feb202016
Il 22/10/2015 abbiamo pubblicato su questo sito un fervorino rinvenuto tra gli appunti di don Donato Mellone (1923 – 2015) quale “primo discorso” pronunciato dal nuovo parroco di Noha in occasione del suo ingresso nella parrocchia di San Michele Arcangelo, avvenuto una sera del mese di ottobre 1963 senza celebrazioni solenni, nonostante per la sua nomina nell’arcipretura nohana si fosse scomodato il papa Paolo VI (1897 – 1978) in persona. Qualche giorno fa, rovistando tra le carte dell’antico parroco di Noha abbiamo trovato quest’altro brano inedito (se l’avessimo scoperto a suo tempo, l’avremmo inserito nel volume da noi curato e pubblicato per i tipi di Panìco Editore nel 2008 dal titolo “Il sogno della mia vita”).
Si tratta del primo discorso ufficiale intitolato: “Primo saluto a voi, carissimi fedeli di Noha”. Lo riproponiamo di seguito, in occasione del primo anniversario della scomparsa del suo reverendo autore (che Dio l’abbia in Gloria), per quanti lo conobbero e l’amarono.
Antonio Mellone
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Primo saluto a voi, carissimi fedeli di Noha
Rivolgendo il mio primo saluto a voi, carissimi fedeli di Noha, non posso non esprimervi la trepidazione del mio animo per la difficile e ardua missione che io vengo a svolgere in mezzo a voi.
Al parroco infatti spetta in primo luogo il dovere di insegnare. E’ il maestro di verità che giorno per giorno deve spezzare ai fedeli il pane della Parola di Dio. Ascoltando il proprio parroco i fedeli possono rivolgere a lui le parole che S. Pietro diceva a Cristo: “Tu solo hai parole di vita eterna”.
La parola del parroco infatti è la stessa parola di Cristo, l’insegnamento del Parroco è lo stesso insegnamento del Vangelo del Figlio di Dio. Ma quante difficoltà, quanti ostacoli deve, il parroco, superare per far giungere agli uomini di oggi la sua parola.
Assorbiti dagli affari, distratti dai divertimenti, storditi dai piaceri della vita, gli uomini di oggi, dimenticato il cielo, si sono aggrappati alla terra e si affannano nella ricerca del raggiungimento del Paradiso sulla terra. Le stesse istituzioni sociali, quali la famiglia, la scuola, la vita civica, che dopo duemila anni di cristianesimo dovrebbero portare ben visibile l’impronta evangelica, anche queste istituzioni – dicevo – sono diventate spesso laiciste, senza alcuna anima religiosa o soltanto con una superficiale vernice esterna.
Compito del parroco dunque è quello di far penetrare nelle persone e nelle istituzioni la parola di Dio, la dottrina del Vangelo, in modo che il mondo moderno, diventato paganeggiante nei costumi e nella vita, possa ritornare a Dio.
Ma non soltanto maestro, il parroco è anche dispensatore dei misteri di Dio. E’ lui che amministrando i sacramenti, comunica ai fedeli la vita divina alle anime. Al parroco dunque spetta il compito di battezzare i bambini, dispensare il pane della SS. Eucaristia, a lui benedire i matrimoni, a lui consolare i vostri infermi, pregare per i morti.
Se la parrocchia non è solo una circoscrizione territoriale, non è solo un insieme di case attorno ad una Chiesa, se la parrocchia è una comunità di fede e di amore, che dell’altare fa il centro della propria vita e della propria attività, spetta al parroco il compito sublime di far comprendere ai suoi fedeli il santo sacrificio della Messa, a cui partecipando i fedeli prendono coscienza di essere membra vive della Chiesa.
Se la parrocchia è una famiglia, il padre ne è il parroco; se la parrocchia è un gregge, il parroco ne è il pastore. Come il padre vive per la sua famiglia ed è pronto a sacrificarsi per i suoi figli, come il pastore è pronto a difendere il suo gregge dagli assalti dei lupi anche con il sacrificio della sua stessa vita, così il parroco vive per la sua parrocchia ed è pronto a sacrificarsi per i suoi fedeli.
Cura particolare del parroco sono i bambini, i giovani, gli ammalati, i lavoratori. Avvicinando il parroco, tutti troveranno in lui una parola di luce, una parola di conforto.
Entrando quest’oggi in questa chiesa parrocchiale, rivedo la figura buona del mio predecessore [mons. Paolo Tundo (1888 – 1962) ndr.], che voi per tanti anni avete amato e da cui foste ricompensati con tanta buona paternità. La sua via sarà la mia via, il suo programma sarà il mio programma.
Non posso non ringraziare dell’opera finora svolta il carissimo Economo Curato [don Gerardo Rizzo (1922 – 2007), ndr.], che in tutti questi mesi di sede vacante mi ha spianato il terreno, e mi sento veramente fiero di continuare il suo lavoro e di trovare in lui un bravo collaboratore.
Rivolgo il mio saluto a voi Soci e Socie di Azione Cattolica, e a tutti gli iscritti alle altre pie unioni e associazioni di Noha.
Rivolgo il mio saluto alle Autorità Comunali presenti, alle quali chiedo sin d’ora comprensione e collaborazione.
Per quanto io porti tutta la mia buona volontà, tutte le mie forze, tutto me stesso al servizio di questa parrocchia, ho la coscienza di nulla potere senza l’aiuto della Grazia di Dio, della protezione della Vergine Santissima e di San Michele Arcangelo. A loro affido me stesso, e tutti quanti voi.
Con il loro aiuto e la loro protezione procediamo in pace, in nomine Christi. Amen.
Sac. Donato Mellone
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