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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
 
 
Articoli del 26/04/2021

Di Redazione (pubblicato @ 23:01:56 in Lettere al direttore, linkato 1388 volte)

Oggi voglio raccontare una storia, una storia di ordinaria ingiustizia, una delle tante, non la mia, ma quella di mio padre, classe ’48. Oggi, a distanza di un anno dall’inizio di questa pandemia finalmente, seppur in ritardo, è il suo turno per la somministrazione della prima dose di vaccino. Oggi 26 aprile 2021 alle 9,50 siamo in fila insieme per raggiungere quel diritto così tanto atteso. Un diritto che ad oggi sa più di abbracci mancati a nipoti e figli,  di telefonate lontane che non hanno il dono della presenza, un diritto che sa che di paura, reclusione e dolore, per chi come mio padre ha perso un fratello in dieci giorni a causa del Covid. Siamo lì insieme al centro polivalente in via Don Bosco a Galatina e sin da subito capisco che non sarà un buongiorno il nostro.

“Mi scusi Signora, ma suo padre non risulta in elenco, deve tornare in farmacia dove ha fatto la prenotazione e lì le diranno cosa fare”. Insieme al volto sgomento di mio padre, tanti altri volti in fila come il suo sono nella stessa situazione, il più dei quali soli, non tutti hanno la fortuna di aver figli disoccupati come il mio.

Torniamo in auto, mio padre inizia ad agitarsi, lo sono anch’io, ma bisogna rimanere calmi, un diritto è un diritto e tutto si risolverà, gli dico. Di corsa arrivo in farmacia, lui mi aspetta in auto, o meglio ci gira intorno per tutto il tempo. Verifico la prenotazione. “È tutto ok signora, ritorni al centro polivalente, non si capisce perché rimandano indietro le persone con tanto di prenotazione, noi dai qui più che stamparne un’altra identica non possiamo fare”.

Torniamo al centro, nel frattempo la protezione civile fa su e giù per cercar di risolvere il problema, i prenotati non in lista aumentano e inizia il malcontento e lo sgomento generale. “I prenotati non in lista da questa parte”, su e giù di gambe e poi, “i prenotati non in lista vengano con me,  un medico li attende per parlarci”. Inizia la processione dei disperati al seguito dell’operatore di protezione civile che ci conduce in una stanza.

“Guardate sarò franco con voi, stanno combinando un casino con queste vaccinazioni, perché l’unica cosa che conta e far passare il messaggio che le vaccinazioni stanno procedendo. Non siete in lista perché le vaccinazioni si stanno sovrapponendo, non ci sono dosi previste per voi, ma ci sono 100 dosi di AstraZeneca che se volete possiamo farvi. Proprio stamattina abbiamo ricevuto una circolare che la classe 60-70 anni”, bla bla bla… non presto attenzione, la rabbia prende il sopravvento, mio padre ha 73 anni, diabetico, cardiopatico, ex soggetto oncologico, assume farmaci anticoagulanti e non può fare l’AstraZeneca. Chiedo parola, comunico quanto appena ho riportato al medico e il suo sguardo appena capisce che non può fare quel vaccino volge altrove, avanti il prossimo, caso risolto, grazie e arrivederci. Nessuno in quella stanza ha detto Signor Bellone, prendo nota del suo nominativo, la richiameremo a breve per fissare un altro appuntamento e ricevere la dose di  Pfizer a cui ha diritto, ci scusi per il disagio, ma il suo diritto è al sicuro.

Usciamo da quel centro, il volontario della protezione civile ci scorta mortificato, rientriamo in auto e mio padre inizia a piangere e mi dice ”portami a casa, non voglio fare più niente” e lì mi dico “ecco questa è la risposta che il 99% dei “bravi” cittadini davanti alla violazione di un diritto hanno, l’impotenza, la rinuncia, ma io sono o no una disoccupata per giusta causa, sono o no  parte di quell’1% che non ci sta più a subire le ingiustizie senza dire nulla. Quel “così vanno le cose” impotente, sordo,  oggi non sarebbe stato muto, perché siamo noi a scegliere di subirlo, novantanove volte su cento.

Lo riporto a casa e inizio a muovermi, chiamo il medico di famiglia, racconto l’accaduto alla segretaria che mi dice, “non è possibile, io prendo il nominativo di tuo padre, ma non  so se e quando riuscirà a fare il vaccino, lui per età e patologie ha diritto a Pfizer e noi per ora abbiamo ultimato le liste di prenotazione e non so se ce ne saranno altre, ci sarebbe da chiamare i carabinieri”.  Carabinieri, parola sentita già più volte nel corso della giornata. Torno al centro polivalente, scettica, ma convinta di volerci veder chiaro. Chiamo tre volte il 112 per richiederne l’intervento, nessuna risposta. Mi rimetto in auto e vado alla stazione dei carabinieri di Galatina, trovo ascolto e comprendo di non esser la prima ad esser ascoltata lì per questioni legate al vaccino, ma l’unica strada percorribile con loro è la denuncia, il coinvolgimento di un avvocato e probabilmente alla risoluzione dell’ingiustizia mio padre sarà già morto di  morte naturale. Oppure, altra strada proposta dai carabinieri,  è scrivere il mio reclamo nella sezione online prevista dalla Regione Puglia relativa ai disservizi sanitari. Uno di quei servizi in cui nella migliore delle ipotesi la risposta è “Gentile cliente, attualmente tutti gli operatori sono occupati la preghiamo bla bla bla…”

Ci sarà un garante per il diritto alla salute? Inizio a cercare informazioni e scopro che esiste. Wow esiste! La figura del Garante per il Diritto alla Salute è stata istituita nel nostro ordinamento dall’art. 2 della legge 8 marzo 2017, n. 24 “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”, meglio nota come legge Gelli, non Licio Gelli, che quella pure è un’altra storia tutta italiana.

Il difensore Civico, nella sua funzione di garante per il diritto alla salute può essere adito gratuitamente da ciascun soggetto destinatario di prestazioni sanitarie per la segnalazione di disfunzioni del sistema dell’assistenza sanitaria. Sale quel minimo di entusiasmo necessario, ma prima di cantar vittoria, cose del tipo basta un poco di zucchero e la pillola va giù, scopro che tale figura, quella del Garante, è nella realtà un centauro, un ippogrifo, una creatura leggendaria annoverata nella mitologia classica, giacchè solo 3 Regioni su 20 risultano aver dato attuazione a tale figura. E la Puglia? No, in Puglia per inciso pare non sia operativa neanche la funzione del Difensore Civico, pur istituito da legge regionale nel 1981. Pare non sia necessaria, pare che il principio  del “così vanno le cose”, di cui sopra, sia un ottimo regolatore delle controversie e che questo basti a sentirsi tutelati nei propri diritti.

Volete sapere com’è andata a finire la storia per ora?

Mio padre, risulta formalmente rinunciatario del vaccino, non può richiedere un’altra prenotazione in farmacia e, a meno che il medico di famiglia non riapra la sua lista interna quando e come non si sa, sarà l’ennesimo caso di privazione di un diritto. Ma è un uomo fortunato, ha una figlia disoccupata che aveva tempo da perder per raccontare questa storia, per lui e per tutti quelli che come lui conoscono solo il verbo del “così vanno le cose e così devono andare”

Mariangela Bellone

 

Una comunità supera le difficoltà e cresce in modo armonioso se tutti lavorano e si impegnano insieme, ognuno per la sua parte. Destinare il 5x1000 al Comune di residenza oppure ad una Associazione del territorio è una scelta intelligente. Significa destinare direttamente ai Servizi Sociali del proprio Comune di residenza, e non allo Stato, una parte delle imposte Irpef pagate con la Dichiarazione dei redditi.

Non si sborsa un centesimo in più, semplicemente si lasciano le risorse finanziarie sul territorio. I cittadini possono destinare al momento della dichiarazione dei redditi il 5 per mille della propria imposta sul reddito alle attività sociali del Comune di residenza: basta una firma sulla dichiarazione dei redditi.

Non comporta alcun costo aggiuntivo per il contribuente e non sostituisce la possibilità di destinare l’8 per mille.

Negli anni scorsi le donazioni al Comune di Galatina sono cresciute notevolmente, grazie anche alle campagne di sensibilizzazione condotte dall’Amministrazione comunale. Sono 391 i cittadini galatinesi che hanno destinato la loro quota al Comune di Galatina con una erogazione complessiva di euro 13.873,78 per l’anno d’imposta 2018 e di euro 8.664,89 per l’anno 2019. Siamo il primo comune per donazioni della Provincia di Lecce ed il terzo in Puglia dopo Bari e Taranto.

Le risorse sono state utilizzate sia per sostenere le famiglie in situazione di difficoltà sia per potenziare le strutture che erogano i servizi e permettere loro di svolgere le loro funzioni in maniera più efficiente.

Nell’anno 2020 le somme sono state così destinate:

  • Erogazione di Buoni spesa a favore di famiglie in situazioni di disagio economico a causa dell’emergenza Covid;
  • Potenziamento del Centro minori Santa Chiara grazie all’acquisto di attrezzatura, allestimento impianti e collegamento Internet per la Didattica a Distanza;
  • Allestimento Sala riunioni e formazione presso Santa Chiara destinata a Centro per la famiglia, Formazione famiglie adottive, Progetto Pippi per famiglie in difficoltà e ad uso di Associazioni del Terzo settore;
  • Potenziamento Arredi e Impianti telematici Assessorato Politiche Sociali.

La richiesta che rivolgo a tutti i cittadini è quella di riflettere sull’opportunità di sostenere l’operato dei Servizi Sociali Comunali in questo periodo di grande difficoltà per molti nostri concittadini e nella prossima dichiarazione dei redditi sottoscrivere la destinazione del 5xmille al Comune di Galatina.

Con un solo gesto si può fare molto per la nostra Città. Grazie per la Vostra Scelta.

Antonio Palumbo

Assessore alle Politiche Sociali

 

Da un po' di giorni il nostro comitato è impegnato a cercare soluzioni per rispondere alle esigenze dei ristoratori che in questo devastante periodo pandemico devono fronteggiare una grave crisi di liquidità e assistere oltretutto, ad alcune inspiegabili disposizioni del Governo come il coprifuoco alle 22. Abbiamo pertanto inviato una mail a Matteo Renzi e contattato personalmente Teresa Bellanova per chiedere accoratamente il loro aiuto per la modifica del coprifuoco alle 23:00 o in subordine di consentire agli avventori dei ristoranti che prenotano per le 22:00 di poter consumare la cena con calma e giustificare la deroga al coprifuoco con la ricevuta fiscale da esibire alle forze dell'ordine in caso di controllo.

Troviamo infatti ragionevole consentire ai ristoratori di lavorare con la consueta professionalità senza fretta ed ai clienti di non subire lo stress del coprifuoco, troppo stringente se resta per le 22:00.

Matteo Renzi e Teresa Bellanova, con la sensibilità su tali argomenti che li contraddistingue, hanno tempestivamente risposto alle nostre sollecitazioni facendosi portavoce di detta proposta e confermandoci che «Italia Viva sta continuando a chiedere a gran voce le riaperture, certamente, secondo tutte le norme di sicurezza e distanziamento, e nell'ultimo Consiglio dei Ministri ha chiesto che fosse posticipato almeno fino alle 23.

Si tratta di una misura straordinaria ed emergenziale che va superata quanto prima. Peraltro è una misura di incerta utilità. Anche perché è inutile mettere il coprifuoco e poi vedere gli autobus affollati in orario scolastico o lavorativo. Non dobbiamo mettere a rischio la sicurezza dei cittadini, ovviamente, ma anche lasciare le persone senza lavoro e stipendio è un rischio enorme. Dobbiamo rispettare le norme di sicurezza e il distanziamento usando il buon senso e lo stesso tema del coprifuoco non può e non deve diventare uno scontro ideologico fra partiti».

Italia Viva è stata e sarà sempre al fianco del mondo produttivo del nostro Paese, con la consapevolezza che tale misura oltre che, si spera, estemporanea è un piccolo ma importante contributo che le idee possono apportare in aiuto di chi ha già sofferto troppo per colpa di questa sventurata pandemia.

Antonio De Matteis (responsabile attività produttive, Italia Viva Galatina)
Caterina Luceri (componente nazionale di Italia Viva e coordinatrice Italia Viva Galatina)

 

Fotografie del 26/04/2021

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