L'altro giorno avevo mandato una mail ad Antonio per alcuni chiarimenti su quello che sta succendo intorno a noi, a Noha e a Galatina in particolare (a proposito dei nostri beni culturali che stanno andando in rovina, sulla storia del mega-impianto di finto compostaggio che vorrebbero impiantare non so dove, e per sapere se qualcuno si fosse degnato di rispondere, magari in privato, a qualcuna delle sue lettere aperte).
Stranamente ha tardato a rispondemi. Son venuta a sapere, dopo, che s'era preso un giorno di pausa per ritornare nella sua Putignano e partecipare così ad una delle ultime sfilate dei mastodontici carri allegorici, che, come noto, in quella città della murgia barese, vantano una tradizione plurisecolare.
"Vedi?" - gli rispondevo - "anche andare a Putignano senza dar conto agli altri è un lusso che non può permettersi facilmente chi invece è sposato".
Ho continuato pregandolo di non ribattermi dicendo che volere è potere perchè non è proprio così.
Sposarsi e avere una famiglia spesso ti porta a dover dare priorità a tante altre faccende. Sul matrimonio e su tutto quello che concerne il giorno del sì ci sarebbe tanto da dire, però una cosa è certa: in questi ultimi venti/trenta anni il matrimonio sembra aver perso molto del suo valore reale.
Oggi sposarsi non sembra essere più sinonimo di amare, di donare, di sacrificare, di sperare, di costruire, di programmare, di rinunciare, di procreare. Oggi il matrimonio in molti casi è una fiction, un giorno da vivere sotto i riflettori.
Si incomincia a festeggiare già alcuni giorni prima con l'addio al celibato (che poi che ha di celibato visto che oggi gli ziti dormono, mangiano, partono, tornano, fanno di tutto e di più insieme), lui con i suoi amici, che organizzano la serata a base di alcool (manco se dovesse affrontare chissà quale grande prova, come i guerrieri di alcune tribù), e lei che si traveste da coniglietta e insieme alle sue più intime amiche trascorre la serata in un locale prescelto intenta, tra una pizza e l'altra, a scartare pacchettini dal contenuto talvolta osè, ad ascoltare barzellette non riferibili, fino alla conclusione della serata che termina con il taglio della torta rigorosamente OGM (cioè a forma di organo genitale maschile).
Poi arriva finalmente la vigilia del matrimonio e lo sposo insieme a tutti i parenti va a suonargliela alla sposa, la serenata. Ma perchè non aspettare l'indomani e farlo in privato? Non l'ho ancora capito. Ed è qui che ognuno dà sfogo alla commozione. Il futuro sposo arriva con tanto di fascio di rose rosse cantando l'ultima canzone dei Modà, la sposa, che è in camicia da notte con tanto di bigodini in testa, si affaccia dalla sua camera da letto meravigliata, come se una cosa del genere non se la aspettasse neanche per sogno. Poi arrivano i soliti giochini innocenti per bambini deficienti, il rinfresco (come se i soldi che si spenderanno da lì a poco per la grande abbuffata non sono già abbastanza) e, a conclusione della serata, i soliti fuochi d'artificio.
Ho risparmiato al mio povero interlocutore tutti i dettagli relativi alla giornata del matrimonio, giusto per non togliergli quel minimo di sorpresa se mai dovesse un giorno decidersi al gran passo.
Morale della favola? Oggi dopo un mese marito e moglie incominciano a litigare (non aspettano neanche il settimo anno come succedeva ai miei tempi), e il più delle volte si separano con la scusante che non erano fatti l'uno per l'altro.
E vissero felici e con tanti debiti.
Maria Rosaria Paglialonga
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