“Il presepe vivente si farà anche quest’anno, e, se possibile, sarà ancora più bello e particolare” – con queste parole Giuseppe Cisotta, quando ormai ogni porta sembrava sprangata all’iniziativa, mi ha comunicato il fatto che s’era aperto finalmente il classico portone. Del resto, il trasloco della rappresentazione artistica dall’acropoli dell’antica Masseria Colabaldi al centro storico di Noha è sempre stato un pallino fisso degli innamorati del nostro borgo.
Così, come in una favola di Natale, ho visto riaprirsi i portali delle case dei famigli del castello, ho sentito i cigolii delle ante di quegli usci, toccato battenti e maniglie ossidate dall’età, ammirato volte a stella, architravi, pietre angolari.
Ho osservato mani esperte sistemare pietre scolpite chissà quando da abili scalpellini, artigiani grattare la ruggine dai cardini delle finestre, esperti in materia stuccare pareti graffiate dai fantasmi del passato, muratori posare chianche per il passo del pellegrino, e contadini rimettere ordine ai giardini segreti mai stanchi di diffondere ancora profumo di zagare e autenticità.
Casiceddhre e Casa Rossa, sono le prime tappe di questa nuova avventura, pronte a darci un brivido alla percezione di quante volte, forse migliaia, ci siam trovati vicini al nostro passato senza tanto badarci, e forse senza avvertire il mormorio frenetico del tempo.
Qui si va avanti a muso duro, compiendo cento passi, e poi altri mille, poi ancora cento, e altri mille, senza fermarsi mai.
A Noha il presepe diventa presempre.
Antonio Mellone