catechesi e attività connesse».. Battaglie difficili. Segnate a volte da sconfitte sconcertanti. Come quella della sentenza sulla Collina delle ninfe che ribaltava il verdetto del Tar che aveva accolto in pieno la tesi dell' avvocato Valeria Pellegrino spiegando che l' impianto eolico andava bloccato perché quei miti e quelle leggende millenarie avevano determinato «un legame tra le popolazioni che ruotano attorno all' area de qua che va ben oltre la percezione visiva e dunque fisica dei luoghi». O come un altro verdetto del Consiglio di Stato che, anche qui ribaltando il precedente giudizio del Tar che dava ragione all' avvocato di Italia Nostra Donato Saracino, ha accolto le tesi della società tedesca Schuco International. La quale aveva comprato terreni a Scorrano per metterci un mare di pannelli fotovoltaici per un totale di una quindicina di megawatt. Un impianto enorme. Frazionato in quattro pezzi diversi, con una furbizia «all' italiana», per stare al di sotto di certi limiti ed evitare la grana della Via, la valutazione dell' impatto ambientale. Vi chiederete: come mai anche i tedeschi vengono a investire nel Salento? Perché nel nostro Paese del Sole, dove fino al 2006 si produceva con i pannelli 70 volte meno che nella «grigia» Germania, è stata fatta una scoperta: il «solare» può essere una manna. I dati dicono che nel 2009 l' elettricità da fonti rinnovabili è aumentata del 13%. Ma se l' eolico ha avuto una crescita del 35%, il fotovoltaico ha registrato in dodici mesi un boom: + 418%. Tredici volte di più. Sia chiaro: come per le pale eoliche, anche per il fotovoltaico vale lo stesso discorso. C' è modo e modo, c' è luogo e luogo. Gli incentivi, qui, sono faraonici. Come in nessun Paese al mondo. In base alle regole introdotte nel 2007, per esempio, si prendono i soldi per l' elettricità prodotta anche per impianti microscopici. E tutto si scarica sulle tariffe: più energia rinnovabile viene prodotta, più le bollette sono care. La progressione è geometrica. Nel 2008 gli incentivi fotovoltaici hanno pesato sugli utenti per 110 milioni di euro? L' anno seguente sono triplicati: 344. Ovvero un sesto di quanto abbiamo speso per incentivare le fonti rinnovabili: oltre 2 miliardi di euro. Conto salito nel 2010 a 3 miliardi. «Quasi il 10% - ha detto il presidente dell' Autorità per l' Energia Alessandro Ortis -, dell' intero costo del sistema elettrico» nazionale perché «l' incentivo medio risulta pari a circa il doppio del valore dell' energia prodotta. Così paghiamo l' energia incentivata 3 volte quella convenzionale». E questo in un Paese dove già prima dell' esplosione di questo business le bollette erano le più care d' Europa. Ma è niente, rispetto alle previsioni dell' authority. La quale ipotizza, nel caso di raggiungimento degli obiettivi assegnati per il 2020 da Bruxelles ai vari Stati europei, una spesa aggiuntiva astronomica a carico di chi paga la bolletta: cinque miliardi l' anno per il 2015, sette per il 2020. Dei quali metà per i soli pannelli fotovoltaici. E questo, dice l' Autorità per l' energia, anche nel caso in cui gli incentivi vengano ridotti via via al 50%. Il guaio supplementare è che in un territorio urbanizzato come quello italiano, i pannelli finiscono per rubare terreni all' agricoltura. Alla faccia dei dubbi che già negli anni Novanta aveva manifestato Carlo Rubbia secondo il quale «per soddisfare la metà del nostro futuro fabbisogno elettrico con l' energia solare servirebbero circa 22.000 chilometri quadrati di pannelli, un' area grande più o meno quanto tutta la Sardegna». Ma sapete com' è fatta l' Italia: o tutto o niente. Così, dal totale disinteresse per le fonti rinnovabili, si è passati a un eccesso di incentivi. Mettetevi nei panni di un agricoltore: perché dovrebbe arare, seminare e trebbiare quando è molto meno faticoso e più redditizio riempire un campo di pannelli? E rieccoci in Puglia e nel Salento. Dove a chi installa meno d' un megawatt è sufficiente presentare, come abbiamo visto, una semplice Dia. Se la regione con più impianti fotovoltaici è la Lombardia (13.617), seguita da Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, la Puglia è quella che produce di più: 295 megawatt, dei quali 239 prodotti da 497 impianti collocati su terreni agricoli, per una superficie di 358 ettari. Viene dalla Puglia il 20% circa di tutta l' energia solare italiana, pari a 1.509 megawatt: potenza che richiede oltre 2.250 ettari di pannelli. Il Salento contribuisce alla produzione pugliese col 30%: vale a dire 87,6 megawatt, dei quali ben 76,6 su 115 ettari «rubati» all' agricoltura. Ma sono dati ufficiali che per Marcello Seclì sono già sfigurati dai nuovi impianti: «Il boom è nella seconda metà del 2009. In provincia di Lecce, secondo noi, sono già stati impegnati 2000 ettari, per la maggior parte non ancora collegati». E potete scommettere che la corsa non cesserà molto presto. I nuovi incentivi stabiliti dal ministero per lo Sviluppo economico da mesi occupato ad interim da Berlusconi, variano da un minimo di 28 a un massimo di 44 centesimi di euro al chilovattora. Da quattro a sei volte più del prezzo medio (7 centesimi) dell' energia elettrica prodotta con sistemi tradizionali. Avanti così, perché un contadino dovrebbe piegare la schiena sulla terra?
fonte: http://archiviostorico.corriere.it/2010/agosto/28/
Pannelli_solari_pale_tra_gli_co_9_100828006.shtml
RIZZO SERGIO, STELLA GIAN ANTONIO
nov042010
Si terrà domani 5 Novembre a Galatina a partire dalle 17.30 nella sala 'Celestino Contaldo' del Palazzo della Cultura il convegno organizzato dalla Cgil dal titolo ' Quale energia per un futuro sostenibile? ' La Cgil a sostegno di una legge di iniziativa popolare per una politica energetica senza il nucleare'.
Il sindacato si propone di aprire un dibattito con i cittadini della provincia di Lecce per interrogarsi sulla situazione attuale nel territorio in fatto di politiche energetiche e su quanto queste favoriscano la diffusione delle energie da fonti rinnovabili garantendo un futuro sostenibile.
Interverranno al convengo Mario Barberio, Responsabile Dipartimento economico della Cgil Puglia, Luca Carbone, Sociologo dell’ambiente dell’Università del Salento, Giuseppe Serravezza, Presidente Lega Tumori, Antonella Cazzato, Segretaria confederale Cgil Lecce. Coordinerà il dibattito Daniela Campobasso, Responsabile Macroarea CGIL Sud Salento.
All’incontro sarà presentata la proposta di legge di iniziativa popolare sulle energie rinnovabili che la Cgil ha depositato in Cassazione il 7 giugno scorso. Anche in provincia di Lecce è stata avviata la raccolta di firme sulla proposta “SÌ alle energie rinnovabili NO al nucleare” da portare al Parlamento.
lug262011
Perché sia imposta una moratoria urgente per tutte le miriadi di impianti eolici e fotovoltaici industriali in progetto nel paesaggio del Bel Paese, l’ Italia, e che comporterebbero se realizzati la cancellazione totale di tutto ciò che significa “Italia” nel mondo, nonché gravi problemi di disagio e mobilitazione sociale a difesa del vitale spazio vitale e del territorio! Fatta l’Italia, fatti gli italiani, dopo 150° anni di speculazioni crescenti, ed impennatesi esponenzialmente oggi nella grave aberrante iper-speculazione della mala della Green Economy Industriale, ora abbiamo bisogno di rifare il paesaggio identitario, rurale, storico e naturale, d’Italia, e di farlo risorgere e restaurarlo a 360°!
Il gruppo, dall’eloquentissimo nome “Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi”, nato su facebook (http://www.facebook.com/groups/192311587488270), ma già attivo anche nella realtà delle relazioni umane e sul territorio, ha ormai raggiunto e ampiamente superato la simbolica soglia “dei 1000” iscritti, nonostante si sia costituito solo da pochissimi giorni! Vi è un malumore dilagante, enorme, in tutta la Nazione, da un capo all’altro della penisola e sulle sue isole, che sta trovando così sfogo e forme di coordinamento ed organizzazione, attraverso il canale iniziale del social network di internet facebook, per reagire contro la mala della Green Economy Industriale, che tiene quasi del tutto in mano l’informazione di molte tv nazionali, e ha creato una macchina di controllo mediatico fittissima, atta a non dare voce, e a gettare fango su chi sta cercando di fare emergere tutta la Verità relativa al sistema di fondamentalismo fanatico interessato falso-verde, neo-industrialista, mistificatorio, e iper-speculativo, cresciuto sul tema, strumentalizzato oltre ogni immaginazione, dei cambiamenti climatici causati dall’uomo.
Una macchina impressionante della menzogna che ha trasformato immoralmente le energie rinnovabili, che con forme virtuose di utilizzo dovevano negli intenti iniziali, salvare il nostro Pianeta, nel più grande e devastante per lo stesso Pianeta, business fraudolento di inizio millennio! La gravità di quanto avvenuto, se da un lato distrugge l’ambiente ed il paesaggio in ogni dove ed in ogni direzione con impianti di dimensioni mastodontiche a fini puramente economici, dall’altro sta erodendo democrazia e libertà, oltre che calpestando diritti fondamentali dei cittadini. Il gruppo pertanto indirettamente persegue anche l’obiettivo, altra faccia della stessa medaglia della protezione del paesaggio, di salvare anche la stessa “filosofia buona di fondo” delle energie rinnovabili, da queste aberrazioni mostruose industriali ed oligopolistiche che le stanno snaturando profondamente, e rubando di fatto ai cittadini medesimi!
La forza del vasto crescente gruppo sta anche nella sua costitutiva apartiticità ed al contempo apertura a tutti senza distinzioni alcune a tutti coloro che stanno percependo in tempo tutta la gravità della catastrofe falso-verde in corso! Anche da diverse associazioni nazionali, ormai nella sostanza del tutto pseudo-ambientaliste, scivolate nella macchina speculativa della Green Economy, numerosi sono coloro che stanno prendendo le distante dai loro direttivi degenerati, e stanno sostenendo queste nuove realtà organizzative espressione della necessità di reagire e di salvare la vera “ecologia”, dall’ ecologia malata e strumentalizzata che oggi l’ Italia subisce come un flagello! Il Gruppo è totalmente aperto a chiunque sia contrario e sensibile alla devastazione del paesaggio da impianti industriali fotovoltaici ed eolico sulle aree verdi.
In quasi tutto il territorio nazionale è in scandaloso corso una installazione selvaggia di impianti industriali fotovoltaici a terra in zone agricole e naturali e sui laghi, e di eolico, con torri di media e mega altezza (fin anche oltre 100 m ,e anche 150 m), tanto in mare quanto sulla terraferma, spesso anche senza alcuna informazione del cittadino. Viene calpestata il più delle volte ogni buona norma per la distanza degli impianti da abitazioni e presenze umane. Chi ne viene danneggiato, case sparse ed agriturismi, non è giusto che debba subire i danni materiali da deprezzamento dell’immobile oltre le spese per difendere i propri beni da tali scempi, e danni morali e psico-somatici da impatto ambientale (acustici, visivi, elettromagnetici) per 20 anni fino a dismissione dell’impianto. Inoltre essendo autorizzazioni “rinnovabili” è probabile che avendo già una predisposizione possano rimanere per sempre operanti in loco. Quindi dobbiamo batterci sia per noi stessi che per le bellezze naturali d’Italia, prima vanto e attrazione turistica, ora deturpate da questi mostri che dovrebbero produrre energie “pulite” alternative e non distruttive del territorio, che pertanto pulite non sono. Siamo favorevoli alle energie alternative, ma sui tetti e tettoie di tutti gli edifici recenti, per l’autoconsumo, sopra i capannoni industriali, nei parcheggi, autostrade ecc., purché si eviti di sottrarre i terreni all’agricoltura e ai paesaggi ricchi di verde della nostra nazione.
Siamo stati tutti in prima linea nella lotta contro la “Pazzia del Nucleare”, e lo abbiamo fatto perché credevamo e crediamo davvero nella possibilità di produrre energia pulita per rispettare ambiente e paesaggio insieme, attraverso il fotovoltaico ubicato sui tantissimi tetti inutilizzati degli edifici recenti, ed è per questo che affermiamo che sarebbe un crimine continuare ad appioppare il falso nome di “energie pulite” al mega e medio eolico e al fotovoltaico nei campi e sui laghi con cui si vuole oggi distruggere la nostra nazione, l’Italia, il giardino bello del Mediterraneo con la cornice del suo incantevole mare, la più bella nazione del mondo culla di cultura e vita, da millenni! I principi fondanti delle richieste di questo gruppo: sono sintetizzati nel nome del gruppo stesso "Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi", e, alla luce dell'attuale tecnologia eolica falcidia uccelli e paesaggio, si aggiunga "e nel mare"; Pertanto:
-) Sì solo al fotovoltaico sui tetti di tutti gli edifici recenti – e sottolineiamo “recenti” per evitare di dare lo spiraglio ad altri disastri della Nazione da iper-sfavorire, dei suoi centri, palazzi e luoghi storici;
-) No al mega e medio eolico ovunque per il suo danno paesaggistico di portata chilometrica.
Il principio forte e nuovo, e più onnicomprensivo, che viene lanciato da questo comitato, è la “DECEMENTIFICAZIONE”, che noi chiediamo per la nostra Nazione, la sua bonifica dal cemento, di cui questa mala della Green Economy Industriale è figlia (vedi basamenti di cemento di torri eoliche e pannelli nei campi), e quindi la sua rinaturalizzazione, in cui crediamo, e che vogliamo e che sappiamo, in coscienza e scienza, essere davvero fattore strategico per la nostra vita e crescita culturale umana ed economica! Di fronte alla noncuranza con cui taluni difendono il fotovoltaico industriale a terra, sebbene quasi tutti, sono persone più o meno direttamente collegate al nero business sottostante, ci chiediamo retoricamente “quanti hanno un’idea di come viene prodotto il cibo che tutti noi consumiamo”!? Solarizziamo pertanto tutti tetti gli sconfinati tetti degli edifici recenti, e solo dopo averlo fatto valutiamo cosa serve ancora all' Italia davvero, e vediamo un po' intorno a noi, solo allora, cosa offrono i vari “pifferai magici” per poi decidere con saggezza; la stessa saggezza di chi dirà si oggi solo al fotovoltaico sui tetti per salvare campi, mare e cielo, vita, nerezza paesaggio! Sui tetti delle brutture della modernità del cemento i pannelli fotovoltaici non possano peggiorare in alcun modo tali orrori, al più su questi edifici recenti i pannelli possono dare un tocco di estetica! Tutt'altro il discorso per edifici storici e centri storici dove ai normali pannelli occorre sostituire e pensare, se proprio anche lì dei privati vogliano ubicarvi impiantini solari, a soluzioni iper-integrate, innovative e di zero impatto estetico!
Alcune associazioni falso-ambientaliste stanno tentando di favorire soluzioni miste tra fotovoltaico ed agricoltura, con serre fotovoltaiche, panelli sospesi ecc. che comunque sottraggono la risorsa “Sole”, al mondo vegetale e pertanto di dubbia efficacia e di conclamata dannosità paesaggistica, pur di favorire ancora la fotovoltaicizzazione ed iperelettrificazione speculativa dei campi, sulla cui nocività per innumerevoli fattori (dall’ uso dei diserbanti, ai campi elettromagnetiche, ai componenti nocivi dei pannelli, come per il Tellururo di Cadmio, l’Arseniuro di Gallio, ecc.) oggi colpevolmente da parte delle autorità pubbliche preposte (Asl, ARPA, ecc.) ancora non si indaga adeguatamente, con il grave rischio di avere tra qualche anno un’emergenza del tipo di quella “amianto” causata da una eccessiva superficialità iniziale!
Le stesse associazioni, mere scatole svuotate degli originari valori statutari ecologisti, si dicono, strumentalmente, “favorevoli all’ubicazione dei pannelli fotovoltaici in zone agricole”, che essi definiscono “degradate”! “Degradate” !? Ma non si deve assolutamente introdurre in queste logiche il concetto stesso di zone degradate!!! Sarebbe iper-sbagliato! Nelle cave, ad esempio, si facciano laghi, si piantino piante, si coltivi! Nelle aree degradate agricole, inquinate, cementificate, le si de-cementifichi, le si bonifichi dagli inquinanti e le si ri-naturalizzi! Le si rimboschisca, se si ha davvero a cuore i clima del globo, e soprattutto il microclima e la biodiversità! Le si facciano tornare campi e pascoli fertili e produttivi!
Le aree degradare dall'uomo ad hoc esistono già e si chiamano "zone industriali" preesistenti, e tante con tanti lotti inutilizzati ancora, o dismessi, e son pure già urbanisticamente infrastrutturate ad hoc per la sicurezza, e programmate non certo per viverci! I pannelli fotovoltaici vadano su tetti di tutti gli edifici recenti, migliaia di ettari inutilizzati e biologicamente morti, di nullo valore estetico! Solo dopo averli occupati ci metteremo a tavolino e decideremo cosa altro ci serve in termini energetici! E faremo eventualmente altre concessioni, come sistema Italia, ma intanto anche la tecnologia delle rinnovabili sarà avanzata, più efficiente e di minore impatto, rispetto a quella attuale di eolico e fotovoltaico, tecnologicamente disponibile sul mercato, e che siamo costretti ad affrontare! Il concetto di area degradata pro-fotovoltaico è pericoloso, pericolosissimo, si presta a mille invenzioni diaboliche da parte delle male lobbies di speculatori politico-imprenditoriali, scoraggia ogni futuro intervento di restauro paesaggistico, di cura del paesaggio che deve partire proprio dalle aree degradate e che deve essere il contributo che da noi tutti più deve giungere alla cultura amministrativa italiana, dove deve divenire pratica prioritaria!
Ed inoltre in un circolo vizioso, tale concetto porta a degradare strumentalmente aree oggi non tali, al fine di favorirvi la speculazione, quasi fisiologicamente “mafiosa”, della Green Economy Industriale, fisiologicamente tale poiché fondata non sui doni della terra o del sole e del vento, ma sui nostri incentivi pubblici, e poiché depreda noi tutti non solo dei nostri denari, ma anche del nostro vitale habitat e del nostro paesaggio, il libro aperto al cielo della nostra storia ed identità, la scenografia della piacevolezza della nostra esistenza! Paesaggio che questa estesa mala distrugge incostituzionalmente ed immoralmente come nulla mai sin ad oggi nella storia umana, con rapidità ed estensità inaudite! Si deduce oggi dalle ultime normative che: sono utilizzabili terreni da almeno 5 anni non coltivati per l’ubicazione dei pannelli nei campi per impianti industriali, cioè volti alla vendita dell’ energia”! Ma che significa?! Sono follie! Si vuole far passare per degradati terreni non coltivati da 5 anni almeno? Ma son proprio quelli i terreni più naturalmente fertili!! Ma si è smarrito ogni rapporto con la natura, con la scienza millenaria dell’agricoltura: sono i terreni a riposo, quelli più arricchiti di humus, quelli a più alto potenziale di fertilità! Si è dimenticato, nella pazzia speculativa dell’industrializzazione chimica dell’agricoltura che fa oggi massiccio uso di abbondanti, e anche nocivi, fertilizzanti chimici, concetti come il “riposo dei terreni”, le “rotazioni delle colture”, il “maggese”! I terreni "degradati" non esistono! E se esistono non devono esistere più!
Tutta la degenerazione del tessuto socio-politico ambientalista italiano si evince nella delittuosa scomparsa di qualsiasi politica di rimboschimento, e di riforestazione vera, estesa, partecipata e razionale dell’Italia, che dovrebbe essere la priorità di ogni impegno in favore del clima e del microclima e non solo, del suolo, della salubrità dell’ambiente, della biodiversità, del paesaggio e dell’economia silvo-agro-pastorale. Invece si concedono finanziamenti pubblici fortissimi per una speculazione, quella industrializzante del fotovoltaico a terra che desertifica artificialmente vetrificando migliaia di ettari ed ettari di territorio, depauperandone l’ humus vitale, cancellandone la biodiversità, ed estirpandone ogni cultura, anche persino della vite e dell’ olivo, delle blasfemie, in nome di politiche di facciata contro i cosiddetti “surriscaldamenti climatici” ed il conseguente rischio di naturale desertificazione cui ampie zone dell’ Italia e del Mediterraneo sono sottoposte, come dichiarato dall’ Organizzazione delle Nazioni Unite-ONU (si pensi solo ad esempio alla Puglia). Siamo al paradosso più totale ed umanamente intollerabile! Ed è questa una denuncia forte che il comitato lancia affinché il mondo politico-amministrativo italiano ripercorra con decisone la strada dei rimboschimenti, come stanno facendo numerosi paesi europei e del mondo, dall’ Inghilterra alla Cina, abbandonando la mala strada innaturale e esecrabile della industrializzazione all’energia delle campagne!
Urge una rievangelizzazione alla cultura dell’ elementarità della natura della nostra società e di tutta la nostra presente e futura classe dirigente! Quella odierna, di destra sinistra e centro, ha fallito non solo davanti al popolo italiano, davanti alla costituzione che calpesta! Ha fallito il suo ruolo storico davanti alla Natura, e questo è gravissimo! Anche questa è una missione culturale, tra le missioni politiche-ambientaliste fondanti! Un impegno per la vita e per la bellezza della nostra sacra nazione Italia! le procedure adottate da comuni e provincie che in molti casi risulterebbero difformi ed irregolari.le procedure adottate da comuni e provincie che in molti casi risulterebbero difformi ed irregolariDa tutta Italia, come prima iniziativa del comitato, di fatto spontaneamente costituitosi intorno a questo gravissima deriva della nostra democrazia che la Green Economy Industriale odierna fortemente rappresenta, con il grave logorarsi conseguente ed il venir meno anche delle più elementari garanzie e del rispetto dei diritti dei cittadini e dei principi sanciti dalla Costituzione italiana, Si leva un appello forte al Governo e al Parlamento tutto perché intervengano facendo rispettare la nostra Costituzione ed i diritti dei cittadini frodati, ingannati e danneggiati da questa maxi-speculazione della Green Economy Industriale in atto, ed un appello ogni uomo politico italiano, di qualsiasi schieramento, perché si abroghino d’urgenza gli immorali ed esosissimi incentivi pagati da tutti i cittadini a queste implementazioni industriali per la vendita delle energie rinnovabili, che come tali, per il loro elevatissimo impatto ambientale, non sono più energie “pulite” !!!
Chiediamo il taglio in maniera retroattiva di tutti gli incentivi pubblici per tutti gli impianti eolici e fotovoltaici già realizzati, di qualsiasi potenza, industriali, cioè destinati alla produzione di energia prioritariamente per la vendita e non per l’autoconsumo, e l’azzeramento del meccanismo mistificatorio e falso-ecologista dei “certificati verdi”, ma una tassazione permanente per tutti questi impianti per il danno immane che arrecano al Paese e alla qualità della vita dei cittadini, ovunque in rivolta contro questi orrori industriali ubicati sulle campagne, in mare e persino sui laghi! Una “tassa sul brutto” che scoraggi definitivamente e che renda economicamente del tutto sconvenienti ulteriori simili sfregi e tentativi speculativi ai danni del paesaggio italiano! In tutto il percorso autorizzativo degli impianti industriali da rinnovabili i cittadini, scientemente, nella maggior parte dei casi, non sono stati messi adeguatamente a conoscenza degli iter autorizzativi, né tantomeno dei progetti, della loro entità e dell’impatto sui luoghi e sulle economie locali. La mancanza di rispetto del diritto dei cittadini locali da parte delle amministrazioni, nel coinvolgimento e nell’informazione, previsti a norma di legge per queste tipologie d’industrie, è vergognosa, soprattutto alla luce dei fatti ormai noti di errori grossolani di progettazione, falsità e di anomale omissioni e dimenticanze. Si tagli il finanziamento statale a questa frode assurda della Green Economy Industriale, che, strumentalizzando e calpestando al contempo l’ “ecologia”, grava pesantemente sui cittadini e sulle casse dello Stato, con bilanci da intere finanziarie, senza alcun beneficio per l’ambiente, ma anzi con innumerevoli danni ad esso ed al paesaggio italiano tutelato dalla Costituzione italiana, art. 9, tra i principi fondamentali. Un danno incalcolabile all’economia del Bel Paese fondata sul paesaggio attraverso il turismo! Una speculazione che inoltre disperde le ricchezze finanziarie statali, le volatilizza, poiché gran parte dei guadagni finiscono all’estero attraverso il coinvolgimento nelle proprietà di questi impianti di istituti bancari stranieri e ditte estere, con sistemi di scatole cinesi, che portano talvolta, o meglio spesso, a società off-shore con sede nei paradisi fiscali! Anche ed ancor più all’indomani del referendum contro il nucleare, con il quale gli italiani hanno espresso la volontà di favorire forme di produzione dell’energia davvero ecocompatibili e pulite, il fotovoltaico industriale che vetrifica e desertifica i campi, sottraendo spazio alle colture, ai pascoli e alla vita selvatica, ed il mega e medio eolico che falcidia i volatili e sfigura catastroficamente il paesaggio quotidiano di ognuno di noi, devono essere fermati, e sostituiti da una politica volta a favorire le produzioni di energia rinnovabile in forme davvero pulite, eticamente parlando ed ecologisticamente, che sostituiscano le forme industriali sopra accennate fisiologicamente di grave impatto ambientale: occorre favorire pertanto l’autoproduzione di energia del sole con pannelli fotovoltaici ubicati sui tetti degli edifici recenti, superfici queste biologicamente morte, inutilizzate, estesissime per centinai e centinaia di ettari; le ubicazioni su di esse dei pannelli capta sole hanno pertanto un impatto nullo ambientale ed estetico, con azzeramento del consumo di vivo suolo, e massimo rispetto del paesaggio e degli edifici, luoghi e centri storici. Si pensi alle enormi superfici dei capannoni industriali, di scuole, altri istituti, ospedali, caserme, uffici pubblici, condomini, civili abitazioni di epoca recente, parcheggi coperti, stazioni ecc. ecc. Non solo, in tal modo si aiutano direttamente i privati che installando i pannelli sui tetti di loro proprietà ne conseguono immediati sgravi in bolletta, senza più alcuna speculazione ai loro danni e ai danni delle casse dello Stato intero! Prima si inizi, con la politica dei piccoli passi, a solarizzare i tetti degli edifici recenti, all’indomani del recente referendum, rimandando alla fine di tale operazione, la valutazione di ulteriori strategie energetiche, dopo aver ponderato i virtuosi risultati così ottenuti dal paese in termini energetici!
Inoltre un appello a tutti gli enti preposti ai controlli sulle autorizzazioni rilasciate, a tappeto, si laddove per situazioni omertose o altro non vi siano esposti, sia laddove ci siano già esposti alla Magistratura per irregolarità, falsità ed omissioni! Autorizzazioni che devono essere revocate in autotutela a difesa dei cittadini vittime di tali soprusi e vengano riconosciuti i danni morali e materiali subiti. Si chiede al Governo una moratoria urgente per gli impianti industriali fotovoltaici a terra ed eolici, considerata la necessità di verificare le procedure adottate da Comuni e Province che in molti casi risulterebbero difformi e irregolari, e soprattutto al fine di impedire la catastrofica e generalizzata devastazione che la loro realizzazione comporterebbe per grandissime aree dell’intero paese, che verrebbero stuprate profondamente e snaturate senza neppure poter trovare precedenti storici oggi, per descriverne sensitivamente l’ immane portata! L’appello ad un impegno politico-trasversale forte per salvare, con l’economia di questo nostro Paese, forse per la prima volta nella sua storia, anche il paesaggio e la natura, che questi impianti falso-ecologisti, e dalle falsissime e artatamente gonfiate ricadute occupazionali, di eolico e fotovoltaico industriali, distruggono ignominiosamente! La crescente rete di persone incontratasi su facebook costituirà un Comitato Nazionale legalmente riconosciuto che sia anche portavoce e cassa di risonanza forte di tutti e possa presentare delle mozioni ai responsabili dell’ambiente! Un comitato che nasce già dalla confluenza di tantissime realtà associative, e comitati locali e nazionali e di tantissimi cittadini italiani e non amanti del paese più bello del mondo! Vogliamo essere quanto più apartitici possibile, o pan-partitici, la lotta per la difesa del territorio è appena iniziata e chi condivide questo nostro approccio alla soluzione dei problemi di tipo ambientale è invitato ad iscriversi su facebook al link: “Comitato nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi” link: http://www.facebook.com/groups/192311587488270
Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio, della Salute e dei Diritti del Cittadino
Forum Ambiente e Salute del Grande Salento – Rete Apartitica
feb012011
Antonio Bonatesta
segretario Save Salento
gen142011
Una petizione contro i megaimpianti fotovoltaici industriali e sperimentali sul territorio agricolo del comune di Cutrofiano, dove si sta realizzando, con il parere favorevole di Legambiente nazionale, l’impianto di Exalto s.r.l. su 26 ettari. Partiti, movimenti, liste e gruppi politici locali, associazioni, comitati e tutti gli altri organismi sociali presenti e operanti sul territorio comunale, rivolgono al sindaco ed al consiglio comunale di Cutrofiano una petizione promossa dal comitato “Forum Amici del Territorio”, in cui si dichiara la netta contrarietà agli impianti che s’intendono porre in essere.
Considerando che con le diffuse attività estrattive attraverso la coltivazione di cave a cielo aperto ed ipogee, il comune di Cutrofiano è già stato irrimediabilmente deturpato, i sottoscrittori della petizione denunciano l’abnorme proliferazione su tutto il territorio comunale di progetti riguardanti insediamenti produttivi di energia elettrica aventi carattere industriale altamente invasivi, quali impianti di centrali elettriche fotovoltaiche di media e grande estensione.
La realizzazione indiscriminata di tali impianti porterebbe, secondo il fronte del no, allo stravolgimento del territorio agricolo, alla devastazione del paesaggio tipico salentino, alla svalutazione economica di immobili limitrofi agli impianti, allo scoraggiamento di investimenti per attività agro-turistiche nuove ed esistenti, “vero motore economico nel futuro della comunità cutrofianese”: “La smisurata incentivazione del Conto Energia italiano, la più alta al mondo – si legge nel testo -, su sistemi industriali di energie rinnovabili tecnologicamente poco efficienti, con produzioni discontinue e costosi per l’utenza finale, sommata a scelte energetiche errate, coronate dal Piano energetico ambientale regionale pugliese (Pear), hanno prima favorito e successivamente avallato, con un tardivo ed ambiguo intervento di parziale limitazione, una logica basata sull’insediamento selvaggio di impianti energetici da fonti rinnovabili di media e grande potenza, autorizzati spesso solo con la denuncia di inizio attività o con un’autorizzazione regionale che comunque offende la partecipazione e la decisionalità democratiche e la corretta pianificazione territoriale”.
Le recenti linee guida della Regione Puglia del 30 dicembre 2010, in vigore dall’inizio dell’anno 2011, “non apportano efficaci strumenti di tutela del territorio agricolo, ma sottolineano la sempre più discussa discrezionalità degli organismi preposti all’autorizzazioni degli impianti”. Per questo, i sottoscritti evidenziano che la “solidarietà energetica” con altre regioni non possa diventare “il pretesto per avallare una incontrollata proliferazione di progetti energetici sul territorio comunale e pugliese, per produrre energia notevolmente sovradimensionata rispetto ai consumi che, peraltro, determina gravi sprechi nelle linee di trasmissione”.
“Si rileva altresì – si legge ancora - come grandi holding straniere, del nord e centro Italia, hanno intrapreso un’azione di ‘colonizzazione energetica’ ai nostri danni, utilizzando mediatori locali, associazioni ambientaliste compiacenti e appoggi politici trasversali”. Per quanto esposto, i sottoscriventi chiedono che il consiglio comunale di Cutrofiano, in linea con gli orientamenti già espressi, “deliberi una posizione di contrarietà a qualsiasi impianto fotovoltaico di tipo industriale e/o sperimentale, sia tradizionale e/o a concentrazione sui terreni agricoli nel Comune di Cutrofiano, favorendo gli impianti di autoconsumo privati e pubblici e indicando una limitata e selettiva scelta di pochi siti in aree industriali ed artigianali per i primi”.
Inoltre che il Consiglio comunale di Cutrofiano, la Commissione urbanistica e l’Ufficio tecnico predispongano ed approvino “un regolamento sulle energie a fonti rinnovabili per la salvaguardia e tutela del territorio comunale, integrando quanto previsto dal precedente punto al fine d’impedire la sfrenata ed incentivata corsa alla speculazione nella produzione elettrica, a discapito della salute e dell’ambiente”; che l’assise “faccia proprie tutte le direttive e le indicazioni previste” dagli appositi documenti regionali e provinciali, “individuando esattamente le zone di interesse ambientale come il ‘Parco dei Paduli’”.
“E’ opportuno ricordare inoltre – spiegano - quanto sancito dalla Costituzione Italiana, ossia che ‘La Repubblica … tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione’ (art. 9), e quanto contenuto nell’articolo 2 dello Statuto della Regione Puglia, dove si chiarisce che ‘il territorio della Regione Puglia è un bene da proteggere e valorizzare in ciascuna delle sue componenti ambientale, paesaggistica, architettonica, storico-culturale e naturale’”. In virtù di questi principi i sottoscriventi ribadiscono come il “territorio non possa diventare la ‘colonia energetica’ figlia di una bolla speculativa dell’economia italiana ed europea”. La petizione ha già avuto due sottoscrizioni politiche dai circoli locali di Italia dei Valori e del Movimento “Io Sud”.
“La petizione – spiega il Geom. Gianfranco Pellegrino - mira a dare chiarezza sulle posizioni fino adesso ambigue dei vari gruppi politici locali; inoltre con la stessa il Forum preme sul Consiglio comunale al che lo stesso faccia quanto necessario a contrastare tali progetti. Il Consiglio Comunale di Cutrofiano può ancora fare molto, se attuasse le richieste indicate nella petizione renderebbe l'autorizzazione degli impianti molto complicata”.
fonte:www.comunedicutrofiano.com
apr302018
Cos’è questa fregola per il nuovo governo? Ma davvero non vedete l’ora che se ne insedi uno “NEL PIE-NO DEI SU-O-I PO-TE-RI”, sì da “RI-SOL-VE-RE I PRO-BLE-MI SUL TAP-PE-TO”?
Ho sentito qualcuno pontificare in merito all’urgenza di un “esecutivo forte” (dev’essere una fissa) per ridurre subito il debito pubblico italiano (come se tutti i precedenti governi nella pienezza delle loro funzioni avessero scalfito di un centesimo questo benedetto debito – che, dispettoso come un bullo a scuola, ogni giorno batte il record del suo valore assoluto); qualcun altro, allarmato dagli scenari di guerra internazionali, aspetta con trepidazione il novello consiglio dei ministri (in effetti in passato, grazie agli “uomini forti” in carica, non ci siam mica genuflessi all’imperialismo americano concedendo le basi militari italiane per i bombardamenti “esportatori di democrazia”, né ci è mai venuto in mente d’inviare generosi contingenti di nostri soldati a morire nelle famose missioni di pace).
Insomma, sembra ci sia molta fretta per il ritorno degli interventi straordinari, e dunque la dolce attesa di Grandi Opere e correlative spese: come il TAV (una ferrovia dedicata alle merci, accanto a un’altra sottoutilizzata, per far arrivare a destinazione una scatoletta di tonno una mezzoretta prima del solito, non senza aver prima distrutto una valle e speso una barcata di quattrini), o il Mose di Venezia (che non funziona nemmeno con i carabinieri, nonostante gli arresti, la decina di miliardi scialacquati e il centinaio di milioni di euro all’anno necessari alla sua manutenzione ordinaria: in compenso le Grandi Navi – sempre per tutelare Venezia - possono arrivare fin dentro la basilica di San Marco e accendere un cero), o il TAP (per la solita febbre dei combustibili fossili - che ci vendono come rinnovabili - onde il loro finanziamento sarebbe come investire nella Kodak, o in Blockbuster, o in Lehman Brother, di cui si diceva: “non falliranno mai”), o il redivivo Ponte dei sospiri sullo Stretto, o l’acquisto degli Aerei F35 (F di fregatura), o la Pedemontana lombarda (più milioni di euro che auto), e altre genialate del genere.
Ebbene sì, non riusciamo proprio a vivere senza un Premier pronto a eseguire (a proposito di esecutivo) i desiderata della Troika (pronuncia esatta senza k), della JP Morgan (alla quale fanno ribrezzo le Costituzioni antifasciste) e del Club Bilderberg (qualunque cosa sia) messi assieme, alla luce dello spauracchio del declassamento del rating, dell’aumento dello spread e dell’invasione delle cavallette.
Prepariamoci, dunque, non appena apparirà sul display del nostro smartphone, a esultare per il nuovo governo, i suoi decretini e le ingegnose proposte PER-IL-BE-NE-DEL-PA-E-SE , così come abbiamo già dimostrato di saper fare benissimo con la Buona Scuola (sic), il Jobs Act (soldi alla Confindustria), la Legge Bavaglio (contro la libertà di stampa), il Decreto Intercettazioni (la verità, si sa, è rompicoglioni), l’Abolizione dell’articolo 18 (libertà di licenziamento = occupazione, pare sia un’equazione), i Condoni EdiliziTombali& Fiscali, la Legge Fornero (per lavorare fino all’Alzheimer incluso), la Flessibilità del Lavoro (libertà di schiavitù), i Vaccini Obbligatori (anche quelli per l’unghia incarnita), l’Abolizione dell’Imu ai Ricchi (poveretti), gli Scudi Fiscali (pro-evasori), la Separazione delle Carriere dei Giudici (così il Governo Forte potrà meglio controllare l’iniziativa giudiziaria), una nuova Legge Elettorale (possibilmente incostituzionale, come Porcellum e l’Italicum), lo Sblocca-Italia (sblocca-mafia, volevano dire), l’Abolizione delle Sovrintendenze (già il nome pare brutto – disse un noto presidente del consiglio in un programma vespasiano), le Trivelle (ormai anche in casa), il Legittimo Impedimento (sospensione dei processi per gli uomini d’onore dello stato – stato, in minuscolo), la decina di Decreti Salva Ilva (e nemmeno uno salva-polmoni), le leggi Ad Personam (o Ad Minchiam), le Risoluzioni pro-Tap (“più Tap e meno Tar” disse il solito premier spara-slogan che aveva promesso di ritirarsi dalla politica), e soprattutto l’n-esima Riforma della Costituzione.
Dopo il governo di Clistene (500 a.C., circa) - che contribuì a un avvicinamento della politica ateniese alla democrazia -, qui (nel 2018 d.C.) siamo in trepidante attesa di un (altro) governo di clistere.
Antonio Mellone
lug152010
Uno slogan pieno di grandi significati. E' il titolo del programma amministrativo presentato dal nostro neo-eletto Sindaco, dott. Giancarlo Coluccia. Lo si può leggere nel Galatino n. 10 del 28 Maggio scorso. Gli impegni dichiarati riguardano soprattutto l'ambiente. Il nostro Sindaco promette il mantenimento delle bellezze paesaggistiche, compreso il centro storico di Galatina (noi speriamo anche delle frazioni), del basolato, delle piste ciclabili dentro la città e nei percorsi di congiungimento con le frazioni, della viabilità. A proposito dell'ambiente, il nostro Sindaco, si sofferma molto sul tema dell'energia: …uno dei settori strategici per un futuro eco-efficiente e ambientalmente compatibile;… installare su tutti gli edifici pubblici impianti fotovoltaici;…ridurre i costi energetici della pubblica illuminazione con impianti ad energia solare; dotare i cimiteri di Galatina e delle frazioni di impianti fotovoltaici… L'articolo prosegue considerando nuove soluzioni al problema del randagismo, dell'approvvigionamento dell'acqua potabile, di una migliore ripartizione della tassa sui rifiuti premiando chi ne produce meno, ecc. Grandi idee e ottimi propositi! Ma, ahimè, appena eletto il nostro Sindaco si ritrova a dover rispondere di decisioni prese dai suoi predecessori, e confermate dal Commissario Prefettizio, sul fenomeno del fotovoltaico per piccole e grandi estensioni. La richiesta fattagli da un numeroso gruppo di cittadini è quella di fermare lo scempio di quasi 100 ettari di campagna ricoperta da pannelli fotovoltaici, in zona Roncella, Vernaglione e Gamascia. Un'area equivalente a circa una novantina di campi da calcio. Dalla mappa territoriale si evince chiaramente l'enorme estensione delle aree prestabilite dal P.E.C. (Piano Energetico Comunale) e l'eccezionale vicinanza all'abitato, anche se spezzettate in piccoli appezzamenti. Inoltre le case di molte vie a nord di Noha: v.Tito Lucrezio, v. Giovenale, v. Q. Ennio, v. Catullo, ecc., avranno le finestre con vista panoramica direttamente sul campo n. 037 di circa 25 ettari di fotovoltaico. Il panorama si avrà ancora più diretto sulle case del comparto 4 appena questo verrà realizzato. Sia il Consiglio Provinciale di Lecce che il nuovo Piano Paesaggistico Regionale (Deliberazione G.R. 20,10, 2009 n. 1947) denunciano il divieto di localizzazione su suolo di impianti fotovoltaici in aree tipicizzate come agricole, e cioè di campi agricoli, pascoli, aree rocciose e di naturalità, vigneti, uliveti, ecc. Le nostre aree sono tutto questo: campi agricoli, pascoli, aree rocciose e di naturalità! Le due linee guida dicono anche che l'area riservata all'impianto deve risultare un terzo della proprietà mentre i restanti due terzi devono continuare a rimanere di uso agricolo. L'art. 41 della Costituzione sancisce che l'iniziativa economica privata è libera, ma che tuttavia non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana (quanto a sicurezza, vista la presenza di molte abitazioni nel raggio di poche decine di metri, le aree in questione non sono, forse, conformi). La fine dei combustibili fossili, petrolio in testa, sarà una grande conquista. Ma questo non vuol dire tappezzare la terra di pannelli fotovoltaici, pale eoliche, trasmettitori di telefonia e televisione, pubblica o privata che sia, se non regolati e disciplinati con sobrietà e onestà. Il fotovoltaico è nato per salvare il territorio e non per distruggerlo. Gli impianti vanno fatti su aree già deturpate, tipo capannoni, zone industriali, cave, depositi di rifiuti su cui tanto non si potrebbe fare altro, sui tetti delle case, sulle aree cimiteriali, ecc. Mai sulla campagna ancora in uso! Sui due appezzamenti attigui tra loro, quelli più grandi, pari a circa 60 ettari in totale e indicati in mappa con le sigle 035 e 027, mentre ci raccontiamo di giustizia e ripartizione equa dei beni comuni (e il territorio è un bene comune), le ruspe e gli operai delle imprese costruttrici, con il benestare del Commissario Prefettizio, dott. Capuano (vedi Atto n. 78 del 16-02-2010 fruibile sul sito del Comune di Galatina), stanno dando inizio al sacrificio della nostra terra. Di questo sacrificio non sappiamo quanto sarà il bene restituito ai cittadini residenti, ad esclusione di particolari "convenzioni" con l'impresa costruttrice, come per esempio quella per la ristrutturazione del canile in forma appunto di donazione di una cifra pari a 192.000 euro e degli utili che serviranno a rimpinguare le casse del Comune. Da una ricerca di mercato il costo dell'impianto di un MW su grandi estensioni pare equivalga a 4 milioni di euro, se moltiplichiamo la cifra per i cento MW previsti capiamo di che cosa si sta parlando. Di certo sappiamo che, secondo il progetto, impregneranno l'area della nostre contrade di veleni affinché non crescano più alcun tipo di piante, con un forte rischio per le falde sotterrane. Di certo sappiamo che saremo privati di una natura meravigliosa e offesi dalla vista di 60 ettari di iniezioni di cemento e stagnola riflettente. E' certo che non siamo sicuri di essere esenti da nuove forme di tumori causate dai campi magnetici prodotti dai due mega impianti. La Sezione Salentina di "Italia Nostra", che difende il territorio da questo scempio anti-amore per la natura, sostiene che ci sono forti rischi per l'equilibrio del micro clima e la fauna. Per certo nessun turista verrà nel nostro Salento a portare lavoro per i nostri figli e ancor meno per visitare distese interminabili di ferraglia e silicio. Dopo aver risparmiato, volenti o dolenti, la nostra terra dallo scempio dell'industrializzazione (tranne, per fortuna, poche realtà, come l'Ilva di Taranto, l'Enichem di Brindisi, Colacem di Galatina, ecc.), con gli stenti e le fatiche di generazioni intere di emigranti, roviniamo l'attimo di magia che il Salento sta vivendo come fonte di turismo e di lavoro, colmandolo di pannelli fotovoltaici, biomasse e pali di ogni tipo!? Ma la cosa che più crea allarme nella gente è la quasi totale assenza di informazione sulla straordinarietà di tale evento. Visto che il P.E.C. è già stato preparato, ed anche attuato, sarebbe corretto e doveroso da parte dell'A.C. renderlo pubblico. Condividerlo non solo tramite i meandri contorti del net work Galatinese, che forse pochi praticano, ma con un semplicissimo manifesto di carta, magari riciclata, esposto nella bacheca in piazza, la stessa dove vengono affisse lusinghe e promesse dei candidati al tempo delle elezioni, con spreco di costi altissimi. Se non conosciamo i propositi programmati dai nostri geniali delegati e tecnici per la cura del nostro territorio, è lecito l'allarmismo di chi come noi, semplici cittadini e popolo sovrano, è continuamente bombardato dalla comunicazione (e speriamo che duri e non venga imbavagliata) che denuncia raggiri, speculazioni, e sprechi provenienti dalle personalità più insospettabili e insite a tutti i livelli, sia locali che nazionali. Se la corsa all'abbruttimento del territorio e della salute pubblica non viene regolata con determinazione e coraggio continueremo a piangere ogni giorno i tanti morti di tumore del nostro territorio, in quello che invece dovrebbe essere il cuore palpitante e salubre dell'intero Salento. Non ci appelliamo solo alle regole, che ci sono e andrebbero rispettate e non raggirate, ma soprattutto al buon senso dei nostri amministratori e degli addetti ai lavori.
Marcello D'Acquarica
dic232017
Grazie alla Pantacom (PAT per gli amici) e al suo bel centrone commerciale prossimo venturo in contrada Cascioni di Galatina ho finalmente compreso il concetto di assunzioni a tempo indeterminato.
In seguito alla proroga deliberata in un batter di ciglia nell’ultimo consiglio comunale dove, con gran sospiro di sollievo da parte di certi siti locali di Diciamo Giornalismo, “finalmente l’opposizione non dice sempre di no” (ma evidentemente sempre di sì), i candidati a ricoprire i 200 posti di lavoro (diventati poi 300 per grazia divina ma soprattutto del Quotidiano di Lecce, cioè di Caltagirone) dovranno avere un altro po’ di pazienza per vedere la loro tanto agognata prima busta paga tradotta in numeri su di un conto corrente.
La Pantacom, infatti, non sapendo che pesci pigliare nell’immediato, ha chiesto e ottenuto altri diciotto mesi di tempo per richiedere il PUA (che non è l’interiezione onomatopeica di uno sputo per esprimere ostentatamente disgusto, ma l’acronimo di Provvedimento Unico Autorizzativo). Ed ecco che le famose 300 assunzioni potranno avvenire in un’epoca imprecisata, vale a dire in un’era geologica incerta, cioè nel periodo vago delle calende elleniche: in un tempo, appunto, IN-DE-TER-MI-NA-TO.
Nel mentre, visto che avranno stilato da un pezzo il loro curriculum vitae credendo di poterlo utilizzare sin da subito, gli aspiranti al placement potranno rivolgersi a TAP che tanto magnanimamente non vede l’ora di procedere “tra gennaio e aprile” (soprattutto il primo aprile) all’assunzione di 64 unità lavorative, certamente non nei ruoli dei guardiani del cantiere (a quello ci pensa già la Prefettura con i soldi di Pantalone), ma di altre figure, prima fra tutte, come si evince dall’elenco pubblicato da Adecco, società di lavoro interinale, quella di CLO (Community Liaison Officer), che tradotto in italiano sarebbe “responsabile degli aspetti di collegamento con le comunità locali […]”, con lo scopo di garantire “contatti diretti e un rapporto durevole e positivo”.
In parole povere TAP è (ancora) alla ricerca di venditori di fumo. Ne ha estrema necessità, indubbiamente, in quanto senza il fumo negli occhi tutto il cantiere si bloccherebbe all’istante, e addio altre assunzioni.
Sicché dopo PAT, vezzeggiativo come detto sopra, anche TAP da qui ai prossimi due anni minaccia di assumere altre 300 unità lavorative [che poi sicuramente diventeranno 400 per la Stampa, 650 al netto dei manganelli per la Questura, e un milione per il Jobs Act, ndr.].
Come si arguisce dal job-posting pubblicato on-line, le assunzioni avverranno con “contratto di somministrazione lavoro a tempo determinato” (si parla di 12 mesi rinnovabili). Dunque non siamo di fronte ad assunzioni dirette sicure o stabili (campa cavallo), ma a quelle del cosiddetto “lavoro in affitto”, con tutele in quantità omeopatiche. Il lavoratore cioè verrebbe arruolato temporaneamente dal somministratore (in questo caso Adecco o altra agenzia equipollente) e inviato a svolgere la propria attività “in missione” presso l’utilizzatore finale [concetto, quest'ultimo che, chissà perché, rievoca tanto quello di un puttaniere, ndr.].
Non so voi, ma io davanti a tutta codesta munificenza mi commuovo non poco.
Che ci posso fare: è più forte di me. Ho già i lacrimogeni agli occhi.
Antonio Mellone
lug092018
Lega il suo nome a quello della prima squadra di pallavolo maschile , il prestigioso marchio “EFFICIENZA ENERGIA” , un’azienda nata come gruppo di consulenza energetica e poi evoluta in una società per la realizzazione edile ed impiantistica, finalizzata al risparmio energetico ed operante ,da leader, nel settore industriale , servizio e domestico.
Antesignana nel campo delle fonti energetiche rinnovabili, l’azienda galatinese abbina il suo autorevole marchio al progetto di una società ,OLIMPIA S.B.V. GALATINA, che per il terzo anno consecutivo è presente sul palcoscenico pallavolistico nazionale.
“La scelta di affiancare con il nostro marchio, si legge in una nota dell’azienda, la realtà pallavolistica galatinese presieduta da Luigi Santoro, è un partenariato che diventa non solo un fattore di produzione di reddito e di potenziali utili per il nostro gruppo , ma anche un sostegno sotto l’aspetto etico , teso a salvaguardare, possibilmente a migliorare, la condizione economico-sociale nell’area di influenza della nostra impresa.
Offrire vicinanza e supporto allo sport , nella fattispecie condividendo il progetto di OLIMPIA S.B.V. GALATINA, è contribuire alla sua crescita, alla formazione tecnica e di stile di vita dei suoi giovani atleti , con un’iniziativa a forte impatto che crea valore, consolidando la nostra “Responsabilità Sociale di Impresa”.
“Efficienza Energia”: un’azienda incardinata sui questi due termini correlati che propone una vasta gamma di servizi per il risparmio energetico e la salvaguardia dell’ambiente, con l’obiettivo primario di ridurre il consumo del combustibile fossile attraverso edifici energeticamente efficienti, grazie al crescente uso delle fonti energetiche rinnovabili.
E in questo ambito, l’azienda salentina è stata pioniere, dal momento che opera sin dal 2010, pressoché dagli albori della questione del risparmio energetico.
I progetti e gli interventi da finanziare, realizzare o cui prestare consulenza provengono dal settore dell’industria, dal terziario (Pubbliche Amministrazioni, commercio, imprese agricole, uffici) o da altri utenti finali, dislocati in tutta Italia. Pur mantenendo infatti la sua sede legale e operativa a Galatina, la ditta opera su suolo nazionale.
Hanno aderito alle sue campagne oltre 100 amministrazioni comunali delle regioni di Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Molise e moltissime aziende, soprattutto del Sud-Italia per le quali svolge attività di consulenza per l’efficientamento energetico di edifici pubblici e privati.
Mi preme ringraziare , dichiara il presidente Santoro, l’amministratore di “Efficienza Energia”, dottor Pierantonio Fiorentino ,che ha voluto schierarsi al nostro fianco condividendo obiettivi e finalità del progetto , legando il suo brand al nostro impegno e permettendoci di pianificare al meglio il futuro.
Porteremo orgogliosamente , in tutte le attività che si susseguiranno durante l’anno sportivo, la visibilità del marchio “Efficienza Energia” in tutti i palazzetti evidenziando, in particolare, come questo connubio produca messaggi positivi verso l’esterno, a testimonianza del forte e significativo impegno sociale dell’Azienda coinvolta”.
Piero de lorentis
RESPONSABILE COMUNICAZIONE
OLIMPIA S.B.V. GALATINA
gen192018
Mercoledì 31 gennaio 2018, come da avviso pubblicato il 28 dicembre scorso sul sito istituzionale del Comune, è il termine ultimo per la conferma di adesione all’ “Albo Comunale delle Associazioni” da parte di quelle Associazioni già iscritte nel preesistente elenco.
Le Associazioni che non provvederanno all’invio dell’istanza non saranno iscritte al nuovo ed apposito Albo, salva ed impregiudicata la facoltà di richiedere, anche successivamente l’iscrizione, secondo i termini e le modalità previste dal Regolamento stesso.
Le richieste di nuova iscrizione, invece, possono essere presentate in qualunque momento dell’anno.
L’iscrizione all’Albo comunale delle Associazioni costituisce presupposto per l’instaurazione di rapporti di collaborazione tra le Associazioni e l’Amministrazione Comunale, improntati a criteri di trasparenza e finalizzati a favorire la partecipazione e la cooperazione dei cittadini al perseguimento di fini di interesse generale ed a rafforzare i valori di convivenza civile e di solidarietà umana.
L’Albo è suddiviso nelle seguenti sezioni, in relazione alle caratteristiche ed alle finalità dello specifico organismo:
- Cultura e Spettacolo – Turismo
- Ambiente e Territorio – Tutela e benessere animale
- Educazione e Formazione – Attività ludico-ricreativa
- Impegno civile – Tutela dei diritti dei cittadini e dei consumatori
- Sport
- Attività sociali, socio-assistenziali e tutela della salute.
Possono richiedere l’iscrizione all’apposito Albo Comunale tutte le Associazioni liberamente costituite ed operanti nel territorio del Comune di Galatina, in possesso alla data di presentazione della domanda dei seguenti requisiti:
a) assenza di finalità di lucro;
b) perseguimento di finalità non contrastanti con la Costituzione, le leggi dello Stato e lo Statuto Comunale;
c) ordinamento interno a base democratica, con organismi rappresentativi regolarmente costituiti e rinnovabili;
d) atto costitutivo e statuto o accordo sottoscritto dagli associati;
e) svolgimento effettivo dell’attività sociale nel territorio del Comune di Galatina da almeno sei mesi, alla data di presentazione dell’istanza. È, altresì, consentita l’iscrizione all’Albo delle associazioni e/o organismi di nuova costituzione, i quali, a termini di regolamento, sono tenuti a presentare una relazione programmatica sull’attività che si intende svolgere nell’anno successivo.
Non possono essere iscritti i sindacati, i partiti e le organizzazioni che hanno finalità di propaganda politica, le associazioni professionali e di categoria, le associazioni che hanno come finalità la tutela esclusiva degli interessi economici degli associati, i circoli privati, le associazioni che pongono limitazioni o discriminazioni di qualsiasi natura all’iscrizione, che prevedono il diritto di trasferimento della quota associativa o che collegano in qualsiasi forma la partecipazione sociale alla titolarità di azioni o quote di natura patrimoniale.
Il relativo avviso pubblico, con ogni ulteriore dettagliato, è visibile o scaricabile all’indirizzo: http://www.comune.galatina.le.it/item/formazione-dell-albo-comunale-delle-associazioni
Ufficio Stampa Comune di Galatina
mag032017
Caro dottor Serravezza,
scusaci se ti stiamo lasciando da solo in questo sciopero della fame e della sete contro il TAP, se nel nostro perbenismo di facciata rimaniamo stravaccati sui nostri comodi divani & divani, se ce ne fottiamo del mondo ubicato al di fuori dell’uscio di casa nostra, salvo poi stracciarci le vesti quanto capita al mondo di attraversare il tinello del nostro appartamento.
Scusaci, dottore, se parli ai sordi, ai muti, ai ciechi e ai cerebrolesi che siamo diventati, e se con il nostro silenzio-assenso stiamo permettendo alle multinazionali del capitalismo di rapina di fare nella nostra terra quel cazzo che vogliono, come l’import-export dei loro modelli fatti di finanza fasulla, di spazzatura, di mafia, di sterilità e morte.
Scusaci se non abbiamo fatto raggiungere il quorum richiesto al referendum sulle trivelle in mare, però poi andiamo in massa a votare alle primarie per scegliere il leader di un partito che ha trasformato la sinistra nell’opposto di se stessa (con il Jobs Act, per dire, è iniziato l’esodo del partito dal suo insediamento sociale) e ha sferrato un attacco micidiale alla nostra Costituzione.
Scusaci, dunque, se non siamo riusciti ancora a liberarci di quarant’anni di monossido di democrazia cristiana, di venti altri di berlusconismo e dei prossimi venti di renzismo, e se stiamo riempiendo i nostri consigli comunali di gente impresentabile.
Scusaci ancora se abbiamo infarcito le nostre campagne di impianti fotovoltaici e pale eoliche con la scusa delle energie rinnovabili e alternative, e poi continuiamo a trivellare la Basilicata per il petrolio, a seguitare con il carbone a Cerano, a permettere i rigassificatori, e a farci penetrare da un tubo del gas senza manco proferire una parola.
Scusaci se resistiamo poco, non lottiamo abbastanza, non sogniamo più, e se alla verità intransigente che taglia, disaggrega e divide preferiamo gli inciuci, il partito unico della nazione, le grandi intese, le pacche sulla spalla, l’eterna trattativa stato-mafia.
Scusaci se applaudiamo ancora ai Twiga del Briatore di turno, se permettiamo un novello porto turistico a Otranto per grandi navi (e giacché anche un altro gasdotto, il Poseidon), se non mandiamo al diavolo la lady inglese e i suoi legulei che vorrebbero impiantare un villaggio extralusso a Sarparea, se stiamo uccidendo le nostre coste con non so più quanti stabilimenti balneari, e se vogliamo un’autostrada a quattro corsie fino a Santa Maria ‘de finibus terrae’.
Scusaci se abbiamo permesso l’eradicazione del Salento con il piano Silletti, non abbiamo reagito al decimo (de-ci-mo) decreto salva-Ilva (mica salva-polmoni), ce ne siamo bellamente sbattuti dello scempio Tempa Rossa, se sappiamo poco dei veleni della discarica Burgesi, e se crediamo che “sviluppo” e “ricadute occupazionali” si trovino nel funerale di trenta ettari di terreno dove impiantare l’ennesimo mega-centro commerciale.
Scusaci se abbiamo battuto tutti i record quanto a numerosità di tumori e neoplasie, e, nonostante tutto, stiamo ancora a chiedere le correlazioni tra i veleni che fuoriescono dalle ciminiere di un cementificio e le malattie: sì, vogliamo “i riscontri, le analisi, i numeri, le prove” - anche se le prove sono sotto gli occhi di tutti, ma nessuno le vede.
Scusaci, infine, se non sappiamo nulla di nulla, e se ci “informiamo” ancora guardando il Tg Rai (che non ti hanno cagato nemmeno di striscio), o Tele Orba o leggendo quotidiani caltagironei e altre mezze calzette più o meno prezzolate del Mezzogiorno.
Scusaci tanto, dottor Serravezza, se siamo dei grandissimi stronzi.
Antonio Mellone
mag162023
La Città di Galatina ha il piacere di invitarvi al quarto Job Day realizzato all'interno di Punti Cardinali:
"SALENTO CIRCOLARE. Il Tracciato per una Nuova Economia."
Gli anni della Transizione Circolare vanno verso un nuovo paradigma economico capace di ridisegnare attraverso la ricerca e lo sviluppo un diverso sistema della produzione che ridefinisce il rapporto tra produzione e consumo di materia rispettando l’ambiente e i territori dove opera.
Scopo di questo JOB DAY, è FARE RETE per essere sempre più competitivi nei confronti dei processi di innovazione dettati dallo Sviluppo Sostenibile. Il Green Deal Europeo, gli obiettivi di riduzione degli impatti definiti dagli SDGs e l’Agenda di Parigi, il PNRR, le nuove disposizioni in materie di Economia Circolare, l’importanza crescente dei criteri ESG , delle misurazioni e delle certificazioni di sostenibilità, insieme alla crisi climatica, la crisi energetica e la crisi sanitaria, definiscono l’urgenza di dotarsi di luoghi capaci di “raccontare” lo specifico economico e l’impegno delle Comunità e dei Territori nei confronti del processo di Transizione e Trasformazione.
OBIETTIVI dell’ECONOMIA CIRCOLARE:
1. l'estensione della vita dei prodotti attraverso la produzione di beni di lunga durata
2. la produzione di energie rinnovabili
3. le attività di ricondizionamento, la riduzione della produzione di rifiuti, la generazione di materie prime seconde dagli scarti di produzione
4. una migliore qualità della vita all’insegna del benessere oggettivo e soggettivo e della Comunità.
L'evento si terrà Mercoledì 17 Maggio p.v. presso la Sede Confartigianato in via Matteotti snc, a Galatina (LE), a partire dalle ore 9:30.
Programma della giornata.
Dopo i saluti istituzionali del Comune di Galatina e di Luigi Derniolo, Presidente Confartigianato Imprese Lecce, interverranno e si alterneranno:
- dr. Paolo Marcesini, direttore del network di informazione Italia Circolare
- dr. Gabriele Cena, responsabile relazioni esterne della Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo (Cuneo)
- prof. Mario Fontanella Pisa, ricercatore della LIUC “Università Cattaneo” di Castellanza, consulente aziendale sulla sostenibilità e circolarità
- prof. Angelo Salento, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro presso l’Università del Salento.
Modera Ettore Bambi, responsabile progetti Confartigianato Imprese Lecce.
Ore 14.30 Confronto e dibattito
Desk Comune Galatina
Rete Punti Cardinali
feb162023
Il Club per l'UNESCO di Galatina e della Grecìa salentina e la Città di Galatina, aderiscono alla XIX Edizione di "M'illumino di meno", Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita sostenibili, che si terrà il 16 febbraio in tutta Italia, promossa e sostenuta dalla Trasmissione di RAI Radio 2 "Caterpillar".
In tale giornata si spegneranno le luci dei più importanti monumenti Italiani ed Europei, le luci delle abitazioni private, quelle degli Edifici della Pubblica Amministrazione, come gesto simbolico per promuovere il risparmio energetico.
Il Club per l'UNESCO di Galatina e la Città di Galatina aderiscono a tale iniziativa, spegnendo nella giornata di giovedì 16 febbraio le luci che illuminano i Monumenti più significativi della Città come ad es. le luci di Piazza San Pietro insieme alla facciata della Cattedrale, le luci di Piazzetta Cavoti e della facciata della Basilica di Santa Caterina.
Dal 2005, ogni anno, una trasmissione di Rai Radio2, Caterpillar, chiede ai suoi ascoltatori di spegnere tutte le luci che non sono proprio indispensabili alle 18 di un pomeriggio di febbraio, che da quest’anno sarà giovedì 16 febbraio. Festeggiamo il compleanno del Protocollo di Kyoto, il tentativo dell'umanità di salvare la Terra dalla distruzione indotta dai cambiamenti climatici. Un'iniziativa simbolica e concreta - spegnere le luci e testimoniare il proprio interesse al futuro dell'umanità - che è diventata subito molto partecipata: si spengono sempre le piazze italiane, i monumenti – la Torre di Pisa, il Colosseo, l'Arena di Verona -, i palazzi simbolo dell'Italia – Quirinale, Senato e Camera– e tante case dei cittadini. Si sono spenti per M'illumino di Meno la Torre Eiffel, il Foreign Office e la Ruota del Prater di Vienna. In decine di Musei si organizzano visite guidate a bassa luminosità, nelle scuole si discute di efficienza energetica, in tanti ristoranti si cena a lume di candela, in piazza si fa osservazione astronomica approfittando della riduzione dell'inquinamento luminoso. Dall'inizio di M'illumino di Meno, il mondo è cambiato. L'efficienza energetica è diventata un tema economico rilevante e le lampadine a incandescenza che Caterpillar invitava a cambiare con quelle a risparmio energetico, adesso, semplicemente, non esistono più. Tanti italiani hanno sul tetto di casa i pannelli fotovoltaici e tutti i governi del mondo hanno fatto altri accordi, a Parigi nel 2015, per ridurre i danni dei cambiamenti climatici.
M'illumino di Meno è diventata anche la festa degli stili di vita sostenibili, quelli che fanno stare bene senza consumare il pianeta. Con la Legge n.34 del 27 aprile 2022, il parlamento Italiano ha istituito la Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di vita Sostenibili che ricade nella data del 16 febbraio di ogni anno.
M’Illumino di Meno ha promosso e raccontato in radio la crescita di una grande comunità energetica composta da Associazioni, Scuole, Università, Istituzioni, e Persone che producono energia sostenibile in modi diversi, chi pedalando per andare a lavoro, chi installando pannelli fotovoltaici, chi coltivando l’orto. La Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita sostenibili è la festa di questa grande comunità energetica.
L’edizione 2023 mapperà il fenomeno crescente delle Comunità Energetiche rinnovabili, cioè di quelle alleanze di enti pubblici e cittadini che producono e distribuiscono energia da fonti alternative.
Il decalogo di M'illumino di Meno
Il 16 febbraio 2023 aderisci a M'illumino di Meno e fai comunità energetica! Come?
Club per l'UNESCO di Galatina
ott202023
Si è tenuto ieri a Galatina, presso il Teatro Cavallino Bianco, il primo degli incontri informativi organizzati da Terna per illustrare il progetto del nuovo Elettrodotto Italia-Grecia. L’opera è contenuta nel Piano biennale di sviluppo dell’Ente e collegherà i due Paesi con un doppio cavo a 380.000 V interrato (per 50 km) e sottomarino (per 250 km), con stazione di conversione corrente continua/alternata per la parte italiana a Galatina.
Erano presenti esponenti di diverse associazioni ambientaliste tra cui Italia Nostra Sez. Sud Salento (Mario Fiorella), Galatone Bene Comune (Antonio De Giorgi), Noi Ambiente e Beni Culturali (Marcello d’Acquarica)
Nella documentazione allegata alla proposta, tuttavia, non si evincono argomentazioni tecnico-scientifiche che giustifichino la realizzazione di tale infrastruttura, che si sommerebbe a quella esistente e realizzata una ventina di anni fa e che - si ricorda - solo grazie alla decisa opposizione delle associazioni ambientaliste e delle comunità locali fu convertita da devastante conduttura aerea, con decine di tralicci alti 36 metri, ad una interrata. Sono diversi gli aspetti che non hanno convinto gli ambientalisti presenti.
1.L’obiettivo di “rafforzare il ruolo dell’Italia quale hub elettrico del Mediterraneo” cozza violentemente con un elementare principio di pianificazione energetica, cioè quello di ragionare in termini di bacino per equilibrare domanda ed offerta di energia e annullare o ridurre gli scambi tra aree diverse, al fine di limitare perdite di trasporto e impatti ambientali, in un quadro di generazione distribuita;
2.L’altro obiettivo di “integrazione della produzione efficiente degli impianti alimentati da fonte rinnovabile non programmabile, con conseguente riduzione della over-generation” appare poco realistico, considerando che al contrario la generazione di energia da fonte rinnovabile è fortemente in ritardo rispetto agli obiettivi fissati dall’ultima PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima). Il Piano infatti si pone un obiettivo di copertura delle rinnovabili elettriche del 65% sui consumi finali di elettricità al 2030, mentre attualmente siamo al 30% circa, né si intravede come colmare tale gap, considerando l’attuale tendenza politica governativa al rilancio delle fonti fossili e del gas in particolare;
3.Il progetto prevede una nuova area di 7,5 ettari da adibire alla stazione di trasformazione nella campagna di Galatina, in un’area caratterizzata da valenza storico-culturali e costellata di insediamenti residenziali e ricettivi, mentre ignora il possibile riutilizzo almeno parziale della vicina centrale di trasformazione esistente, che resta ancora in gran parte inutilizzata;
4.L’approdo a mare interessa un’area delicata della costa di Melendugno, densa di emergenze storiche e archeologiche, che subirà gli impatti e le servitù conseguenti.
In definitiva, l’opera appare rispondente più a logiche di mercato legate agli scambi internazionali di energia elettrica, che a reali esigenze del territorio; da queste il territorio salentino rischia di ricevere solo impatti negativi, a fronte di vantaggi effimeri e miopi “compensazioni”, che però si teme scateneranno le bramosie delle amministrazioni locali.
I prossimi incontri informativi si terranno martedì 24 ottobre presso il Comune di Calimera e mercoledì 25 ottobre presso il Comune di Melendugno.
Galatone, 18 ottobre
Ing. Antonio De Giorgi
(settore energia Galatone Bene Comune)
dic082023
Martedì 28 novembre 2023, presso l'auditorium dell'Istituto "Laporta/Falcone-Borsellino" di Galatina, ha avuto luogo un interessante Convegno dedicato alle future prospettive energetiche del Salento, con l'obiettivo di individuare il giusto equilibrio tra la tutela ambientale e lo sviluppo economico del territorio.
Il seminario ha coinvolto le classi 4^ e 5^ degli indirizzi MANUTENZIONE E ASSISTENZA TECNICA e TECNOLOGICO-INFORMATICO, che hanno avuto l'opportunità di ascoltare gli interventi di prestigiosi relatori.
Dopo i saluti istituzionali affidati al Dirigente Scolastico Prof. Andrea Valerini, sono intervenuti il Dott. Antonio Donateo ricercatore del CNR-ISAC Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima, il Dott. Marcello Seclì referente di Italia Nostra ed, infine, il Dott. Silvio Maselli dell'azienda Hope SRL operante nel settore delle energie rinnovabili.
Per tutti gli studenti presenti, in perfetta aderenza al proprio piano di studi, l'attività formativa sarà certificata come alternanza scuola-lavoro e sarà annotata nel curriculum dello studente, anche ai fini dell'orientamento post-diploma come previsto dalle recenti Linee Guida Ministeriali.
Il Polo Tecnico-Professionale di Galatina, anche grazie ad appuntamenti come questo, punta ad ampliare sempre più la propria offerta formativa, nell'ottica di un costante dialogo con le realtà culturali ed imprenditoriali che operano sul territorio.
I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina
ott072010
Raimondo Rodia
fonte:galatina.blogolandia.it
apr062019
«Dei 500 milioni di euro che il Governo stanzierà in favore dei Comuni per opere di efficientamento energetico e sviluppo sostenibile, 21 milioni saranno destinati alla Puglia. Più nel dettaglio 6.750.000 euro saranno destinati a Lecce e provincia. Di questi, 130 mila euro andranno al Comune di Galatina». A darne notizia sono il deputato Leonardo Donno e il senatore Cataldo Mininno del Movimento 5 Stelle .
«È l’effetto della “norma Fraccaro” contenuta nell’articolo 31 del Decreto Crescita approvato dal Consiglio dei Ministri. L’obiettivo della norma - spiegano - è quello di finanziare gli investimenti sul territorio per favorire la crescita nell’ottica della sostenibilità. Le risorse, assegnate dal Ministero dello Sviluppo economico per un totale di 500 milioni nell’anno 2019 a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione, verranno erogate a tutti i Comuni in proporzione alla popolazione residente. Sono previste soglie contributive che vanno dai 50mila euro per i comuni con popolazione fino a 5mila abitanti ai 250mila euro erogati in favore dei comuni oltre i 250mila abitanti. (In allegato la ripartizione fondi nel Leccese con le somme che saranno stanziate per ogni singolo Comune).
Le risorse - proseguono i pentastellati - finanzieranno opere per promuovere il risparmio energetico negli edifici pubblici e per consentire l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Inoltre i Comuni potranno utilizzare i fondi anche per la messa in sicurezza degli edifici pubblici. Infine, si potranno finanziare progetti per la mobilità sostenibile e per l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Ogni singola amministrazione potrà finanziare una o più opere pubbliche a condizione che esse non abbiano già ottenuto finanziamenti e siano aggiuntive rispetto a quelle già programmate. Il contributo sarà corrisposto in due quote di pari importo. La prima sarà a titolo di anticipazione, mentre la seconda sarà erogata come saldo con le procedure previste dal Fondo Sviluppo e Coesione 2014-20, sulla base di specifiche richieste avanzate dal Mise e dopo l’esito positivo dell’istruttoria avanzata dal ministero. Le opere dovranno essere avviate dai comuni entro il 15 ottobre 2019, pena la perdita del beneficio economico. Le risorse saranno assegnate con decreto del Mise entro il 25 aprile.
Per la Puglia si tratta di un’occasione preziosa, una grandissima opportunità per avviare quel grande piano di messa in sicurezza del territorio che i Comuni e le Province non sono in grado di sostenere da soli».
dic102010
Con una lettera raccomandata inviata in data 30 novembre 2010 che aveva come oggetto ” istanza di intervento tecnico per il controllo dei progetti denominati "Gamascia1- Società Fotowatio Italia Galatina S.r.l. " e "Galatina – Società SunRay Italy S.r.l." indirizzata al sindaco e per conoscenza all’assessore al ramo Carmine Spoti, ed inoltre a Maria Grazia Sederino Consigliere Comunale con delega all'Energia da fonti rinnovabili, il comitato ” I dialoghi di Noha ” a contestato la scelta di invadere il territorio con campi sterminati di silicio. Ma ecco il testo della missiva ” Gentilissimo Signor Sindaco e gentilissimi arch.tto Maria Grazia Sederino e avv. Carmine Spoti, con la presente, il Comitato "I Dialoghi di Noha", con i suoi degni rappresentanti Marcello D'Acquarica, Antonio Mellone, che supportati da oltre 350 cittadini che ne hanno condiviso le battaglie, lottando contro le facili concessioni volte a distruggere centinaia di ettari di campagna ( come per esempio le ben 11 concessioni "furbescamente" attigue in Contrada Roncella ), si appellano alle Vostre Autorità affinché vengano autorizzati ed eseguiti in tempi brevi, da parte degli enti tecnici competenti, come già avvenuto per la concessione in area Duca, i controlli dei progetti in oggetto, come prescritto nelle norme di sicurezza delle Autorizzazioni Uniche pubblicate sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 90 del 20.05.2010 di SunRay S.r.l. e n. 148 del 23.09.2010 di Fotowatio S.r.l. Fra le condizioni poste sui Bollettini indicati, è spesso presente il diniego dell'uso del cemento (vedi per es. al punto 15 di pag. 14665 del B.U.R.P. n. 90), cosa che contrasta fortemente con la probabile costruzione di una mega centrale elettrica su piattaforma in cemento armato volturata dalle due società suddette in favore di TERNA – Rete Elettrica Nazionale S.p.A. Sono tante le potenziali incongruenze da verificarsi in corso d'opera.
A titolo esemplificativo si citano alcune: i possibili ritrovamenti archeologici; la corrispondenza ai dettami che riguardano il divieto dell'uso di prodotti chimici; l'autorizzazione allo scavo di pozzi per l'utilizzazione delle acque sotterranee; il controllo delle piantumazioni perimetrali; le distanze dal ciglio strada e dalle abitazioni; la recinzione, che deve essere realizzata lasciando ogni 10 metri varchi delle dimensioni di 40×40 cm, o in alternativa la rete deve essere posta ad un'altezza di 30 cm dal suolo, al fine di consentire il passaggio di animali selvatici; la costruzione delle piste provvisorie all'interno dell'area, che invece sembrano essere state fatte in modo definitivo; i termini di inizio, completamento e collaudi; le eventuali depressioni morfologiche soggette a fenomeni alluvionali; gli scavi dei cavi-dotti di attraversamento delle S.P. 41 e 47; l'autorizzazione per gli eventuali tagli di piante di origine naturale e non, e la salvaguardia dei muretti a secco presenti sul confine delle aree delle società interessate. In riferimento all'articolo 9 del Bollettino n. 90, che dice:
…il controllo e le verifiche sono demandate al Comune, la Regione Puglia Servizio Energia, Reti e Infrastrutture materiali per lo sviluppo si riserva ogni successivo ulteriore accertamento…, chiediamo, quindi, che siano monitorate, mediante l'Ufficio Tecnico e la vigilanza edilizia, le attività degli impianti relativi alle Autorizzazioni Uniche rilasciate alle Società SunRay Italy S.r.l. ed alla Società Fotowatio Italia Galatina S.r.l. “.
Pare che in risposta alla lettera proprio oggi a detta del consigliere comunale Pepe si svolgeranno i controlli, da parte delle autorità comunali preposte, calendarizzati e programmati per venerdì 10 dicembre. Vi terremo sicuramente informati sui risvolti e controlli e sopratutto sulle scelte finali dell’amministrazione comunale Coluccia riguardo l’impianti in questione, ricordando, come già l’attuale amministrazione si sia spesa in favore di questi progetti, in cambio di ammodernamenti e costruzioni di nuovi canili comunali, oppure la manuntenzione delle villette cittadine S. Francesco in centro e Giovanni Fedele nel rione Italia.
Raimondo Rodia
http://galatina.blogolandia.it/
apr082016
Andrò a votare al Referendum sulle trivelle perché m’hanno detto che è inutile, e io non credo ad una virgola di quello che dichiarano politicanti, giornalisti al seguito, megafoni collusi con il banditismo al potere.
Io andrò a votare al Referendum di domenica 17 aprile perché mi repellono l’ignavia cittadina, il torpore civile, l’anestesia popolare, e so quanto l’astinenza democratica sia causa efficiente della contraffazione culturale in corso, peccato originale di ogni forma di aggressione all’ambiente.
Andrò a votare il 17 aprile perché non voglio darmi per vinto, e perché se saremo in tanti avremo modo di dimostrare chi è il superfluo in questa partita: il governo o il popolo.
Domenica 17 aprile io voterò SÌ al Referendum perché voglio che le concessioni per estrarre petrolio dal mare entro le dodici miglia marine (e sarebbe giusto anche oltre) non vengano prorogate dopo la loro scadenza: meglio dire basta, preferibile farle smantellare piuttosto che lasciarle in mare sine die per fare ruggine e anche qualcosa di peggio.
Voterò SÌ perché già oggi tre su quattro delle piattaforme petrolifere entro le dodici miglia non pagano le royalties (in Italia pari al 10% al barile, tra le più basse al mondo, mentre in Canada sono al 45% e in Norvegia all’80%) in quanto, pur eroganti, producono così poco petrolio da rimanere nella franchigia di esenzione.
Io voterò SÌ al Referendum perché non sopporto il ricatto occupazionale, l’autoritarismo cognitivo, l’ambiguità terminologica, le strategie mistificatorie, il profitto multinazionale, e il grande inganno dell’oro nero che devasta la terra, avvelena le acque, rende pestifera l’aria, e prepara le valigie a migliaia di giovani.
Voterò SÌ al referendum sulle trivelle perché è un mio diritto, e perché tocca anche a me oppormi al governo delle lobby, al sottogoverno delle mafie, ai comitati d’affari, e ai fidanzati ministeriali.
Voterò al Referendum e voterò SÌ, perché voglio una politica energetica alternativa agli idrocarburi fossili, e perché è possibile un nuovo modello sociale fondato su cooperazione solidale, democrazia diretta, fonti rinnovabili, stoccaggio di energia e reti intelligenti.
E infine voterò SÌ perché con la sua bella enciclica sul creato me lo ribadisce esplicitamente anche papa Francesco: Laudato SÌ.
Questi i miei SÌ.
Siate fecondi: leggeteli e moltiplicateli.
Antonio Mellone
ott232010
Convegno Energia a perdere.
Basta con la ¡°corsa all¡¯oro¡± delle energie rinnovabili incompatibili con l¡¯ambiente, il paesaggio e il patrimonio storico-culturale del Salento
Melpignano, 23 ottobre 2010
ore 9.00 ¨C 19.00
Mediateca Comunale 'Peppino Impastato'
Con il patrocinio del comune di Melpignano
Con il patrocinio del Consiglio degli Studenti dell'Universit¨¤ del Salento
Mattina: ore 9.00 ¨C 12.30
Saluti
Interventi di:
moderano: Elisabetta Zamparutti ¨C Sergio D'Elia
Rinfresco ¨C ore 12.30
Pomeriggio ¨C ore 14.00 ¨C 19.00
Interventi di:
moderano: Antonio Bonatesta, Giuseppe Napoli, Angela Curcio
In occasione del Convegno, il Coordinamento Civico per la Tutela del Territorio e della Salute dei Cittadini consegner¨¤ a Vittorio Sgarbi il ¡°PREMIO PER L¡¯IMPEGNO CIVICO 2010¡å per l¡¯azione profusa contro la devastazione del territorio della Sicilia occidentale da parte dell¡¯installazione selvaggia di pale eoliche, rischio che attualmente corre il Salento con la desertificazione eolico-fotovoltaica.
lug132010
È stata la passerella dell' Italian-Style Marriage in Apulia il primo evento organizzato dalla Puglia all'Expo di Shanghai 2010, di cui la Regione sarà ospite del Padiglione italiano fino al 7 luglio.
Più di 40 abiti da sposa -realizzati in seta, pizzi, shantung e organza di eccellente qualità- hanno mostrato l'originalità e la creatività degli atelier italiani. La sfilata, che si è tenuta nella piazza ''Joy of Living'' del Padiglione italiano, ha presentato al pubblico gli abiti da sposa più eleganti e alla moda di questa stagione. Gli atelier protagonisti della sfilata, ripresa dalle principali tv cinesi, erano Azzurra Collezione, Bellantuono, Giovanna Sbiroli, Rossorame, Ninfe Collezioni Sposa, Anna Primiceri Spose e Gianni Calignano.
''Ci auguriamo che i visitatori dell'Expo colgano l'opportunità di conoscere in modo più approfondito la Puglia attraverso questa mostra regionale, che permetterà loro di scoprire maggiormente la cultura italiana'', ha dichiarato Beniamino Quintieri, Commissario Generale del Governo per l'Expo di Shanghai 2010.
Per Quinteri "la Puglia incarna perfettamente il tema dell'Expo 'Better City Better Life'. È una terra dai paesaggi meravigliosi, dove le tradizioni antiche, la storia e la cultura convivono con le tecnologie più moderne e innovative in termini di attenzione all'ambiente, di sostenibilità ed energie rinnovabili. E' certamente una realtà che ha molto da offrire e siamo lieti che sia nostra ospite in questa sfida internazionale che è Expo 2010''.
La regione si è si presentata a Shanghai con un bagaglio ricco di creatività e innovazione, in settori che vanno dalla moda, al cinema e alle energie rinnovabili.
Oltre alla sfilata di abiti nuziali, nelle due settimane di permanenza a Shanghai la Regione ha in serbo un fitto programma di appuntamenti. Visitando il padiglione del nostro paese all'Expo, che ha già attratto oltre 2 milioni di persone, il presidente Nichi Vendola ha ufficialmente inaugurato lo spazio dedicato alla Regione, sottolineando come il padiglione "rispecchia al meglio l'Italia che lavora innova e crea, in una parola il Made in Italy che vince nel mondo, e si presenta in Cina nella sua veste migliore".
fonte http://whymoda.blogosfere.it
dic172011
Non è solo l'occasione per un ampio e approfondito momento di riflessione interna, sul piano associativo, dal momento che si procederà all'elezione delle nuove cariche sociali.
Il congresso, infatti, è inteso come un ulteriore momento di collegamento e di confronto con le altre presenze organizzate sul territorio, in primo luogo associazioni e comitati. Sarà infatti l'occasione per discutere delle importanti battaglie condotte in questo anno e mezzo e individuare le nuove emergenze, i nuovi temi e le nuove sensibilità che dovranno entrare nella nuovo documento congressuale.
In questo anno e mezzo Save Salento non ha mancato di affiancare, con interventi ad adiuvandum presso le sedi giurisdizionali del TAR e del Consiglio di Stato, il Comitato 275 nella delicata questione della statale 275 e l'amministrazione comunale di Veglie contro la costruzione di un megasansificio, letale per la salute dei cittadini.
Ma la funzione di presidio territoriale e di sentinella democratica è stata svolta soprattutto nella complessa e ambigua vicenda del comparto 13 di Santa Cesarea, dove un'intera porzione di costone, tra i più belli della Puglia, rischiava di essere inghiottito dal cemento e da piani di lottizzazione la cui validità è apparsa da subito dubbia.
Anche nel campo energetico, Save Salento non ha mancato, in questo anno e mezzo, di segnalare da una parte le contraddizioni di un processo di riconversione delle fonti energetiche da fossili a rinnovabili che, a fronte della devastazione dell'ambiente e del paesaggio portata dal fotovoltaico e dall'eolico, non è stato in grado di liberarci da presenze quali le centrali elettriche di Brindisi. I casi del fotovoltaico proposto a Cutrofiano da Legambiente o dell'eolico di Vernole e Castrì, testimonia dell'impegno dell'associazione.
Al congresso interverranno anche i radicali Sergio D'Elia ed Elisabetta Zamparutti, quest'ultima membro della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, che, attraverso le tante interrogazioni in Parlamento, ha svolto un importante opera di traduzione delle battaglie dal livello locale a quello centrale.
Con il congresso di Save Salento, partirà anche un altro importante processo costitutivo, quello del Comitato per la Tutela di Porto Miggiano che, nelle settimane prossime approfondirà la riflessione, attraverso un ampio processo partecipativo, sulla natura dell'impegno e della struttura associativa dell'importante presidio.