Antonio Mellone
Da anni lo sto dicendo: a che serve la canonizzazione dei santi o dei beati? Quanto costa? Qual è il criterio per scegliere chi canonizzare o no?
La parola canonizzazione significa che la Chiesa riconosce come santi o beati, e li rende di dominio pubblico, quanti hanno vissuto secondo uno stile di vita che è conforme a certe virtù stabilite dalla Chiesa stessa. In breve, occorre essersi comportati come la Chiesa comanda.
Un dubbio c’è: che la Chiesa in tal modo si auto-santifichi. I santi servono alla Chiesa per dare più credibilità alla stessa struttura religiosa.
Anzitutto, non ho capito la differenza tra servo di Dio, beato e santo. Forse la differenza sta nel numero dei miracoli compiuti. Anche qui, quale assurdità far dipendere la canonizzazione dai miracoli. Perché sono indispensabili i miracoli? Come una prova richiesta a Dio stesso? Sappiamo che solo Dio può compierli. Ma questo non è tentare Dio? Ma che cosa sono i miracoli? Guarire fisicamente una persona? Tutto qui? Che assurdità. Una volta bastava che il popolo gridasse “santo”, e la Chiesa approvava. Oggi sarebbe pericoloso, dal momento che si osannano anche i criminali.
Ed ecco la vera domanda: a che serve canonizzare Tizio, Caio o Sempronio, quando Dio stesso ha detto di non giudicare nessuno, né in bene né in male?
I santi sono testimoni che possono esserci d’esempio e di stimolo. Ma non possiamo dimenticare che di un santo dovrei cogliere quella parte di Profezia (ognuno potrebbe esserne solo un riflesso) che, in quanto tale, è sempre attuale. Ma avete letto la biografia di qualche santo? Gli agiografi non fanno altro che evidenziare gli aspetti più caratteristici e pittoreschi, legati a qualcosa di ormai superato.
Quanti sono i profeti canonizzati dalla Chiesa? Casomai la Chiesa uccide i profeti, poi li santifica, dopo aver però tolto loro la profezia. E, così castrati, i profeti diventano innocui, muti: non possono più parlare, neppure da morti.
La Chiesa non dovrebbe più canonizzare nessuno. A parte la complessità del procedimento per l’avvio della canonizzazione e i costi che sono notevoli (chi li sostiene? con il rischio che dietro ci siano interessi non sempre nobili), ciò che veramente è inaccettabile è quel mettere in mostra una santità, con la finalità ben chiara di servire non tanto il Vangelo, quanto la struttura di una religione che ha bisogno che qualcuno garantisca la sua sopravvivenza.
Che Papa Francesco chieda i conti mi sta bene, ma dovrebbe anche cambiare tattica. La Chiesa ha bisogno sì di esempi da imitare, ma come testimoni del Cristo radicale. Ha bisogno di rispolverare i profeti del passato, senza però metter loro addosso l’aureola di un’ortodossia castrante. Ha bisogno di ascoltare le voci scomode viventi, e non di farle fuori.
La Chiesa va rinnovata nel suo mastodontico apparato, che finora l’ha tenuta in piedi, ma che potrebbe crollare di colpo. Tutti quanti ne subiremmo i contraccolpi.
don Giorgio De Capitani