“Il male non lo si conosce mai abbastanza da ripudiare, finché non lo si ha sulla porta di casa”. Sono le parole di un uomo che il male l’ha toccato con mano, ne è uscito indenne e ora racconta al mondo intero la sua preziosa testimonianza. Sono le parole di Grigorij Pomeranc, uno dei più grandi intellettuali russi sopravvissuto alla tragedia dei gulag, dei campi siberiani di Kalima, raccolte dall’obiettivo della camera di Giorgio Fornoni e lasciate sulla porta di casa nostra, nell’accogliente sala di Palazzo Baldi a Galatina.
Poi a specchiarsi nella videocamera del Fornoni è la giornalista Anna Politkovskaja: "Ho paura, ma questa è la mia professione. Avere paura è una cosa tua personale. Ciò che conta veramente è dare voce alla gente, raccontare la grande tragedia del nostro paese. Perché la gente muore, ogni giorno si consumano orrori indescrivibili. E avere paura o non averne poco importa. È il rischio di questa professione."
E ora tutte quelle parole e suggestive immagini mi ritornano alla mente e mi fanno riflettere, e mi vien voglia di ricordare e raccontare di una stupenda serata trascorsa in compagnia di un reporter di fama internazionale, il Fornoni appunto, autore di inchieste e reportage dalle prime linee dei conflitti nel mondo. Ci tiene moltissimo il giornalista, collaboratore di Report, fortunato programma di RAI TRE condotto da Milena Gabanelli, a presentare il suo nuovo lavoro attraverso immagini e interviste che hanno segnato il successo della sua carriera.
Un cofanetto, libro e DVD, dal titolo “Ai confini del mondo. Il viaggio, le inchieste, la vita di un reporter non comune”, edito da Chiare Lettere, passa di mano in mano e le pagine scorrono, la sala si riempie, l’attesa cresce. Convinto, e non a torto, che le parole non possano esprimere quello che l’immagine è in grado di farci vedere, rifiuta l’invito di Paola Congedo di iniziare a chiacchierare aspettando che nel frattempo gli ultimi problemi tecnici vengano finalmente risolti, e pazientemente si mette ad aspettare. Intanto ci viene letta l’appendice del libro, un elenco dei luoghi visitati dal reporter durante una carriera professionale relativamente breve e si deduce subito che Giorgio Fornoni ha percorso negli ultimi trent’anni più volte la distanza che separa la Terra dalla Luna. Quando tutto sembra andare bene, il Fornoni ancora non parla, spende al massimo una ventina di parole per presentare quello che intende farci vedere e un silenzio ricco di attesa cala nella sala nel mentre che sul pannello dinanzi a noi cominciano a scorrere i primi fotogrammi.
Russia, Siberia, l’intero continente africano, Asia, Cina e India, Afghanistan, Pakistan, Iran, Kazakistan; e poi gli Stati Uniti, il Centro e il Sud America, e molto altro ancora. Per non parlare delle interviste a importanti personaggi che hanno dettato la storia: Dalai Lama, Anna Politkovskaja (nel dvd un’intervista inedita realizzata nella sede della “Novaja Gazeta”), George Coyne (gesuita e direttore della Specola Vaticana), Rigoberta Menchú, Shirin Ebadi e altre figure di primo piano della cultura mondiale.
Un giornalismo fuori dal comune quello di Giorgio Fornoni, che non si limita a informare e a denunciare, che non è influenzato dalla geopolitica o dagli interessi della potenze internazionali. Un giornalismo che prevarica ogni pregiudizio e punta l’obiettivo all’anima del mondo, alla sofferenza dell’uomo, alle ingiustizie, alle discriminazioni, ai soprusi. Un giornalismo quello del Fornoni eletto a modello esistenziale.
Michele Stursi