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Un fantasma nella torre civica di Noha
Di Antonio Mellone (del 02/06/2024 @ 17:13:03, in NohaBlog, linkato 974 volte)

Gli umarèll di Noha sono in agitazione. Per chi non conoscesse il significato di codesto neologismo molto diffuso in quel di Milano, diciamo che - come riportato dalla Treccani - il lemma sta in genere a indicare il pensionato che s’aggira presso i cantieri intento a controllarne i lavori in corso, elargire consigli non richiesti, e criticare lo stato dell’arte.

Insomma il povero umarèll de nohantri s’era illuso di poter svolgere il suo “mestiere” in santa pace al primo rapidissimo esame di un cartello in rame affisso con quattro centroni direttamente sul prospetto della torre del locale Big Ben: avviso attestante solennemente, in ordine sparso, messa in sicurezza, risanamento, ripristino e dunque ritorno all’antico splendore di struttura, facciata, cupola, sculture in petra aurea, campane e martelli, illuminazione, marchingegno, lancette e quadrante dell’orologio, serramenti, e infine sale e balconi posti al primo piano dell’ottocentesco monumento.

Pazienza se nel suddetto manifesto, come invece molto probabilmente indicato dalla legge, non v’è riportata alcuna indicazione dell’importo dei lavori (tanto si tratta di soldi della collettività, e chi se ne frega), ma per fortuna, per la prima volta nella storia degli appalti pubblici, troviamo l’indicazione di una loro durata a piacere, un arco temporale elastico, un decorso malleabile, senza una data d’inizio o una terminale: in sostanza un lasso temporale “flessibile e inclusivo” (tanto per essere alla moda anche dal punto di vista semantico): dico 150 giorni in tutto, che, volendo, potremmo pure conteggiare a salti. Tanto l’orologio della torre è fermo, figurarsi il calendario e l’elettroencefalogramma di pollowers in estasi e di certa “stampa” quotidiana (un tempo senza virgolette e con la vocazione del cane da guardia).

 

Intanto l’umarèll di turno, gironzolando con le mani dietro alla schiena nella pubblica agorà come manco il sovrintendente alle belle arti, all’inizio credeva di aver trovato finalmente un po’ di pane per la sua dentiera, se non altro per sbarcare l’incipiente stagione primavera-estate, anzi tutto il lunario; invece, spaesato nel suo stesso paese, ha dovuto constatare sconsolato che sopra, sotto, dietro e intorno alla grande impalcatura presa a noleggio dalla ditta Giorgio Manco (quel Manco sarà forse voce del verbo?), per interi giorni, settimane e ormai anche mesi non s’è vista anima viva, e dunque non riusciva a comprendere come esattamente tutti quegli impegni potessero essere assolti nel breve volgere del promesso pentamestre.

È che gli umarèll di queste contrade sono anacronistici, antidiluviani proprio, non hanno ancora capito che quello non è assolutamente un cantiere fantasma, ma il frutto della più moderna tecnologia. Infatti oggi abbiamo intelligenza artificiale e algoritmi a gogò in grado di fare miracoli, onde gli ingegneri lavorano in Dad, gli operai sono tutti in smart working con martello e scalpello virtuali, il kit delle altre attrezzature è solo on-line (in pratica kit è mort), certe operazioni delicate si realizzano in telechirurgia, i pagamenti avvengono tramite l’home-banking, quando non direttamente in cripto-valute, ergo lo stato avanzamento dell’opera si compirà con la sola forza del pensiero, e questo a prescindere dagli assessori ai lavori pubici che, mutatis mutandis, pare si cambino appunto come le mutande.

Ma tranquilli tutti quanti, umarell e resto del mondo: il virgineo sindaco - quello dei superlativi assoluti [nei suoi discorsi non trovi aggettivi di grado positivo, ma soltanto epiteti con desinenza in –issimo, ndr.]), maestro di slogan galvanizzanti folle fiduciose e plaudenti, non vede l’ora di tagliare il nastro inaugurale della restaurazione, pardon del restauro, con tanto di fascia tricolore a tracolla; e questo avverrà quando meno ve lo aspettate e alla faccia vostra, quattro oppositori disobbedienti, dubbiosi, critici, e pure un tantino beffardi che non siete altro.

Non solo. Reduce dal recente successo registrato con la performance sul puteale della Trozza (gridolini di piacere dei supposters nel vederlo colà spaparanzato in tutto il suo splendore), con un salto da fare invidia a Spiderman s’inerpicherà fin sulla cima del vecchio campanile civico nohano, dimostrando a tutti, vivaddio, quanto egli sia aitante, atletico, pronto a scalare vette fisiche e metafisiche mai immaginate prima d’ora lungo tutto l’orbe terracqueo.

Non per nulla qui abbiamo campioni assoluti di alpinismo. Sugli specchi.

Antonio Mellone