lug122014
Per rispetto dei tanti galatinesi che ci hanno dato fiducia, riteniamo necessario dover replicare alle stucchevoli dichiarazioni del Sindaco Montagna che, anziché far tesoro di suggerimenti e critiche per migliorare la propria azione amministrativa, gioca la carta, ben collaudata, di certe volpi della vecchia politica provando a buttarla in rissa, per evitare di rispondere alle domande.
Non funziona più Signor Sindaco, lasciamo a Lei la sterile polemica e il livore, frutto di una suscettibilità tipica di chi non ha argomentazioni, di cui ne aveva dato un saggio pubblico quando, in un Consiglio Comunale prenatalizio, una sua incommentabile reazione, scomposta e inadeguate alle Istituzioni, aveva creato stupore ed imbarazzo tra i presenti e i dipendenti comunali.
Vogliamo invece riportare il dibattito nei termini della concretezza dei fatti.
Cominciamo parlando dell’Ente Fiera sulla quale mai Le abbiamo attribuito responsabilità dirette sul passato, ma, visto che è Lei a portarci su tale terreno, non possiamo che evidenziare ai galatinesi che gli ultimi due Presidenti, con responsabilità sicuramente dirette, sono riconducibili, rispettivamente, uno a nomina PD, il suo partito, e uno a nomina Socialista, il suo ex partito. Quello che Le si contesta direttamente invece è l’aver scientemente e colpevolmente subito la regia del liquidatore, il dr. Spagnulo, già amministratore dell’Ente, che potrebbe non avere nessun interesse a far emergere eventuali responsabilità politiche e gestionali di chi ha portato la società alle attuali condizioni fallimentari.
lug102014
Sembra tutto inutile. Scriviamo, parliamo, denunciamo e insistiamo nel cercare di evidenziare le malefatte e i malfattori, ecc. e poi che cambia? Niente! O comunque poco più di niente.
Per non affliggerci più del dovuto, forse, ci converrebbe vivere con i paraocchi come si fa con i cavalli. Oppure farsi iniettare una buona dose di farmaco intorpidente, fino allo schiacciamento totale di quei quattro neuroni che si ostinano a schizzare fuori da quell’atavico conformismo che è poi la causa di questo niente.
Da noi, il detto riportato nel romanzo di Tomasi di Lampedusa: “tutto cambia affinché nulla cambi”, andrebbe rivisto forse così: “nulla cambi affinché tutto peggiori”.
Infatti, dopo tutte le lamentele pre-elettorali, ad amministrare il bene comune vengono nominati sempre i soliti arcinoti. Tutte bravissime persone, per carità, ma visti i risultati, se non venisse eletto nessuno, probabilmente, tutto resterebbe come prima con il grande vantaggio che non si sommerebbero altri danni.
Che novità ci sono? -starete pensando voi.
Appunto, nessuna: le tangenziali a Galatina, tagliano invece di tangere; le piste ciclabili (e soprattutto le biciclette) restano solo chimere; i marciapiedi sono solo sul vocabolario; si aggirano fantasmi di nuovi mostri tipo il mega-sito per il compostaggio di 30.000 tonnellate annue “sennò perdiamo i finanziamenti”; non c’è nessuno che voglia benedire la terra; si condannano i peccati di sesso (e mancu tutti) ma non quelli contro la legalità; con il caldo e lo scirocco l’aria torna a puzzare di carne morta come la scorsa stagione; l’orologio è morto e tra poco sarà anche sepolto (e senza l’onore delle campane a morto – che fa pure rima); il parco degli aranci è praticamente una nuova 167 per pantegane; la casa baronale cade a pezzi, così come si sta sbriciolando sotto la grattugia dell’inerzia l’annessa torre medievale con relativo ponte a sesto acuto; la masseria Colabaldi è posta in vendita al peggior offerente; le casiceddhre attendono qualche firma perché rientrino nel progetto FAI (Fondo Ambiente Italia), anche se ciò che servirebbe veramente sarebbe il fatto che quella parola “FAI” fosse voce del verbo fare; l’ipogeo sta diventando un calvario, ed il calvario un ipogeo; la casa rossa - subito dopo le camionate di cemento per il grande massetto intorno alla casa bianca - è probabile che con le venture piogge monsoniche diventi una palafitta; la vecchia scuola elementare di Noha ristrutturata, nonostante i proclami e le promesse dell’assessore Coccioli, continua ad avere un “allaccio da cantiere” di 10 kw e non di 50 e presto resterà nuovamente inutilizzata come l’altro catafalco di via Bellini angolo via Ippolito Nievo; le statistiche dicono che nel triangolo dei prodotti DOP (Lecce, Galatina, Maglie) la percentuale di malattie tumorali supera di gran lunga la media delle zone più industrializzate d’Italia. E per giunta senza avere le industrie, che di solito sono le principali indiziate per l’inquinamento ambientale. Come dire: curnuti e mazziati.
Fino a qualche tempo fa, quando le persone mi vedevano arrivare, mi salutavano così: “bè… osce ssi rrivatu? E quandu te ne vai?”, o comunque i soliti convenevoli per una buona accoglienza.
Adesso nemmeno apro bocca che da più parti suonano lugubri annunci di concittadini colpiti da malattie gravissime. Credo che sia ora di accantonare un po’ la parola “speranza”, quella cioè armata di buone intenzioni, di togliersi i paraocchi, di smetterla di pensare che accada solo agli altri o che le cause siano ignote.
Forse è giunto il momento di fare tutti qualcosa, smettendo per esempio di delegare ai soliti falsi “non vedenti” la politica nostrana.
Cosa fare? A questo proposito mi sono venute in mente delle parole ascoltate in circostanze diverse e da persone molto distanti fra loro, geograficamente e culturalmente. Ricordo per esempio che, in occasione della Festa dei Lettori del settembre 2008, e più precisamente riguardo alla salvaguardia dei nostri beni culturali, il Soprintendente della provincia di Lecce, dottor Giovanni Giangreco, a cui avevamo affidato tutte le nostre speranze, concluse dicendo a tutti i presenti nell’atrio del palazzo baronale, che a quel punto, la salvaguardia dei nostri beni dipendeva dai nohani (e non dalla Soprintendenza) e che tutti ci saremmo dovuti tirare su le maniche.
Lì per lì restai deluso, mi sembrò quasi un tradimento. Gira e sbota, pensai, ti fanno promesse e poi tocca sempre a nnui!
Poi ebbi l’occasione di ascoltare l’intervista fatta da un giornalista a Carmine Schiavone, ex boss del Clan dei Casalesi e pentito della Camorra, il quale esordì dicendo che se non fosse stato per la ribellione del popolo, della terra dei fuochi, non se ne sarebbe mai parlato così tanto. E il problema non sarebbe mai venuto fuori.
E di recente, giusto per toglierci ogni dubbio, la stessa cosa ha annunciato Papa Francesco a proposito di cambiamento della Chiesa, dove il Santo Padre diceva appunto che se non è la gente a volerlo fortemente, la Chiesa non cambierà mai
( e quindi, aggiungo io, nemmeno lo stato devoto).
E poi leggi di inchini di madonne ai boss, e soprattutto di sponsorizzazioni di feste patronali da parte del TAP, l’ennesimo scempio dedicato alla mafia, e ti cadono un’altra volta le braccia, e pure il resto.
Marcello D’Acquarica
lug092014
Oh, di colpo, la Chiesa si riscopre “scandalizzata” per cose o eventi che finora sono passati sotto silenzio, anzi tra il beneplacito di una certa struttura ecclesiastica, a cui faceva comodo che statue di madonne e di santi o addirittura crocifissi si inchinassero a baciare il culo dei mafiosi.
Tutti ora gridano: “Non sia mai!”.
La gerarchia e la politica se ne lavano le mani, si tirano fuori, come se nel passato l’usanza di inchinarsi a gente malavitosa fosse una rarità imperdonabile. Ma siamo ciechi?
Il papa ha scomunicato i mafiosi. E tutti a gridare: “Finalmente!”. E restiamo ancora ciechi, a iniziare da quella cricca “cattolica” che, sfruttando anche la fede, mette insieme lo schifo e le ostie, gli affari e l’incenso.
Il problema non è solo del Sud d’Italia. Certo, non è bello venire a conoscenza di certe cose. Ma credo che ci sia tra gli onesti un forte senso di disagio. Il problema è più generale. Anche al Nord, durante le processioni o le ricorrenze religiose si vedono cose per lo meno “assurde”. Ma c’è ben altro, oltre le processioni (che, secondo me, andrebbero “abolite”, per la loro inutilità).
lug082014
Passata la festa dei santi patroni di Galatina tiriamo un po’ le somme. Gli organizzatori hanno avuto la leggerezza a loro dire di accettare uno sponsor senza pesarne le conseguenze. E va bene abbiamo chiuso, anzi ne abbiamo approfittato e, qualche giorno prima della festa, siamo stati nella bellissima cittadina salentina a parlare dell’opera inutile e dannosa TAP. Come dicevamo, noi abbiamo voluto credere alla buonafede e alla leggerezza del comitato feste, abbiamo voluto non creare disagio alle persone e ai fedeli. Non abbiamo voluto essere noi a creare tensioni e non lo abbiamo fatto, neanche quando la pubblicità di TAP non si è limitata ai soli manifesti 6 per 3 ma anche su un intera pagina della brochure della festa, la pubblicità portava la dicitura “Energia a vocazione turistica” – che vocazione può avere il gas e il gasdotto che distruggeranno il Salento tutto? Ma soprattutto questi non vendono gas, ma lo portano in Austria, e costruiscono una centrale di depressurizzazione di 12 ettari. Energia a vocazione turistica sarà l’ossimoro dell’anno. Non ci siamo neanche inalberati quando, per magia, la sera del cantante, sempre lui, quello che del Salento non ne vuole sapere nulla, sono apparse le bandiere di TAP. Quindi ricapitolando: manifesti, brochure e bandiere, per soli 5000 euro? E quindi all’amministrazione che ne ha dati 16000 che fate le statue di fianco ai santi patroni? Davvero dobbiamo credere alla buona fede? E poi al signore alto con i capelli bianchi, quello che mentre discutevamo fuori il palazzo della cultura si fasciava la testa e ci chiedeva scusa, quello che ci aveva invitato a salire sul palco prima del cantante, per poi scoprire che non era vero che non si era mai discusso di questa eventualità, che non ricorda…. E si … noi continuiamo a credere nella loro buonafede, anche nella buona fede del prete. All’uscita dall’assemblea in cui si parlava di TAP, gli è stato chiesto se avrebbe detto qualcosa nell’omelia per spiegare cosa è TAP.
lug082014
Qualche giorno fa, a seguito dell’interrogazione legittima, ma palesemente infondata, del consigliere comunale Carlo Gervasi sulla appena inaugurata Palestra di via Montinari in Galatina, sono montate sterili polemiche e demagogiche affermazioni.
Per amore di chiarezza e per volontà di trasparenza questi sono i fatti.
La Palestra è stata realizzata sulla base di un finanziamento, ottenuto dall’Amministrazione Antonica, nell’ambito del Programma integrato di riqualificazione delle periferie, e, nel caso specifico del Rione Nachi.
L’esecuzione dei lavori, con diversi miglioramenti in corso d’opera, è avvenuta nella perfetta osservanza del capitolato d’appalto, nell’assoluto rispetto delle norme C.O.N.I. in materia, in coerenza con gli scopi e gli obiettivi previsti dal finanziamento. Per questo si è ottenuto il parere del Comitato Olimpico Nazionale Italiano.
lug062014
Se giungi a Galatina, nota città d’arte salentina, provenendo da Lecce attraverso la strada provinciale 362, sulla tua sinistra, ad un chilometro circa dal passaggio a livello, quasi a ridosso del distributore della Esso, trovi, pronta ad accoglierti a cancelli spalancati, una costruzione di pianta più o meno rettangolare, la cui struttura portante è costituita da un telaio mono-piano con pilastri prefabbricati in cemento armato, mentre il tetto, la cui architettura è costituita da travi metalliche e tralicci, è coperto da tegole di un bel colore rosso mattone (ovviamente in un materiale che non ha nulla a che vedere con la terracotta). Si tratta dell’inconfondibile sagoma dell’ex-supermercato della Lidl (un grande magazzino a chilometri zero, cioè tedesco) senza più nemmeno la sua bella tondeggiante insegna gialla dalle scritte rosse e blu.
Ogni volta che transito da quella strada (e questo succede almeno un paio di volte al dì) non mi vien mica da pensare alla cementificazione screanzata di un altro paio di ettari di campagna galatinese per la costruzione dell’ennesimo capannone con parcheggio in asfalto incorporato: no, assolutamente.
Invece il mio pensiero corre subito verso le due categorie concettuali di cui sono infarciti i presunti ragionamenti di molti nostri amministratori locali (alcuni reduci dal recente trionfo elettorale, altri un po’ meno) e cioè: a) il “volano per lo sviluppo” e b) le immarcescibili “ricadute occupazionali”.
lug062014
lug062014
lug052014
A pochi giorni dall’uscita in libreria, Catena Fiorello presenta il suo ultimo libro “ Un padre è un padre” edito da Rizzoli, a Galatina il 6 luglio nella splendida cornice dell’Amarcord Wine Bar in Piazza San Pietro alle ore 20,30.
L’evento promosso ed organizzato dalla libreria Fiordilibro di Galatina, vede la partecipazione del Sindaco Cosimo Montagna, dell’Assessore alla Cultura Daniela Vantaggiato e del regista Volfango De Biasi.
Il tema del quarto romanzo dell’autrice siciliana è un rapporto familiare tra padre e figlia ma non è quello che ci si aspetterebbe, perché è la storia non convenzionale di un uomo che vuole a tutti i costi essere riconosciuto padre e di una donna che a ventidue anni scopre di essere figlia .
Paola ,questo è il nome della protagonista alla morte della madre trova una lettera con su scritto il nome e l’indirizzo di chi anni prima le aveva abbandonate,ma la giovane donna contrariamente alla madre non riesce ad avere sentimenti di rancore verso quest’uomo Roberto, che immediatamente sente di amare e lo custodisce agli occhi del mondo, ma quando decide di dare una svolta a questo legame scoprirà un’altra verità che le sconvolgerà la vita per sempre.