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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
 
 
Articoli del 26/02/2013

Di Marcello D'Acquarica (pubblicato @ 21:14:31 in NohaBlog, linkato 2326 volte)

Tutto nasce intorno alle parole della canzone “La mia città” di Edoardo Bennato. Sono parole, quelle di Bennato, che denunciano il degrado ma al contempo l’amore per la propria città. Questa canzone, corredata di immagini e video appropriati, è un inno alla passione e all’attaccamento al nostro paese. Che nel nostro caso risponde al dolce nome di Noha.

Ecco i nostri punti di vista.

Video di Simone Sindaco e Maria Rosaria Paglialonga:

 

Video di Marcello D’Acquarica:

 
Di Paola Congedo (pubblicato @ 10:40:48 in Eventi, linkato 3077 volte)

Cari amici dell’informazione,

come sempre il mio Presìdio di rivolge a voi per far agire ed allargare la rete di coloro che scelgono l’impegno civile (dai singoli, alle istituzioni, alle associazioni…), mettendo in circolo le conoscenze, le promesse, il sentire, che è sentire comune.

“Oltre il muro” nasce proprio con questo intento: l’incontro con Carlo Greppi (la mattina del 26 febbraio, alle ore 10.00) e la mostra dei messaggi realizzati dalle scuole e da tanta gente (a partire dal 26 a pomeriggio e per tutta la settimana) partono dal ricordare la Shoah per poi portare allo scoperto fatti, parole, pensieri, segni che ancora appartengono alla nostra vita e che purtroppo dimostrano quanto poco impariamo dalla storia.

Due installazioni tridimensionali accolgono le tracce di questo nostro fare: un muro e un albero.

Un muro da buttare giù con l’intento di rendere visibile una concreta scelta di campo contro i muri della segregazione, della separazione, del pregiudizio, dell’alienazione, dell’indifferenza, dell’incomunicabilità, della solitudine…

Un albero che è insieme ricostruzione del passato e progetto/speranza per il futuro, simbolo di unità e al contempo di diversità, luogo dell’oggettività e dell’emotività, dello scambio tra il dentro e il fuori al ritmo del respiro.

Le due installazioni aspettano il contributo di tutti. Ognuno potrà aggiungere la propria foglia o il proprio messaggio, secondo quanto la sua sensibilità gli suggerirà. Potrà farlo recandosi personalmente al Palazzo della Cultura nei giorni della manifestazione oppure utilizzando, qualora voi foste d’accordo, il vostro spazio web.

Spero tanto di incontrarvi tutti il 26, per dare il vostro contributo (perché no le foglie dei giornali?), testimoniare e farvi portavoce di ciò che accadrà.

Un caro saluto

Paola Congedo

 
Di Redazione (pubblicato @ 10:20:50 in Un'altra chiesa, linkato 3007 volte)
Il Vicario generale della Diocesi di Milano, mons. Mario Delpini, portavoce autorevole del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha rivolto il messaggio quaresimale a tutta la Diocesi milanese, dal titolo “Lasciatevi riconciliare con il Dio vicino” (una frase di San Paolo che si trova nella sua seconda lettera ai cristiani di Corinto, 5,20).
La parola “riconciliazione” può assumere significati diversi e ampi, ma alla fine porta sempre a indicare quella che una volta si chiamava “confessione sacramentaria”, limitatamente ad un rapporto individuale con Dio. Ma con quale Dio? Con il Dio della religione di tipo moralistico che stabilisce i peccati in base ad un criterio tutto suo. La Chiesa, lungo i secoli, ne ha inventati di peccati, soggiogando le anime creando in loro dei disagi, ma unicamente in rapporto alla struttura della religione. Altra cosa è il nostro rapporto con il Dio della libertà.
Di nuovo belle parole, anche queste del Vicario generale. Parole, e parole, supportate opportunisticamente da citazioni altolocate. Come al solito.
C’è una frase che meritava di essere sviluppata: «Sappiamo quale sia il digiuno gradito a Dio: è operare la giustizia e soccorrere i bisognosi. Un appello al pentimento e a riparare il male compiuto deve essere rivolto in modo particolare a coloro che hanno commesso ingiustizia sfruttando il lavoro altrui, sperperando il denaro pubblico, cercando un ingiusto vantaggio personale nell’esercizio di un servizio alla comunità».
Sembrano parole messe tra parentesi, per inciso, poi subito dimenticate dalla preoccupazione di salvare le anime peccatrici dei poveri cristi costretti già a vivere nella precarietà di una vita dura e con poche gioie. Se poi togliete loro le piccole gioie, dicendo che sono opera del demonio, beh allora capite a che punto siamo arrivati!
Siamo tornati ai confessionali, alle famose e tristi penitenzierie. Già la parola mette depressione. Quante angosce spirituali hanno creato, altro che luoghi di liberazione, e perciò di gioia!
- Forza, cristiani, confessatevi. Avete perso il senso del peccato!
Ma di quale peccato? Forse il peccato più grave della Chiesa, e quindi dei suoi fedeli (già la parola: fedeli a chi?) è quello di aver perso il vero volto di Dio. No, ci si ostina ancora a inculcare il senso del peccato come ribellione al codice morale ecclesiastico, il quale presenta un volto di Dio sfigurato o, diciamo, offuscato.
E ci si ostina sull’aborto, come se questi fosse il peccato più grave. E perché poi annettere all’aborto la scomunica, mentre sugli altri peccati, come quello citato dell’ingiustizia sociale, la Chiesa non dà un giudizio così duro? E poi perché parlare di confessori di seria A e di confessori di seria B? Ma scherziamo?
Ma ciò che veramente è allucinante è credere ancora nelle indulgenze. Tutti sanno, anche le pietre, che sono state una invenzione della Chiesa. Dietro non c’è alcun fondamento teologico! Lutero non ha insegnato proprio nulla? Come si può parlare di indulgenza plenaria, facendola dipendere da alcune condizioni, come se si trattasse di qualcosa di magico?
Infine, c’è il problema dei divorziati e dei separati, dei conviventi ecc. È vero che stiamo assistendo a un crescendo verso chissà quale traguardo. Forse la Chiesa ha capito, e tenta di fare tanti piccoli passi per paura di urtare i fondamentalisti. Magari, chissà fra quando, arriverà ad accogliere tutti, offrendo senza più preclusioni la grazia di Dio che, se è gratuita, non può essere condizionata dalle situazioni oggettive, del resto stabilite da certe esigenze di ordine richieste da una certa struttura.
Qui trovo ancora tanta ipocrisia: quel voler salvare la misericordia divina e la rigidità moralistica della Chiesa. E così si arriva a dei compromessi veramente ridicoli, per non dire assurdi. “La Chiesa vi accoglie nel suo seno, però a debite distanze…!”. Beh, il colmo dei colmi è la proposta della comunione spirituale. Non so se ho letto e capito bene: «In particolare può essere di aiuto che i pastori invitino questi fedeli e altri che non fossero in condizione di accostarsi alla comunione sacramentale ad accostarsi comunque al presbitero o al diacono, mentre viene distribuita la comunione, per ricevere una benedizione (compiendo un gesto quale quello di incrociare le braccia sul petto), e proporre la pratica della comunione spirituale da collocare opportunamente nella celebrazione eucaristica».
Immaginiamo la scena. Come se io partecipassi a un banchetto, e, per vari motivi, mi sentissi dire: Scusi, sa, lei non può mangiare. Però può benissimo far finta di mangiare, col desiderio!
Questa è pura follia!  
don Giorgio De Capitani
 

Fotografie del 26/02/2013

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Di Marcello D'Acquarica (pubblicato @ 15:14:52, vista 2789 volte)
Vignetta n.173 ...
 

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