Di Redazione (del 03/02/2019 @ 15:45:19, in Necrologi, linkato 2371 volte)

E così se n'è andata anche la Michelina nostra.

Chi non la ricorda tutto il giorno dietro la finestra, alla luce del sole (si sta nella luce per fare bellezza), nella sua casa di fronte alla Trozza di Noha, con il capo chino sul telaio - il cerchietto in legno - con ago e filo tra le mani intenta a ricamare tessuti. Era il suo modo per imbastire i sogni sulla tela bianca, far fiorire lenzuola, merlare asciugamani, impreziosire tovaglie con l'arte appresa sin da bambina.

Un tempo, quando i corredi non erano snobbati, anzi costituivano "la dote" imprescindibile in ogni matrimonio, lavorata anche di notte per riuscire a finire il lavoro in tempo utile. Anche l'orlo del camice liturgico del parroco è stato intagliato dalle sue mani preziose, e la tovaglia dell'altare maggiore, e pure quella con il disegno di San Michele Arcangelo, patrono di Noha. Voleva sempre fare bella figura, la Michelina nostra, e ci riusciva, a costo di consumarsi gli occhi in cerca della perfezione.

Un tempo, quando nella processione del Corpus Domini in ogni strada di Noha veniva allestito l'altarino, le sorelle Tundo facevano a gara perché il loro fosse il più sontuoso, con quel trionfo multicolore di coperte, centrini, tendaggi e tappeti, molti frutto dell'abilità particolare delle loro mani esperte di intaglio, tombolo, filet, punto a giorno, chiacchierino...

Michelina ha sempre lavorato con grande concentrazione, onde evitare errori e sprechi, anche quando insieme alla sorella Giovanna, nella propria casa, gestiva la bottega di generi alimentari - un negozietto di cose buone ed essenziali come si usava una volta, prima dell'avvento degli ipermercati pieni di tutto, anche di quello che non serve.    

 
Di Redazione (del 03/02/2019 @ 09:07:11, in Necrologi, linkato 1731 volte)

Ultimamente a Noha sembra che non si riesca proprio a smettere di piangere: ieri abbiamo salutato per l'ultima volta il caro Dino, oggi ci tocca fare la stessa cosa con il povero Donato Bruno (Mariuggio), anch'egli partito senza preavviso.   

Donato era persona buona, di poche parole e molti silenzi, come per fortuna si usa ancora nel mondo dei contadini. Amava la sua terra, la rispettava, la curava, di più, la custodiva: intensivo o superintensivo non facevano parte del suo vocabolario.

Era sempre pronto a darti una mano, e a farti dono delle sue derrate agricole. Pur non sapendolo, forse, era protagonista dell'economia del dono, l'unica economia in grado d'ora in poi di salvare il mondo.

Siamo certi che siano questi, e molti altri di buona creanza, i valori che lascia a quei bravi ragazzi dei suoi figli, Michele e Luca, che abbracciamo con affetto. Esprimiamo vicinanza e partecipazione anche alla moglie, sig.ra Giuseppa Donadei, ai fratelli, alle sorelle e a tutti i parenti e amici che ormai porteranno sempre con sé la paziente e benevola umanità di Donato.

La redazione di Noha.it

 
Di Redazione (del 02/02/2019 @ 09:43:13, in Necrologi, linkato 3336 volte)
 

La redazione di Noha.it porge sentite condoglianze a Marcello Amante, sindaco di Galatina, e ai suoi famigliari, per la dipartita della cara Mamma.

Noha.it  

 
Di Redazione (del 05/06/2018 @ 22:29:20, in Necrologi, linkato 4195 volte)

Lucido fino all'ultimo, attorniato dai suoi amori più grandi, si è spento a Bologna Umberto Tundo che tutti conoscevamo con il simpatico diminutivo di Bertino, titolare della storica macelleria ubicata alle spalle della chiesa madre di Noha.

Sempre gentile e garbato, tra la sua clientela annoverava non solo i nohani (quasi tutti), ma anche molti abitanti di Galatina e dintorni. Non c'erano un tempo i codometri, ma la fila che a volte arrivava fino alla sagrestia ne faceva sentire l'esigenza ante-litteram. E questo era segno non solo dell'ottimo rapporto qualità/prezzo dei suoi prodotti, ma anche dell'accoglienza che Bertino riservava a tutti, dal primo fino all'ultimo dei suoi clienti. Quante volte ha fatto credito, e quante volte, pur non strombazzandolo a destra e a manca, faceva giungere in dono a chi ne aveva bisogno la sua "busta" con i pezzi scelti di carne.

Noi lo ricorderemo così: calmo, disponibile, amabile, sempre pronto a scambiare una parola gentile e a salutarti cordialmente anche da lontano. 

Condoglianze alla moglie Lidia Berino, alle figlie Amalia e Alessandra e ai rispettivi consorti e al nipotino.

Noha.it si stringe con affetto anche attorno al fratello Italo, alle sorelle Lina, Vera e Concettina, ai nipoti e a quanti lo conobbero e gli vollero bene. 

La redazione 

p.s. I funerali di Bertino si svolgeranno a Noha domani, 6 giugno 2018 alle ore 17 presso la Cappella della Madonna del Buon Consiglio.

 
Di Antonio Mellone (del 04/06/2018 @ 13:23:12, in Necrologi, linkato 7698 volte)

Annarita non c’è più. Il suo grande cuore ha cessato di battere improvvisamente venerdì notte, a casa sua, a Bologna. Aveva 56 anni.

Era mia cugina, medico, veniva spesso a Noha, e ci eravamo visti meno di un mese fa. Sì, stava benone.

Non è stata per niente facile la sua vita. Da giovane, forse non aveva ancora diciotto anni, i suoi reni avevano iniziato a non voler far più il loro dovere costringendola per anni alla dialisi a giorni alterni. Ma mai l’abbiamo sentita lamentarsi e mai si è data per vinta, questa piccola grande donna. Ha sempre lottato, dando (lei!) il coraggio agli altri.

Poi finalmente arrivò il trapianto del rene. Che tutto fu men che una passeggiata. Ma poi per fortuna tutto andò per il meglio.

E così terminò i suoi studi al Magistrale; si iscrisse a Medicina a Bologna dove finalmente si laureò con ottimi voti. Molti pensavano fosse una psicologa per le sue capacità di capire gli altri, di tirar su il morale a tutti, e per il suo sorriso contagioso. Invece no, era un Medico Chirurgo che più di una volta aveva vestito i panni della sofferenza (e credo che anche per questo, oltre che per la sua indole buona, fosse empatica e ricca di umanità con tutti i suoi pazienti).  

Sapevo che era uno dei responsabili nazionali del servizio PICC della ANT (la fondazione nazionale dei tumori), cioè dell’impianto del catetere venoso centrale (lei che per anni ne aveva avuto uno nel suo povero braccio) per i pazienti oncologici. Questa “trovata” sembra sia una forma di sollievo notevole per l’ammalato, in quanto azzera la frequenza della venopuntura per l’infusione delle terapie, e soprattutto riduce lo stress del trasporto in ambulanza e del ricovero, potendo il paziente usufruire del servizio direttamente a casa propria. Per questo era sempre in giro in Italia, da un ospedale all’altro, da un paziente all’altro. 

Io voglio ricordarla così, mentre scoppia in una fragorosa risata al racconto romanzato dei tempi che furono e alle mie battute sulle allegre comari (senza tralasciare i compari) di Noha.

 
Di Antonio Mellone (del 19/05/2018 @ 15:08:15, in Necrologi, linkato 2125 volte)

Michelino è ormai un’altra bella pagina della Storia di Noha, scritta finalmente con la maiuscola.

Certo, la sua, durata 92 anni, non è una delle storie tipiche di questo mondo enfatico e competitivo fatte di successi, paillettes o vicende detonanti, ma quella di una persona semplice, da sempre costretta a fare i conti con una malattia che gli aveva procurato visibili e dolorosi postumi alle gambe.

Mai vinto, Michelino aveva aderito naturalmente al Partito Comunista alla ricerca di una nuova legge di gravità, dove le cose gravi sono le ingiustizie, le maledette povertà e le prepotenze di stato, mentre le meno gravi sono la resistenza e le violenze che vi si oppongono.

Quando a Noha cercavamo di lottare contro le multinazionali senza scrupoli pronte a riempirci la campagna di pannelli fotovoltaici, nell’indifferenza generale e nella connivenza delle cosiddette istituzioni di ogni colore politico, eravamo in quattro gatti: non sufficienti per fermare lo scempio economico ed ecologico che oggi è sotto gli occhi di tutti.

Ma Michelino era insieme a noi. E ci esortava: “Se dobbiamo raccogliere firme, o se dobbiamo andare a Galatina o a Lecce per manifestare o scioperare, io sono il primo a venire con voi”. E questo, va riconosciuto, in più di una battaglia, spesso condotta in solitudine insieme ai soliti rompicoglioni allergici al divano.

Il suo terrore era in effetti quello di fare la fine di molti suoi ex-compagni di partito: cioè morire democristiano, avvolto nella bandiera del capitalismo e del neo-liberismo di rapina piuttosto che in quella rossa del lavoro defraudato.  

No, Michelino non è morto da democristiano. Ma da lottatore, sognatore e resistente. E ha dimostrato che la forza e la fragilità a volte sono due modi diversi per chiamare la stessa cosa.

Ora, liberato dal peso del corpo e dai suoi limiti, senza più l’ausilio di bastoni stampelle o sedia a rotelle, Michelino è pronto a correre verso il paradiso laico (se ne esiste uno non può che esser laico) e a brillare come il più francescano dei santi: Santu Nuddhru, appunto.

 
Di Antonio Mellone (del 01/05/2018 @ 09:58:35, in Necrologi, linkato 2963 volte)

Se n’è andata la Rita Gentile. In questo caso nome e cognome li devi proferire all’unisono, senza iato. Il secondo, più che altro, è un aggettivo qualificativo. E questo lo può testimoniare chiunque l’abbia conosciuta, e sono in tanti - non soltanto il sottoscritto che, cresciuto praticamente a casa sua, è in “conflitto di interessi”.

La malattia, lunga, inesorabile, l’aveva quasi immobilizzata, povera Donna, resa come una bambina, incapace di badare a se stessa: lei, buona come il pane, che aveva fatto tanto lavoro, di notte e di giorno, china su quel telaio di ricamatrice, quasi iperattiva, e poi pronta a non far mancare nulla alle sorelle, al fratello, agli amati nipoti, e a chiunque le avesse chiesto una mano. Negli ultimi tempi crescevano i suoi silenzi, la voce più fioca, il bel volto sempre curato ridotto all’essenziale. Poi quelle parole indecifrate che recavano visioni a noi precluse. E la mia mano sinistra nella sua destra.

 
Di Antonio Mellone (del 27/03/2018 @ 22:30:16, in Necrologi, linkato 2509 volte)

L’avevo vista e salutata pochi giorni fa. Passava davanti casa mia quando usciva per le compere o per andare a messa (abitavamo entrambi – io da un anno a questa parte – nel centro storico di Noha, all’ombra della chiesa madre).

La conoscevo praticamente da sempre. Uno scricciolo di donna: piccolina, capelli brizzolati (che io ricordi, sono sempre stati così), passo svelto, e battuta e sorriso a portata di mano. Dev’essere l’aria della parte antica del mio paese. Magari lo fosse anche della nuova.

Michelina aveva 87 anni, ma stava benone. Poi a un certo punto ti arriva il telegramma di convocazione. Devi lasciare tutto e partire. Funziona così. Non ti pare vero. Non ti ci abituerai mai all’idea. Ma è ineluttabile che un bel giorno la cronaca lasci il passo alla memoria.

E la mente vola indietro nel tempo. Lustri, che dico, decenni fa. Quando eri ragazzino, e frequentavi la parrocchia (che prima si chiamava più facilmente Chiesa, mentre il parroco si chiamava Arciprete). Eri insieme a un nugolo di altri chierichetti, come i figli della Michelina, Tommaso e Fabrizio, sempre presenti. E c’era anche Anna, la sorella Cacciapaglia: che cantava nel coro e non poteva mica fare la ministrante lei (le bambine sull’altare verranno ammesse con l’avvento del nuovo millennio).

 

Canto notturno di un pastore ...

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