L'altro giorno avevo mandato una mail ad Antonio per alcuni chiarimenti su quello che sta succendo intorno a noi, a Noha e a Galatina in particolare (a proposito dei nostri beni culturali che stanno andando in rovina, sulla storia del mega-impianto di finto compostaggio che vorrebbero impiantare non so dove, e per sapere se qualcuno si fosse degnato di rispondere, magari in privato, a qualcuna delle sue lettere aperte).
Maria Rosaria Paglialonga
Per l’ennesima volta il Sindaco Montagna prova a rattoppare l’operato maldestro della sua squadra di governo adducendo, come al solito, argomentazioni senza alcun fondamento e smentite dai fatti.
E’ necessario, per quanti non a conoscenza delle vicende, fare un breve riepilogo dei fatti :
- Il 28 febbraio 2013 con nota di istruzioni pubblicata sul Bollettino Ufficiale del Ministero di Giustizia si stabilisce che entro il 29 aprile 2013 i Comuni interessati avrebbero la possibilità di formulare l’istanza per il mantenimento degli uffici del Giudice di Pace evitando la soppressione, come stabilito dalla legge n. 148 del 14 settembre 2011, a meno che i Comuni, anche consorziati fra loro, decidessero di mantenere tale sede accollandosi gli oneri da essa derivanti.
Quindi al Ministero di Giustizia spetterebbe solo il pagamento dei compensi dei giudici onorari e nulla più mentre ai Comuni il mantenimento della sede in termini di costi di gestione (luce, acqua, gas, spese di pulizia, manutenzione ordinaria e straordinaria dell’immobile), ma anche il costo del personale amministrativo in numero adeguato alla pianta organica prevista dal Ministero. Costo presumibile a carico delle casse comunali circa € 40.000,00
Il 16 Aprile 2013 con delibera di Giunta n° 117 il Sindaco Montagna e la sua squadra di governo esprimeva la “DISPONIBILITA’ DEL COMUNE DI GALATINA AL MANTENIMENTO SUL PROPRIO TERRITORIO DELLA SEDE DISTACCATA DEL TRIBUNALE DI LECCE”
- il 29 Aprile 2013 scadeva il termine per presentare l’istanza di mantenimento che il Comune di Galatina, malgrado la delibera 117/2013, ha ritenuto opportuno non presentare
- Il 23 Maggio 2013 nei locali della sezione distaccata di Galatina del Tribunale di Lecce, si teneva un’assemblea pubblica organizzata dalla Camera Forense di Galatina che emanava un documento ufficiale di protesta avverso la prospettiva di soppressione. Il Sindaco Montagna, invitato a partecipare, affermava una generica disponibilità dell’Amministrazione comunale a schierarsi accanto agli avvocati che sostenevano questa battaglia, pur sapendo che il 29 aprile precedente non aveva presentato alcuna istanza in tal senso.
- 24 Maggio 2013 / 10 Marzo 2014 Oblio assoluto, non risulta agli atti alcun documento ufficiale inviato dal Comune di Galatina teso a far valere le proprie richieste.
- 11 Marzo 2014 dalla stampa si apprende che gli uffici del Giudice di Pace di Galatina saranno soppressi non avendo l’Amministrazione Montagna presentato istanza nei tempo previsti.
- 12 Marzo 2014 il Sindaco Montagna sugli organi di stampa afferma ““Cercheremo una sede più piccola e inoltreremo domanda al Ministero di Giustizia”
Il Sindaco Montagna, in ritardo di quasi un anno, solo oggi torna sull’argomento e si interessa al mantenimento della Sede Distaccata del Tribunale; Contemporaneamente, assessori della sua giunta si spendono per l’utilizzo esclusivo dell’immobile come sede degli uffici comunali, manifestando nei fatti opinioni diverse.
Tutto ciò premesso, pensare che questa Amministrazione abbia idee confuse e scarsa progettualità è inevitabile.
Le liste civiche Galatina in Movimento, Galatina altra, novaPolis Galatina e Movimento per il Rione Italia invitano il Sindaco Montagna a prendere atto, in modo definitivo, dell’inadeguatezza della sua squadra di governo e a valutare ogni azione necessaria per ridare alla Città una guida adeguata guardando, questa volta, tra le tanta professionalità e competenze galatinesi, visti i risultati insoddisfacenti anche degli assessori “stranieri”.
Ho saputo della dipartita di Nino da un sms di Luigi Pata (a volte le notizie passano prima da Milano), mentre ero ad un convegno a Palazzo Andrioli in quel di Lequile, dove ero stato invitato a conferire, insieme al sindaco Antonio Caiaffa e a Giuseppe Vernaleone, direttore Generale di Telerama, sul tema del giornalismo e della democrazia, in occasione del “battesimo” del primo numero de ‘Il Corriere della Scuola’ dell’Istituto Comprensivo Statale di Lequile – San Pietro in Lama.
Ho richiamato subito dopo Luigi Pata: ed è come se ci fossimo scambiati reciprocamente le condoglianze (oltre ad aggiornare i nostri file, come capita ogni volta che ci sentiamo), e come dovrebbe avvenire sempre tra compaesani (inclusi i fuori sede) allorché ad un membro della comunità perviene l’inesorabile telegramma di convocazione.
Era buono, Nino. E anch’io lo ricordo con affetto. Posso dire di essere cresciuto con lui.
Da piccolo mio padre mi portava al Circolo Cittadino Juventus pe’ lu ‘’ntartieni’. E lì incontravo Nino, parlavo con lui, gli chiedevo tante cose, e qualche volta – ero poco più che un imberbe ragazzino - mi concedeva pure il privilegio di giocare qualche partita a ‘Scopa’ (ma perdevo sempre: non ho mai capito come facesse a ricordare a memoria la sequenza di tutte quelle carte napoletane).
Ricordo la sua stupenda Fiat Belvedere verde, il portone di casa sua (che un tempo era in piazza San Michele, dove oggi la Loredana Tundo ha il suo studio commerciale), il suo zucchetto invernale di lana blu molto simile ad un basco d’artista, e poi ancora sua sorella Immacolatina (che sicuramente lassù lo accoglierà a braccia aperte), le sue passeggiate lungo via Castello e “sotto S. Antonio”, le sue guance rubiconde (forse da qui il suo soprannome, anche se mi pare che bevesse poco o punto), e, non ultimo, i suoi saluti, sempre cordiali e sorridenti.
Ho sempre pensato che Nino non fosse in grado di far male ad una mosca. E soprattutto non ho mai creduto che fosse un 'fascista', benché nostalgico, legato al ventennio, e un tempo militante del Movimento Sociale Italiano.
Credo che più che dei fascisti fuori, bisognerebbe guardarsi dai fascisti dentro (anche quando questi dovessero professarsi di tutt’altre, anzi addirittura di contrapposte fedi o fazioni politiche).
Questo è il flash che m’è venuto di getto per fermare come in un’istantanea la figura di questa brava persona (a questo punto, impressa di diritto nelle pagine della Storia di Noha).
Addio Nino. Addio Nohano doc.
Antonio Mellone