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Articoli del 24/06/2024

Nel silenzio politico da parte della Provincia di Lecce e senza che vi sia una pianificazione regionale, le terre del Salento leccese, anno dopo anno, si stanno trasformando in un gigantesco polo industriale nazionale per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti speciali, pericolosi e non.

Un territorio che nelle previsioni del Piano Regionale Gestione Rifiuti Urbani (PRGRU) individua come fabbisogno di trattamento del rifiuto biodegradabile per la provincia di Lecce 100.000 tonnellate/anno, vede ammontare a circa 3.000.000 di tonnellate annue (t/a) la quota di rifiuti, pericolosi e non, accolti e processati negli impianti di trattamento e stoccaggio rifiuti se si aggiungessero anche i nuovi mega-impianti industriali in attesa di autorizzazione presso la Provincia di Lecce e quelli in progetto. Pendono come macigni sulla testa e sulla salute dei cittadini: discariche, una per tutte la discarica di Corigliano d’Otranto, posta sulla falda freatica che disseta tutto il Salento; rischio di incenerimento di rifiuti (CSS) presso cementificio Colacem a Galatina; nuovi impianti per rifiuti speciali e per grandi e nocive centrali a biogas (se ne contano almeno 10); richieste di aumento di capacità degli impianti di rifiuti già esistenti.

Questo è il drammatico dato reso noto dalle associazioni salentine a tutela della Salute e dell'Ambiente, che promette di aumentare. A pagare il prezzo più alto sono i cittadini di Galatina, dove, a quasi 80 anni di attività del cementificio che ha avuto il via libera dal Presidente Emiliano di bruciare CSS, mostra, secondo i dati di Puglia Salute, dati epidemiologici e un quadro sanitario estremamente allarmante. Il cuore insalubre del Salento sembra essere proprio la Zona Industriale - ZES Galatina/Soleto: qui si concentra un numero impressionante di opifici industriali di prima classe (che dovrebbero per norma essere tenuti essere lontani dalle abitazioni) dannosi alla salute, attivi da anni: l’imponente cementificio Colacem, una fonderia, una zincheria, bitumifici, aziende di rifiuti, e solo da questi impianti la quantità di rifiuti processati e prodotti raggiunge ben 800.000 t/a, di cui la metà inceneriti da Colacem.

Non a caso Galatina ed il suo hinterland è indicata, come confermato dal registro dei Tumori di Asl pubblicato lo scorso anno, tra le città con i picchi di patologie tumorali più alti rispetto agli altri comuni del circondario; situazione gravissima emersa nello Studio Protos (Studio caso-controllo sui fattori di rischio per tumore polmonare in Provincia di Lecce), in cui risulta la persistenza di un’area cluster per tumori polmonari maschili nel Salento centro-adriatico corrispondente ai Comuni del circondario Colacem.

Cosa accadrebbe a Galatina se, oltre a questo, la Provincia di Lecce autorizzasse i mega-impianti di rifiuti e l’amministrazione comunale desse seguito all'insana proposta annunciata dal governatore Emiliano di bruciare rifiuti (CSS, combustibile solido secondario derivato dalla lavorazione dei rifiuti urbani) nel cementificio?

Al fine di approfondire l’argomento e individuare forme di mobilitazione cittadina, le associazioni:

Forum Amici del Territorio E.T.S, ISDE-Medici per l’Ambiente, Associazione Medici per l’Ambiente, sezione di Lecce, A.I.R.S.A. (Associazione Indipendente Ricerca Salute e Ambiente), Coordinamento Civico Ambiente e Salute Prov. di Lecce, NoiAmbiente e Beni Culturali di Noha e Galatina (Le), Forum Ambiente e Salute – Lecce, Nuova Messapia di Soleto (Le), Natural-mente No Rifiuti di Collemeto, Galatone Bene Comune, Salento km0, Zero Waste Italy

organizzano un incontro pubblico dal titolo:

“EMERGENZA SANITARIA A GALATINA: NO A NUOVI IMPIANTI DI RIFIUTI E AL CEMENTO”

che si terrà Mercoledì 26 Giugno 2024 ore 19:00 presso Villa Comunale a Galatina

NoiAmbiente e Beni Culturali di Noha e Galatina (Le)

 

Il Salento rischia di diventare la discarica d’Italia. Da diversi mesi il timore di ambientalisti e scienziati è quello di vedere il territorio trasformarsi nell’hub dei rifiuti nazionali. Un vero e proprio polo industriale per il trattamento e lo smaltimento di scarti speciali, pericolosi e non. Il tutto davanti a una pianificazione politica carente, in un clima di deregolamentazione che rende più complessa la tracciabilità dei rifiuti all’interno della filiera e getta le basi per ptenziali traffici illeciti.

 Sul territorio - piegato da un alto tasso di incidenza di patologie tumorali – il fabbisogno di trattamento del rifiuto biodegradabile si aggira attorno alle 100mila tonnellate all’anno (dati consultabili tramite Piano regionale rifiuti). Tante quelle individuate dal Piano regionale gestione rifiuti urbani. Tuttavia, la provincia leccese potrebbe veder salire a ben 3 milioni di tonnellate annue la quota di rifiuti, pericolosi e non, accolti e processati negli impianti di trattamento e stoccaggio se si aggiungessero anche i nuovi mega-impianti industriali in attesa di autorizzazione presso la Provincia di Lecce e quelli in progetto. Si parla di almeno una trentina di realtà, tutte consultabili sull’Albo pretorio della Provincia, tra manifestazioni di interesse e progetti già in attesa di autorizzazioni.

Tra i vari siti che destano preoccupazione, la discarica di Corigliano d’Otranto, progettata sulla falda freatica dove insistono i pozzi di emungimento dell’Acquedotto Pugliese, per fornire l’acqua da bere alla comunità. Tra gli altri timori quello dell’incenerimento dei rifiuti (combustibile solido secondario) all’interno del cementificio Colacem di Galatina. E poi, ancora, si contano una decina tra impianti per il trattamento degli scarti speciali e centrali a biogas, oltre alla richiesta di aumento della capacità delle centrali già esistenti.

Eppure, la produzione media annua di rifiuti speciali in Italia è di circa 2,5 tonnellate pro capite (circa 147 milioni di tonnellate per 59 milioni di abitanti). “Nei soli Comuni di Galatina e Galatone si concentra una capacità di trattamento di almeno 800mila tonnellate anno, corrispondente ad una capacità media di circa 20 tonnellate per abitante e per anno”, fanno sapere ambientalisti e medici impegnati nelle vertenze e nel documento che hanno condiviso con sindaci, Palazzo dei Celestini, Arpa (agenzia regionale per la protezione ambientale) e Regione Puglia.

Le preoccupazioni montano fra ambientalisti e parte della comunità medica, soprattutto per l’area dell’entroterra, quella “maledetta” compresa tra Galatina e Soleto, dove i dati epidemiologici allarmanti e dove, al contempo, vi è la maggiore concentrazione di impianti cosiddetti di “prima classe”, quelli cioè ritenuti nocivi e che dovrebbero essere distanziati dai nuclei abitati. L'incenerimento dei rifiuti nei cementifici, per esempio, ha ottenuto il "placet" da parte del presidente Michele Emiliano per poter bruciare il Css. Il governatore si era detto infatti senza preclusioni ideologiche durante l'edizione degli Stati generali dei rifiuti in Puglia, a Bari nel mese di marzo.

Una situazione ambientale e sanitaria preoccupante, di cui vi avevamo parlato già in passato e che è emersa nel report Protos, un dossier sui fattori di rischio per tumore polmonare sul territorio, dove risulta la persistenza di un’area cluster per cancro che colpisce gli uomini nei comuni dell’hinterland galatinese. Due le preoccupazioni: le eventuali autorizzazioni che la Provincia potrebbe concedere agli impianti di rifiuti;  e la possibilità che il Comune di Galatina dia seguito all’idea sempre più acclamata nelle stanze della politica di bruciare i rifiuti nel cementificio. Apprensioni che hanno portato i comitati del territorio a organizzare un incontro per mercoledì 26 giugno, alle 19 nel centro di Galatina, coinvolgendo politici, scienziati e tutte le principali associazioni del territorio per mettere un freno alla “colonizzazione” del territorio da parte delle industrie della spazzatura.

Valentina Murrieri
fonte: LeccePrima

 

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