Ai tempi della sua prima uscita, “Il giorno della civetta”, romanzo breve di Leonardo Sciascia, fece grande scalpore nella sua Sicilia e in tutta Italia. Era la prima volta che un letterato si occupava di mafia. Ancora oggi però, rileggendolo, si scopre che poco o niente è cambiato: la si combatte tutt’oggi la mafia, ma a differenza di allora, sembrano essere aumentati coloro che denunciano con convinzione questa piaga sociale.
- Non mi preoccupo mai di niente – disse don Mariano.
- Sono un ignorante; ma due o tre cose che so, mi bastano: la prima è che sotto il naso abbiamo la bocca: per mangiare più che per parlare…
- Ho la bocca anch’io, sotto il naso – disse il capitano – ma le assicuro che mangio soltanto quello che voi siciliani chiamate il pane del governo.
- Lo so: ma lei è un uomo.
- E il brigadiere? – domandò ironicamente il capitano indicando il brigadiere d’Antona.
- Non lo so – disse Don Mariano squadrando il brigadiere con molesta, per il brigadiere, attenzione.
- Io – proseguì don Mariano – ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora più in giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere con le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo…
- Anche lei – disse il capitano con una certa emozione. E nel disagio che sentì di quel saluto delle armi scambiato con un capo mafia, a giustificazione pensò di aver stretto le mani, nel clamore di una festa della nazione, e come rappresentanti della nazione circonfusi di trombe e bandiere, al ministro Mancuso e all’onorevole Livigni: sui quali don Mariano aveva davvero il vantaggio di essere uomo. Al di là della morale e della legge, al di là della pietà, era una massa irredenta di energia umana, una massa di solitudine, una cieca e tragica volontà: e come un cieco ricostruisce nella mente, oscuro e informe, il mondo degli oggetti, così don Mariano ricostruiva il mondo dei sentimenti, delle leggi e dei rapporti umani. E quale altra nozione poteva avere del mondo, se intorno a lui la voce del diritto era stata sempre soffocata dalla forza e il vento degli avvenimenti aveva soltanto cangiato il colore delle parole su una realtà immobile e putrida?
- Perché sono un uomo: e non un mezz’uomo o addirittura un quaquaraquà? – domandò con esasperata durezza.
- Perché – disse don Mariano – da questo posto dove lei si trova è facile mettere il piede sulla faccia di un uomo: e lei invece ha rispetto… Da persone che stanno dove sta lei, dove sta il brigadiere, molti anni addietro io ho avuto offesa peggiore della morte: un ufficiale come lei mi ha schiaffeggiato; e giù, nelle camere di sicurezza, un maresciallo mi appoggiava la brace del suo sigaro alla pianta dei piedi, e rideva… E io dico: si può più dormire quando si è stati offesi così?
- Io dunque non la offendo?
- No: lei è un uomo – affermò ancora don Mariano.
- E le pare cosa da uomo ammazzare o fare ammazzare un altro uomo?
- Io non ho mai fatto niente di simile. Ma sei lei mi domanda, a passatempo, per discorrere di cose della vita, se è giusto togliere la vita a un uomo, io dico: prima bisogna vedere se è un uomo…
Il giorno della civetta, Leonardo Sciascia, Adelphi, pp 137
Il testo è reperibile, oltre che in tutte le librerie, anche nella Biblioteca civica “P. Siciliani” di Galatina e nelle Biblioteche scolastiche del Liceo Scientifico “A. Vallone” e del Liceo Classico “P. Colonna” di Galatina.
Giovedì 24 marzo alle ore 18.30, presso la sala “Celestino Contaldo” Palazzo della Cultura di Galatina, la Società Cooperativa Sociale “Adelfia” e l’Associazione “Galatina2000” presentano il progetto “la nostra voce in web”. Interverranno la Dott.ssa Maria Mazzone (Presidente Adelfia), Balzani Caterina (referente progetto), Guido Turano (coll. Progetto), Tommaso Moscara (Ass. Galatina2000), Dott. Giancarlo Coluccia (Sindaco di Galatina) e l’Ass. LIlly Villani (Ass. Servizi Sociali Comune di Galatina). Di seguito riportiamo un breve articolo scritto da Viviana della sede “Adelfia” di Galatina. Il presente vale come invito. Buon lavoro.
Il Web e noi
Stiamo entrando Internet grazie a Galatina 2000 e siamo spaventati e esaltati al contempo dalla grande opportunità che ci viene offerta. È un treno da non perdere, ora che si ferma alla nostra stazione! Non si può non riflettere sull’enorme importanza che la Rete, in special modo i social network, riveste nel nostro mondo. Basta far mente locale all’attualità del mondo arabo per comprenderlo; le sommosse popolari che hanno cambiato l’Egitto e stanno tentando di mutare la Libia sono originate dai messaggi scambiati dagli oppositori e ai regimi totalitari grazie a Facebook e Twitter. Quelli che sono nati come mezzo per trovare amici e socializzare si sono mutate nel nuovo passaparola per la libertà di espressione. Non è un caso che la Rete sia la prima cosa che le dittature in crisi oscurano! A noi di fare di questo straordinario strumento di comunicazione la nostra marcia in più, perché su Internet le diversità non contano quanto nel mondo che ci circonda; a noi di usare saggiamente della grande opportunità che Galatina 2000 ci sta servendo su un piatto d’argento. In bocca al lupo a tutti noi e buon lavoro! Viviana
Copione già scritto, quello dell'Amministrazione Coluccia, che in assenza di argomentazioni e braccata dalle rivendicazioni dei cittadini, sferra il solito prevedibile attacco da dinosauro della vecchia politica.
Come si può essere così miopi da pensare di poter fermare l'onda di un'opinione pubblica che ha ripreso consapevolezza e rivendica un ruolo attivo nelle scelte che riguardano la propria vita?
Questa Amministrazione, anziché difendere il Comitato, formato da cittadini che pretendono tutela per la propria salute, lo attacca strumentalmente, scordando che la vera minaccia è l'incenerimento.
L'intera classe politica che ci guida dovrebbe esser fiera di avere una piazza gremita di gente attenta ai problemi della Città e non esserne spaventata.
Fin dall'inizio il Comitato ha sempre manifestato il sospetto che, nel corso degli anni, Colacem per mezzo di ambigue sponsorizzazioni, abbia alimentato una sorta di sudditanza delle amministrazioni sulle decisioni in materia ambientale.
Nell'atteggiamento di chi, pur senza esporsi, caldeggia una soluzione favorevole all'azienda, vediamo una strisciante forma di complicità.
Servirsi delle divisioni politiche galatinesi per spostare l'attenzione dei cittadini da una questione così grave ed incombente come quella della salute pubblica è un gesto INACCETTABILE.
Saremmo stati orgogliosi di avere degli amministratori che, invece di favorire il profitto di un'azienda, ignorando il grave rischio di inquinamento ambientale che l'incenerimento comporta, avessero scelto la strada di uno sviluppo ecocompatibile.
Galatina, 22 marzo 2011
Comunicato stampa del Comitato "Cambiamo Aria" di Galatina