Eccovi il secondo dei tre nuovi video di interviste effettuate nell'ultima "puntata" del presepe vivente alla Masseria Colabaldi di Noha. Ad essere intervistati gli attori protagonisti della storica rappresentazione.
“L’essenziale è invisibile agli occhi”, leggiamo nel “Piccolo Principe”. Ma quali sono gli occhi con cui dobbiamo vedere l’embrione umano? Certamente gli occhi del corpo, dell’intelligenza e della ragione innanzitutto. Le evidenze scientifiche che dimostrano il protagonismo biologico dell’embrione dovrebbe essere ormai un dato acquisito. Gli occhi della ragione, le ragioni della ragione scientifica inoltre ci parlano di un secondo aspetto così poco riflettuto: la nostra relazionalità con nostra madre, dapprima solo biologico-ormonale, poi psicodinamico e intensamente simbiotico anche sul piano emozionale. Infine, il terzo aspetto evidenziato dalle ragioni della ragione scientifica è che l’embrione, il feto, può essere curato come un paziente a tutti gli effetti. Queste tre evidenze fondano i veri diritti dell’embrione: il suo protagonismo biologico, la sua relazionalità, il feto come paziente. È in quest’ottica che si colloca il Convegno Diocesano di Pastorale della Salute dal tema “Diritto alla Vita, Diritto alla Salute” che si terrà venerdì 14 gennaio 2011 nella Sala Convegni dell’Oratorio Madonna delle Grazie di Noha alle ore 17.00. Viviamo un tempo particolarmente soggetto a mutamenti continui e questo è causato da diversi fattori, in special modo dalle scoperte tecnologiche che investono la vita e da un pensiero debole incapace di agire criticamente nella ricerca della verità. Il Santo Padre Benedetto XVI afferma:«I tentativi di clonazione hanno suscitato viva preoccupazione nel mondo intero. Diversi organismi a livello nazionale e internazionale hanno espresso valutazioni negative sulla clonazione umana e nella stragrande maggioranza dei Paesi è stata vietata. La clonazione umana è intrinsecamente illecita, in quanto, portando all'estremo la negatività etica delle tecniche di fecondazione artificiale, intende dare origine ad un nuovo essere umano senza connessione con l'atto di reciproca donazione tra due coniugi e, più radicalmente, senza legame alcuno con la sessualità. Tale circostanza dà luogo ad abusi e a manipolazioni gravemente lesive della dignità umana»(Caritas in Veritate, 18). L’uomo è continuamente minacciato dalle sue stesse scoperte ed è per questo che, aiutati da alcuni esperti, vogliamo fare chiarezza. L’appuntamento di studio e di approfondimento ci farà conoscere: “La verità su: clonazione e cellule staminali: aspetti scientifici e clinici” con la relazione tenuta dal Prof. Dott. Giuseppe Noia, Responsabile del Centro Diagnosi e Terapia fetale-Day Hospital Ostetrico-Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici; “La verità su: clonazione e cellule staminali: aspetti biogiuridici” con la relazione tenuta dalla Dott.ssa Marina Casini, Docente di Bioetica- Istituto di Bioetica- Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli” di Roma.
Don Francesco Coluccia
fonte: http://www.francescocoluccia.it/
Per comodità cerco, e a volte ci riesco, d’arrivare in abbondante anticipo a lezione. Oggi però (7 gennaio per chi scrive) sembra proprio non sia la mia giornata fortunata: ho già sette minuti di ritardo e ancora non ho preso posto nella sala “C. Contaldo” del Palazzo della Cultura a Galatina, dove il Prof. Paolo Maria Mariano dovrebbe tenere la sua lezione. Mi ci vuole poco comunque a trovare una seggiola, a togliere fuori dal taschino carta e penna e attendere con pazienza l’inizio dell’esposizione.
Premetto che questa è la prima volta che prendo parte alle lezioni dell’Università Popolare “Aldo Vallone” – che non è l’Università della terza età, come il Prof. Virgilio ci tiene giustamente a ricordare porgendo il suo invito ai più giovani – e se mi si chiede di spiegare i motivi di questo ritardo (il secondo), sono sincero, dovrei inventarmene qualcuno di sana pianta. Di sicuro, però, sarei in grado, semmai fosse necessario, di legittimare la mia presenza alla lezione di oggi, e comincerei proprio commentando quello strano“Una casa lungo la Neva”, ora proiettato nella prima slide.
Capisco l’inarcamento delle sopracciglia, ma provate anche voi a porre accanto a questo titolo idilliaco il nome del relatore prof. Paolo Maria Mariano, docente di meccanica teorica presso l’Università di Firenze e la Scuola Superiore Normale di Pisa, e scienziato di fama internazionale: come si fa a non provare una certa curiosità, è inevitabile non essere abbagliati da questo inusuale accostamento. Se poi si continua a leggere, Fuga dei cervelli e senso dell’istruzione: un esempio settecentesco, ecco chequel filo di curiosità, che continuava imperterrito a punzecchiarti il naso, subisce una lenta metamorfosi sino a trasformarsi nell’ineluttabile bisogno di approfondimento.
Ed eccomi allora qui. La lezione è cominciata, appena qualche minuto fa, con uno scienziato, appunto, che dalla cattedra annunciava all’uditorio la sua intenzione di parlare di storia e attualità, ovvero di certe cose accadute nel passato, ma che ancora si ripetono, avvalendosi pertanto della massima di B. Croce, Non c’è storia che non sia contemporanea. Poche slide, quindi, per descrivere il luogo in cui si andrà ad ambientare la storia, cioè San Pietroburgo; poi viene presentato un documento, un libello di appena sedici pagine, che il professore riferisce essere la tesi con la quale un giovane diciannovenne concorre, nel 1727, all’abilitazione all’insegnamento nell’Università di Basilea, pro vacante professione physica.
Ma è proprio a questo punto che, prima nel titolo dell’opera Dissertatio Physica De Sono, e poi nel nome dell’autore Leonhard Eulerus, si riesce a intravedere uno spiraglio di luce. I frettolosi concluderebbero: bene, parleremo del famoso Eulero e della fisica del suono, ma sarebbero subito messi in difficoltà dai più riflessivi, i quali evidentemente chiederebbero cosa c’entrino i cervelli in fuga e l’istruzione in tutto ciò.
Chi conosce la biografia di Eulero ha già pronta la risposta, chi invece non è informato sui fatti dovrà attendere ancora un po’ e intanto incassare la notizia della perdita del concorso in questione e la vincita da parte di un certo Benedict Stachelin, laureato in medicina e proveniente da una famiglia con influenza sull’accademia svizzera. Solo dopo la morte di Eulero si saprà, infatti, che quel concorso era avvenuto, come da prassi, per estrazione di un gruppo di concorrenti e successiva valutazione. A questo punto la domanda è: quanto bisogna essere ingenui per credere che non vi siano stati favoritismi?
Abbastanza, se si pensa che Eulero avrà all’attivo ben 886 lavori senza coautori (opera omnia) e fornirà contributi storicamente cruciali in svariate aree dello scibile umano. Il tutto fuori da quella Svizzera che gli aveva dato i natali e lo aveva formato: Eulero accetterà, senza esitare, l’offerta di Daniel Bernoulli di ricoprire un posto di aggregato nella neonata Accademia di San Pietroburgo (ecco come si arriva alla famosa casa lungo la Neva!).
Ed eccoci anche giunti, con questo excursus storico, ai giorni nostri. Il prof. Mariano non esita a snocciolare alcuni numeri significati: si parla di 40.000 docenti universitari italiani in Italia e 20.000 all’estero. Si assiste con questo a un flusso unidirezionale – pochi sono, infatti, i professori stranieri in Italia – a un dannoso drenaggio che impoverisce sempre più l’Italia e allo stesso tempo contribuisce allo sviluppo della scienza, della tecnologia e dell’economia dei paesi ospiti.
Perché l’Italia acconsente a ciò? Perché s’è perso il senso dell’istruzione - tuona il giovane professore - che influenza la scelta dei docenti, quindi la qualità dell’istruzione stessa e pertanto il suo senso e il suo valore. Un serpente, quindi, che si morde da solo la coda e la morde ai giovani. Manca una visione culturale d’insieme dell’istruzione, che deve essere quanto più formativa, e non informativa, poiché è alla base delle competenze lavorative, della capacità di analisi critica, della cultura sociale e dell’etica del lavoro, tutte sempre più in deficit.
Che fare allora? Tanti sono i suggerimenti, tanti i consigli, tutti riassumibili, a mio parere, in quella frase che il prof. Paolo Maria Mariano pronuncia schiettamente e con forza, ma che occorrerebbe ripetere lentamente e all’infinito, tanto quanto basta per convincerci, una volta per tutte, che la cultura è un bene sociale.