Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Se non fossimo nel bel mezzo di un dramma, anzi di una tragedia, nel leggere la Convenzione con la Pantacom, approvata pressoché all’unanimità dal consiglio comunale di Galatina il 25 settembre scorso, ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate. Sorge il dubbio che la cosiddetta maggioranza delle larghe cretinate (formata anche localmente dalla destra eterna nonché dal neofita centro-destra, cioè il Pd, che ha varato questo ennesimo Titanic) non abbia non dico compreso ma nemmeno fatto finta di leggere quella decina di fogli formato A4 che compongono questo capolavoro di letteratura horror contemporanea.
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Se volessimo far qui una sintesi epesegetica di questo obbrobrio non la finiremmo più (né sarebbe pensabile un’analisi logica del testo, anche perché di logico in quelle righe abborracciate non c’è proprio nulla: l’unica analisi ragionevole cui sottoporre soggetti e oggetto de quo, anzi de qua, dovrebbe essere quella psichiatrica).
Ma per evitare di macchiarci del reato di omissione di lettura di atti d’ufficio e soprattutto di quello di omissione di soccorso-addormentati-galatinesi siamo costretti a rilevare di seguito solo qualche perla della citata Convenzione pensata e scritta dagli scienziati comunali di turno magari sotto la dettatura di qualche altra cima eccelsa esponente di quella società inattiva da anni, se non dalla sua fondazione, che risponde al nome di Pantabort. Credo che Dudù avrebbe saputo stilare meglio l’articolato capitolato di cui trattiamo (senza offesa per il barboncino più famoso d’Italia).
Già me li vedo alti ma soprattutto bassi dirigenti comunali attorniati da consiglieri, assessori e sindaco pronti a vergare con inchiostro simpatico il testamento funebre dell’ecologia e dell’economia di Galatina, sempre nel nome delle larghe prese (per quel coso che più somiglia alla loro faccia).
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E partiamo dall’articolo 2, con una frase vergata in Convenzione senza manco un pizzico di convinzione (o forse con la massima convinzione e senza il minimo dubbio, il che è uguale) che suona così: “La realizzazione della predetta area consentirà al comune di Galatina di incrementare il livello occupazionale del territorio, nonché accrescere e valorizzare le numerose eccellenze commerciali presenti in zona”. Sì, come no.
Nel leggere questa corbelleria sesquipedale verrebbe da risponder loro: e se così non fosse? Cosa succederebbe o cosa succederà? Verrà meno la Convenzione? E chi pagherebbe eventualmente i danni della revoca e con quali soldi? E come potremmo tirarci indietro, poniamo il caso, dopo che il terreno sarà stato sbancato, e, magari, tre o quattro capannoni costruiti a metà? Utilizzando la macchina del tempo per tornare indietro?
Molto probabile, visto che questi credono a tutto, soprattutto ai somari vaganti nell’aere.
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E poi, a cosa mai si riferirà la bella locuzione “accrescere e valorizzare le numerose eccellenze, eccetera eccetera”? Vuoi vedere che questi sotto sotto quando parlano di eccellenza alludono proprio all’agricoltura?
Ma certo che con il Mega-porco si potrebbero valorizzare le eccellenze del nostro settore primario (come ad esempio le patate e le cicorie di Galatina, arcinote soprattutto al di fuori di Galatina). Ma come? - chiedereste voi. Ma semplice: facendo mancare ettaro dopo ettaro il terreno sotto i piedi delle superstiti aziende agricole locali.
Non trovate sia fantastico e soprattutto facile?
Non sapete voi che il valore di mercato di un bene economico dipende proprio dalla sua scarsezza? Le cicorie e le patate di Galatina, per esempio, potremmo importarle direttamente dal nord Africa o dall’Olanda, dove vengono prodotte in abbondanza, per venderle fresche fresche nel novello supermercato di Contrada Cascioni.
Non è geniale? Ma com’è che non ci avevamo pensato prima, ed abbiamo dovuto attendere la calata dei Perrone da Lecce perché lo capissero financo gli ineffabili pollitici nostrani con codazzo incorporato?
Antonio Mellone
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