Mi piace cominciare questa mia riflessione su San Michele di Noha riportando il testo dell’Inno, che, come ci ha tramandato Don Michele Alessandrelli, nel 1850 durante la novena si cantava ogni sera davanti all’altare di San Michele.
Salve d'amore un canto
sciogliamo all'inclito Angelo Santo.
A lui che proni invochiamo
di gigli e rose serti intrecciamo.
Fanciulli e vergini dal vostro cuore
un inno e un cantico parlin d'amore.
Col tuo brando fiero e potente
vincesti l'ira del rio serpente,
vendicasti col tuo valore
dei primi padri l'immenso errore.
Tu protettore,
custode eterno
dei figli d'Eva
contro l'inferno.
Tu che dal cielo
ci apri le porte,
che vegli il gelido
letto di morte.
O Sant'Arcangelo
su noi mortali
qual padre tenero
distendi le ali;
in Te confida l'umanità:
o Sant'Arcangelo pietà, pietà!
Dopo tanti anni di assenza da Noha mi sono trovato in piazza San Michele la sera di un 28 settembre di qualche anno fa, al rientro della processione in onore del Santo. Sulla gradinata della chiesa, davanti alla porta d’entrata, c’erano i portatori che sostenevano la statua del Santo Protettore, il Clero, e poi le associazioni e la gente…. tutti in piazza. E mi è piaciuta molto l’idea di far suonare alla banda musicale di turno l’Inno a san Michele Arcangelo. Non c’era bisogno di cantarlo. Bastava ascoltare in silenzio quella musica che tutti i cittadini di Noha hanno nel cuore. Mi è sembrato un momento di intenso raccoglimento, quasi di preghiera. E’ un inno che tutta la popolazione conosce perché da secoli lo si canta. Sicuramente il testo risente dello stile decadente dell’epoca in cui fu composto (probabilmente nella prima metà del 1800). L’autore è ignoto, ma la musica è solenne, e, suonata in piazza dalla banda musicale in quel momento particolare, dà un senso di grandiosità che coinvolge tutti i presenti.
Da sempre, ab immemorabili si direbbe, la chiesa madre di Noha è dedicata a S. Michele Arcangelo.
Nel 1452, nella relazione della visita pastorale che il Vescovo di Nardò compì in quell’anno, si dice che Noha aveva tredici chiese, ma la più importante era quella di S. Angelo: ecclesia maior. Definita Ecclesia maior, per distinguerla da tutte le altre. Molto probabilmente il culto di S. Michele a Noha è antichissimo, anche se non abbiamo documenti per provarlo. Visto che la nostra cittadina divenne presto cristiana con lingua e rito greco, si può pensare che a cominciare dal V° secolo sia iniziato a Noha il culto al nostro Santo Protettore.
Nel 1602 l’arciprete di quell’anno si preoccupò di precisare che la Chiesa Parrocchiale di San Michele fu edificata sotto il titolo del glorioso S. Michele Arcangelo.
Sempre, in tutti i rifacimenti che la struttura della chiesa ha subìto nel tempo, l’altare di San Michele ha avuto una menzione speciale.
Nel 1621 sulla facciata della chiesa fu posta una statua in pietra di San Michele con sotto la scritta in latino:
Sancte Michael Arcangele
Defende Nos in proelio
Ne pereamus in tremendo iudicio. A.D. 1621
O S. Michele Arcangelo difendici nella lotta
affinché non periamo nel tremendo giudizio. A.D. 1621
Quella statua ora si trova nel museo di Galatina, ma meriterebbe un posto più pregevole a Noha sia per l'antichità e sia per l'interesse storico e artistico.
A proposito del culto a San Michele è opportuno tenere presente l’origine di questa devozione anche in Puglia.
La data del 29 settembre corrisponde alla consacrazione della chiesa dedicata nel V secolo a S. Michele al sesto miglio della via Salaria. A Roma gli venne dedicato il celebre mausoleo di Adriano, conosciuto ormai col nome di Castel Sant’Angelo. A S. Michele è dedicato l'antico santuario, sorto nel VI secolo, che dal monte Gargano domina il mare Adriatico. Da questo luogo delle Apparizioni dell'Arcangelo "casa di Dio e porta del cielo", il culto a San Michele si irradiò a partire dal V° secolo, in Occidente, così che il Santuario per più di 15 secoli è stato, e lo è tuttora, il faro del culto micaelico nel mondo.
L’altare di S. Michele che abbiamo nella nostra Chiesa Madre, restaurato nel 2007, è tutto costruito in pietra leccese con sculture di stile dorico. Nella nicchia vi è la statua in pietra leccese dell’Arcangelo vestito da guerriero e ai suoi piedi vi è il diavolo ferito dalla spada. Ai lati vi sono due colonne sempre in pietra leccese di stile dorico. Nelle basi di queste colonne sono scolpite in una Adamo ed Eva tentati dal serpente e nell'altra gli stessi scacciati dal Paradiso terrestre da un Angelo. Ai lati di queste colonne vi sono due statue, una di San Francesco d'Assisi e l'altra di Sant’Antonio di Padova. Sopra S. Michele vi è una scritta in latino:
D.O.M.
Orienti iubari coripheo praecipuo novo Iovi signifero
Michaeli Arcangelo munus honos omen aere proprio
avicula suus celicola
D.Donatus Palama Archipraesbiter et cives Nohe
D.D.D.
Anno Domini 1652
E cioè:
A Dio Ottimo Massimo
allo splendore orientale,
al principale capo dei cori angelici.
Michele Arcangelo,
vessillifero del nuovo Giove,
la munificenza, l'onore, l'augurio,
a spese proprie il suo predecessore ora in cielo,
Don Donato Palama Arciprete e i cittadini di Noha
Diedero,Donarono, Dedicarono
nell'anno del Signore 1652.
Molto bella quell’espressione “e i cittadini di Noha Diedero, Donarono, Dedicaro-no”. Sembra un invito e un impegno per noi, quello cioè di continuare a trasmettere a quanti verranno dopo di noi quanto noi abbiamo ricevuto dai nostri antenati sempre così attenti al culto per il nostro Santo Protettore.
P. Francesco D’Acquarica