In questi giorni ci siam voluti far del male. Ci siamo cioè cimentati nella lettura di quella pagina di letteratura pop rappresentata dalla Convenzione approvata dal Consiglio Comunale di Galatina il 25 settembre ultimo scorso.
Tra le cose stravaganti ivi contenute s’annovera anche quest’altra che fa letteralmente scompisciare dalle risate.
Nel tractatus galatinensis all’art. 7 troviamo, oltre al resto, quanto segue: “Il comune si riserva il diritto di recedere unilateralmente dalla presente convenzione, ove sussista una giusta causa. Costituisce, in particolare, giusta causa di recesso, il fallimento della Società, la cessione del ramo d’azienda avente ad oggetto le attività di cui alla presente Convenzione, nonché la cessione dell’intero pacchetto delle quote societarie, la fusione, la scissione, la trasformazione ove il soggetto cedente o il cessionario, ovvero quello risultante dalla avvenuta cessione, trasformazione, fusione o scissione, non offra equivalenti garanzie in merito al regolare adempimento delle obbligazioni assunte con la presente Convenzione ”.
Ma, santo cielo!, ci vuol tanto a capire che, ad oggi, tutti gli eventuali cessionari (cioè eventuali nuove società acquirenti o subentranti) sarebbero meglio della Pantacom srl, atteso che, dato il quadro fedele e corretto del bilancio depositato in Camera di Commercio, la srl dal punto di vista commerciale, finanziario, patrimoniale ed economico, vale poco meno di un fico secco?
Nasce, eccome, il dubbio sulla natura della società in convenzione: che sia cioè soltanto una società veicolo o frontespizio, pronta a vendere al primo acquirente tutto il pacchetto, e con estrema tranquillità, senza cioè alcun rischio di un eventuale recesso dalla Convenzione da parte del Comune. E questo sia per il fatto che le garanzie dei “nuovi” sarebbero sicuramente migliori e più sostanziose delle attuali (è difficile se non impossibile trovare di peggio sulla piazza rispetto all’attuale srl contraente), e sia perché, se anche fosse (ma è difficile), politici e tecnici di Galatina belli addormentati nel bosco non se ne accorgerebbero nemmeno.
Infine tanto di cappello per la convinzione in Convenzione.
Siccome i guai non vengono mai da soli, nel noto Patto sono previste anche le rotatorie (e te pareva?). Ne sono pronosticate ben tre: la prima “adiacente la SP Galatina-Collemeto per consentire un accesso continuo e senza interruzione all’interno dell’insediamento produttivo in questione”; la seconda “di svincolo sulla viabilità complanare di collegamento a Copertino”, e, visto che non c’è due senza tre, una terza “di svincolo del traffico dall’arteria complanare che si sviluppa lungo la SS 101”.
Me li vedo, tutti i politici delle larghe intese, letteralmente con il fiato sul collo del funzionario comunale, intento a redigere l’articolato della Convenzione, mentre il sindaco - come in “Totò, Peppino e la Malafemmina” - detta gli articoli da sottoporre all’ovazione del consiglio comunale: “Signorina Pantacom!, veniamo noi con questa mia addirvi una parola che scusate se sono poche ma 80.000 euro di garanzia; noi ci fanno specie che questanno c’è stato una grande morìa delle vacche come voi ben sapete.: ma questa megaparco servono solo alle ricadute ed al volano. Noio volevam savuar se ci fate anche l’ufficio turismo e il parco urbano di cinque ettari nel megaparco perché i giovanotti che sono studenti che studiano (e che devono tenere la testa al solito posto cioè sul collo) che si devono prendere una laura per lavorare a Cascioni, vadano a giocare ai campetti di calcio del centro commerciale. [Assessore, qui ci va un punto! Anzi due punti, facciamo vedere che abbondiamo].
Signorina Pantacome, dimenticava di dirvi che vogliamo pure le rotatorie. [Assessore, mettici qui una rotatoria. Anzi aggiungine altre due, facciamo vedere che abbondiamo!] Salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi che siamo noi (anzi i Fratelli Capponi, pennuti della razza della cuccuvascia)”.
In alternativa si potrebbe pensare ad un Massimo Troisi (Mario) che detta la lettera o la Convenzione a Roberto Benigni (Saverio) da indirizzare “al santissimo Savonarola”.
Forse il paragone sarebbe più azzeccato, visto che non ci resta che piangere.
Antonio Mellone