A qualcuno importa se la piazza più importante di Noha sembra appartenere ad un paese da terzo mondo?
A qualcuno importa se abbiamo una storia millenaria come comunità, se il vasellame recuperato dalle tombe messapiche di via Galatina-Noha (detta anche curve-curve) è scomparso dal museo di Galatina?
A qualcuno importa se un nostro antenato oltre duemila anni orsono ha inciso il suo nome su di una stele (o menhir che dir si voglia) e quella pietra marcisce nell'incuria e nell'abbandono?
A qualcuno importa se le casette di Cosimo Mariano sono diventate un ammasso di pietre? A qualcuno importa se i resti del castello medioevale del XIV secolo, hanno nelle mura più crepe che decenni?
A qualcuno importa se il frantoio ipogeo di Noha, uno dei più grandi del Salento, sottostante la via Castello è terra di conquista per tavernette, cantine e cessi in cui scaricare le proprie fogne?
A qualcuno importa se l'unico e ultimo polmone di verde del centro abitato diventerà scavo per fondamenta di novelli centri residenziali? A qualcuno importa ancora se Noha, nata sull'incrocio millenario di due grandi arterie pre-romane, finirà per essere non più la nostra cittadina animata da antiche tradizioni, come per esempio quella della Fiera dei cavalli, ma un grande casermone dormitorio?
A qualcuno importa se gli pseudo-amministratori del vicino Comune di Galatina e relativi delegati vogliono cancellarne anche il nome? Questo è il paese reale. Tutto il resto sono solite promesse, parole vuote di significato, inutili chiacchiere.
Marcello D’Acquarica