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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
 
 
Articoli del 30/01/2018

Con questa terza puntata, continua di buona lena la pubblicazione dell’interessante ricerca sui rapporti tra i vescovi di Nardò e la chiesa particolare nohana condotta nei luoghi e sulle sudate carte da parte di P. Francesco D’Acquarica, missionario giramondo ma con lo sguardo sempre rivolto all’amata sua piccola patria che risponde, guarda un po’, al dolce nome di Noha.

La redazione

 

 

GIOVANNI BARELLA (1359-1435)

Vescovo di Nardò dal 1423 al 1435

 

 

Dal 1423 al 1435 i Pontefici furono:

Martino V    (1369-1431)    Papa dal 1417 al 1431

Eugenio IV (1383-1447)     Papa dal 1431 al 1447

           

Arciprete di Noha

Don Giovanni (? - ?)      parroco dal 1445 al 1485 circa.

           

Giovanni Barella nacque nel 1359 a Galatina da una nobile famiglia. Il padre, Tuccio Barella, era  consigliere del re di Napoli Ladislao (1376-1414) e della regina Giovanna (1373-1435).

La madre di Giovanni Barella era sorella di Stefano De Pendinellis (1400-1480), il futuro martire di Otranto che nel 1436 fu eletto Vescovo di Nardò.

Il nostro Giovanni fu educato cristianamente ed entrò nell’ordine dei Frati Minori, allora molto diffuso nel Salento. Divenuto Sacerdote, esercitò la predicazione con grande fama e ben presto divenne celebre, non solo per l’eloquenza, ma anche per la dottrina, per la perizia nelle lettere greche e latine e per la santità di vita. Fu proprio per l’esemplarità dei costumi che il Papa Martino V nel 1423 lo nominò Vescovo di Nardò.

 

Relazione con la chiesa di Noha

 

            Per ora interessa sapere che per il governo della diocesi il Barella si fece aiutare da due vicari generali. Il primo fu Francesco De Grisilione, patrizio neretino e canonico. Questo canonico fu convisitatore nella visita pastorale del 1452 alla chiesa di Noha (come vedremo) con il Vescovo Ludovico de Pennis. Lo troveremo con “diritto di patronato” su tutte le chiese di Noha.

            Diritto di patronato significa che le chiese di Noha erano state fondate da questo canonico, il quale aveva il diritto di designare il cappellano o arciprete rurale. L’altro vicario generale fu Giacomo di Napoli.

 

STEFANO AGERCOLO (o Agricoli) DE PENDINELLIS (1400-1480)

Vescovo di Nardò dal 1436 al 1451

Dal 1436 al 1451 i Pontefici furono:

Eugenio IV (1383-1447)   Papa dal 1431 al 1447

Niccolò V (1397-1455)     Papa dal 1447 al 1455

           

Arciprete di Noha:

Don Giovanni (? - ?)       parroco dal 1445 al 1485 circa.

 

            Terzo Vescovo di Nardò fu il grande Stefano Agercolo de Pendinellis, martire della fede. Probabilmente era nato a Galatina nel 1400, visto che sua madre, la signora Barella, sorella del suo predecessore, era di Galatina. Fu Vescovo di Nardò dal 1436 al 1451, e poi Arcivescovo di Otranto, dove morì martire nel 1480.

 

            Fece i suoi studi nella Università di Nardò, alla quale accorrevano i giovani di tutte le provincie di questo regno, desiderosi di apprendere le lettere e le discipline liberali e dalla quale uscirono di fatto oratori sacri di grido, come il notissimo Roberto Caracciolo di Lecce, medici e scienziati, come il De Ferraris e Bartolomeo Tafuri, avvocati e professori di lettere e di scienze, come Francesco neretino (Francesco Securo), che insegnò nella Università di Padova, ambasciatori ed alti dignitari ecclesiastici e così via. Quivi egli apprese quella splendida erudizione, di cui parlano gli scrittori antichi dicendolo istruito in molte dottrine e illustre per la mirabile varietà della dottrina. (Giovanni Granafei)

 

            Scelse la via del Sacerdozio, e l’8 febbraio 1436 fu eletto Vescovo di Nardò da Eugenio IV. Fu consacrato Vescovo e diede inizio all’attività pastorale nella  diocesi.

            Durante il ministero pastorale, Stefano De Pendinellis dimostrò grande zelo per il bene delle anime e si interessò assai del decoro esterno della sua chiesa. Siccome la cattedrale era poco luminosa, fece aprire un’ampia finestra nella facciata, abbellendo questa con vari ornamenti, come per esempio i tre stemmi ivi collocati: quello del Vescovo De Pendinellis, quello del principe di Taranto Giovanni Antonio Del Balzo - Orsini, allora Signore del Salento, e quello della città di Nardò. Abbellita e restaurata la cattedrale, la arricchì e la dotò di preziosi paramenti sacri. Si adoperò tenacemente per la difesa dei diritti e dei beni della sua chiesa. Resse la diocesi di Nardò per 14 anni, dal 1436 al 1451, quando fu nominato Arcivescovo di Otranto dal papa Nicola V.

            Resse la diocesi di Nardò con somma saggezza, con insigne prudenza e con mirabile santità. Fu assai stimato ed amato dal popolo neritino e tenuto in grande benevolenza, considerazione ed onore dai principi del suo tempo, dalla regina Maria d’Enghien, da Isabella Chiaromonte, da Giovanni Antonio Del Balzo-Orsini, principe di Taranto e signore di quasi tutto il Salento, da Alfonso I e da Ferdinando I D’Aragona, l’uno e l’altro re di Napoli.

 

Relazione con la chiesa di Noha

            Nel suo ministero pastorale si fece aiutare da due vicari generali: Ludovico Spinelli e Nicola Grande (li ritroveremo con Francesco De Grisilione, convisitatori nella visita pastorale alla chiesa di Noha del 1452, compiuta da Ludovico De Pennis).

            Il primo, Ludovico Spinelli, era stato canonico e poi arcidiacono della cattedrale. Nel 1458, in considerazione dei suoi meriti, fu nominato Vescovo di Gallipoli da Callisto III (1378-1458), papa dal 1455 al 1458, ed ivi si rese assai benemerito e visse lungamente. Morì in tarda età nel 1487.

            L’altro, Nicola Grande,  fu canonico abate, patrizio neritino, insigne dottore e convisitatore anche lui durante la visita pastorale di Ludovico De Pennis alla Chiesa di Noha.

            Stefano De Pendinellis, creato Arcivescovo di Otranto, resse con la stessa saggezza e santità quella archidiocesi per ben 29 anni. Morì all’età di 80 anni, l’11 agosto 1480, barbaramente massacrato dai Turchi, martire della fede.

[continua]

P. Francesco D’Acquarica

 

 

 
Di Redazione (pubblicato @ 13:26:34 in Comunicato Stampa, linkato 1221 volte)

Non poteve essere la trasferta di Leverano lo snodo d’inversione della deficitaria stagione dell’Olimpia SBV Galatina, sia per lo spessore tecnico degli avversari , sia per il condizionamento psicologico in cui versa l’intero gruppo.

Le risposte che però sono giunte dalla gara contro la capolista sono un dolceamaro su cui bisogna riflettere per rigenerare motivazioni, pretendendo da tutti gli atleti un’autoesigenza di qualità.

Il set strappato con merito ai ragazzi di mister Zecca (25-20), portando il punteggio in parità (1-1), e la forza caratteriale con cui ci si è espressi nel quarto set, eccessi comportamentali a parte (vero Guarini?),denotano una forza reattiva che toccando le corde dell’orgoglio produce positività.

Ma non basta un lampo per rischiarare , per poi vestire i panni delle vittime sacrificali e perdere, inermi, il terzo set per 25 a 11.

Un traguardo, che non sempre è identificabile con la vittoria, lo si raggiunge non con un atto dimostrativo effimero, ma con costanza ed applicazione , senza svuotarsi di stimoli ed orgoglio alle prime avvisaglie di una capitolazione ma, dando l’esempio di attaccamento ai colori della propria maglia: sempre.

Nel frattempo nel girone G il già ventilato ritiro del Cerignola per problemi finanziari, si materializza proprio alla vigilia della gara in trasferta al PalaPanico , dopo le rescissioni dei contratti dei vari D’Amicis, Testagrossa, Gabriele , Durante e Lentini.

Proprio quest’ultimo sceglie la sua ex società per accasarsi, nonostante la disperata posizione in classifica dei galatinesi, in virtù degli ottimi rapporti esistenti sia con la conduzione tecnica che con la dirigenza , dando dimostrazione di un attaccamento non comune ai colori sociali e alla città che lo ospita.

Mister Stomeo riavrà quindi il martello dell’anno scorso che andrà a rinforzare, di netto, la batteria dei posto quattro e potrà contare soprattutto sulle nuove motivazioni e sugli stimoli che il siciliano di Castelvetrano ha riportato nell’ambiente.

Non ci si aspetti che Lentini sia la panacea di tutti i mali di questa squadra : nessun elemento sarebbe determinante a tal punto ma, una fiammella rimane alimentata dal forfait dell’Udas Cerignola.

Intanto perché il numero delle squadre da retrocedere passeranno da tre a due , poi perché i risultati acquisiti dalle squadre nello scontro diretto con i dauni (tutte eccetto l’Olimpia S.B.V.) verranno invalidati e la classifica subirà un importante contrazione sia in testa che in coda.

Per quel che riguarda la squadra del presidente Santoro il divario dei punti, a tutt’oggi, con la terz’ultima squadra (Erredi Taranto) destinata a disputare i play out si attesta a-10 punti , e solo un  percorso miracoloso potrà tirare fuori dal guado i ragazzi di Mister Stomeo.

Domenica 04 febbraio arriva al PalaPanico un Marigliano reduce dal colpo esterno ai danni del Taranto di Bisignano e bisognerà, a tutti i costi, mettere in ambasce la ricezione napoletana per limitare le distribuzioni di Di Giorgio e le conclusioni del sempre verde Rumiano e le bordate di Arzeo.

Piero de lorentis

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