Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Un consiglio comunale tutto particolare quello di ieri pomeriggio, alla vigilia del 150esimo dell’unità d’Italia. Unico tema all’ordine del giorno: la festa tutta “bambina”, per un Paese come il nostro da poco uno. Certo, perché 150 anni sono pochi per uno stato, bisogna crescere ancora in quei valori di fratellanza, uguaglianza e giustizia che ci uniscono o che perlomeno dovrebbero farlo.
E i giovani cittadini delle classi V del comune di Galatina sono stati, di fatto, i protagonisti più emozionati. il baby coro ha aperto il consiglio intonando l’inno d’Italia con tanto di mano sul cuore, in una sala consiliare sgargiante nei colori della bandiera italiana. La parola è passata a un sindaco alto poco più di un metro che, con tanto di fascia tricolore, ha commosso la “platea”, accostando i nostri patrioti risorgimentali ai giovani libici che combattono oggi con forze impari contro un regime ormai insostenibile. La baby sindaco ha concluso il suo discorso con un significativo “le idee si possono cambiare, i valori che ci devono guidare nella vita no!”. La parola è poi passata alla vicesindaco la quale ha sottolineato che, per ricordare le lotte dei nostri patrioti venuti da ogni parte d’Italia, è fondamentale rispettare la Patria e il tricolore. Tricolore i cui colori sono probabilmente ispirati a quell’emozionante descrizione di Beatrice nella Divina Commedia: “così dentro una nuvola di fiori/che da le mani angeliche saliva/ e ricadeva in giù dentro e di fori,/sovra candido vel cinta d’uliva/donna m’apparve, sotto verde manto/vestita di color di fiamma viva.” (Divina Commedia, Purgatorio, canto XXX, versi 28/33). I ragazzi hanno infine ricordato i patrioti galatinesi che hanno dato un apporto fondamentale all’unificazione dell’Italia: Bardoscia, Toma, Albanese, Vernaleone, Siciliani, Cavoti, Vallone, De Maria, Mauro.
Il prefetto, ospite del consiglio comunale, ha auspicato che il valore dell’unità d’Italia divenga patrimonio e ricchezza per i giovani. A questo punto si è aperto il vero e proprio consiglio comunale, con la commemorazione dei tre soldati, Miotto, Sanno e Ranzani, morti in Afganistan nei giorni scorsi e con l’espressione di solidarietà al popolo nipponico.
Nei discorsi del sindaco e dei consiglieri l’attenzione è stata posta sull’importanza delle donne nel risorgimento, non solo come sarte del tricolore, e sul ruolo dei tanti patrioti galatinesi. La scuola pubblica italiana ha avuto un'altra parte importante nel dibattito, come luogo dove si sono fatti gli italiani, dove i ragazzi divengono cittadini e non Cenerentola nel quadro europeo.
Forti sono risuonate le parole del sindaco che ha incitato a superare le divisioni di partito e a mettere al di sopra la coscienza della patria e l’unione tra nord e sud, affinché il divario che li separa possa essere colmato. Non solo commemorazioni, insomma, ma unione per potersi rimettere in gioco e scommettere sulle capacità degli italiani. Concludendo, dal discorso del sindaco, VIVA IL TRICOLORE ITALIANO, VIVA L’ITALIA UNA E INDIVISIBILE!
Martina Chittani
Penso sia doveroso, nel giorno in cui si festeggia il centocinquantesimo anno dall’Unità d’Italia, fermarsi un attimo a meditare sulla situazione odierna della nostra penisola con uno sguardo al passato. A mio dire, infatti, la vera motivazione che ha spinto il nostro presidente della Repubblica a battersi con forza per istituire questa festa nazionale non è stata esclusivamente la ricorrenza storica, ma soprattutto la constatazione di un affievolimento del senso di unità negli italiani
. E questo traspare senza ombra di dubbio dalle parole pronunciare ieri sera dallo stesso Napolitano:
“Ne abbiamo passate tante, passeremo anche quelle che abbiamo di fronte, in un mondo forse più difficile, però l’importante è che ci ricordiamo sempre che, anche se ognuno ha i suoi problemi, i suoi interessi e le sue idee, e discutiamo, e battagliamo, ciascuno è parte di qualcosa di più grande, che è appunto la nostra nazione, la nostra patria, la nostra Italia! E se saremo uniti sapremo vincere tutte le difficoltà che ci attendono.”
E pertanto in queste poche righe vorrei partire da una frase, tratta dalla poesia La seconda venuta di William Butler Yeats, per imbastire la mia breve riflessione.
“I migliori mancano di ogni convinzione, mentre i peggiori sono pieni di intensità appassionata”.
Il guaio è proprio questo! I migliori tendono a tirarsi indietro, a non immischiarsi, ad evitare grane, consapevoli di quanto sia difficile al giorno d’oggi esprimersi liberamente senza essere sempre classificati in una delle due fazioni politiche o inquadrati in una dottrina religiosa, economica, morale e così via. In Italia, nel 2011, tutto è forzatamente bipolare e sembra che tutti debbano obbligatoriamente scegliere di stare da una parte o dall’altra. Il bipolarismo sembra essere diventata una gabbia per la libertà di pensiero e le idee sembrano essere diventate dei muri di cemento armato imbattibili. Si sceglie una linea, la si segue a testa bassa, senza osare mai contraddirsi, senza prestare ascolto a nessuno (e soprattutto ai cittadini): guai a dire all’avversario politico “forse hai ragione”; guai a dire “dovrei rivedere la mia posizione su quell’argomento”; guai a contraddire il proprio leader, a pensarla diversamente da lui.
Ecco perché i migliori non si vedono e mai si vedranno in politica, almeno sino a quando il sistema non cambierà. Così facendo tuttavia si lascia sempre più spazio ai peggiori, che presi dalla foga del vuoto della piazza intorno a loro, si rincorrono e si azzuffano come bambini giocosi, ignari del danno che arrecano, giorno dopo giorno, all’Italia unita.
Michele Stursi
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