Gli umarèll di Noha sono in agitazione. Per chi non conoscesse il significato di codesto neologismo molto diffuso in quel di Milano, diciamo che - come riportato dalla Treccani - il lemma sta in genere a indicare il pensionato che s’aggira presso i cantieri intento a controllarne i lavori in corso, elargire consigli non richiesti, e criticare lo stato dell’arte.
Insomma il povero umarèll de nohantri s’era illuso di poter svolgere il suo “mestiere” in santa pace al primo rapidissimo esame di un cartello in rame affisso con quattro centroni direttamente sul prospetto della torre del locale Big Ben: avviso attestante solennemente, in ordine sparso, messa in sicurezza, risanamento, ripristino e dunque ritorno all’antico splendore di struttura, facciata, cupola, sculture in petra aurea, campane e martelli, illuminazione, marchingegno, lancette e quadrante dell’orologio, serramenti, e infine sale e balconi posti al primo piano dell’ottocentesco monumento.
Pazienza se nel suddetto manifesto, come invece molto probabilmente indicato dalla legge, non v’è riportata alcuna indicazione dell’importo dei lavori (tanto si tratta di soldi della collettività, e chi se ne frega), ma per fortuna, per la prima volta nella storia degli appalti pubblici, troviamo l’indicazione di una loro durata a piacere, un arco temporale elastico, un decorso malleabile, senza una data d’inizio o una terminale: in sostanza un lasso temporale “flessibile e inclusivo” (tanto per essere alla moda anche dal punto di vista semantico): dico 150 giorni in tutto, che, volendo, potremmo pure conteggiare a salti. Tanto l’orologio della torre è fermo, figurarsi il calendario e l’elettroencefalogramma di pollowers in estasi e di certa “stampa” quotidiana (un tempo senza virgolette e con la vocazione del cane da guardia).
Intanto l’umarèll di turno, gironzolando con le mani dietro alla schiena nella pubblica agorà come manco il sovrintendente alle belle arti, all’inizio credeva di aver trovato finalmente un po’ di pane per la sua dentiera, se non altro per sbarcare l’incipiente stagione primavera-estate, anzi tutto il lunario; invece, spaesato nel suo stesso paese, ha dovuto constatare sconsolato che sopra, sotto, dietro e intorno alla grande impalcatura presa a noleggio dalla ditta Giorgio Manco (quel Manco sarà forse voce del verbo?), per interi giorni, settimane e ormai anche mesi non s’è vista anima viva, e dunque non riusciva a comprendere come esattamente tutti quegli impegni potessero essere assolti nel breve volgere del promesso pentamestre.
È che gli umarèll di queste contrade sono anacronistici, antidiluviani proprio, non hanno ancora capito che quello non è assolutamente un cantiere fantasma, ma il frutto della più moderna tecnologia. Infatti oggi abbiamo intelligenza artificiale e algoritmi a gogò in grado di fare miracoli, onde gli ingegneri lavorano in Dad, gli operai sono tutti in smart working con martello e scalpello virtuali, il kit delle altre attrezzature è solo on-line (in pratica kit è mort), certe operazioni delicate si realizzano in telechirurgia, i pagamenti avvengono tramite l’home-banking, quando non direttamente in cripto-valute, ergo lo stato avanzamento dell’opera si compirà con la sola forza del pensiero, e questo a prescindere dagli assessori ai lavori pubici che, mutatis mutandis, pare si cambino appunto come le mutande.
Ma tranquilli tutti quanti, umarell e resto del mondo: il virgineo sindaco - quello dei superlativi assoluti [nei suoi discorsi non trovi aggettivi di grado positivo, ma soltanto epiteti con desinenza in –issimo, ndr.]), maestro di slogan galvanizzanti folle fiduciose e plaudenti, non vede l’ora di tagliare il nastro inaugurale della restaurazione, pardon del restauro, con tanto di fascia tricolore a tracolla; e questo avverrà quando meno ve lo aspettate e alla faccia vostra, quattro oppositori disobbedienti, dubbiosi, critici, e pure un tantino beffardi che non siete altro.
Non solo. Reduce dal recente successo registrato con la performance sul puteale della Trozza (gridolini di piacere dei supposters nel vederlo colà spaparanzato in tutto il suo splendore), con un salto da fare invidia a Spiderman s’inerpicherà fin sulla cima del vecchio campanile civico nohano, dimostrando a tutti, vivaddio, quanto egli sia aitante, atletico, pronto a scalare vette fisiche e metafisiche mai immaginate prima d’ora lungo tutto l’orbe terracqueo.
Non per nulla qui abbiamo campioni assoluti di alpinismo. Sugli specchi.
Antonio Mellone
Un tuffo nella storia con la consapevolezza che i tempi sono cambiati ma le tradizioni e la fede hanno ancora tanto da dire e comunicare. E quale miglior modo se non attraverso la musica, quella compagna di cammino che non abbandonava nei canti e nelle preghiere i pellegrini che da Canterbury sino a Roma percorrevano la via francigena sino a spingersi più a sud, fino alla Puglia, in tre diversi percorsi ponte per raggiungere la terra santa.
In questa ricerca della tradizione, con la voglia di percorrere un cammino comune, l’ufficio scolastico regionale della Puglia Ufficio VI di Lecce ha promosso la rassegna territoriale “Music_Andando per la Via Francigena. Itinerari di Musica, Arte e Folklore lungo la via francigena salentina, per cercare di riscoprire il senso di quel cammino ed esaltare la gioiosa festa di musica delle scuole ricadenti lungo quei cammini.
E Galatina ricade proprio nella via Leucadense, quel tratto che da Brindisi porta sino a Leuca, in cui, assieme ad alcuni comuni limitrofi, giovedì 30 maggio ha visto realizzarsi una “sosta di pace”. Un percorso immaginario tra passato e presente, attraversando quel tratto che dalla torre dell’orologio arriva in piazza Orsini, sei scuole hanno fatto rete e si sono incontrate sotto l’ombra protettrice della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, meta ogni anno di moderni “pellegrini” che restano incantati nel vedere gli affreschi di una basilica che ricorda la basilica di Assisi, nello spirito di Francesco.
Dai bambini della scuola dell’infanzia con la loro allegria e spensieratezza nei canti e nei balli, passando dalle esibizioni di scuola primaria e secondaria di primo grado per arrivare agli studenti di scuola secondaria di secondo grado.
Testimonianza che ogni sosta era sì momento di riposo dopo il faticoso cammino, ma anche momento di scambio e di festa assieme a compagni di viaggio vecchi e nuovi.
Gli istituti comprensivi Polo 1 e Polo 3 assieme al Liceo scientifico e linguistico “A. Vallone” di Galatina, con i comprensivi di Collepasso – Tuglie, Corigliano d’Otranto, Melpignano Castrignano de’ Greci assieme al Comprensivo Polo 1 di Galatone, hanno dato vita ad un momento di festa, ma anche di riflessione, dove i protagonisti assoluti sono stati gli studenti. Con la collaborazione di Regione e Provincia, il patrocinio del Comune di Galatina e la collaborazione del Club per l’Unesco di Galatina e della Grecìa salentina.
Dai cortigiani in costumi medievali, ai pellegrini e fraticelli in saio e sandali, ai musicisti, le danzatrici, Maria D’Enghien che racconta il suo sogno di bellezza, le preghiere e le ballate dei pellegrini, le note dell’amore in griko e le canzoni popolari anche reinterpretate, i brani interpretati dalle orchestre Giovanni Pascoli del Polo 1 di Galatina e dall’orchestra del Polo 1 di Galatone e per finire la musica dei nostri giorni con l’esibizione della band i Mal...funzionanti del Polo 3.
Uno spettacolo degno di un cartellone teatrale di tutto rispetto, ma che già rende l’idea della bellezza con oltre 300 giovani artisti a esprimere la propria gioia in musica.
E così è stato per le dirigenti Luisa Cascione, Rosanna Lagna, Angela Venneri, Francesca Conte, Enrica Saracino e Adele Polo, che hanno voluto realizzare la prima tappa di un cammino che potrebbe continuare negli anni e rendere concreta la rete, così come anche sottolineato dalla referente del progetto Carmen Leo, che ha gioito nella sosta portando anche i saluti del dirigente Mario Trifiletti.
Antonio Torretti