Mi chiedo come sia possibile chiamare “centro” qualcosa che nascerà in periferia: misteri dei creativi del marketing.
Mi riferisco in questo momento al centro commerciale che nascerà fuori porta nel “comparto D7” nella campagna di Collemeto, votato di recente a maggioranza (con forse un solo voto contrario) dal consiglio comunale di Galatina.
Una trentina di ettari di campagna verranno fagocitati dal cemento e dai mattoni, per la gioia di quattro speculatori che, sventolando la consunta e falsa bandiera della cacofonica “ricaduta occupazionale”, si accaparreranno di una bella torta con panna, lasciando ai molti briciole, desolazione, inquinamento.
La nostra agricoltura sta morendo: il centro commerciale in campagna (e tutti gli altri comparti numerati) ne saranno l’eutanasia.
Agli ex-agricoltori nostrani non resterà che sistemare frutta e verdura (importata dall’estero) negli scaffali del novello centro, oppure dirigere il traffico dei parcheggi che ricopriranno i loro terreni.
Noi altri prepariamoci a metterci in macchina, di domenica, in fretta, in fila tra gli ingorghi, verso lo sconto ostentato, i neon luminescenti, l’appiattimento, la quantità che ammazza la qualità, l’Ikea-miraggio.
I piccoli negozianti, il supermercato sotto casa, il centro vero e storico, il dialogo, la solidarietà, la reale concorrenza, e molto altro ancora, vadano a farsi benedire.
Antonio Mellone