Un vecchio proverbio recita «Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi», ovvero «scherza con le cose umane e lascia stare il ciò che è sacro». Tuttavia la storia ci insegna che le religioni spesso sono usate per fini politici, per «soggiogare» intere popolazioni o parte di esse.
Il potere è un demone che non tutti sanno controllare, si insinua e condiziona. Guerre, genocidi, massacri in nome di un «Dio», non sono una novità. È di questi giorni la tremenda crisi in Medio Oriente, dai risvolti cupi e preoccupanti.
Volendo restare a «casa nostra» ecco un evento curioso e di tutt’altro tenore, che ci riporta al vecchio proverbio.
A Galatina il 14 ottobre, nella Basilica di Santa Caterina si è siglato un «Patto d’amicizia nel nome di San Francesco e Santa Caterina d’Alessandria».
I sindaci dei due comuni, Galatina e Assisi hanno firmato un protocollo d’intesa per la promozione turistica nel segno della spiritualità, in nome di una «unione culturale ed economica».
Nella pagina Facebook dell’Associazione Internazionale Medici per l’Ambiente (Isde) di Lecce, si legge un estratto della diretta che riporta le parole del Sindaco di Galatina: «A questo punto con onore, con piacere immenso, chiedo a voi tutti di aiutarmi ad accogliere il Sindaco di Assisi, ringraziandola per aver accolto con entusiasmo questo invito della nostra Comunità.
Ciò che ci unisce, cara Sindaco, non è soltanto tutto ciò che saggiamente ci hanno raccontato gli amici che ci hanno preceduto. Non è soltanto cultura, siamo uniti anche nella tradizione economica.
Pertanto sono particolarmente felice di chiamare insieme al Sindaco anche un importantissimo operatore economico (Colacem) che unisce i nostri territori, che fa ponte tra i nostri territori e che da sempre dimostra una grandissima sensibilità per le nostre Comunità.
E poi anche un desiderio particolare, il suo, il loro, la filosofia aziendale di contribuire alle nostre tradizioni e alle necessità del nostro territorio con una disponibilità ed una generosità che negli anni vi ha sempre contraddistinto.
Quindi vi chiedo gentilmente, caro Sindaco, caro cavalier Colaiacovo (Amministratore delegato della Colacem) di salire sul palco».
Sempre nel post si legge: Il Patto viene siglato «mentre è ancora in atto uno studio di Valutazione di impatto sanitario (Vis) di Colacem sul circondario di Galatina e dintorni, chiesto dalla Provincia (a seguito delle richieste, delle osservazioni di Isde e delle associazioni del territorio) nell’ultima Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata a Colacem».
Restando in tema di proverbi e frasi celebri, concludo con questo: «A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca».
Stiamo peccando anche noi? Chissà?
Ernesta Cambiotti
(fonte: Edicolaweb.tv)
Lo trovi a Noha, in molti angoli della cittadina, nelle pagine della sua storia, nelle case dei nohani, fra i quadri appesi o le statue nelle campane di vetro, in qualche edicola votiva, e poi nella chiesa parrocchiale, e nei suoi dintorni.
Ne ha già parlato P. Francesco D’Acquarica in un articolo dal titolo “S.Michele Arcangelo, patrono di noha, da quando e perché” pubblicato su Noha.it nel 2008. (L'OSSERVATORE NOHANO - n°4 - Anno III)
Ma San Michele è effigiato in un affresco (stavo per dire murales) in via Calvario, per l’arte di Michele D’Acquarica, pittore e poeta di Noha del secolo scorso; e, un po’ sbiadito, anche sul portale di un’antica cappella del nostro centro storico, con la data 1772, “una delle 12 chiese di Noha”.
La Chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò (Parte 4)
Il vessillifero delle schiere celesti troneggia in tutto il suo splendore, come detto, anche all’interno della Chiesa Madre, imponendosi marziale e con lo sguardo duro come la pietra leccese (materiale oltretutto della statua) dal suo altare barocco datato 1664. In un’altra nicchia, a destra di chi guarda l’altare maggiore, si trova la statua in cartapesta di pregevole fattura: viso delicato (si direbbe angelico), panneggio in movimento, penne di struzzo sull’elmo, scudo con motto eloquente, drago beffardo e “linguacciuto”. È la scultura portata in processione due volte l’anno: l’8 maggio e il 28 settembre.
All’interno della chiesa madre si trova altresì la reliquia del santo: un pezzo di pietra della grotta della basilica-santuario di Monte Sant’Angelo, dove furono registrate le quattro apparizioni dell’Arcangelo.
Ma la descrizione più interessante della presenza a Noha del Santo Protettore ci viene tramandata dall’Arciprete Don Michele Alessandrelli.
“Nato a Seclì circa nel 1812 da Michele e Vita Picciolo è Arciprete di Noha dal dicembre 1847 fino alla sua morte avvenuta 17 Settembre 1882. Però negli ultimi 3 anni della sua vita (dal 1879 al 1882) chi compila i registri è un certo don Mario Resta (forse di Aradeo) che si firma sempre Economo Curato.. Fu sepolto nel cimitero di Galatina” [cfr. Francesco D’Acquarica, Curiosità sugli Arcipreti e persone di chiesa a Noha, ed. L’Osservatore Nohano, 2011].
Alessandrelli ci descrive in modo chiaro e preciso com’era la nostra Chiesa al tempo della sua Arcipretura, la versione precedente all’attuale. La descrive così bene a tal punto che è stato possibile ricostruirne l’immagine con una elaborazione grafica.
Nella relazione datata 15 aprile 1850 leggiamo:
La suddetta Chiesa sta situata e posta nel detto Comune di Noha, il frontespizio della quale esposto verso Borea in pubblica Piazza, confina per ogni lato la via pubblica.
Fu edificata nel 1502 sotto il titolo del glorioso S. Michele Arcangelo. E’ comunale, ed è solamente benedetta.
In essa vi sono due porte, una delle quali è piccola verso ponente, nella quale si sale da due lati con quattro gradini di pietra leccese. La porta è di legno fargio, e vi è il Cimitero. Da Borea vi è la porta maggiore, dove pure esiste l' altro Cimitero, e da ogni lato si sale con tre gradini di pietra leccese, ed il suo terreno franco che lo dimostrano due finite, che ivi stanno fissate nelli due lati di detto Cimitero.
Vi sono due colonne di marmo bianco appoggiate al pariete di detta Chiesa. Il detto frontespizio è di pietra leccese scolpito con due colonne scannellate con le loro basi, e capitelli sopra delli quali vi sono li rispettivi scartocci ben lavorati. Ed in mezzo delli medesimi vi sta la statua del glorioso S. Michele Arcangelo tenendo ai piedi il dragone infernale, e più basso vi è il seguente epitaffio:
SANCTE MICHAEL ARCHANGELE
DEFENDE NOS IN PROELIO
NE PEREAMUS IN TREMENDO IUDICIO. 1621.
Prosegue con la descrizione di ogni dettaglio sia delle parti strutturali della Chiesa che dei contenuti sacri.
La statua con il dragone infernale è la stessa che per oltre un secolo da quella data è rimasta conservata nel cosiddetto “Giardino dell’Acquaro”, il sito dove oggi si trova l’anagrafe di Noha (sulla cui parete esterna qualche giorno fa, a sprezzo del ridicolo, sono apparse e poi scomparse un paio di immagini di San Paolo apostolo ai Galati, anzi ai Galatinesi).
Il giardino che occupava la stessa area dell’anagrafe, era protetto da un vecchio muro di conci di tufo alto oltre due metri. Si accedeva all’interno da una porticina in legno superando tre gradini e la statua con il dragone era adagiata nei pressi della vera di un pozzo, o cisterna.
Poi venne trasferita al Museo di Galatina, e ivi di fatto abbandonata, visto che il bisturi e gli altri strumenti del restauratore sembra stiano facendo il loro turno di riposo. Da ormai troppi decenni.
Marcello D’Acquarica