giu272011
Genova 22-26 giugno 2011-. Il papa, e a cascata, cardinali, vescovi, monsignori (qualche chilo), preti ( a quintali), suore e frati (a tonnellate) hanno preso posizione sull’acqua e invitato indirettamente a votare «Sì». Il papa ha fatto capire anche che sul nucleare bisognava andare cauti, come dire andate a votare pure e fateci una croce sopra che è cosa buona e giusta. Non facciamo tanto schiamazzo altrimenti poi Berlusconi si vendica chiudendo i cordoni della borsetta. Sull’ultimo referendum, il legittimo impedimento, solo la bontà di chi è andato a votare per forza di inerzia ha messo anche la quarta croce. Una più una meno, pazienza.
Ringraziamo il papa e quanti nella chiesa cattolichetta ha votato «Sì-Sì-Sì-Sì», poi punto e a capo. Dopo il pic nic di Pontida, la Cei ha gridato che bisogna impedire il disfacimento dell’unità d’Italia con il trasferimento di quattro ministeri a Monza. Non ho mai capito perché non Milano, ma perché proprio Monza! Forse per via della monaca che «sventurata, rispose» come la sventurata Lega risponde a Berlusconi sia la invita a nozze sia che la stupra o forse perché i furbi leghisti sanno che se vanno a casa, tornano a mungere vacche e a pagare quote latte su cui hanno fatto imbrogli e affari.
I vescovi che ora gridano sono quelli che fino ad oggi hanno taciuto, cecandosi da soli per non vedere, rompendosi i timpani per non sentire, cucendosi le labbra senza anestesia per non parlare. Ora che il vento soffia per altre valli e altri monti, ecco i togati satrapi d’altri tempi, belli belli, lemme lemme che fanno finta di essere stati sempre dalla parte giusta: cioè quella vincente. Quando morivano gli immigrati nel Mar Rosso del Mediterraneo, tacevano, ma il giorno stesso difendevano la vita; quando il governo faceva leggi contro le Istituzioni, non parlavano, e nello stesso giorno inneggiavano all’unità d’Italia; quando il governo ammazzava i suoi cittadini nelle carceri, per le strade, tagliando anche pensioni, salari, lavoro, occupazione, i vescovi belavano sulle famiglie e sulla sacralità della vita e la dignità della persona; quando il ciellino peccaminoso Formigoni e Lupi pontificavano sulla sacralità e centralità della «persona», nessun vescovo ha lanciato il proprio pastorale mirando al cuore di plastica di due miscredenti dediti solo al malaffare e agli affari della Compagnia delle Opere che è figlia diretta e naturale di satana.
Vogliamo vedere i vescovi e i cardinali scalzi, a piedi nudi camminare sui carboni accesi della vergogna; vogliamo vederli senza fronzoli colorati chiedere perdono al popolo italiano per il loro sistematico ed osceno silenzio davanti alle immoralità e attentati alla dignità del loro popolo da parte di un governo immorale e di una maggioranza malavitosa che hanno ridotto il parlamento ad una latrina pubblica senza nemmeno il risciacquo. Volgiamo vedere il papa che adesso e, «se non adesso quando?» revochi il diploma di «nobiluomo» a Gianni Letta, vero demonio suggeritore di Berlusconi e anima delle cricche di malaffare, prosseneta a pagamento, magnaccia del capo e smistatore di traffico indecente. Con quale dignità il papa lo onora ancora con una delle massime onorificenze? Vogliamo vedere i cardinali e i vescovi assumersi la responsabilità della loro correità nel degrado dell’Italia perché solo essi che hanno fatto da piedistallo del berlusconismo di cui hanno avuto vantaggi ma che hanno alimentato, sostenuto e vivificato con il loro appoggio concreto, diretto e cosciente, che in termini morale di traduce con «piena avvertenza e deliberato consenso» commettendo così un pieno peccato mortale di cui dovranno rendere conto alla loro coscienza se ne hanno una, a Dio se ci credono ancora o qualche volta e al popolo che non va mai in ferie, aspettando paziente sulla riva del fiume.
Verrà un giorno ed è questo, in cui facendo la storia dei nostri tempi, lo storico del futuro, compatirà la gerarchia contemporanea e con il distacco del ricercatore e dello studioso, emetterà un giudizio di disprezzo inappellabile perché i cattolici potevano cambiare il mondo, hanno preferito un tozzo di pane; potevano annunciare Cristo e il suo messaggio di liberazione, hanno preferito la mensa di Berlusconi; potevano guidare il popolo smarrito nel deserto della democrazia assediata e invece hanno preferito il rifugio del quieto vivere dormiente; potevano stare alla testa di una rivoluzione di civiltà, sono stati la coda di un caimano; potevano segnare altri 150 anni di italianità, si sono lasciati segnare dal marchio della schiavitù di un padrone senza etica e dignità; potevano annunciare Dio, hanno scelto l’idolo della convenienza e degli affari.
Oggi costoro, che hanno vissuto nella corte di Berlusconi, per scelta o anche per necessità o peggio per convenienza, non possono più parlare di morale, non possono più ergersi a maestri di etica a modello di cittadinanza: sono solo opportunisti vomitevoli che possono fare una cosa sola, l’unica che li possa cominciare a riscattare, le dimissioni. Dimissioni del papa che accogliendo Berlusconi all’aeroporto di Ciampino, in piena bufera di prostituzione organizzata con tratta di prostitute, lo accoglie a braccia aperte: «Che piacere vederla!»; Noi vorremmo il piacere di non vedere più un simile personaggio vestito di bianco con le scarpette rosse. Vogliamo vedere Bertone, compare di mafia e di spada di Berlusconi dare le dimissioni per manifesta ignoranza e incapacità di vedere oltre la sua insignificante persona. Vogliamo vedere Bagnasco dare le dimissioni perché le votazioni amministrative e i referendum sono stati una sconfitta cogente di tutta la politichetta del sedicente episcopato italiano, gruppo folcloristico, utile forse nelle fiere di paese per il tiro a bersaglio, ma assolutamente inutili, anzi superflui nella concreta vita del popolo di Dio che tanto cammina verso il regno senza di essi e nonostante essi.
Commenti
Lascia un messaggio