Sta di fatto che, alla fine di questa lettura, di sicuro poco divertente, si sperimenta la frizzantina sensazione di trovarsi effettivamente con La metà di niente in mano. Mai titolo fu così azzeccato dall’editoria italiana, che si diverte come al solito a stravolgere i titoli originali (In the Beginnine era il nome di battesimo del romanzo della Dunne). Questa volta, però, il risultato della “metamorfosi da traduzione” si rileva essere un premuroso monito per lo sventurato lettore di turno.
Non volendo ora disseminare il testo di commenti sgarbati, rischiando così di scoraggiare anche i lettori più temerari, mi sono più volte ripromesso di non spendere una sola parola sulla “trama” (le virgolette sono d’obbligo perché di trama se ne intravede solo il riverbero sulle pagine) e sullo stile letterario. Vi basti sapere a riguardo che si tratta della cronaca di un comune divorzio, che prende forma attraverso le pagine del diario di Rose (moglie di un marito traditore bastardo che un bel giorno se ne scappa in vacanza con un’altra donna scordandosi di lei e dei suoi tre figli) alternate a pagine in cui sembra intervenire l’autrice a fare luce sul passato della coppia.
Niente di eccezionale, o meglio… la metà di niente. Ciò non toglie che a qualcuno possa particolarmente piacere. Se quindi siate amanti della lettura d’azzardo, questa è un’occasione da non perdere!
Michele Stursi
La metà di niente, Catherine Dunne, TEA, pp. 292, € 8,60