feb012016
Ogni volta che miro e rimiro quel pezzo d’affresco antichissimo comparso sulla parete nord del muro delle cantine del castello di Noha, mi convinco sempre di più che non si tratta di uno scorcio dell’imperitura arte bizantina - come qualcuno ha pure ipotizzato -, non fosse altro che per le movenze.
L’immagine apparsa, infatti, non è quella di un cavallo fermo, imbalsamato, statico, ma quella di un corpo mosso, come in un ritmo di danza equestre o circense. Quello che sbuca dalla vetusta superficie superstite di quel muro, conservato intatto nel corso dei secoli al netto delle abrasioni causate dall’umidità e dal tempo, si presenta come un cavallo rampante, imbizzarrito, pieno di energia, più un destriero che un palafreno.
L’arte bizantina, all’opposto, non cercava l’uomo, o la natura, né emozioni e sentimenti umani: cercava l’esaltazione del pensiero divino nella forma delle icone ripetute, perfette, immobili. Il bizantino era costante e perpetua ricapitolazione; era replica di modelli ieratici, iconografie e riti per i quali non era previsto rinnovamento, né ricerca dell’uomo, né emozioni, né passioni terrene, ma soltanto perfezione degli schemi, dei tipi, stavo per dire prototipi.
Come si legge nei manuali di Storia dell’Arte, i canoni del bizantino sono “la religiosità, l’anti-plasticità, e l’anti-naturalismo”, sono “appiattimento e stilizzazione delle figure, volte a rendere una maggiore monumentalità ed un'astrazione soprannaturale” (cfr. Wikipedia).
gen252016
Bello! Vedo che in occasione del presepe vivente, con l’obiettivo di far conoscere meglio i beni culturali di Noha, ogni volta si scopre qualcosa di nuovo e di importante.
L’anno scorso, (Natale 2014), mi accorsi che faceva bella mostra di sé, appoggiata per terra all’ingresso della “Casa Rossa” messa lì apposta, ma forse non notata, un’antica pietra circolare che sicuramente fu un coperchio delle fosse granarie che a Noha erano scavate nella roccia in località cisterneddhra, risalenti probabilmente al tempo dei monaci basiliani, il che vuole dire prima dell’anno mille.
Quest’anno (Natale 2015) abbiamo avuto la gioiosa sorpresa di vedere un affresco sull’antico muro del Castello. Veramente anche nella Masseria Colabaldi mi aspettavo di vedere qualche icona bizantina nel conventino dei basiliani o nella chiesetta di Santu Totaru. Forse il degrado ha avuto la meglio e tutto è scomparso.
L’affresco di quest’anno è una testimonianza in più che conferma l’antichità della nostra cittadina. Senza voler entrare nel merito del valore artistico, dell’autore e di quando è stato fatto (per il momento si può fare solo ipotesi), volevo presentarvi le mie considerazioni.
gen192016
Il primo giorno dei preparativi per la chiusura e il ritiro di tutti gli elementi della scenografia del presepe vivente dal giardino del palazzo baronale di Noha, mi decisi di fare un sopralluogo. Stavolta alla luce del sole.
Avevo notato che sul muro lato ovest della torre, e precisamente quello che guarda su vico Pigno (oggi via), persiste una fascia che parte dall’angolo ed è sporgente dal profilo della muraglia di circa una ventina di centimetri. La sporgenza parte dall’alto con un lieve distacco e scendendo a filo terreno si allarga fino ai venti centimetri alla base.
A guardare attentamente questo lato del muro si evince che è stato rimaneggiato pesantemente, probabilmente per sistemare alla meglio uno sgarramento.
Ho pensato che a quel profilo leggermente sporgente potrebbe esserci stata una continuazione del muro, magari a scarpata, giusto per rafforzare quell’angolo del maniero che era il più esposto agli assalti e quindi doveva essere il più resistente.
gen182016
Abbiamo chiesto un parere ad Angela Beccarisi sul misterioso affresco spuntato per caso su di un muro del Castello di Noha. Ecco le sue prime impressioni scaturite dopo il sopralluogo della dottoressa esperta in Beni Culturali, autrice di diverse pubblicazioni di storia e arte locali.
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Tanti interrogativi pone la scoperta di un piccolo affresco segnalato da Marcello d' Acquarica e l'Associazione Presepe Vivente di Noha, su un muro prospiciente l'attuale giardino del palazzo baronale di Noha ( fraz. Di Galatina).
Sulla stessa area sorge una torre merlata presumibilmente del XIII secolo, quando Noha viene citata in un documento del 1292 come casale, ovvero villaggio privo di mura. Da quella data, però, di fatti ne sono accaduti e il giardino del palazzo baronale e relative costruzioni hanno visto pesanti cambiamenti. Non ultimo la creazione di un pozzo artesiano tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso per la famosa distilleria Galluccio di Noha, produttrice di brandy, nel mezzo di detto giardino e la creazione di un aranceto negli anni Cinquanta che ha portato all'innalzamento di circa un metro del terreno.