feb292024
Presentazione del mio libro "LA MALATTIA E' SOLO LA PUNTA DELL'ICEBERG" che si terrà sabato 2 marzo alle ore 18 presso la sala conferenze Ex Convento delle Clarisse in piazzetta Galluccio a Galatina.
Intervista a cura di Antonio Torretti e intermezzi musicali di Valentina Marra.
Dott.ssa ENRICA MARIANO
feb292024
Sabato 2 Marzo alle ore 17.30 Levèra ospita la "Stazione Meteo Galatina", giovani cittadini che da qualche anno monitorano l'andamento climatico del nostro territorio.
Verrà esposto ai presenti il report 2024 e si discuterà delle buone pratiche per una vita più green.
Vi aspettiamo.
Circolo Levèra
feb292024
Oggi venerdì 1 marzo alle ore 18:00, nella Sala conferenze dell’ex Palazzo De Maria, in Corte Taddeo, è in programma un primo di tre incontri che l’Università Popolare dedica alla poesia: l’evento odierno, che sarà introdotto dalla Vice Presidente Maria Rita Bozzetti, prevede una relazione del prof. Antonio Lucio Giannone su “Giuseppe De Dominicis (Capitano Black) e la poesia dialettale dell’Ottocento”.
Nei successivi incontri saranno illustrate “Le voci della poesia religiosa” a cura della poetessa Maria Rita Bozzetti e verrà analizzata “La linea poetica salentina: appunti ed ipotesi di lavoro” a cura di Simone Giorgino.
Ritornando alla conferenza odierna, nasce ovvia la domanda: chi era Capitano Black?
“Lo chiamavano Capitano Black scriveva poesie, avrebbe avuto molto da raccontare e regalare al Salento e al mondo della letteratura, perché i suoi versi, rigorosamente in vernacolo piacevano, viaggiavano lungo una saggia scia di ironia, raccontavano la condizione umana al di là del verso strappando un sorriso e una riflessione.
Ma il Capitano Black, Giuseppe De Dominicis, non ha vissuto abbastanza a lungo da sapere come sarebbe andata a finire, perché a soli 35 anni ha salutato la vita, consegnando il suo nome alla storia della letteratura.
Giuseppe De Dominicis nasce l’11 settembre 1869 a Cavallino, e viene avviato alla vita da pastore, lavoro che, un po’ per la tenera età, un po’ per la sua indole, svolge senza alcun entusiasmo. Dentro sente il bisogno di mantenere saldo il rapporto con il vernacolo, così decide che sarà quella la lingua in cui scriverà.”
Nel 1982 pubblica “Scrasce e Gersumini”, la sua prima raccolta poetica in vernacolo, con prefazione di Sigismondo Castromediano. Sarà un successo, tanto che nel 1893 pubblica “Canti de l’autra vita”.
Antonio Lucio Giannone, professore emerito di Letteratura italiana contemporanea dell’Università del Salento, è stato nostro ospite in più occasioni e abbiamo avuto pertanto già modo di apprezzare la sua fine e profonda cultura. Nella presentazione di due volumi scritti di recente in suo onore, quale tributo al suo insegnamento universitario e ai suoi studi, si afferma come il loro titolo, “Metodo e passione”, connoti il suo magistero di contemporaneista rigoroso e appassionato: “da un lato, la passione, in quanto connotazione etica di un bisogno estetico e di storia; e dall’altro, il metodo, in quanto attenzione esaustiva al testo, nel segno di una indefettibile dedizione ad esso, alle sue peculiarità e specificità. A questa armoniosa integrazione ha sempre ispirato la sua lunga e operosa fedeltà di studioso.”
Mario Graziuso
feb282024
feb272024
È di questi giorni un Avviso Pubblico per l’individuazione di un esperto tematico, il quale avrà il compito di supporto delle strutture comunali del settore delle attività culturali, spettacolo, turismo e marketing territoriale. Inoltre dovrà coadiuvare l’attività amministrativa nella ricerca e partecipazione a bandi al fine di ottenere risorse utili alle casse comunali.
La notizia mi lascia perplessa perché fino a prova contraria è il ruolo a cui sono chiamati gli assessori, che percepiscono un compenso, e i consiglieri che a tutti gli effetti fanno parte dell’Amministrazione Comunale. In più, da qualche settimana, a Galatina vi è uno staff personale del sindaco, composto da tre persone, tutte stipendiate, le quali hanno competenze di marketing e cultura. Allora, mi chiedo, perché questa nuova spesa per le casse comunali? Perché andare ad elargire ancora incarichi all’esterno? Forse perché dall’interno non sono stati capaci di lavorare bene in questi due anni? Si lamentano sempre che richiamiamo alla memoria la storia dell’Amministrazione Amante, ma ci preme sottolineare che la nostra amministrazione ha reperito, senza aiuti esterni, numerosissimi finanziamenti comunitari o regionali da cui sono partiti lavori che sono sotto gli occhi di tutti.
Mi chiedo ancora dove sono gli assessori competenti? Dov’è l’assessore ai Lavori Pubblici? Cos’ha prodotto? E l’assessore che ha il compito di badare all’Attuazione del Programma, chiamato proprio perché in quanto ex parlamentare conosceva bene i sistemi dei bandi, che fine ha fatto? Cos’ha prodotto per Galatina?
feb272024
E’ stato l’ex convento delle Clarisse in Galatina ad ospitare un dibattito di grande interesse sull’Autonomia differenziata. Gli ospiti, qualificatissimi, convenuti a relazionare di fronte ad una platea eterogenea hanno ricevuto in apertura i saluti del Direttivo di Galatina al Centro e quelli istituzionali del sindaco della città, Fabio Vergine.
Non poteva che generare diversità di posizioni, né poteva essere altrimenti per la complessità e l’importanza del tema proposto, la tavola rotonda organizzata, a tutto campo, da Galatina al Centro.
Gli effetti che potrebbero derivare dall’approvazione del disegno di legge sull’autonomia differenziata, cavallo di battaglia di una parte politica governativa, sono stati oggetto di contrastanti valutazioni bipartisan nell’arco della serata da parte dei presenti in sala.
Tra discordanze del pubblico e dissenzienti per vocazione meridionalistica (tra i relatori), nonché di quella parte sodale non ciecamente allineata, ma ben disposta a modifiche migliorative dell’impalcatura della riforma, la tavola rotonda ha preso il volo.
Dubbi e inquietudini espressi da un versante politico verso una riforma penalizzante per il Meridione aleggiavano nell’aria della sala.
Certezze, riduzione degli sprechi, modifiche ed aggiustamenti in corso, tesi a garantire l’uniformità dei servizi da offrire ai cittadini da Nord a Sud della penisola, venivano invece esternati dal rappresentante filo governativo.
I Pro e i Contro derivanti dalle varie tesi esposte sono stati accolti da una platea in sintonia con le proprie convinzioni politiche e contestati garbatamente da un botta e risposta tra relatori e pubblico uditore al termine del convegno.
Tavolo dei relatori di alto spessore con le presenze della Senatrice, ex ministro ed ex europarlamentare, Adriana Poli Bortone, del professore di Diritto amministrativo presso l’Università del Salento, Pier Luigi Portaluri, del Consigliere regionale della Lega, avvocato e docente universitario, Fabio Saverio Romito, del giornalista e saggista, Claudio Scamardella, già direttore del “Nuovo Quotidiano di Puglia” nobilitato da un intervento come sempre appassionato di un lucidissimo senatore Giorgio de Giuseppe.
Il dibattito si è incentrato sui LEP, i livelli essenziali di prestazione che servono a definire le “soglie minime di rispetto dei diritti civili e sociali” tutelati dalla Costituzione e da garantire in tutto il Paese.
L’intervento del professore Pier Luigi Portaluri, uno dei 62 saggi componenti il CLEP(Comitato per i livelli delle prestazioni essenziali) presieduto dall’illustre costituzionalista prof. Sabino Cassese, voluto dal Governo Meloni per un necessario approfondimento sui LEP e sull’autonomia differenziata, è stato di particolare rilevanza tecnica preceduto da un assioma: quei diritti civili e sociali non possono essere considerati di destra o di sinistra ma sono di tutti i cittadini italiani.
Le difficoltà nel definire i LEP, commenta Portaluri, oggi ancora strutturalmente virtuali, sono legati a due fattori;
-al metro di paragone uniforme per riuscire a misurare prestazioni e costi
-al continuo ricalcolo delle risorse per mantenere adeguati livelli di servizi in tutto il Paese a causa delle difficoltà della sostenibilità economica.
feb262024
Eccoci di nuovo noi battezzati invitati a vivere la Quaresima.
Ma cos’è ? Certo, una parola questa che non suscita entusiasmi.
Viviamo in un mondo distratto delle cose dello spirito. Il carnevale è molto più incisivo e presente. Alle persone più mature questo termine richiama alla mente immagini piuttosto cupe, immagini di severe penitenze, di rinunce, di insistenti considerazioni sul proprio peccato. Oggi, quasi neanche ce ne accorgiamo che è Quaresima.
Anche la Chiesa ha ridotto le forme di penitenza pubblica: un po’ di digiuno e astinenza dalle carni il mercoledì delle Ceneri e il venerdì santo, e privarsi della carne ogni venerdì fino a Pasqua: tutto questo come segno di attenzione per evitare i peccati. E’ il caso di dire che il Signore si accontenta anche delle briciole.
Quando ero piccolo la tradizione alimentare del periodo Quaresimale era caratterizzata da grande moderazione: infatti venivano eliminati dalle tavole la carne (che comunque a casa mia si mangiava solo due o tre volte l’anno), le uova, i latticini e i loro derivati. Sulla pasta, invece del formaggio grattugiato si metteva pane crattatu. Tali privazioni terminavano durante la Settimana Santa quando si preparavano i dolci tipici pasquali, tra questi la "Cuddhrura", dolce di forma circolare, con dentro un uovo sodo con tutto il guscio, che i fidanzati regalavano alla loro ragazza nel giorno della Resurrezione.
Per la Quaresima lungo i secoli si sono sviluppate pie pratiche e si sono aggiunte manifestazioni popolari. La parola stessa vuol dire “quaranta giorni”, che poi, se li contate, dal mercoledì delle ceneri fino a Pasqua sono più di quaranta. Anzi prima della riforma liturgica programmata dal Concilio Vaticano Secondo (1962-1965) c’era anche la quinquagesima (50 giorni), la sessagesima (60 giorni) e la settuagesima (70 giorni): parole queste ormai abolite. Quaresima (40 giorni dunque) è solo per dire a chi è battezzato che bisognerebbe dedicare un periodo di tempo abbastanza lungo per prepararsi spiritualmente alla Pasqua.
Chi scrive questi ricordi ha in mente altre usanze che sono esistite e vissute anche a Noha. Ve ne ricordo qualcuna, anzi diciamo subito che alcune sono ancora vive e vegete pur con delle varianti.
La Curemma
Possiamo cominciare dalla Curemma. Ai tempi della mia infanzia si usava esporre sui balconi o sulle terrazze un fantoccio, simbolo dell’inizio della Quaresima e della fine del Carnevale. Il fantoccio raffigurava una vecchia signora, magra e orrenda, tutta vestita di nero in segno di lutto per la morte del Carnevale. Nella mano destra aveva un filo di lana con un fuso, simboli della laboriosità e del tempo che scorre, e nella sinistra una marangia con dentro infilate sette penne di gallina per quante erano le domeniche mancanti dalla Quaresima alla Pasqua. L'arancia amara (o marangia) con il suo sapore acre rappresentava la sofferenza, e le sette penne, le settimane di astinenza e sacrificio antecedenti la Pasqua. Ad ogni scorrere di settimana si toglieva una penna. Alla fine del periodo, esaurito il filo da tessere, con la marangia ormai secca e le penne esaurite, la curemma veniva rimossa dal terrazzo e appesa a un filo su di un palo. Una volta, quando la Pasqua di Resurrezione si celebrava la mattina del sabato santo, nel momento della caduta dellu mantu o pannu e il suono delle campane annunciava la Resurrezione, veniva bruciata con scoppi di mortaretti tra l’allegria di tutti, mentre il fuoco annunziava il periodo di purificazione e salvezza.
feb262024
Il 26 febbraio del 2010 a Kabul, moriva, eroicamente, il funzionario dell’AISE (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) Pietro Antonio Colazzo, galatinese, classe 1962.
Quel maledetto giorno si trovava al "Park Residence Guesthouse", a pochi passi dall'ambasciata italiana, insieme ad altri 4 funzionari dell'Agenzia, quando lo scoppio delle bombe scatena un inferno di vetri rotti e fiamme. Pietro, che aveva rapporti con i vertici della polizia e dei servizi segreti locali, allerta i soccorsi. L'attacco, come sa bene, non è finito e infatti uno sciame di kamikaze si infiltra nell'albergo. Lo scopo è quello di ferire il più alto numero di vittime a colpi di fucile e pistola e poi, farsi saltare con la cintura esplosiva. Colazzo resta dov'è con la pistola in pugno a proteggere la fuga degli altri quattro agenti, che riescono a mettersi in salvo. Quando la sua morte viene comunicata insieme a quella di altre 18 vittime, le informazioni sono confuse. Alcuni dicono fosse un medico, altri, un diplomatico. È la vita segreta degli 007, nell'anonimato fino a che la morte non arriva a rendere loro quell'onore di cui in vita, non si sono potuti fregiare. La sua salma torna in Italia per i funerali di Stato mentre, contrito, il generale afghano Abdul Rahman parla di lui come “un uomo coraggioso” che ha fornito informazioni precise grazie alle quali la polizia è stata in grado di portare al sicuro, sani e salvi, altri quattro italiani. Il 25 giugno 2010 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito a Pietro Antonio Colazzo la Croce d’Onore alla memoria con queste motivazioni: «Funzionario dell'Aise, operante nell'ambito di una struttura informativa a supporto dei comandi militari nazionali e multinazionali e a salvaguardia degli interessi italiani in Afghanistan, nel corso di un attacco terroristico veniva raggiunto da fuoco nemico e dall'onda d'urto di una potentissima esplosione, decedendo per le ferite riportate. Nella circostanza, nonostante fosse oggetto del fuoco dei terroristi, non desisteva dalla sua azione, fornendo preziose indicazioni alle forze di sicurezza afghane in procinto di
feb262024
Lunedì 26 febbraio alle ore 18:00, nella Sala conferenze dell’ex Palazzo De Maria, in Corte Taddeo, la programmazione dell’offerta formativa dell’Università Popolare “Aldo Vallone” prevede un secondo incontro con la prof.ssa Marisa Forcina sul tema: “Pensare nella differenza, pensare nella libertà”.
L’evento sarà introdotto dal Presidente Mario Graziuso.
Marisa Forcina, nostra concittadina, è stata docente di Storia delle dottrine politiche all’Università degli Studi di Lecce, poi del Salento, dal 1980 al 2020, e ha ricoperto l’incarico di Delegata del Rettore alle Pari opportunità per tre mandati, dal 2001 al 2019.
Le sue ricerche hanno messo a fuoco il valore della soggettività femminile in rapporto al pensiero e alla politica, evidenziando come la differenza sessuale contribuisca a rinnovare e trasformare il pensiero tradizionale nella riformulazione della giustizia, dell’uguaglianza, della libertà, dell’autorità e della cittadinanza.
Dopo aver sviluppato nel precedente incontro un’analisi storica del pensiero della differenza, in quello odierno presenterà alcune figure di particolare rilievo che hanno contribuito alla diffusione della teoria e della prassi della differenza, come Hanna Arendt, Simone Weil e Françoise Collin.
A quest’ultima ha dedicato il suo ultimo lavoro editoriale dallo stesso titolo delle nostre due lezioni.