I nostri interventi su questo sito rimasti senza e-sito, a proposito della famosa Trattativa “Cabina Elettrica – Ex Scuola Ristrutturata Anzi No”, dimostrano, semmai ce ne fosse il bisogno, che a Galatina, oltre al resto, abbiamo anche un assessore ai Lavori Pubici che sembra si sia dato alla macchia come un qualsiasi latitante allo sbaraglio.
Il fuggitivo o smemorato di assegno (di 1.300.000 euro di soldi nostri pagati per una ristrutturazione da incorniciare in una lapide, magari mortuaria) ci aveva assicurato che tra “giugno e settembre 2014” questa cabina in muratura avrebbe finalmente visto la luce.
Invece, ad oggi, questa benedetta luce non l’ha ancora vista né la cabina né noi né i poveri avventori di quell’edificio scolastico, che vien fatto funzionare alla men peggio dagli eroi addetti, grazie all’arte dell’arrangiarsi e per il tramite di un “transitorio” allaccio di cantiere (o candeliere o braciere o incensiere, a seconda delle circostanze e delle esigenze).
A dirla tutta, un po’ di colpa ce l’abbiamo anche noi per aver dato retta alle parole di un signore, il suddetto novello Assessore alla Felicità, che evidentemente non lesina promesse che hanno la stessa valenza delle circonlocuzioni proferite da un televenditore di cravatte, panettoni, padelle antiaderenti o materassi antidecubito (ma almeno in questi casi il consumatore avrebbe il diritto di ripensamento entro otto giorni: qui no).
Ora, giunti a questo punto, prima di perdere del tutto le speranze, visto che l’appello al consigliere Carlo Gervasi pare caduto nel vuoto e che l’opposizione-chiamatemi di Noha sembra venuta prematuramente a mancare all’affetto dei suoi cari, ci rivolgiamo come ultima spiaggia agli “attivisti” del locale circolo PD, quelli che si riuniscono nella fu-casa del popolo di piazza San Michele. I quali, salvo errori, pare abbiano creduto o forse credono ancora alle parole del loro assessore di fiducia, Mr. Coccioli, che sembra sia addirittura più volte venuto in trasferta a Noha ad incontrarli di persona (forse per prenderli meglio in giro guardandoli negli occhi, e a chilometri zero).
Ora crediamo che questi cittadini di Noha, in un sussulto di autostima, potrebbero per un attimo attivare le loro funzioni cerebrali, senza esagerare s’intende, e convocare il compagno-assessore indirizzandogli parole affettuose del seguente tenore: “Caro Assessore ga-latitante, siamo stanchi di passare per gli zimbelli di piazza San Michele, l’agorà che ha preso, e non solo metaforicamente, le fattezze di una natura morta cubista (il riferimento all’asfalto sconnesso, all’orologio fermo e alla torre decadente è puramente causale). Noi non vogliamo più comportarci come Ponzio Depilato pronto a lavarsi pragmaticamente le mani, se è vero come è vero che persino noi, su questa storia della cabina elettrica, abbiamo le scatole piene. Cosa credi, che siamo proni a tutto? E che l’acronimo del nostro PD stia per Perduta Dignità? E infine che tutti, ma proprio tutti i nohani abbiano l’anello al naso o che siano de coccio-li?
Caro Assessore, permettici di rivolgerti un’ultima ma riepilogativa domandina semplice semplice: non è che per caso ci hai presi per il culo?”
P.S. Sabato primo novembre scorso, nei pressi del cimitero di Noha, è stato avvistato il sindaco Montagna in compagnia di un nugolo di cortigiani. Sarà forse per l’omaggio al loculo ignoto.
Antonio Mellone
Si può scegliere quando morire? Purtroppo no! La morte spesso arriva inaspettata, qualcuno dice che si tratti di destino. Può darsi che sia così, la morte legata al destino. Non può essere altrettanto legato al destino non trovare uno spazio disponibile per il riposo finale nel cimitero di appartenenza. Questo è quanto succede nel piccolo camposanto di Noha. Da più tempo i residenti della frazione galatinese hanno sollevato il problema di carenza di loculi, fino a giungere all’estremo, dove ad oggi ben due bare sono parcheggiate nella camera mortuaria e probabilmente a breve diventeranno tre.
Perché? In un paese “del fare” non si riescono a realizzare nuovi loculi, come se la morte stia ad attendere le burocrazie amministrative. Quali sono le difficoltà?
Sono queste le domande della gente, che alla tragedia di un lutto famigliare, si aggiunge anche la beffa di non trovare la giusta sistemazione del feretro. Probabilmente gli uffici preposti si staranno muovendo, anche se ad oggi, nel cimitero di Noha non si vede alcunché di nuove costruzioni. Nel frattempo magari ci sta anche chi ha prenotato il loculo a futura memoria, sottraendolo a chi ha necessità immediata. Chissà, prima o poi si muore, così non si rimane scoperti. A chi mancano invece queste opportunità rimane parcheggiato nella camera mortuaria, finché ovviamente c’è spazio.
Intanto i cittadini di Noha, attendono!
fonte: galatina2000.it
Un mese fa, a seguito della sentenza di condanna a Salvatore Borsellino di risarcimento di 6.000 euro in favore del Procuratore di Marsala Alberto Girolamo Di Pisa, abbiamo lanciato un evento su FB perché in tanti sentiamo il bisogno di contribuire al pagamento della suddetta somma in quanto ci sentiamo condannati tanto quanto Salvatore, il Fratello di Paolo Borsellino, di cui Di Pisa prese il posto.
Lo stesso malessere che ha provato Salvatore Borsellino lo abbiamo provato anche noi, solo che lui lo ha esternato. Per questo siamo tutti “colpevoli “ quanto Salvatore.
Abbiamo quindi condiviso le parole e l’iniziativa della Poetessa Lina La Mattina:
“... QUESTA E' UNA COSA CHE SPETTA FARE SOLO A NOI CITTADINI, SENZA BISOGNO DEL BENESTARE DI SALVATORE,TANTO LUI, GENEROSO E ALTRUISTA COME E', NON ACCETTERA' MAI IL NOSTRO AIUTO...
CONCORRIAMO TUTTI AL RISARCIMENTO CHIESTO A SALVATORE BORSELLINO, PERCHE' “SIAMO TUTTI SALVATORE BORSELLINO" !
QUINDI CHIEDIAMO L'ADESIONE DI TUTTI GLI ITALIANI AMICI DI SALVATORE, CHE PENSANO, CREDIAMO A RAGION VEDUTA, COME LUI. ……”
IL CONTO E’INTESTATO A: “MICHELA RINAUDO"
POSTEPAY 5333171000994257
CODICE IBAN: IT47M0760105138227523727527
Cod. fisc.: RND MHL 44B53 G273O
CAUSALE: “SIAMO TUTTI SALVATORE BORSELLINO”!
https://www.facebook.com/events/297168530474146/?fref=ts
Ad oggi abbiamo raggiunto la cifra di circa 3.500 euro e siamo certi che entro la fine del mese riusciremo a raggiungere i 6.000 dovuti a Di Pisa. Faremo di tutto infatti per per raccogliere l'intera cifra, perché questo darebbe un segnale molto forte a chi pensa di poterlo intimidire sfruttando anche il fattore economico. Sarebbero costretti a rendersi conto che il Fratello di Paolo Borsellino non è solo ed accanto a lui c'è tanta gente desiderosa di realizzare il Sogno di Paolo, pronta ad andare in trincea per questo, perché noi lo sappiamo che Paolo è vivo ed è tra noi, grazie soprattutto a Salvatore.
Sono certa che in tanti casi sia la pigrizia a fermare un piccolo gesto che può sembrare insignificante ma che, unito agli altri, diventa una vera rivoluzione! Riprendiamoci la nostra dignità, scrolliamoci di dosso il senso di impotenza che frena anche il desiderio di un futuro migliore, non si può più far finta di niente!
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Io credo che
fino a quando la gente rimarrà nascosta dietro le finestre ad osservare, magari atterrita, qualcuno che subisce un'aggressione solo per aver agito secondo coscienza e senza paura dei rischi che correva,
fino a che la gente sarà attenta ad avvicinarsi a chi è travolto dal fango che gli viene buttato addosso a vagonate pur di fermarlo,
fino a quando la gente si preoccuperà solo di sé e penserà "poveretto, ma chi glielo ha fatto fare....",
niente potrà cambiare.
E se la regola vuole che si rimanga al proprio posto, senza sporcarsi le mani nell'abbracciare chi sta pagando per tutti, allora infrangerla diventa un dovere.
Ma questo vale solo per chi vuole darsi una possibilità in più di non rimanere un semplice spettatore,
di chi non vuole sentirsi un debole che si fa complice del vincitore rimanendo in disparte,
di chi si sente vincente per il sol fatto di stare con chi è isolato, accerchiato e costretto a pagare un prezzo altissimo per aspirare alla verità e alla libertà di manifestare il proprio disappunto, il proprio dolore, la rabbia per l'ingiustizia legalizzata.
Per questo anch'io voglio pagare, è il minimo che possa fare per non sentirmi perdente e, se anche sarò colpevole di aver trasgredito ogni regola di chi pensa che nella vita bisogna farsi furbi e sistemarsi in un angolo comodo in attesa che tutto passi, io ho deciso di uscire in strada, ho scelto di abbracciare chi si vuole isolare e condividere la sua condanna.
Anita Rossetti