nov242010
Son 25 gli arresti eseguiti dai carabinieri della compagnia di Gallipoli e della tenenza di Copertino. L'operazione è stata denominata 'Mercante in fiera'. Il blitz mette in ginocchio gestori e manovalanza del narcotraffico tra Copertino e Galatina. Sono queste le zone di influenza e le piazze di due distinti gruppi che fanno capo al clan dei Coluccia, attivo nel galatinese. Figura centrale dell'organizzazione un 40enne di Noha.
Al gruppo criminale è contesta anche, e da qui il nome dell'operazione 'Mercante in fiera', il tentativo di mettere le mani sull'Ente Fiera di Galatina. Le indagini sono partite dalla denuncia, risalente al 2009, di un imprenditore finito nel mirino dell'attività estorsiva dell'organizzazione.
Nel corso del blitz è stato sequestrato 1kg di marijuana e quantitativi minori di cocaina ed eroina, oltre una pistola calibro 6.35. E' stato arrestato chi la deteneva. In tutto sono 15 gli indagati a piede libero.
per maggiori informazioni sull'operazione "Mercante in fiera" clicca qui.
dic032010
Due 20enni in arresto. I carabinieri hanno trovato una vera e propria serra con sedici piante di marijuana, più altri 160 grammi già pronti. E tutto un sofisticato sistema per la coltivazione.
nov052011
nov182011
Nella scuola di Noha, qualcosa non va. Le mamme degli alunni sono esasperate dalla carenza di articoli igienici nei rispettivi istituti.
Stando a quanto si legge su Quotidiano di Puglia, mancherebbe la carta igienica e non solo. Una situazione questa davvero insostenibile per i genitori tanto che avrebbero intenzione di chiedere udienza al sindaco Giancarlo Coluccia.
La dirigente del secondo Polo Eleonora Longo afferma che le forniture arrivano con il contagocce. Del resto sottolinea anche che, sollecitano di continuo l’amministrazione per la donazione di detersivi, saponi e tutto ciò che occorre per l’igiene personale, ma purtroppo la situazione non migliora.
gen202012
Se le automobili possono andare a sbattere, se i treni possono deragliare, se gli aerei possono precipitare, le navi possono affondare. E se poi affondano per le superficialità degli esseri umani, allora al danno causato si aggiunge la beffa di una tragedia che può essere evitata se chi è chiamato ad affrontare determinate situazioni lo fa con giudizio, responsabilità e onore.
Ma la tragedia della Concordia sfortunatamente assomiglia per troppi aspetti alla nostra situazione nazionale. Un Paese che affonda lì, proprio davanti agli occhi di tutti, a due passi dalla riva dove incuriositi spettatori si accalcano per assistere alle ultime ore di luce della nostra imbarcazione. Tutto sembrava bello a bordo quando le luci, il lusso, il cibo e gli spettacoli occupavano il nostro tempo. E nessuno sapeva o si preoccupava se chi era nella cabina di pilotaggio, messo lì per garantire la sicurezza e la buona traversata di tutti, pagato fior di quattrini, fosse stato il primo ad arrendersi, abbandonando la sua nave ad una tragica fine. Poi la tragedia dove tutti, indistintamente, cercano di salvarsi, dimenticandosi della dignità umana che non riconosce più né donne, né bambini, né anziani, né disabili, tranne qualche rara eccezione. Tutti credono di meritare di scampare alla fine a posto di qualcun altro. Ed è l’Italia che affonda in acque gelide, trascinando tutti sotto indistintamente, sacrificando solo gli innocenti e sottraendo dal pericolo chi ha provocato l’incagliamento. Perché si sa che chi comanda qualcosa è sempre ai piani alti, ed è più facile che si salvi. Sono i poveracci rinchiusi nelle stive dei motori a rimetterci la pelle, quelli che fanno andare avanti la barca, sperando che chi è al timone mantenga la giusta rotta. E pensare che una volta viaggiavamo tutti in acque ben più profonde, essendo il fiore all’occhiello della flotta. Solo ora qualcuno cerca di sbrogliare le funi che reggono le scialuppe, con la speranza di salvare il salvabile, ma questa nave è troppo inclinata per effettuare le operazioni di soccorso.
mar102012
In comune era registrata come deposito per attrezzi agricoli, ma in realtà era una villa di centottanta metri quadrati. Di proprietà, parrebbe, dell'esponente di spicco del clan Coluccia.
A scoprire l'illecito edilizio sono stati i carabinieri della compagnia di Gallipoli, coadiuvati dai colleghi di Galatina. Dopo approfondite analisi presso l'ufficio tecnico del comune di Galatina, i militari hanno appurato che, nel 2007, i due proprietari, di 61 e 66 anni, avrebbero presentato domanda di ristrutturazione, con modifiche interne ed esterne, di un fabbricato rurale adibito a deposito, in località "Naie" a Noha. Una volta giunti sul posto per il sopralluogo, i carabinieri si sono invece trovati davanti una villetta di due piani, con annessa legnaia, anch'essa abusiva. Con l'escamotage del rifacimento del fabbricato, infatti, la casa sarebbe stata realizzata senza aver richiesto, e quindi tantomeno ottenuto dal comune, alcun permesso di costruire.
I proprietari sono stati quindi denunciati a piede libero per violazione del testo unico sull'edilizia, mentre la villetta è stat posta sotto sequestro ed è ora a disposizione dell'autorità giudizairia.
fonte: ilpaesenuovo.it
mar132012
Prime condanne, a seguito di giudizio con rito abbreviato, nell'ambito dell'inchiesta scaturita dall'operazione "Canasta". Il gup Ines Casciaro ha condannato a 3 anni e quatro mesi di reclusione Gabriele Antonio De Paolis, 34enne di Noha e Giuseppe Perrone, 55 anni, di Galatina. Il sostituto procuratore della Repubblica di Lecce, Elsa Valeria Mignone, aveva invocato una condanna a 5 anni di reclusione per entrambi. L'accusa nei loro confronti era di turbativa d'asta ed estorsione. Reato, quest'ultimo, derubricato dal gup in violenza privata. I due imputati erano assistiti dagli avvocati Luigi Greco e Donato Sabetta. Assolto, invece, perché il fatto non sussiste, Marco Mazzotta, 46enne leccese. A carico dell'imputato un solo episodio di falso in atti pubblici per aver redatto un verbale irregolare nell'ambito di una procedura fallimentare. Secondo la stessa ricostruzione accusatoria, però Mazzotta avrebbe operato sempre in buona fede. Il 46enne era assistito dall'avvocato Amilcare Tana.
mar222012
"La mafia non esiste, Cataldo Motta è pazzo": lo dice "fuori onda" l'unico dei fratelli Coluccia rimasto in libertà, l'ultimo incensurato nella famiglia che ha dato il nome al clan della Sacra Corona Unita di Noha. Parole che rappresentano un inquietante monito sulle nuove dinamiche della criminalità organizzata salentina, ma anche un'autodifesa rispetto alle accuse di infiltrazioni mafiose nelle istituzioni di Galatina. E soprattutto uno spaccato su una mentalità e una cultura che a volte si affaccia nella società e nella politica. Scheda a cura di Danilo Lupo e Matteo Brandi, andata in onda nel programma d'inchiesta di TeleRama "L'Indiano" il 7 marzo 2012.
fonte: TR News
mar272012
Cataldo motta pazzo? L'ho detto, ma non lo penso. Dopo il fuori onda shock nell'indiano sulla scu, l'unico dei fratelli coluccia rimasto in libertà si scusa con il procuratore capo: era solo una provocazione – dice.
fonte: trnews