mag212017
Aveva ragione il mio compianto amico, il prof. mons. Antonio Antonaci, quando mi diceva: “Chi scrive e pubblica, in un certo qual modo rischia di diventare come certe donne di strada: non sa mai in che mani potrebbe andare a finire”. Le peggiori sono quelle di coloro che sentono su di sé tutto il peso di una scuola fatta male. E non perdono occasione di dimostrarlo senza ritegno.
Fra questi s’annoverano quelli che non solo non sanno scrivere, ma soprattutto non sanno leggere: e chiosano di conseguenza, con le solite elucubrazioni a cento decibel, oltretutto sgrammaticate e insolenti.
Ora, nessuno, a meno che non sia paranoico, può pretendere che gli altri leggano tutto quello che scrive: ma almeno può sperare che non gli facciano dire il contrario, o “altro” rispetto a ciò che ha scritto. Voglio dire in parole povere che io sono responsabile di quello che dico (o scrivo) non di quello che gli altri capiscono (o vogliono capire).
Per quanto ovvio, non è mai il caso di prendersela, nell’un caso o nell’altro; né di ribattere o confutare o litigare oltremodo regredendo al livello del marciapiede. Ci mancherebbe altro. Del resto, come diceva Oscar Wilde, mai discutere con un idiota, ti trascina al suo stesso piano e ti batte con l’esperienza.
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Si sa che in Matematica più per più fa più, più per meno fa meno, meno per più è meno, e meno per meno è più. Sono nozioni basilari, diciamo da seconda media (chi l’avesse scordato è pregato di andarsi a rileggere i libri di testo dopo preventiva opportuna spolverata; chi, invece, non ne avesse punto voglia e non sapesse nemmeno di cosa si stia discettando può terminare qui la lettura di questo pezzo e darsi, come suole, alla condivisione di certi video postati su face-book).
Orbene, trasponendo questi concetti elementari di logica ed epistemologia nel campo degli eventuali insulti e/o dei complimenti che ad ognuno di noi può capitare di ricevere, applicando il criterio razional-matematico di cui sopra, diciamo che potremmo trovarci di fronte ai seguenti quattro casi o combinazioni:
a) se una persona in gamba, degna di stima, colta (concetti a valenza positiva) ti rivolge dei complimenti (segno positivo) non puoi che esserne contento (più per più infatti fa più);
b) se la stessa valorosa persona (segno più) invia al tuo indirizzo degli improperi, degli insulti, dei giudizi poco lusinghieri, tipo – relata refero - “deficiente” “sciocco” “stupido” (segno negativo) c’è di che preoccuparsi (più per meno dà un risultato negativo);
c) se un “deficiente” “sciocco” “stupido” (accezione ovviamente negativa) ti adula, ti ammira, ti loda (segno positivo), parimenti c’è poco di che rimaner compiaciuti (in quanto meno per più è ovviamente meno);
d) infine, se un “deficiente” “sciocco” “stupido” (segno meno) ti biasima, ti denigra, ti disprezza e ti dà, appunto, dello “sciocco”, dello “stupido” e del “deficiente” (sempre segno meno), il poveretto - a digiuno delle suddette elementari classi della Filosofia pura anzi applicata (e cioè che meno per meno fa più: vale a dire che due negazioni affermano) – non sa di averti in un sol colpo rivolto un grande complimento, appuntato al petto una medaglia al valore e concesso un attestato di benemerenza.
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Dunque, sì, bisogna tenere sempre in debita considerazione che cosa si afferma, si giudica, si dice, si considera, ma anche da chi proviene l’affermazione, il giudizio, l’espressione, la considerazione o l’epiteto.
Problema di matematica: stavolta siamo di fronte alla combinazione “più per meno” (caso b), o a alla combinazione “meno per meno” (caso d)?
A voi la soluzione. L’aiutino potreste averlo dall’esame di un video, ricco dei suddetti simpatici apprezzamenti sul mio conto da parte di un noto politico locale, postato di recente sul suo profilo fb.
Visione consigliata a un pubblico dallo stomaco forte.
Antonio Mellone
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