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Articoli del 07/12/2012

Di Admin (pubblicato @ 23:06:56 in La Storia, linkato 5454 volte)

Dopo anni di assenza mi è capitato di ritornare a Noha. Per identificare le persone che incontravo mi facevo dire il cognome della famiglia. Non sempre la memoria mi aiutava; bastava però che mi dicessero il soprannome o ingiuria e tutto era più facile.
Eh sì, da sempre, anche a Noha, accanto al cognome si è usato il soprannome. Ho trovato questa usanza già presente nei registri parrocchiali dell’antico archivio parrocchiale della Chiesa di Noha, dove sovente l’arciprete, registrando un documento, sentiva il bisogno di aggiungere un nomignolo, per specificare meglio. Accanto al nome aggiungeva la “njuria” con la locuzione latina “alias” da “alias vices” che vuol dire 'altre volte',  o meglio ancora “altrimenti detto”.
Ne riporto qui di seguito alcuni come si leggono nei registri di quei tempi, anche se non sempre ne è chiaro il significato. Nella prima colonna ho messo l’anno del documento e accanto il nome e cognome con il relativo soprannome con eventuale spiegazione.

1698 - Domenico (il cognome non è leggibile) alias Garzia di Tisciano.
1701 - Leonardo Vonghia alias Scardali (da scarda = scheggia di pietra)
1709 - Caterina Bienna alias Roccalena (Lena la moglie di Rocco)
1740 - Gioseppe Paglialonga alias Maggiore 
1740 -  Gioseppe Paglialonga alias Minore
1786 - Giuseppe Carcagnì alias Capasella (da piccola capasa, probabilmente per la statura simile a quel recipiente di terracotta utilizzato per l'olio o il vino)
1787 - Francesco Scrimieri alias Mezza lana
1791 - Paschale Paglialonga alias Gianuburda
1801 - Domenico Greco  alias Prussiano zitello
1802 - Giuseppe Orlando, zitello, alias Manta (=coperta)
1818 - Leonardo Totaro alias Evasciuto
1819 -  Giuseppe Paglialonga alias Pica (=gazza)
1843 - Oronzo Notaro alias Urjo

Come e perché nasce un nomignolo?
Possiamo dire che le ragioni sono di una indescrivibile varietà. Se il significato non risulta sempre chiaro nella sua espressione letterale, il motivo per il quale ha potuto avere origine spesso è oscuro e incomprensibile. A volte si tratta di un soprannome venuto fuori per caso, sul lavoro, durante il gioco, per una battuta, o anche per una parola ripetuta più spesso dal soggetto, cioè in una oscura situazione che non permette di dare per il soprannome una spiegazione logica. Basta un semplice pretesto, un’inezia qualunque, un qualsiasi nonnulla a suggerire la creazione di un nomignolo; ad esempio una futile diceria paesana, la consuetudine di un individuo con un rappresentante del basso mondo animale (un uccello, un verme) o il suo casuale contatto con un prodotto del mondo vegetale (un pomodoro, un peperone, un fico, una cipolla), o la sua dimestichezza con qualsiasi oggetto della vita d'ogni giorno o un avverbio, un aggettivo.
Contrariamente al cognome ufficiale il soprannome è sempre preceduto dall’articolo determinativo: lu (u), come per esempio lu Parabitanu. In rapporto a maschi si usa sempre l’articolo maschile, anche quando il nomignolo è di genere femminile, come per esempio u Meddhra. Sovente il nomignolo del capofamiglia passa anche alla moglie aggiungendo alla fine del soprannome l’ellittica na. Come per esempio u Muscia diventa la Musciana.
Possiamo dunque affermare che a Noha il nomignolo è più vivo e più conosciuto che il cognome ufficiale, permettendo di identificare più sicuramente le famiglie.

Presento ora un elenco incompleto di nomignoli esistenti a Noha, cercando di darne una eventuale spiegazione.

Nomi di paesi e contrade:   
Africanu (forse per il colore nero della pelle come un africano),                                        
Parabitanu (proveniente da Parabita), Fullì (proveniente da Forlì),
Sardagnolu (di origine sarda), Caddhripulinu (di Gallipoli),
Sicilianu (della Sicilia), Sannicola.
Verdura e ortaggi:
Meddhra, Pasulu, Pupuneddhra, Piricocu, Carota, Cicora, Cramigna, Gerasa, Pirazza, Scorpu (pero selvatico), Promiciju (un frutto che sboccia presto), Fiore, Pampanone (grossa foglia di fico), Cipuddhra, Cipunda, Cipulletta, Magnogna (da mignogna una specie di erba spinosa).
Professione e mestieri:
Zoccatore, Mesci Santi, Scarparieddhru (piccolo calzolaio), Precamorti, Cuardia,Sparafochi,Massaru, Furnu (mestiere o     difetto), Casciaru, Capileca (capo di una lega sindacale); Curiale, Speramuli (maniscalco di muli), Cutone (da cordone), Capibanda, Capidopera, Cicerra (che setaccia), Tumbarieddhru (piccolo tombarolo), Focara,  Pepputaralla.Tizzaturu,Carcassa (chesuona la grancassa), Runceddhrara.
Aspetto fisico:
Sartana (padella in dialetto calabrese), Nettaricchie, Muccu verde, Chiuppi, Pettinessa,  Curulla (da trottola), Santu Nud dhru, Curdeddhra, Bellinu, Pinninni (con un po' di penne).  Mittitti (uno che manda), 'Mbozzi (da imbuto), Passannanti,  Pichechi,  Piticchia (piccolo).
Moneta:
Turnasieddhru (da tornese = antica moneta napoletana dal francese tournois coniata la prima volta a Tours in Francia).
Nome di persona:
Prìcitu (figlio di Brigida), Picia (di Luigi), Diegu, Paulone, Lauretta, Demetru, de la Nena, Viticeddhru, Ncapippi, Ippaziu,  Mbrogiu, Querìnu, Vitupati (Vito Ippazio), Colabardi, Pauli nu, Nnita, Cesarinu, Caterinella, Turundeu (da Doroteo), Culumbrina (per Colombina), Frangiscona, Vituddhru, Peppunar         di, Manta (da Fioravante), Ursula, Tuscia.
Titolo onorifico:
Conte, Piconte, Don Limone
Nomi licenziosi:
Pisciajetti, Cacafave, Pisciottulu, Cacasagne, Pichenone, Pica Pica (nel dialetto pica è la gazza ma anche il membro virile),  Picarone (pene grosso).
Aspetti umani e morali:
Maraiuli (Infelice Giulio), Furbu.
Animali:
Muscia,  Salamitru, Straficula, Gavurru (da caurru = granchio  di mare), Femmaneddhra (tipo di pesce di Gallipoli commestibile detto femmaneddhra nell'epoca della fregola quando cioè la femmina depone le uova. In italiano questo pesce si chiama menola), Sarda, Cuccuvìu (tipo di civetta), Vurpe, Surce, Zzanza (da zanzana = zanzara), Scanciuddhra (un tipo di pesce), Gnizzu (forse da jazzu=caprone), i Muti (riferito a fratelli che erano muti)
Chiesa e religione:
Papa Ntoni, Fra Ntoni, Santunninnu. Zi monaca, Monacu, Pata (padre), Papacenzi, Papatore, Papanizza.
Origine onomatopeica:
Pipiu (= il verso che si fa per chiamare le galline e pulcini).
Difetto fisico:
Grossa, Pilinò (senza peli), Surda, Pasticciottu, Musarone, Naschia (naso grosso), Caddarieddhru, Mbriacu, Serpenivru,     Mazzacurta, Bomba (grosso di corporatura), Zingaru,  Mammana, Pichinnanni, (piccolo nonno), Capineru, 'Nzùrfu, Pagnotta, Niniceddhru, Cazzuzza (piccolo cazzo), Brasciola (braciola), Pilusu, Prucinella.
Atteggiamento:
Sceriffu, Bullu, ncaddhrusu (ringalluzito), Maravatta (infelice e picchiato),Picanieddhru (dallo spagnolo picaro = birbante =       piccolo birbante), Paciaci (da pace, che fa la pace),  Pacionnu (da pace), Carcaterra, Barbarignu (piccolo barbaro), Parabba (briccone, furfante), Tuzzaturu (che bussa), Pizzichicchi (lazzarone dal nome di un bandito calabrese), Zzumpa (dal verbo saltare), ‘Ncaforchia (chi incassa), Zerbinu, Venardia. Capasthru (perché aveva l’abitudine di ripetere “mo’ vedi che passo”).
Di difficile spiegazione:
Stasillai (stare in là?).
Esclamazioni:
Malàmpu (lampo mio)
Nomi comuni:
Cunda (dal greco cuddo= sasso).
Dal greco:
Matricali (bella mamma).
Dal latino:
Ndeu (in Dio), Schitta (solo).
Cognomi:
Scarcia (scarso), Prantera (piantatore), Birofiu (che costruisce birocci).

Spesso l’origine e il significato del soprannome si perde nel buio dei secoli. Passato sovente per più generazioni un nomignolo per corruzione o per deformazione diventa inspiegabile o talmente oscuro per cui nemmeno le famiglie interessate sanno darne una spiegazione.
Sicuramente tanti nomignoli sono sfuggiti alla mia memoria. Altri addirittura ne nasceranno in futuro.

P. Francesco D’Acquarica

 
Di Admin (pubblicato @ 23:00:28 in Un'altra chiesa, linkato 2065 volte)

Genova 05-12-2012. –  E’ passata in sordina una lettera circolare esilarante dell’esimio cardinale vuoto per pieno, Tarcisio Bertone, inviata a tutta la curia romana. Conoscendo il pollo, però, il metodo è il solito clericale: parlare a suocera perché nuora intenda. La lettera, datata 15 ottobre 2012, è, sì, indirizzata alla curia, ma tutti i preti devono sapere e «capire» che si cambia marcia perché il cardinale avverte, en passant, che «per venerato incarico, vengo a chiedere a Vostra Eminenza/ Eccellenza». Santo Iddio del monte Sinai, dell’Oreb e del Cervino, possibile che ancora oggi si debba sentire un cotale italiano? Vi rendete conto? Dice proprio così: «per venerato incarico»! Ormai si contorcono anche la lingua italiana, la semantica e la dissenteria cronica.
Avrebbe potuto dire: Cari, sapete tutti che il papa è fissato con il ritorno al passato e non si accontenta più della messa in latino e dei lefebvriani in livrea. Ora vuole anche che tutti i preti, di norma, si travestano da donna, con abito lungo; nelle serate di gala, nei ricevimenti e nelle riunioni importanti, il travestimento deve essere di lusso. Scrive, infatti sor eminenza che «per evitare incertezze ed assicurare la dovuta uniformità, si ricorda che l’uso dell’abito piano è richiesto per la partecipazione a qualsiasi atto nel quale sia presente il Santo Padre, come pure per le Assemblee Plenarie ed Ordinarie, le Riunioni Interdicasteriali». Ascoltate. Le maiuscole rimbombano nelle felpate stanze vaticane. Tutto lì è Maiuscolo, anche il Ridicolo, anche la Scemenza!
Chi non lo sapeva ora sa, per sua cultura e sapere, che esiste l’abito «piano» e chissà forse anche l’abito a scale, d’ascensore, l’abito a pois bianchi e viola, l’abito ridens, quello a sbalzi e … a quando l’abito da manicomio?
Si apprende poi dalla lettera cardinalizia che tutto è fatto per «assicurare la dovuta uniformità». Ecco svelato il mistero trinitario. In Vaticano, non perseguono l’unità che è la sintesi armonica delle diversità e delle differenze, ma solo «l’uniformità», cioè l’apparenza dell’unità perché privilegia l’aspetto esteriore (essere vestiti tutti allo stesso modo).
Il sor eminenza poi, conclude e si congeda «con sensi di distinto e cordiale ossequio». Non ho mai saputo, nonostante le mie riservate ricerche, quali siano i «sensi» dell’«ossequio» e rinuncio ad andare oltre perché mi verrebbe voglia di fare una strage clericalcardinaliziapapalina.
Nota. La data di questo foglio da pescivendoli è la conclusione del Sinodo sulla «nuova evangelizzazione». Ecco il «nuovo» che avanza baldanzoso e tracontante, vestito da donna, color cardinale. Se il primo frutto del sinodo è questa buffonata, cari miei, l’Europa e il Mondo possono stare tranquilli: l’evangelizzazione è al sicuro. In cassaforte.

Paolo Farinella, prete (Parrocchia San Torpete – Genova)

 

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