A Noha si erano uniti i territori disabitati di Pisanello e di Padulano e dipendevano dallo stesso Casale gli altri feudi di Merine, Giurdignano e Cellino.

I documenti che seguono, di cui riportiamo le intestazioni, provano come i signori De Noha avevano reso indipendente la propria baronia, distaccandola dalla Contea di Lecce e amministrandovi direttamente la giustizia:

“Lo privilegio concesso al signor Antonello de Noha che lo Capitano di Lecce non possa conoscere le prime cause della sua Baronia”.

“Lo privilegio della Giurisdizione del casale di Noha concessa da Re Ferrante (di Aragona) al signor Antonello de Noha”.

“Lo privilegio del Casale di Noha, Merine, Giurdignano e Padulano sopra la giurisdizione civile e bagliva”.

Poiché la vicina terra di San Pietro in Galatina fin da questo tempo tentava di sopraffare e di invadere la giurisdizione del barone di Noha, lo stesso inventario ci fa fede di un’altra scrittura importantissima. E anche questa trapuntata:

“Una lettera Regia diretta al Capitano di San Pietro in Galatina che non si intrometta nella giurisdizione di Noha”.

Tuttavia, poiché il litigio fra le due terre si acuiva, dall’inventario togliamo due altri documenti i quali accennano ad una convenzione tra i due feudi confinanti. Essi sono:

“L’istrumento di carta di cojoro della concordia fatta tra gli uomini di Nohe con quelli di San Pietro in Galatina”.

 
Di Redazione (del 06/08/2023 @ 16:11:12, in NohaBlog, linkato 825 volte)

Viaggiatori di tutto il mondo,  benvenuti a Noha (di Alessandro Romano - copyright Salentoacolory.it)

 

Riceviamo dal nostro concittadino Michele Greco, Niny per gli amici, i ringraziamenti per tutte le notizie condivise su Noha.it. Il che, dice, permette a chi come lui vive lontano dalla propria “patria” di sentirsi sempre parte del piccolo mondo antico nohano.

Michele è nato a Noha, ma risiede a Taranto da molti anni. Ha tanti ricordi, e ci tiene molto a rammentare i fatti del tempo che fu, e ogni angolo del paese che lo ha visto trascorrere l’adolescenza e anche parte della sua giovinezza. Ci dice con orgoglio di essere nato in una casa in affitto, la villetta appartenente alla famiglia Giordano, proprio dirimpetto alla grotta della Madonna di Lourdes, in via Aradeo. Ne approfitta per ricordarne il costruttore, Paolo Giordano, che ritroviamo nei documenti del 1905 conservati nell’archivio storico di Lecce e relativi alla Chiesa di San Michele Arcangelo, menzionato come “appaltatore Giordano”. Michele li ricorda tutti i suoi vicini di casa, nome per nome: la maestra Tina, il vigile Scrimieri, il giovanissimo Corrado che ebbe un incidente mortale. Ci racconta poi della Trozza, che aveva davanti casa dove si trasferì nel 1952 con tutta la famiglia, e la rammenta essere stata per molti anni poco più che un rudere. Michele ricorda ancora l’incisione sul puteale vergata con inchiostro nero perfettamente leggibile che indicava il costo per l’acqua:

“Si vende ll’acqua tre mezze un soldo”

Ci racconta ancora dei lunghi percorsi a piedi da Noha a Galatina per raggiungere le scuole, dalla media inferiore alle superiori, perché la corriera costava e i soldi in casa erano pochi. Si ricorda della Chiesa Piccinna, della via Aradeo dove si passeggiava tutti ben vestiti, dei bar e del Cinema dei Fiori.

Alcuni anziani, ci dice Michele, indossavano il cappello “borsalino”  perfino quando erano seduti a tavola. E infine ci racconta delle sere d’estate, quando si stava a godere della frescura davanti alla porta di casa insieme al vicinato e delle storie, tipo quella raccontata da sua mamma sulla Masseria Colabaldi.

Di quest’ultima conserva gelosamente una splendida pittura del 1980 sullo stile dei “macchiaioli” di un suo carissimo amico, il prof. Giovanni De Tommasi.

Nonostante gli impegni di lavoro lo portassero lontano, Michele ha sempre cercato di vivere al Sud, per stare più vicino possibile alla sua terra natia. Ora si gode la pensione e la famiglia con figli e nipoti.

 
Di Marcello D'Acquarica (del 09/09/2023 @ 15:58:11, in NohaBlog, linkato 645 volte)

Oggi è un giorno importante per il nostro Paese, importante dal punto di vista storico. Sono certo che per molti italiani, spero tanti, questo ricordo rappresenti un monito, una sferzata di giustizia non disgiunta da un velo di tristezza.

La storia uno può accomodarsela come vuole, ma la verità supera ogni forma di revisionismo. Voglio dire che nessuno può cancellare l’epilogo che vide molte città italiane semi-distrutte dai bombardamenti anglo-americani con quasi 800.000 morti, di cui 85.000 civili.
Numeri che forse non danno l'esatta idea della sofferenza e dei sacrifici che buona parte degli italiani subirono.

L'8 Settembre del 1943, scatenò l'immediata repulsione della guerra da parte di tutto il popolo italiano, perlomeno quella parte che ebbe il coraggio di ribellarsi al fascismo.

Che fine ha fatto questa memoria? Come mai i venti di guerra spirano forti ancor oggi ad appena ottant’anni da quella tragedia?

Perché continuiamo imperterriti a incrementare le spese per le armi, e tagliamo quelle per la sanità, l’istruzione, la ricerca scientifica, i beni comuni? 

Anche a Noha si abbatterono i simboli nefasti del fascismo. Si dice che fu presa di mira l'aquila del nostro orologio, simbolo emblematico, e in quel giorno di presunta fine della disperazione, nel tentativo di cancellare la storia a colpi di mazza, venne demolito il fascio littorio presente fra gli artigli dell'aquila. La testa invece le venne mozzata dall’incuria dei decenni successivi.

 
Di Redazione (del 14/09/2023 @ 00:01:55, in NohaBlog, linkato 1442 volte)

All’improvviso, quasi come un fulmine a ciel sereno, la parete dello stabile dell’anagrafe in via Calvario, a due passi dalla chiesa madre di san Michele Arcangelo, è diventata la tela di un quadro astratto (astratto nel senso etimologico del termine).

A volte ci chiediamo se la città di Galatina abbia toccato il fondo della famigerata "cultura" su cui fondava la sua storia o se siamo noi a non essere più al passo con i tempi.

Davvero sono troppe le ombre che oscurano quel glorioso passato sancito dalle vite di numerosi personaggi illustri che hanno portato Galatina agli onori della Storia e dell'Arte, le quali resistono ancor oggi nelle piazze, nei palazzi e nelle sue chiese.

Sono talmente tante, le ombre, che rischiano di sovrapporsi alla bellezza in maniera così prepotente da farti venire il dubbio che sia forse questa la normalità. 

Non entriamo nel merito dei problemi economici, e quante migliaia di euro i cittadini di Galatina e frazioni pagheranno per il disegno murale (impropriamente detto affresco, attesa una tecnica affatto diversa da quel metodo): murale del tutto inaspettato, una sorpresa (invero tra le più sconcertanti) che sta per essere "scoperta" sul muro degli uffici dell’anagrafe comunale che s’affaccia su via Calvario, in pieno centro storico.

Non entriamo nemmeno nel merito della questione urbanistica, e l'attuale non è certamente degna di una città d'Arte & Cultura, compresa la iattura dello "zero" in tema di polmoni di verde cittadino, senza parlare poi di quell'infausto primato che molti enti della salute pubblica stanno da tempo denunciando, Asl in primis. E speriamo davvero che quei problemi che vedono Galatina purtroppo ai primi posti, diventino quanto prima prioritari su tutto il resto, e soprattutto sul banale pensiero che sia sufficiente "affrescare" dei muri per uscire dal degrado.

Ora il buon senso dice che se una comunità come Noha ha resistito quasi due millenni seppur contro la più ostinata ignavia di tante distratte amministrazioni, mantenendo la sua identità in storia e tradizioni e superando ambigui tentativi di annullamento di tale identità, vuol dire che  Noha - e si direbbe anche i nohani, non vuole che la sua immagine venga rimossa, o peggio sostituita a pie' pari da un evidente falso storico.

Noha è per i nohani e per il Salento la "Città dei cavalli".

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Noha è per la storia la Baronia dei De Noha, secondo lo storico Jacopo Antonio Ferrari, dal 1192.

Immagine che contiene testo, schermataDescrizione generata automaticamente

Noha ha uno stemma civico complesso, bellissimo, ricco di storia e significati.

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Noha è stata per secoli la roccaforte della valle dell'Asso grazie alle sue tre torri, che resistono ancora nonostante l'arroganza che vorrebbe coprirle con dei falsi stereotipi, come quella ragnatela che forse Galatina non riesce a tessere diversamente. 

Immagine che contiene Storia, arte, Intaglio, edificioDescrizione generata automaticamente

Apprezziamo l'idea delle integrazioni culturali, anche quella dei gemellaggi fra comunità, perché sono azioni che tendono a unire ciò che è separato.

Ma che cosa ha di separato Noha da Galatina a tal punto da portarci i santi Pietro e Paolo, che in un certo senso i nohani fin dalla nascita li sentono già come propri. 

Noha, e lo sanno pure le pietre, ha già i suoi Santi protettori e proprio in questo mese sono nel cuore e negli occhi dei nohani.

 

Quindi ben vengano gli “affreschi”, ma per favore lasciamo i santi e le ragnatele al loro posto, proviamo tutti a rispettare il Genius Loci di ogni comunità, mentre le Autorità provino a sbrogliare quell’altra matassa di problemi certamente più gravi e urgenti.

Il Direttivo di NoiAmbiente e Beni Culturai di Noha e Galatina

 
Di P. Francesco D’Acquarica (del 21/09/2023 @ 21:10:15, in NohaBlog, linkato 1140 volte)

Mi piace cominciare questa mia riflessione su San Michele di Noha riportando il testo dell’Inno, che, come ci ha tramandato Don Michele Alessandrelli, nel 1850 durante la novena si cantava ogni sera davanti all’altare di San Michele.

 

Salve d'amore un canto

sciogliamo all'inclito Angelo Santo.

A lui che proni invochiamo

di gigli e rose serti intrecciamo.

Fanciulli e vergini dal vostro cuore

un inno e un cantico parlin d'amore.

Col tuo brando fiero e potente

vincesti l'ira del rio serpente,

vendicasti col tuo valore

dei primi padri l'immenso errore.

Tu protettore,

custode eterno

dei figli d'Eva

contro l'inferno.

Tu che dal cielo

ci apri le porte,

che vegli il gelido

letto di morte.

O Sant'Arcangelo

su noi mortali

qual padre tenero

distendi le ali;

in Te confida l'umanità:

o Sant'Arcangelo pietà, pietà!

 

Dopo tanti anni di assenza da Noha mi sono trovato in piazza San Michele la sera di un 28 settembre di qualche anno fa, al rientro della processione in onore del Santo. Sulla gradinata della chiesa, davanti alla porta d’entrata, c’erano i portatori che sostenevano la statua del Santo Protettore, il Clero, e poi le associazioni e la gente…. tutti in piazza. E mi è piaciuta molto l’idea di far suonare alla banda musicale di turno l’Inno a san Michele Arcangelo. Non c’era bisogno di cantarlo. Bastava ascoltare in silenzio quella musica che tutti i cittadini di Noha hanno nel cuore. Mi è sembrato un momento di intenso raccoglimento, quasi di preghiera. E’ un inno che tutta la popolazione conosce perché da secoli lo si canta. Sicuramente il testo risente dello stile decadente dell’epoca in cui fu composto (probabilmente nella prima metà del 1800). L’autore è ignoto, ma la musica è solenne, e, suonata in piazza dalla banda musicale in quel momento particolare, dà un senso di grandiosità che coinvolge tutti i presenti.

Da sempre, ab immemorabili si direbbe, la chiesa madre di Noha  è dedicata a S. Michele Arcangelo.

Nel 1452, nella relazione della visita pastorale che il Vescovo di Nardò compì in quell’anno, si dice che Noha aveva tredici chiese, ma la più importante era quella di S. Angelo: ecclesia maior. Definita Ecclesia maior, per distinguerla da tutte le altre. Molto probabilmente il culto di S. Michele a Noha è antichissimo, anche se non abbiamo documenti per provarlo. Visto che la nostra cittadina divenne presto cristiana con lingua e rito greco, si può pensare che a cominciare dal V°  secolo sia iniziato a Noha il culto al nostro Santo Protettore.

Nel 1602 l’arciprete di quell’anno si preoccupò di precisare che la  Chiesa Parrocchiale di San Michele  fu  edificata sotto il titolo del glorioso S. Michele Arcangelo.

Sempre, in tutti i rifacimenti che la struttura della chiesa ha subìto nel tempo, l’altare di San Michele ha avuto una menzione speciale.

Nel 1621 sulla facciata della chiesa fu posta una statua  in pietra di San Michele con sotto la scritta in latino: 

Sancte Michael Arcangele

 Defende Nos in proelio

Ne pereamus in tremendo iudicio. A.D. 1621

O S. Michele Arcangelo difendici nella lotta

affinché non periamo nel tremendo giudizio. A.D. 1621

Quella statua ora si trova nel museo di Galatina, ma meriterebbe un posto più pregevole a Noha sia per l'antichità e sia per l'interesse storico e artistico.

A proposito del culto a San Michele è opportuno tenere presente l’origine di questa devozione anche in Puglia. 

La data del 29 settembre corrisponde alla consacrazione della chiesa dedicata nel V secolo a S. Michele al sesto miglio della via Salaria.  A Roma gli venne dedicato il celebre mausoleo di Adriano, conosciuto ormai col nome di Castel Sant’Angelo. A S. Michele è dedicato l'antico santuario, sorto nel VI secolo, che dal monte Gargano domina il mare Adriatico. Da questo luogo delle Apparizioni dell'Arcangelo "casa di Dio e porta del cielo", il culto a San Michele  si irradiò a partire dal V° secolo, in Occidente, così che il Santuario per più di 15 secoli è stato, e lo è tuttora, il faro del culto micaelico nel mondo.

L’altare di S. Michele che abbiamo nella nostra Chiesa Madre, restaurato nel 2007, è tutto costruito in pietra leccese con sculture di stile dorico. Nella nicchia vi è la statua in pietra leccese dell’Arcangelo vestito da guerriero e ai suoi piedi vi è il diavolo ferito dalla spada. Ai lati vi sono due colonne sempre in pietra leccese di stile dorico. Nelle basi di queste colonne sono scolpite in una Adamo ed Eva tentati dal serpente e nell'altra gli stessi scacciati dal Paradiso terrestre da un Angelo. Ai lati di queste colonne vi sono due statue, una di San Francesco d'Assisi e l'altra di Sant’Antonio di Padova. Sopra S. Michele vi è una scritta in latino:

D.O.M.

Orienti iubari coripheo praecipuo novo Iovi signifero

Michaeli Arcangelo munus  honos omen aere proprio

avicula suus celicola

D.Donatus Palama Archipraesbiter et cives Nohe

D.D.D.

Anno Domini 1652

            E cioè:

A Dio Ottimo Massimo

allo splendore  orientale,

al principale capo dei cori angelici. 

Michele Arcangelo,

vessillifero del nuovo Giove,

la munificenza, l'onore, l'augurio, 

a spese proprie il suo predecessore ora in cielo,

Don Donato Palama Arciprete  e i cittadini di Noha

Diedero,Donarono, Dedicarono

nell'anno del Signore 1652.

 

Molto bella quell’espressione “e i cittadini di Noha Diedero, Donarono, Dedicaro-no”. Sembra un invito e un impegno per noi, quello cioè di continuare a trasmettere a quanti verranno dopo di noi quanto noi abbiamo ricevuto dai nostri antenati sempre così attenti al culto per il nostro Santo Protettore.

P. Francesco D’Acquarica

 
Di Antonio Mellone (del 28/09/2023 @ 13:53:16, in NohaBlog, linkato 740 volte)

Tra i pellegrini della festa in onore dell’Arcangelo Michele, patrono di Noha, quest’anno s’annovera anche il giovane Mons. Anthony Epko, sottosegretario del Dicastero Vaticano per lo Sviluppo Umano Integrale, il quale alle ore 19 di giovedì 28 settembre, dopo la visita “apostolica” a Casa Betania, presiederà la messa solenne in chiesa madre. A seguire Monsignore parteciperà con il popolo alla processione per le strade cittadine con l’effigie del vessillifero delle schiere celesti.

Don Epko, 42 anni compiuti da qualche giorno, originario della Nigeria, ha conseguito il dottorato in Diritto Canonico e in Teologia Sistematica in varie università del globo, conosce quattro lingue (e da domani anche una quinta: il nohano), ed è professore di “Principi giuridici fondamentali nel Diritto Penale della Chiesa” presso la Pontificia Università Gregoriana.

Nel mese di aprile di questo 2023 papa Francesco lo ha nominato sottosegretario (una specie di vice-ministro) del suddetto Dicastero, eretto dallo stesso pontefice con un motu proprio nel corso del 2016. La struttura ha il compito, guarda un po’, di “Promuovere la persona umana e la sua dignità, i diritti umani, la salute, la giustizia, e la pace. […] Esso si interessa principalmente alle questioni relative all’economia e al lavoro, alla cura del creato e della terra come Casa Comune, alle migrazioni e alle emergenze umanitarie”: insomma tutti temi fondamentali, di più, costitutivi di uno stato di diritto.

 
Di Marcello D'Acquarica (del 16/10/2023 @ 16:52:56, in NohaBlog, linkato 611 volte)

Lo trovi a Noha, in molti angoli della cittadina, nelle pagine della sua storia, nelle case dei nohani, fra i quadri appesi o le statue nelle campane di vetro, in qualche edicola votiva, e poi nella chiesa parrocchiale, e nei suoi dintorni.

Ne ha già parlato P. Francesco D’Acquarica in un articolo dal titolo  “S.Michele Arcangelo, patrono di noha, da quando e perché” pubblicato su Noha.it nel 2008. (L'OSSERVATORE NOHANO - n°4 - Anno III)

Ma San Michele è effigiato in un affresco (stavo per dire murales) in via Calvario, per l’arte di Michele D’Acquarica, pittore e poeta di Noha del secolo scorso; e, un po’ sbiadito, anche sul portale di un’antica cappella del nostro centro storico, con la data 1772, “una delle 12 chiese di Noha”.

La Chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò (Parte 4)

Il vessillifero delle schiere celesti troneggia in tutto il suo splendore, come detto, anche all’interno della Chiesa Madre, imponendosi marziale e con lo sguardo duro come la pietra leccese (materiale oltretutto della statua) dal suo altare barocco datato 1664. In un’altra nicchia, a destra di chi guarda l’altare maggiore, si trova la statua in cartapesta di pregevole fattura: viso delicato (si direbbe angelico), panneggio in movimento, penne di struzzo sull’elmo, scudo con motto eloquente, drago beffardo e “linguacciuto”. È la scultura portata in processione due volte l’anno: l’8 maggio e il 28 settembre.

All’interno della chiesa madre si trova altresì la reliquia del santo: un pezzo di pietra della grotta della basilica-santuario di Monte Sant’Angelo, dove furono registrate le quattro apparizioni dell’Arcangelo.  

Ma la descrizione più interessante della presenza a Noha del Santo Protettore ci viene tramandata dall’Arciprete Don Michele Alessandrelli.

“Nato a Seclì circa nel 1812 da Michele e Vita Picciolo è Arciprete di Noha dal dicembre 1847 fino alla sua morte avvenuta 17 Settembre 1882. Però negli ultimi 3 anni della sua vita (dal 1879 al 1882) chi compila i registri è un certo don Mario Resta (forse di Aradeo) che si firma sempre Economo Curato..  Fu sepolto nel cimitero di Galatina” [cfr. Francesco D’Acquarica, Curiosità sugli Arcipreti e persone di chiesa a Noha, ed. L’Osservatore Nohano, 2011].

Alessandrelli ci descrive in modo chiaro e preciso com’era la nostra Chiesa al tempo della sua Arcipretura, la versione precedente all’attuale. La descrive così bene a tal punto che è stato possibile ricostruirne l’immagine con una elaborazione grafica.

Nella relazione datata 15 aprile 1850 leggiamo:

La suddetta Chiesa sta situata e posta nel detto Comune di Noha, il frontespizio della quale esposto verso Borea in pubblica Piazza, confina per ogni lato la via pubblica.

Fu edificata nel 1502 sotto il titolo del glorioso S. Michele Arcangelo. E’ comunale, ed è solamente benedetta.              

In essa vi sono due porte, una delle quali è piccola verso ponente, nella quale si sale da due lati con quattro gradini di pietra leccese. La porta è di legno fargio, e vi è il Cimitero. Da Borea vi è la porta maggiore, dove pure esiste l' altro Cimitero, e da ogni lato si sale con tre gradini di pietra leccese, ed il suo terreno franco che lo dimostrano due finite, che ivi stanno fissate nelli due lati di detto Cimitero.

Vi sono due colonne di marmo bianco appoggiate al pariete di detta Chiesa. Il detto frontespizio è di pietra leccese scolpito con due colonne scannellate con le loro basi, e capitelli sopra delli quali vi sono li rispettivi scartocci ben lavorati. Ed in mezzo delli medesimi vi sta la statua del glorioso S. Michele Arcangelo tenendo ai piedi il dragone infernale, e più basso vi è il seguente epitaffio:

SANCTE MICHAEL ARCHANGELE

DEFENDE NOS IN PROELIO

NE PEREAMUS IN TREMENDO IUDICIO. 1621.

Prosegue con la descrizione di ogni dettaglio sia delle parti strutturali della Chiesa che dei contenuti sacri.

La statua con il dragone infernale è la stessa che per oltre un secolo da quella data è rimasta conservata nel cosiddetto “Giardino dell’Acquaro”, il sito dove oggi si trova l’anagrafe di Noha (sulla cui parete esterna qualche giorno fa, a sprezzo del ridicolo, sono apparse e poi scomparse un paio di immagini di San Paolo apostolo ai Galati, anzi ai Galatinesi).

Il giardino che occupava la stessa area dell’anagrafe, era protetto da un vecchio muro di conci di tufo alto oltre due metri. Si accedeva all’interno da una porticina in legno superando tre gradini e la statua con il dragone era adagiata nei pressi della vera di un pozzo, o cisterna.

Poi venne trasferita al Museo di Galatina, e ivi di fatto abbandonata, visto che il bisturi e gli altri strumenti del restauratore sembra stiano facendo il loro turno di riposo. Da ormai troppi decenni.

Marcello D’Acquarica

 
Di Marcello D'Acquarica (del 18/10/2023 @ 20:07:34, in NohaBlog, linkato 676 volte)

La detta Chiesa è larga palmi 25, lunga palmi 50, cioè dalla Porta Maggiore fino al Presbiterio, nel quale si sale con un gradino di pietra leccese, ove termina l'arco maggiore del Coro e sopra detto Coro vi sta un pezzo di pietra leccese, e la seguente iscrizione:

La suddetta Chiesa sta situata e posta nel detto Comune di Noha, il frontespizio della quale espostoverso Borea in pubblica Piazza, confma per ogni lato la via pubblica. Fu edificata nel 1502 sotto il titolo del glorioso S. Michele Arcangelo. E' comunale. In essa vi sono due porte, una delle quali è piccola verso ponente, la porta è di legno fargio, e vi è il Cimitero. Da Borea vi è la porta maggiore, dove pure esiste 1' altro Cimitero.

Il detto frontespizio è di pietra leccese scolpito con due colonne scannellate con le loro basi, e capitelli sopra delli quali vi sono li rispettivi scartocci ben lavorati. Ed in mezzo delli medesimi vi sta la statua del glorioso S. Michele Arcangelo tenendo ai piedi il dragone infernale, e più basso vi è il seguente epitaffio:

IL CAMPANILE
Dalla sagrestia si sale con tre gradini, e si trova una porta di legno, ove si sale con dodici gradini di pietra sopra al campanile, dove vi sono due campane di bronzo, cioè una grande di rotola (= misura di peso) novanta in circa coll'immagine dell'Immacolata Concezione e di S. Barbara, e che è lunga palmi due (circa 50 cm), ed un'altra piccola di peso rotola quaranta in circa con l'Immagine della Beata Vergine del Carmine, ed è lunga un palmo e mezzo (di circa 37,50 cm) colli loro battagli di ferro.

Notizia delle sepolture
Prima esistevano sei sepolture nella Chiesa parrocchiale, ma dietro la pubblicazione del Real Rescritto de' 20 Aprile 1839, col quale richiamandosi in vigore la legge de' n maggio 1817 si sollecitò l'adempimento della costruzione regolare de' camposanti in ciascun Comune, si fabricarono i sumenzionati sepolcri, ed invece di dare quivi sepoltura alli cadaveri, atteso l'aggregazione di questo comune allo centrale di Galatina colà in lontananza di circa due miglia, si vanno a tumulare nella chiesa de' PP. Capuccini. Solamente è rimasto il Cimiterio sopra il lafietto (balcone)della porta piccola di detta Chiesa verso l'Occidente, e vi è una pietra sepolcrale con la seguente iscrizione:

 

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