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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
 
 
Articoli del 18/06/2017

Di Fabrizio Vincenti (pubblicato @ 18:15:49 in NohaBlog, linkato 3125 volte)

Padre, ascolta la nostra preghiera: guarda con bontà questo tuo figlio, che noi consacriamo come diacono perché serva al tuo altare nella santa Chiesa. Sia pieno di ogni virtù: sincero nella carità, premuroso verso i poveri e i deboli, umile nel suo servizio, retto e puro di cuore, vigilante e fedele nello spirito”.

Sabato 24 giugno, con queste parole, l’arcivescovo di Otranto, con l’imposizione delle mani, ordinerà il nostro Giuseppe diacono. L’aggettivo possessivo qui è d’obbligo. Il fatto che nella comunità cristiana di Noha nascano e maturino vocazioni alla vita consacrata, senza soluzione di continuità generazionale, non è mera coincidenza. Che uomini e donne consacrino la loro vita a Dio a servizio della Chiesa, dimostra anche una certa sensibilità all’uomo da parte dell’intera  nostra comunità, e non solo del singolo individuo.

Ho usato l’aggettivo possessivo nostro, dunque, poiché Giuseppe oggi sarà chiamato ad essere diacono, e domani presbitero, a servizio di una comunità, perché un’altra comunità, con l’aiuto di Dio, lo ha generato, ed è la comunità di Noha. Nessuno, infatti, si forma da solo.

Il nostro Giuseppone (qui l’aggettivo lo uniamo ad un affettuoso accrescitivo non solo per la sua stazza, ma anche per la sua bontà d’animo, la potenza vocale, la paziente disponibilità e il suo sorriso) non porta davanti all’altare soltanto se stesso, ma anche la sua storia, e in quella ci siamo, chi più e chi meno, tutti noi.

Quando Giuseppe ha incontrato il Papa, è come se ci fossimo stati tutti noi lì con lui, così come eravamo lì, se non con il corpo ma con lo spirito sì, insieme alla sua mamma, al suo papà e a suo fratello, quando ha conseguito il baccellierato.

Ed è con immenso affetto che lo ricordiamo, il nostro Giuseppe, quando, ancora incerto, muoveva i suoi primi passi sul presbiterio. A giorni, invece, indosserà la stola diaconale.

Il fatto che l’ordinazione presbiterale sia preceduta da quella diaconale non è soltanto prassi sacramentaria.

Come scrisse Paolo VI in una lettera apostolica in forma di motu proprioil diacono è animatore del servizio, ossia della diaconia della Chiesa, segno e sacramento dello stesso Cristo Signore, il quale non venne per essere servito, ma per servire”. Oggi infatti diciamo, al nostro caro Giuseppe, che non abbiamo mai avuto così tanto bisogno di diaconi non solo nella Chiesa, ma anche nella comunità civile. Diacono, senza nascondercelo e senza scandalizzarci, vuol dire servo, servo di Dio e della Chiesa che sono gli uomini e le donne del nostro tempo. Non capi e tiranni, ma servi: questo dovremmo essere gli uni per gli altri. L’ordinazione diaconale di Giuseppe è un monito per noi tutti a ritrovare unità come comunità, ad accrescere in noi lo spirito di servizio, avendo una visione comune d’intenti, dando più spazio alla comunione che alla disgregazione.

Ora, per risparmiare a Giuseppe la solita mole di domande, diciamo cosa fa un diacono. I suoi compiti sono elencati nella Lumen Gentium: amministra il battesimo, conserva e distribuisce l’eucaristia, in nome della Chiesa assiste e benedice il matrimonio, porta il viatico ai moribondi, legge la sacra scrittura ai fedeli, istruisce ed esorta il popolo, presiede al culto e alla preghiera dei fedeli, amministra i sacramentali, dirige il rito funebre e della sepoltura. Poi, come dice San Policarpo, i diaconi siano misericordiosi, attivi, camminanti nella verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti.

Tutta la comunità di Noha, dunque, è chiamata a partecipare al rito di ordinazione, perché una chiamata di Dio è una chiamata per la comunità che siamo noi.

Caro Giuseppe, permettendomi di ricordare per quest’evento don Donato, probabilmente lui sabato ti avrebbe salutato così: “sì, però moi vane bellu bellu”. Accompagnandoti nel cammino, ci stringiamo a te, e con l’augurio con cui il vescovo ti ordinerà diacono, anche noi preghiamo dicendo: Dio che ha iniziato in te la sua opera la porti a compimento.

Auguri  ἀδελφὸς!

Fabrizio Vincenti

 

Ancora una volta il candidato sindaco Giampiero De Pascalis millanta meriti per presunte agevolazioni ai cittadini da lui ottenute dopo incontri non confermati dal commissario Guido Aprea.

In merito al pagamento della prima rata Tari ci tengo a precisare che il termine ultimo per poter pagare senza incorrere in sanzioni è il 17 luglio (essendo il 16 festivo) e non, come falsamente sbandierato, il 31 luglio.

Già da anni, in base al Regolamento TARI, si può pagare entro trenta giorni dalla scadenza della rata senza incorrere in sanzioni che scatteranno inevitabilmente per tutti quei cittadini indotti in errore dall’errata indicazione di De Pascalis che potrebbe indurli a pagare dopo il 17 luglio.

Non si può giocare con notizie completamente errate sulla pelle del cittadino!                       

Dispiace dover assistere a patetiche mistificazioni al solo fine di strappare consensi elettorali. Per quanto mi riguarda, mi impegnerò ad individuare e percorrere tutte le possibili strade per giungere ad un tributo meno oneroso e compatibile con le varie situazioni economiche di tutti i cittadini galatinesi.

Marcello Amante

 
Di Antonio Mellone (pubblicato @ 18:12:12 in Comunicato Stampa, linkato 3409 volte)

Ormai è risaputo quanto la mia incompatibilità con Daniela Sindaco sia genetica, ancor prima che culturale e quindi politica. Ciò non toglie che non si possa o non si debba riconoscere all’ex-delegata della frazione di Noha un coraggio e una forza fuori dal comune [ormai in tutti i sensi, ndr.].

L’avvocata de nohantri (bisogna darle atto) è riuscita con un lavoro indefesso a convincere un bel gruppo di persone, un centinaio abbondante, non tanto a darle retta [qui da noi è facile credere a tutto, anche agli asini che volano, ndr.], quando addirittura a metterci la faccia, diciamo così, candidandosi in non so più quante liste a sostegno di una Sindaco alla seconda - cui a questo punto, visti i risultati, sarebbe d’uopo estrarre finalmente la radice quadrata, con il risultato di una Sindaco solo di cognome e non più di potenziale carica [lo so: questa è difficile per chi in terza media non ha studiato come si deve le potenze e le radici. Ma cosa volete da me: chi sa si diverte di più di chi non sa, ndr.].

La nostra beniamina, già espulsa dal gruppo PD (Politicanti Dozzinali), s’è impegnata Anima & Cuore, anzi s’è dannata pur di far perdere voti al suo ex-partito (riuscendovi in parte), ma ritrovandosi di fatto come quel marito che, per far dispetto alla consorte, decide d’emblée di evirarsi.

Evidentemente alla tapina sfuggiva il fatto che i Perdenti Democratici, già a un passo dal baratro, non avevano mica bisogno della sua spinta per fare il famoso passo avanti e cadere così nel burrone elettorale: infatti avevano ormai da tempo programmato da se medesimi la loro Caporetto, non tanto con la designazione di Paola Carrozzini [che, detto tra noi, è mille volte meglio di Renzi, ndr.], bensì suicidandosi politicamente grazie alla candidatura di vecchie cariatidi, portatrici sane di pensieri e progetti che sanno di stantio nonostante il disperato tentativo di utilizzare profusamente il noto idrocarburo aromatico polinucleato detto naftalina.

Fra le idee da esporre nel museo dell’archeologia politica ce n’è una tutta da incorniciare: è il famoso “progetto” del  mega-porco, ossia il centro commerciale in contrada Cascioni, da realizzare nel bel mezzo dell’era dell’e-commerce che sta portando da tempo e un po’ ovunque alla chiusura di molti megastore [avrebbero forse avuto più successo di pubblico se avessero proposto la costruzione a Collemeto di un centro di recupero per politici rincoglioniti, i cosiddetti Partiti Definitivamente: ma non se ne ha ancora notizia, ndr.].

Sapete com’è: certi amministratori nostrani con le idee si regolano come dicono che si deve fare con gli amici: ne hanno poche; ma a quelle poche son molto affezionati: tra le poche, ce n’è per disgrazia molte delle storte; e non son quelle che son loro le men care [così, tanto per parafrasare il vecchio caro don Lisander, ndr.]  

Dunque l’immolazione della Sindaco Daniela Sindaco sull’altare del dispetto è stata del tutto inutile [per lei. Per noi, a dirla tutta, un sospiro di sollievo, ndr.], se è vero come è vero che la sommatoria dei voti delle due coalizioni a vocazione minoritaria (cioè Carrozzini + Sindaco) avrebbe comunque prodotto un miserrimo terzo posto, sempre comunque dopo ‘u Giampieru e l’Amante.

Guardate, non mi è facile, ma io vorrei a tutti i costi spezzare una lancia in favore della trombata e purtuttavia impettita Daniela nostra. Vorrei dirle che questa campagna elettorale le è servita se non altro a migliorare nella forma i contenuti del suo “pensiero” [nella sostanza un po’ meno, ndr.], per esempio addolcendo i toni, rinunciando finalmente alle sue filippiche [roba da video virali sui social, ndr.], perfino la sua pronuncia, nel mettere in croce due o tre frasi, si è liberata da qualche topica meschina inflessione dialettale [qualche, dico, non tutte, ndr.].

Ora, la Sindaco-solo-di-cognome, come riportato qualche giorno fa dal noto diversamente giornalista del Quotidiano, viene corteggiata (politicamente, s’intende) da certa accozzaglia di destra, con la quale, già prima delle elezioni, s’erano registrati baci, abbracci e moine varie. A parte poi il fatto che un candidato sindaco trombato alle elezioni non “possiede” [“possesso” è copyright del Quotidiano, ndr.] i voti dei suoi elettori che non sono suoi ma, appunto, degli elettori, volevo dire a Daniela (per quel che serve: cioè a niente) di stare attenta, di non fidarsi di certi mammasantissima della politica locale, capacissimi di farle un altro sgambetto molto più devastante di quello riservatole dai suoi ex-compagni del Partito Distrutto.   

Adesso sarebbe il caso che Daniela si prendesse un periodo sabbatico per riflettere (lontano dai riflettori) su tutti gli errori commessi. E sarebbe d’uopo che lei e i suoi accoliti, soprattutto quelli che per decenza non si son nemmeno votati da soli [sissignore, non si contano i candidati nelle sue sette o otto liste con zero preferenze, ndr.] si mettessero con il culo sulla sedia e iniziassero seriamente a studiare e a lasciar perdere le sconcezze, i commenti da zotici e le chiacchiere da webeti sparpagliate sui social. Sarebbe davvero un bel peccato disperdere così tante energie per sbraitare contro questo o quel tizio che ti muove una critica, un appunto, una nota di biasimo, fosse anche satirica o addirittura sarcastica [anziché farne tesoro, ndr.], piuttosto che guardare per una volta in faccia alla realtà senza manipolarla o accomodarsela a proprio uso e consumo.

Ecco. Questa sarebbe già una buona battaglia da combattere, il vero cambiamento culturale da compiere: una specie di rivoluzione russa.

Purtroppo oggi russa è ancora voce del verbo.

Antonio Mellone

 

Si arricchisce l’offerta formativa del Polo Professionale di Galatina, con l’opportunità per gli studenti iscritti all’indirizzo “Servizi socio-sanitari” di conseguire un ulteriore titolo di studio, molto richiesto dal mercato del lavoro: la qualifica di “Operatore Socio-Sanitario” (O.S.S.).  

All’importante traguardo si è arrivati grazie alla Delibera della Giunta Regionale n. 46 del 26.04.2016 e al successivo protocollo d’intesa siglato tra Regione Puglia – Assessorato al Lavoro, Formazione Professionale, Istruzione - e Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia, al quale ha successivamente aderito l’Istituto Professionale “Falcone e Borsellino”. L’accordo sottoscritto avrà validità per un triennio, a decorrere dall’A.S. 2015/2016.

In base alle intese raggiunte, la scuola di Viale Don Bosco è riuscita a proporre un percorso formativo specificamente arricchito e volto ad assicurare, oltre al raggiungimento degli obiettivi curriculari propri dell’indirizzo “Servizi socio-sanitari”, anche l’acquisizione delle competenze professionali dell’O.S.S..

Il corso di formazione, avviato il 29 maggio 2017, è destinato esclusivamente agli studenti dell’I.I.S.S. “Falcone e Borsellino” dei corsi diurni e serali, che potranno frequentare, a partire dal 3° anno di studi, un percorso articolato in 180 ore di insegnamento teorico-pratico in sede e ben 450 ore di tirocinio, da svolgere presso strutture sanitarie, sociali e socio-assistenziali del territorio.

Il profilo professionale in uscita è quello di un operatore in grado di svolgere attività di cura e assistenza alle persone in condizioni di disagio o di non autosufficienza sul piano fisico e/o psichico, al fine di soddisfare i bisogni primari e favorire il benessere e l’autonomia, nonché una reale integrazione sociale.

In questo modo, l’Istituto galatinese intende migliorare le opportunità occupazionali dei propri diplomati, rispondendo al tempo stesso alle richieste sempre crescenti di operatori sociali in grado di lavorare, in modo professionale, nel settore della “cura alla persona”.

Per qualsiasi informazione, è possibile consultare il sito web www.professionalegalatina.it oppure chiamare la segreteria didattica della scuola al numero 0836/56.10.95.

 

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