La società di pattinaggio corsa ASD Salento In-Line continua a far parlare di sé, non solo per le performance dei suoi atleti, ma anche per l'impegno costante nella promozione di questo sport a livello locale e non solo. Fondata dalla presidente Angela Mezzi e dal tecnico Damiano Cuppone, la società s’ispira al talento del figlio Christian Cuppone, atleta di alto livello e di interesse nazionale tesserato con l’ASD Pattinatori Speedy Gonzales nella persona del tecnico Massimo Campo e della moglie Cinzia Frascella che, hanno ispirato, spinto e sostenuto il progetto dell’ASD Salento In-Line.
Un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di pattinaggio è il Campionato Regionale su Strada, che si svolgerà domenica 6 aprile a Galatina, a partire dalle ore 09:00, sul suggestivo viale Don Bosco. L'evento, organizzato proprio dalla ASD Salento In-Line in collaborazione con la FISR Puglia, con il patrocinio del Comune di Galatina nella persona del Sindaco Dott. Fabio Vergine e la collaborazione del consigliere Avv. Andrea Gatto, vedrà protagonisti circa 140 pattinatori provenienti da tutta la regione, pronti a dare il massimo in una competizione che si preannuncia ricca di emozioni e grande spettacolo.
Negli ultimi mesi, la squadra ha partecipato a numerosi eventi e competizioni, ottenendo ottimi risultati che hanno contribuito a consolidare la reputazione della società nel panorama del pattinaggio. Un altro aspetto che contraddistingue l’ASD Salento In-Line è l'attenzione alla formazione dei più piccoli. La società organizza corsi e attività per bambini a Sannicola, puntando a far crescere una nuova generazione di pattinatori e di persone in un ambiente sano e stimolante. Grazie a uno staff tecnico qualificato, l'ASD Salento In-Line sta diventando un punto di riferimento per gli appassionati del Salento con l'obiettivo di continuare a crescere e a portare il nome del Salento in alto, la società guarda al futuro con ottimismo, preparando nuove sfide per la stagione agonistica e progetti di espansione a livello territoriale. La passione per il pattinaggio continua a essere il motore di questo splendido gruppo, che con impegno e determinazione si prepara ad affrontare nuove ed entusiasmanti sfide".
Angela Mezzi
Il piano di sviluppo industriale del Nardò Technical Center non sarà portato avanti. Lo ha dichiarato Porsche nel pomeriggio di giovedì 27 marzo in una nota in cui motiva la rinuncia al progetto per le attuali “prospettive sociali, ambientali ed economiche” e “le circostanze dell’industria automotive mondiale”. Aspettiamo una comunicazione ufficiale da parte della Regione, ma nel frattempo esultiamo per questa vittoria perché abbiamo vinto una battaglia che sembrava impossibile. La notizia arriva ad un anno esatto dalla comunicazione della Regione Puglia riguardo la decisione del Presidente Emiliano di sospendere l’accordo di programma su NTC ed ora, oltre a tirare un sospiro di sollievo dopo quasi venti mesi di lotte e resistenza, è tempo di riavvolgere il nastro e smontare le narrazioni che accompagnano la decisione di Porsche e che stanno monopolizzando gli spazi di quotidiani e pagine d’informazione in questi giorni. Ricordiamo quindi che il piano prevedeva l’ampliamento di NTC con nuove piste e impianti su 200 ettari guadagnati distruggendo l’ultimo pezzo dell’antica foresta oritana e 351 ettari da terreni privati espropriati; il tutto avallato da Regione Puglia e dai Comuni di Nardò e Porto Cesareo, che riconoscevano in questo progetto la ‘pubblica utilità’ connessa alla salute dell’uomo e alla sicurezza pubblica. L’area, che rientra in un sito di interesse comunitario e in una riserva regionale, è tutelata dalla normativa comunitaria, la Direttiva Habitat e la rete Natura 2000 per la salvaguardia della biodiversità. Normative che si è tentato di aggirare senza il parere della Commissione Europea né dibattito pubblico, ignorando totalmente i pareri negativi per l’impatto ambientale. Il rilevante interesse per la comunità sarebbe dovuto consistere nella realizzazione di un centro di elisoccorso attrezzato con eliporto e annesse strutture sanitarie nonostante il fatto che ancora oggi gli ospedali sia di Lecce sia di Brindisi siano sprovvisti di piste di atterraggio; un centro visite polifunzionale e un centro di sicurezza antincendi. Le misure compensative alla distruzione del bosco secolare sarebbero state la rinaturalizzazione e riforestazione delle aree intorno al perimetro del NTC, con l’intenzione di rimpiazzare una comunità ecosistemica complessa, autonoma e autosufficiente, con filari di alberelli bisognosi per crescere di anni e acqua, tanta acqua, che nel Salento in via di desertificazione non abbiamo.
Il Comitato dei Custodi del Bosco d’Arneo nasce a seguito della pubblicazione sui giornali della notizia, nel giorno di Ferragosto del 2023, riguardo l’accordo siglato tra NTC, Regione Puglia, Comuni di Nardò e Porto Cesareo e Consorzio ASI per la realizzazione di tale scellerato progetto. Da allora molte sono state le iniziative portate avanti: il ricorso al Tar insieme a Italia Nostra e Gruppo di Intervento Giuridico; la raccolta firme su Avaaz.org che ha superato le quarantamila firme; la petizione europea ed il coinvolgimento del Commissario Europeo per l’ambiente Sinkevičius che ha portato il Ministero dell’Ambiente italiano a chiedere alla Regione Puglia maggiori informazioni sul progetto; ben due sospensive del progetto da parte della Regione Puglia; la mobilitazione dal basso culminata nella splendida manifestazione dell’11 maggio 2024 a Lecce; il portare la vicenda alla ribalta del dibattito pubblico nazionale ed internazionale; il coinvolgimento di attivisti ed artisti da tutto il mondo sensibili alla causa. Tutto questo ci ha portato ad ottenere anche la solidarietà e la mobilitazione dell’opinione pubblica tedesca grazie al supporto delle maggiori associazioni della Germania per la tutela della natura NABU, BUND e LNV e di Robin Wood e Fern, grazie al cui aiuto abbiamo portato la nostra protesta direttamente a Stoccarda, nel quartier generale della Porsche.
Quasi due anni di lotta determinata che non ci ha mai visto indietreggiare nemmeno di un passo per proteggere un bosco secolare, dando voce a tutte le specie viventi che abitano quel luogo. A questo punto però ci sembra necessario contrastare la stigmatizzazione delle esperienza di attivazione sul territorio che sta avvenendo nel dibattito pubblico locale e precisare che la generica categoria degli “ambientalisti” contro cui stanno puntando il dito la Regione e Confindustria sono in realtà cittadini e cittadine liberi e attenti che chiedono di autodeterminarsi, che hanno utilizzato gli strumenti legislativi ordinari e sono arrivati incensurati fino a qui, senza generare problemi di ordine pubblico durante le manifestazioni, portando avanti una protesta strutturata e ben organizzata. Capita troppo spesso però che chi respinge modelli di sviluppo imposti dall’alto sia sempre tacciato di arretratezza e inciviltà, di essere contrario al “progresso”. Quelli che il Presidente di Confindustria, Valentino Nicolì, chiama “conflitti risolvibili” e “incertezze amministrative”, che avrebbero determinato la perdita degli investimenti di Porsche, sono invece un pericoloso precedente in cui stretti vincoli ambientali non bastano più a proteggere un’area naturale; un caso in cui il potere economico privato cattura la scelta pubblica, celando gli interessi del singolo operatore di mercato con il velo della pubblica utilità, condizionando gli attori istituzionali a favore degli interessi economici delle multinazionali, a discapito degli interessi della collettività. Perché esattamente questo è quello che sarebbe accaduto. Ora che Porsche dichiara che “le attività di testing continueranno a essere svolte nel sito, contribuendo allo sviluppo di tecnologie innovative per la mobilità, “ci torna in mente la minaccia urlata da più parti per cui le opposizioni al piano di ampliamento di NTC avrebbero comportato il disinteresse di Porsche a investire e a rimanere sul territorio. La tanto temuta “alternativa zero” della dismissione dell’impianto di prova esistente, paventata come “non percorribile” durante la seduta a Bari della V Commissione alla Regione Puglia il 30/11/2023, ora sta perfettamente in piedi e lo dice Porsche stessa. Questo serve come monito del fatto che ciò che viene presentato come necessario e inevitabile in realtà non è che una contingenza, una mera strategia. Non dobbiamo pertanto introiettare gli imperativi del capitalismo a massimizzare i profitti fino a farne una tara cognitiva che fa arrendere la politica e la riduce a spartizione di fette di potere e privilegi. Il leccio che abbiamo piantato lo scorso 24 gennaio a Lecce in viale De Pietro nell’aiuola antistante gli uffici NTC, sta a ricordarci che bisogna immaginare sempre altri scenari possibili oltre quello che ci viene imposto come inevitabile. Ancora, a chi sottolinea la perdita di opportunità occupazionali, in questo perenne ricatto salute-lavoro che attanaglia il meridione, ricordiamo i fatti di cronaca recenti che hanno interessato lavoratori di NTC, oltre alle vicende sindacali dei pochi salentini che lavorano per Porsche, sottopagati e minacciati di licenziamento: collaudatori e operai in presidio permanente davanti ai cancelli dell’azienda e in sciopero della fame nel 2017, costretti per vent’anni a condizioni di lavoro pericolose e precarie.
I politici non hanno scrupoli nell’alimentare il ricatto: la Sindaca di Porto Cesareo accusava ogni tentativo di frenare il progetto di NTC come uno “schiaffo al territorio e alla comunità cesarina”, alle “tante attività che d’inverno farebbero la fame”, ma perché i posti di lavoro fanno scandalo mentre gli effetti disastrosi sull’ambiente e sulla salute dei cittadini no? E quando Emiliano dichiara che la rinuncia di Porsche “anche dal punto di vista ambientale è stato un danno, perché nel tempo avremmo quintuplicato l’area boschiva”, rispondiamo che se quello che i Comuni interessati e la Regione auspicano è un’opera di riforestazione, questa è perseguibile senza bisogno di sacrificare gli ettari di bosco e le specie animali che lo abitano. La crisi del settore automobilistico ha giocato a nostro favore, certo, ma se non avessimo lottato, oggi probabilmente duecento ettari di bosco non ci sarebbero più e non ci sarebbero nemmeno i tanto sbandierati investimenti e posti di lavoro perché la crisi dell’automotive avrebbe comunque stoppato il business plan. L’amaro in bocca dei politici locali e delle associazioni di categoria alimenta la logica coloniale ed estrattivista in un territorio di conquista come il Salento, già devastato dal disseccamento degli ulivi, incendi sistematici, consumo di suolo con conseguente impermeabilizzazione irreversibile e desertificazione, gestione scellerata delle discariche di rifiuti, crisi idrica e siccità galoppante, speculazione energetica con il land grabbing per impianti eolici e fotovoltaici ed è a dir poco imbarazzante vedere come la politica e l’impresa locali facciano finta che tutto ciò non esista. Crediamo sinceramente di aver scritto una pagina che resterà nella storia dell’attivismo salentino e che speriamo possa trasmettere coraggio ed entusiasmo. Questa lotta in difesa della nostra terra ha valicato i confini internazionali, diventando emblema di un'altra idea di futuro, in cui altre forme di sviluppo che non compromettano la natura, la salute e la sicurezza delle persone che vivono i territori, sono possibili. Il Bosco d’Arneo è salvo! La cittadinanza attiva ha vinto contro il sistema.
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