lug072016
Il percorso per andare al Camposanto? UN VERO DISASTRO!
Si, cosi mi è girato, li ho voluti proprio contare. Si, sono cento i passi che separano il cartello del benvenuti a Noha, dal viale d'ingresso al camposanto. Parrebbe inappropriata la relazione che c’è fra i “cento passi” che vanno dalla casa di Nino Impastato a quella de lu zù Tanu (nel film di M.T. Giordana), e i nostri cento passi. Lì, nel caso d Nino Impastato, si parla di mafia, qui invece di qualcosa di molto simile: si parla di ignavia, di indifferenza, di remissione di coscienza. Il risultato non cambia: la gente onesta subisce la volontà di chi non lo è. Ovviamente qui si sta parlando di onestà intellettuale. Quella cosa che non dovrebbe essere un optional, ma uno stile di vita di ognuno, un insegnamento ricevuto e dato. E se nei casi di mafia a volte ci possono essere degli indiziati “innocenti”, nel nostro caso no, sono (o siamo) tutti colpevoli. Colpevoli quelli come il sottoscritto che ogni tanto ritornano e gridano senza la giusta impetuosità. Sono colpevoli quelli che tacciono. Colpevoli quelli che predicano di tutto meno che la ribellione alle offese e pretendere il diritto alla dignità. Colpevoli quelli che hanno il dovere di curarsi del bene comune e invece si fanno i “beni” loro.
Le persone che semplicemente preferiscono andare al camposanto a piedi, oppure in bicicletta, corrono oltretutto molti rischi. Quindi ho voluto provarlo anch’ io questo benedetto rischio, tenendo la destra, come detta il codice stradale.
nov162014
Nei giorni scorsi, i siti di Galatina e dintorni, face-book ed altri social network sono stati subissati da un’opera letteraria da incorniciare per ricchezza di lessico e sintassi affatto marinettiani.
Si tratta dell’ormai noto trafiletto a firme congiunte da parte di un trust di cervelli composto rispettivamente dal fantasma dell’opera, al secolo assessore Andrea Coccioli (per rintracciarne la sagoma a questo punto servirebbero dei cani da valanga ben addestrati, o, appunto, dei bravi ghostbusters), e da quello della consigliera delegata Daniela Sindaco (a quanto pare esperta di investimenti in loculi).
In questa leopardiana operetta mor(t)ale i magnifici due comunicano urbi e soprattutto orbi che a Noha si può finalmente morire in pace; anzi che conviene sbrigarsi in tal senso in quanto i 40 neo-loculi in palio che stanno per essere costruiti da una ditta locale con un ribasso del 16% (a partire da quale prezzo rimane un mistero) potrebbero, in base alle statistiche, esaurirsi nel corso del prossimo anno e mezzo.
nov062014
Si può scegliere quando morire? Purtroppo no! La morte spesso arriva inaspettata, qualcuno dice che si tratti di destino. Può darsi che sia così, la morte legata al destino. Non può essere altrettanto legato al destino non trovare uno spazio disponibile per il riposo finale nel cimitero di appartenenza. Questo è quanto succede nel piccolo camposanto di Noha. Da più tempo i residenti della frazione galatinese hanno sollevato il problema di carenza di loculi, fino a giungere all’estremo, dove ad oggi ben due bare sono parcheggiate nella camera mortuaria e probabilmente a breve diventeranno tre.
Perché? In un paese “del fare” non si riescono a realizzare nuovi loculi, come se la morte stia ad attendere le burocrazie amministrative. Quali sono le difficoltà?
Sono queste le domande della gente, che alla tragedia di un lutto famigliare, si aggiunge anche la beffa di non trovare la giusta sistemazione del feretro. Probabilmente gli uffici preposti si staranno muovendo, anche se ad oggi, nel cimitero di Noha non si vede alcunché di nuove costruzioni. Nel frattempo magari ci sta anche chi ha prenotato il loculo a futura memoria, sottraendolo a chi ha necessità immediata. Chissà, prima o poi si muore, così non si rimane scoperti. A chi mancano invece queste opportunità rimane parcheggiato nella camera mortuaria, finché ovviamente c’è spazio.
nov042014
mag132014
Vorremmo chiedere a sindaco, assessori, ed anche al delegato per la frazione di Noha, ovvero ai restanti consiglieri comunali (certi che faranno a gara a chi risponderà per primo) come, perché, o eventualmente a chi sia destinato quel loculo, salvo errori od omissioni, vuoto da mesi (ma stranamente sigillato con un po’ di mattoni intonacati a conza) posto sul frontone delle sepolture ubicate sul lato destro del cimitero di Noha, lasciandosi alle spalle l’entrata. Per la precisione, è il terzultimo in alto a destra, altezza occhi, riconoscibile anche da chi osservatore nohano non è.
A noi sorge il dubbio (ma speriamo di sbagliarci di grosso) che venga tenuto “in caldo” per qualcuno. Se così fosse sarebbe davvero squallido, oltre che un atto gravissimo e inaudito, indice di una “cultura” gretta, familista, mafiosa, intrisa di corruzione e stupidità fin dentro il midollo.
Nel caso in cui la nostra ipotesi dovesse essere vera, chiediamo pubblicamente che quel loculo venga immediatamente liberato e tenuto a disposizione di tutti (e non più di una singola persona o famiglia).
Noi crediamo che con l’endemica penuria di sepolcri che si riscontra anche a Noha (ne abbiamo pure parlato su questo sito, ma i nostri rappresentanti fanno orecchio da mercante anche su questo tema) non è proprio il momento di indulgere a idiozie (se non proprio crimini) del genere.
Se non ci rendiamo finalmente conto che almeno al di là della soglia dei camposanti siamo tutti uguali (veramente lo si dovrebbe essere anche al di qua), significa che della vita (e della morte) non abbiamo proprio capito una beneamata mazza.
gen202014
Mi son cadute le braccia (per non dire altro). Sì, perché nel cimitero di Noha l'erezione di una nuova cappella funeraria (o cappellata), costruita a ridosso della grande Croce centrale, ne sta rovinando definitivamente l'estetica (del camposanto, dico). Sicché d’ora in avanti a Noha non sarà più bello nemmeno morire. Condoglianze.
Pare che il comune di Galatina con tale concessione (ed altre, a quanto pare, ne arriveranno) riuscirà a racimolare qualche spicciolo a beneficio delle esauste casse comunali. Soldi in cambio della decorosità. Ancora cemento e consumo di suolo in cambio di un po’ di tempo, di una proroga diciamo, prima della dichiarazione di dissesto o fallimento dell’ente locale. L’interesse di una famiglia, forse neanche nohana (ma noi accogliamo tutti, ci mancherebbe altro) a discapito dell’agio e del benessere di tutti.
Ma il problema non è solo quello della stupida vanagloria nostrana che pensa ancora (nel 2014!) di spendere soldi per creare ingombranti, dannosi e costosi sepolcri imbiancati, tra l’altro con pochissimi posti letto o cuccette cadauno (cinque o sei al massimo). Come se gli ospiti di questi monolocali (o monoloculi) avessero, un dì, più comfort degli altri costretti a “vivere” all’addiaccio.
gen162014
Camminando per le strade di questa grande città che è Torino, fino a una ventina di anni orsono, mi imbattevo spesso in grandi cassoni pieni di rifiuti di ogni genere, a volte anche di oggetti ancora in buono stato. Nel mentre, pensavo al mio paese dove mai avrebbero gettato nulla che non fosse stato riutilizzabile. Mi sbagliavo di grosso.
Il malcostume del “buttare” e “comprare” cose inutili, ahimè, è dilagato ovunque. Adesso leggo, perfino su quotidiani galatinesi, che i cinesi fanno grandi affari con i materiali di riciclaggio di opere dismesse. Perdiamo la saggezza perché dimentichiamo il passato, ma ora finalmente ci accorgiamo che i rifiuti ci costano un occhio della testa. Meglio tardi che mai.
La stessa cosa vale per il cimitero. Nei camposanti di Torino e cintura, dove tuttora risiedo, le sepolture hanno un contratto decennale. Dopo dieci anni, quel che resta delle salme, viene rimosso e, pagando il giusto, ricollocato in cellette piccolissime, oppure conferite nell’ossario comune. Prova concreta di come finisce la storia materiale di ognuno di noi.
Certo è edificante pensare che ognuno di noi valga quanto un sovrano, e quindi degno di sepolture monumentali, ma di fatto sovrani dovremmo esserlo in vita e nel rispetto del prossimo. Il vero monumento dovrebbe essere ciò che gli altri ricorderanno di noi. Punto.
gen122014
Non ci sono santi che tengano, il silenzio nel cimitero di Noha, regna sovrano. Sarà per questo che mi vien voglia di parlare. Magari a bassa voce, come se ad ascoltarmi fossero le coscienze. Devo fare in fretta a scegliere il mio primo interlocutore, perché appena varcata la soglia d’ingresso e infilato il primo corridoio a destra, le voci mi assalgono e non so a chi dare retta per primo senza rischiare di far torto a qualcuno. Sono così tanti gli anni che ripasso a mente le centinaia di storie di questa gente, tutta del mio paese, che a volte le confondo con la realtà. La memoria che fa quel che può, e così finisce che ripeto sempre le stesse cose: della disuguaglianza fra chi è ricco e chi no, fra un semplice contadino e un cavaliere titolato, fra un giovane e un vecchio, fra una vergine e un’impura, fra un santo ed un peccatore. Poi però mi viene lo scrupolo e mi chiedo: “Ma i fatti degli altri mi riguardano o no?”. Ho letto da qualche parte che il credente si differenzia dal non credente perché si preoccupa degli affari altrui. Non vorrei passare per quello che invece, si occupa solo dei propri. Ma qui le differenze fra la condizione morale e sociale dei residenti è eloquente, cioè nessuna. Seppur con il dovuto rispetto cerco di dare a tutti una giusta considerazione. Anche a chi non ha più né volto né nome, a chi magari denuncia solo più la data di nascita, come se dovesse ancora morire e resiste nonostante lo abbiano costretto in una celletta piccina come la gabbia del gatto di donna Elvira che, quando va in vacanza, oltre a portarsi dietro i biscotti al tonno, lo veste come se fosse lo Scià di Persia. Dico io, ma dove siamo arrivati? La prossima volta, se mi riesce nasco gatto, o cane. Eppure, nonostante l’oggettività delle cose, la disuguaglianza fra eguali la si calpesta passo dopo passo, pure se non alzi lo sguardo, tanto è radicata in questo paese. E’ inutile qui riferirsi alle noiose manifestazioni di disaffezione del bene comune, che differenzia il centro dalla periferia, come dire Noha, Collemeto e S. Barbara da Galatina, tanto sarebbe aria fritta. Si dice anche: raglio d’asino non va in cielo.
nov102013
A me non capita spesso di visitare il Cimitero. Vivo lontano da Noha, ma a volte mi trovo a passare. E allora una visita, anche fugace, e una preghiera dove sono sepolti i miei genitori e tante persone che ho conosciuto, riesco a farla.
Sul cancello sono scolpite su lamiera i quattro simboli degli evangelisti: S. Matteo simboleggiato dall'uomo alato (o angelo); S. Marco simboleggiato dal leone; S. Luca simboleggiato dal bue e S. Giovanni simboleggiato dall'aquila.