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Articoli del 30/06/2017

Di Antonio Mellone (pubblicato @ 18:50:00 in NohaBlog, linkato 2004 volte)

Esattamente cinquantacinque anni fa come oggi, proprio nel giorno del suo onomastico, si spegneva a Noha il parroco mons. Paolo Tundo (1888 - 1962).

Non ho conosciuto personalmente don Paolo (del quale sono uno dei pronipoti: egli era infatti fratello della madre di mio papà, nonna Maria Scala), ma i documenti, le foto ingiallite e le testimonianze raccolte in famiglia e tra la gente di Noha mi han permesso di dare alcuni colpi di scalpello nell’abbozzo di un suo profilo biografico (raccolto poi in un libretto edito elegantemente da Panìco Editore di Galatina nel 2003).

Il ricordo di papa Paulu sembra non subire l’ingiuria del tempo o il rischio dell’oblio soprattutto nella memoria di quei nohani la cui età è ormai quella della canizie, laddove non della calvizie. Il compito di chi ama lo studio, del resto, è anche quello di render lieve la terra, cioè mantenere vivo il ricordo degli epigoni della Storia patria (che, come più volte detto, è Storia tout court non di seconda scelta), anche nella mente delle nuove generazioni. E lo fa con la ricerca e la pubblicazione delle testimonianze documentali che, si sa, sono come le ciliegie: una tira l’altra.

Qualche giorno fa, continuando a rovistare tra le carte dell’archivio di un altro archimandrita di Noha, il compianto don Donato Mellone (Noha, 1925 – 2015), successore di don Paolo [e fratello di mio padre Giovanni, ndr.] mi sono imbattuto in una scoperta straordinaria: il discorso d’ingresso alla parrocchia di Noha pronunciato coram populo dallo zio monsignore il 22 giugno 1934, vergato con la stilografica su di un foglio incartapecorito da decine di lustri.

La grafia è chiara e precisa, e in fondo facilmente leggibile da chiunque vi si assuefaccia dopo poche righe di lettura. Ve lo ripropongo di seguito trascritto verbatim, non senza prima avervi fatto notare il livello culturale dell’antico patriarca di Noha, che denota lungo commercio con le lettere [cosa rara in quell’epoca, e, ahinoi, pure nell’attuale, ndr.], il suo stile aulico che fa pendant con la prosa del tempo, nonché la maniera dannunziana di alcune espressioni arcipretali.

***

<<Entro oggi nella nostra parrocchia così illustre per fede viva, per carità generosa, per ferma professione di principi cristiani.

Ultimo anello della autorità gerarchica della Chiesa, depositario di altissimi poteri spirituali, rivestito di un mandato sacro, so bene di non risiedere all’ombra della Chiesa unicamente per mia comodità e per mio vantaggio, ma per essere a contatto diretto con i fedeli affidati alle mie cure e per effondere su tutti i tesori di padre.

Nessuno di voi ha bisogno di rivolgermi la domanda che un giorno venne rivolta al Divino Maestro assiso sotto il colonnato del Tempio: “Tu, quis es?”

Cresciuto in mezzo a voi, elevato a questo posto per pura bontà del Signore, mi presento a voi con un desiderio intenso di darmi tutto al mio popolo, per vivere con lui e per lui.

Vengo a voi per rappresentare un principio che è eterno, il principio soprannaturale; per ricordarvi con la presenza mia che noi siamo parte di una società indefettibile, la Chiesa; per formare l’anello gerarchico che ci unisce al Vescovo, al Papa, e per essi a Cristo.

Vengo a voi per agitare la fiaccola della verità cattolica, per promuovere la legge santa di Dio, per dare quelle direttive che intendono farci dei ferventi cristiani che sentono l’onore di prostrarsi dinanzi al loro Dio, e dei bravi cittadini che sentono il dovere di sacrificarsi per la Patria.

Vengo a voi per benedire, per sacrificare, per consacrare, anche per mantenere viva in voi la vita divina che Cristo comunica ai suoi redenti, e da cui soltanto possiamo trarre la speranza di partecipare un giorno alla gloria degli eletti; vengo a voi per battezzare i nostri pargoli, per santificare i nostri sposi, per consolare i nostri infermi, per pregare per i nostri morti.

Ma per quanto io porti tutta la mia buona volontà, tutte le mie forze, tutto me stesso al vostro servizio, ho la coscienza di nulla potere senza l’aiuto della Grazia di Dio, della protezione della Vergine S.S., della benevolenza dei nostri Santi protettori e del vostro concorso.

E’ la bella prerogativa delle nostre parrocchie quella che avvera il detto del Salvatore per cui il pastore e le pecorelle si conoscono a vicenda: “Cognosco oves meas et cognoscunt me meae”.

Nella reciproca conoscenza troveremo sempre, io lo spero, il modo di aiutarci gli uni e gli altri, per sostenere, per rianimare all’occorrenza le forze vive della Parrocchia, per lavorare con un sol cuore ed un’anima sola a quella che, attraverso le forme contingenti del tempo, resta l’opera dell’Eternità.

Noha, 22 giugno 1934                                                       Arc. Paolo Tundo>>

 

Un’ultima cosa, per quanto ovvia, mi preme ricordare: la Storia si studia, non si giudica.

Antonio Mellone

 

Sento il dovere di dover chiarire alcuni aspetti che sono oggetto di lettura del voto. Innanzitutto smentisco categoricamente che ci sia una resa dei conti nella coalizione “Obiettivo 2022” per il semplice fatto che non abbiamo nulla da rimproverarci reciprocamente. Di conseguenza nessuna riunione è fissata per la prossima settimana. Risponde al vero, invece, che occuperò settimana prossima per ringraziare i miei alleati. Comincerò da Collemeto, lunedì sera, dove andrò a ringraziare L’Agorà e i cittadini della frazione che ha espresso un consenso alto alla mia persona e poi continuerò a ringraziare singolarmente gli altri alleati.

Come posso affermare che non abbiamo nulla da rimproverarci? I numeri parlano chiaro: al primo turno le preferenze che i galatinesi mi hanno accordato sono pari al 37 per cento dei voti, al secondo turno – con un calo dei votanti del 23 per cento – le preferenze che mi sono state accordate sono del 47 per cento. Se le liste e i candidati non si fossero impegnati non sarebbe cresciuto il mio consenso. Nè può sfuggire che dall’altra parte c’è stato un maxi inciuco che passa da Roberta Forte la quale ha pubblicamente ammesso di aver indirizzato il voto su Amante e dal Pd.

Detto questo ho, abbiamo perso. Ne ho preso atto con grande serenità sin da subito e con altrettanta serenità affermo che il mio impegno con la città rimane intatto. I problemi che travagliano Galatina sono gravi e non posso distogliere lo sguardo. La mia sarà un’opposizione ferma, ma non ottusa: non mancherà il mio voto ai provvedimenti che vanno a favore della città, tutto quello che non andrà in quella direzione troverà la mia ferma opposizione.

Giampiero De Pascalis

 

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