Arianna Gabrieli, galatinese di Noha, è una delle tre ricercatrici che hanno caratterizzato il coronavirus al 'Sacco' di Milano
È nata a Noha una delle tre ricercatrici che, nel laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano, hanno isolato il virus Covid-19 nei quattro pazienti italiani di Codogno. Arianna Gabrieli ha trentasette anni ed ha studiato al Liceo Classico “Pietro Colonna” di Galatina. “Da quando si è diffusa la notizia mi stanno chiamando tutti -risponde al telefono, con voce tranquilla e gentile. Il risultato che abbiamo (insieme alle colleghe Annalisa Bregna e Alessia Lai) raggiunto è sicuramente importante ma il lavoro deve continuare. Dobbiamo caratterizzare il virus e mettere le industrie farmaceutiche in condizione di scoprire e produrre il vaccino”.
Che cosa ha pensato quando vi siete rese conto di avere ‘scoperto’ com’era fatto questo 'coronavirus'?
“Da ricercatrice e da salentina ho provato una grande soddisfazione ma anche un certo rammarico per aver dovuto cercare lontano da casa il lavoro che mi piace”.
La dottoressa Gabrieli ha conseguito sia la laurea triennale sia quella specialistica in biotecnologie a Roma, presso l’Università di Tor Vergata. Dopo il dottorato di ricerca in Medicina molecolare ha cominciato a lavorare, attraverso borse di studio e di ricerca, in vari Centri specializzati.
Da settembre scorso, per raggiunti limiti di età, ha dovuto aprirsi una partita IVA e cominciare ad emettere fatture. In sostanza è tecnicamente una “precaria”.
Papà Oronzo, titolare di una nota autoscuola, e mamma Giuseppa Tundo abitano nella più grande frazione di Galatina mentre il fratello Giancarlo vive con lei a Milano. “Appena possiamo torniamo giù. Il richiamo dei genitori, dei parenti, dei nostri tanti amici è grande”.
Dottoressa, prova paura a vivere praticamente a stretto contatto con il virus che tutto il mondo teme? “No, no assolutamente -risponde sorridendo. In laboratorio siamo super-protette. Ho più timore ad andare in giro per Milano”.
Dino Valente
Fonte: Galatina.it
L’Italia sta vivendo giorni difficili per l’infezione da Covid-19. Al momento il Salento è stato risparmiato, ma ormai il virus è in Italia, nella Asl di Taranto ci sono tre casi e l’intero sistema sanitario pugliese è in prima linea per contenere il contagio.
Per quanto riguarda Asl Lecce gli ospedali di riferimento per questa emergenza sono il Vito Fazzi di Lecce e l’Ospedale di Galatina che ha un pronto soccorso con una stanza idonea all’accoglienza di pazienti potenzialmente infettivi e un intero padiglione, il “De Maria”, in grado di accogliere 80 ricoverati e – al pari della stanza di isolamento del pronto soccorso – è dotato di un sistema di ventilazione ad aria forzata per evitare la dispersione aerea dei virus. Il paradosso è che si tratta di un reparto che tra le altre era un’eccellenza dell’Ospedale galatinese e oggi è stato cancellato dal Piano di riordino. Attualmente ha una dotazione di 10 posti letto di cui solo 3 per gli infettivi e la restante parte per il ricovero di pazienti in extralocazione dalla Pneumologia.
Il “Santa Caterina Novella” di Galatina ha dimostrato, anche in questa circostanza, che la struttura è stata pensata con lungimiranza ed è in grado di affrontare anche criticità complesse. Per questo faccio un appello ai vertici della Asl di Lecce e soprattutto al presidente della Regione Michele Emiliano essendo di competenza regionale la pianificazione della rete ospedaliera, affinché il reparto di Malattie infettive sia riaperto e messo nella condizione di rispondere ai bisogni della popolazione salentina.
Mi auguro una valutazione serena, da parte di chi ha il potere decisionale, e nell’interessa dei salentini che hanno diritto ad avere garanzie sull’assistenza e cura.
Il consigliere di opposizione della Lista De Pascalis
Giampiero De Pascalis