feb252014
Le liste civiche Galatina in Movimento, novaPolis Galatina, Galatina altra e Movimento per il Rione Italia manifestano, con preoccupazione, tutto il loro sconcerto e imbarazzo.
Sconcerto nel vedere disatteso ogni principio di buona pratica amministrativa quando, il Sindaco Montagna e la sua squadra assessorile, continuano ad operare con piglio autoritario e presuntuoso, ritenendo superflue, se non fastidiose, la trasparenza e la condivisione dei progetti, trattando i galatinesi più da sudditi che da cittadini.
Imbarazzo quando, nel relazionarsi con altre amministrazioni quale quella regionale in “contiguità” politica, sembra che l’Amministrazione galatinese non abbia un normale dialogo istituzionale finendo per assumere posizioni ufficiali discutibili, tali da provocare reazioni ufficiali (vedasi il comunicato dell’Assessore Nicastro apparso nei giorni scorsi sui siti locali e la diatriba dialettica con il Consigliere Regionale Galati)
Preoccupazione, in fine, per i seri danni che la superficialità di questa Amministrazione rischia di far ricadere sulla città anche negli anni a venire.
Contestiamo, altresì, al Sindaco Montagna e ai suoi Assessori il metodo della totale e sistematica NON INFORMAZIONE e DISINFORMAZIONE che sempre più sta caratterizzando il loro operato.
feb252014
Venerdì 7 marzo, dalle 17.00 alle 19.00, il Centro Aperto Polivalente di NOHA, gestito dal Cesfet, organizza la I Edizione di “Pentolaccia in festa”. La manifestazione è indirizzata a bambini e ragazzi che vorranno rivivere la tradizione della pentolaccia. Ospite della serata sarà YURILLUSIONIST con effetti speciali di bolle di sapone ed un fantastico spettacolo di magia. Il costo d’ingresso è di 3 euro.
Il Centro Aperto Polivalente di Noha, da alcuni mesi, sta diventando una forte realtà ricreativa e formativa per i ragazzi nohani e paesi limitrofi. Oltre a percorsi di sostegno e recupero scolastico i ragazzi sono coinvolti in diverse attività creative e di espressione: laboratori, teatro, canto e danza creativa.
feb252014
Meno male che almeno qualche politico risponde alle lettere che pubblichiamo su questo sito. Peccato però che nella stragrande maggioranza dei casi non si tratta dei destinatari delle missive, anche se non disperiamo che prima o poi qualche anima pia con responsabilità di governo da noi interpellata con tanto di nome e cognome si faccia viva in qualche modo anche su questo sito. Non fosse altro che per bon ton istituzionale, o semplice, diciamo così, buona creanza.
Stavolta – ma invero non è la prima - ha dato qualche segnale di vita il consigliere comunale Carlo Gervasi della cosiddetta opposizione. Il quale dopo aver scritto a mo’ di commento in calce alla nostra lettera di qualche giorno fa quanto segue: “Credo che ci sia poco da chiedere all'assessore Coccioli perché il giorno della inaugurazione farsa ad Antonio Mellone spiegai come stavano le cose in merito alla mancata "progettazione" della cabina elettrica”, aggiunge: “Mellone conosce anche per merito di chi fu consentita la provvisoria fornitura di energia elettrica che a tutt'oggi è ancora quella del cantiere. Farò una interrogazione in consiglio comunale non più per conoscere la causa del ritardo ma per sapere quali saranno i costi dell'opera. .........!!!!????[sic]”.
Al netto dei puntini di sospensione, dei punti esclamativi e dei punti interrogativi, posto che il sottoscritto ignora “per merito di chi fu consentita la provvisoria fornitura di energia elettrica che a tutt’oggi è ancora quella del cantiere”, atteso che il fatto non sia di fondamentale importanza (vuoi vedere ora che il merito sia proprio del mio interlocutore?) sembra che Carlo Gervasi trascuri in questo lapidario intervento il concetto, questo sì imprescindibile, di responsabilità.
Perché, caro consigliere, non vuole lei conoscere la causa e soprattutto il responsabile di questo ritardo, che, salvo errori od omissioni, si sta protraendo? E se li dovesse già conoscere, perché non ne declina le generalità, chiedendo al Comune di promuovere una qualsiasi forma di azione di responsabilità e dunque di risarcimento? Non dovrebbe esistere, anche nella pubblica amministrazione, il principio per il quale chi sbaglia dovrebbe in qualche modo pagare, indennizzando la collettività? Oppure, visto che si tratta dei soldi di Pantalone, con il solito pragmatismo di maniera (che tanti danni ha procurato alle casse degli enti pubblici), è meglio tacere, sopire, troncare, far finta di nulla e cercare di salvare il salvabile? Ma che modo di ragionare è codesto?
Detto questo, dobbiamo riconoscere a Carlo Gervasi una certa prontezza di riflessi nel presentare al Sindaco una bella interrogazione “parlamentare”, nella quale, più o meno, chiede al primo cittadino quanto noi abbiamo a nostra volta chiesto all’assessore Coccioli (sperando che almeno questa volta qualche risposta ci sia).
Questa interrogazione campeggia a tutta pagina su Galatina.it con un bel titolo a caratteri cubitali: “Vecchia scuola elementare di Noha – Sindaco, qual’è la situazione?” (con tanto di apostrofo tra “qual” ed “è”).
Peccato che, oltre al normale copia-incolla (si fosse limitato a questo, tutto sarebbe filato liscio come l’olio) il consigliere opponente ci ha messo del suo aggiungendo di voler conoscere “in quale modalità la stessa venga attualmente usata ed eventualmente da chi”. Ma santo cielo, per conoscere questa cosa arcinota a cani e porci (basta interrogare il sito di Noha) non c’è bisogno di formulare una domanda in carta da bollo o scalare una montagna.
Basta solo saper leggere. Senza nemmeno il bisogno di saper scrivere.
feb272014
feb272014
Ho degli amici masochisti che non mi lasciano un minuto in pace. Voglio dire che pare godano nel segnalarmi degli articoli (si fa per dire) apparsi su “Il Quotidiano di Lecce” (un giornale – si fa sempre per dire – che di mia sponte non sfiorerei nemmeno con una canna; ma che sembra ancora il più letto a Galatina e dintorni. Ed ho detto tutto).Il trafiletto sbucato come brucacchia in data odierna ha per titolo "Centro polivalente di Noha: quando l’entrata in funzione?" a firma di tal G. Tun.
Non voglio qui entrare nel merito della sintassi del componimento (e ce ne sarebbe da chiosare, eccome), ma soffermarmi su alcune corbellerie (come si fa a concentrarne così tante in così poche righe?) disseminate fra quelle colonne; tipo che “l’immobile è ubicato nella frazione di Noha in piazza San Michele Arcangelo” (falso, è situato da tutt’altra parte, per la precisione in piazza Ciro Menotti); che l’edificio “fino a pochi anni addietro era utilizzato a scuola elementare” (vent’anni e passa sembrano “pochi anni addietro” all’autore del carme); che “l’immobile per renderlo operativo bisognava dotarlo di una potenza elettrica di circa 50 kw quindi di una linea elettrica ad alta tensione, mentre al momento viene fornita solo in bassa con un allaccio da cantiere da 10 kw” (non è proprio così, sia i 50 che i 10 kw sono sempre tecnicamente in “bassa tensione”: per evitare figuracce il “giornalista” si sarebbe potuto informare sull’argomento da egli stesso trattato, semplicemente chiedendo lumi al suo elettricista, senza la necessità di scomodare un ingegnere elettronico).
Ma dove il G.Tun. ha superato se stesso - ignorando probabilmente di cosa egli stesso stesse scrivendo – è stato nel riportare con tanto di virgolette la stupidaggine attribuita al consigliere Gervasi, che suona così: “Chiedo, inoltre, di conoscere per quale motivo non vi sia stato ancora l’allaccio alla rete elettrica? [sic]”. Cosa centra in quella frase il punto interrogativo rimane un mistero; ma soprattutto bisognerebbe far sapere al Gervasi ed al suo cronista-per-caso che questo benedetto allaccio esiste, e da tempo, ma non è sufficiente per far funzionare tutti ma proprio tutti gli impianti.
Infine, nel pezzo de quo (questo si arguisce, salvo errori od omissioni, anche da titolo virgolettato) pare come se la ristrutturata vecchia scuola elementare di Noha fosse chiusa al pubblico e quindi non ancora funzionante. Ovviamente non è così. Funziona eccome, grazie agli eroi del Cesfet (Info: centropolivalentenoha@cesfet.it - referente dott.ssa Giuseppina Vizzino) che nonostante tutto da mesi hanno messo su “una realtà ricreativa e formativa” con tanto di “percorsi di sostegno e recupero scolastico”, inoltre “i ragazzi sono coinvolti in diverse attività creative e di espressione come laboratori, teatro, canto e danza creativa”
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Chissà quando sarà stata l’ultima volta che l’autore di queste frasi a piacere ha messo piede a Noha, prima di parlarne così compiutamente. Forse “pochi anni addietro”, sempre secondo il suo metro.
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Povera editoria (tema già sviluppato in un altro intervento a firma – per esteso - del sottoscritto, pubblicato su questo sito non più tardi del 7 febbraio scorso, dal titolo “Contraffatto Quotidiano”, a proposito di un altro brano di fantasia apparso, guarda caso, sul medesimo Geniale).
Sì, povera stampa, ultimamente corroborata anche da una novella categoria di “giornalisti”: quelli che non solo non sanno scrivere, ma nemmeno leggere.
Antonio Mellone
feb272014
feb282014
Non ci si può mai rilassare un attimo in questo paese.
Guardate che io avrei altro per la testa, come, per dire, i miei libri, le ricerche econometriche, il cinema, i concerti ed il teatro, e poi anche il racconto tratto da storie vere – la cui redazione ho dovuto più volte interrompere - sul tema dei miei matrimoni (matrimoni, dico, non prigioni, come quelle immortalate da Silvio Pellico – anche se a volte le due cose pare coincidano – né tantomeno i matrimoni di quell’altro Silvio, il delinquente più votato dagli italiani, cioè Silvio pelvico). Matrimoni, dicevo, nei quali mi son cimentato in diversi ruoli, dall’invitato al paggetto, dal chierichetto al testimone, dall’organista all’aiuto-fotografo, e via di seguito, ma mai (ancora) in quello del marito.
Dunque mi piacerebbe essere in tutt’altre faccende affaccendato. Invece, purtroppo, mi tocca di leggere di qua e di là interventi vergati da alcuni miei rappresentanti politici occupanti poltrone a palazzo Orsini, i quali son riusciti, in men che non si dica, e nonostante i buoni propositi sbandierati nel corso delle loro campagne elettorali, a superare, quanto a danni, gli Unni e gli Ostrogoti messi assieme.
La Roberta se n’è uscita ultimamente pure con la storia del mega-impianto di riciclo rifiuti, candidando ufficialmente Galatina ed il suo territorio quale centro di gravità permanente di “un impianto di compostaggio integrato, che comprenda cioè sia la fase anaerobica [o analerobica, ndr.] che quella aerobica”. “L'impianto – sempre a detta della vice-sindachessa - avrà una portata di circa 30.000 tonnellate di rifiuti organici [dovrebbe essere all’anno, ndr.] a servizio di tutta l'area centrale della Provincia di Lecce”.
E’ chiaro? L’assessora e il suo sindaco, pensando di unire l’umido al dilettevole, forse in nome della democrazia partecipata (Roberta, do you remember?), o di una politica di sinistra (o meglio sinistrata) hanno deciso di candidare “ufficialmente” il territorio di Galatina e dintorni a luogo ideale per chiudere, secondo le loro menti eccelse, questo benedetto ciclo dei rifiuti.
Con codesti comunicati pensano di trasmettere un rassicurante senso di compatibilità e armonia ambientale pensando che i cittadini si facciano abbindolare come tanti allocchi. Oddio, in molti casi vanno sul sicuro, colpiscono e affondano eccome, visto il livello culturale in cui versa l’abitante medio di Galatina, la bella addormentata nel fosco.
Ma cerchiamo di ragionare un po’ con i numeri.
30.000 tonnellate all’anno di rifiuti solidi organici significherebbe che i circa 28.000 cittadini di Galatina e frazioni dovrebbero produrre pro-capite più di una tonnellata annua (non stiamo parlando di 100 ma di 1.000 chilogrammi a persona), e badate bene, non di rifiuti, ma della sola frazione umida di questi rifiuti (come bucce di banane, mele, patate, cipolle, scarti vegetali dell’attività agricola, culinaria et similia), cioè quasi 2,8 chilogrammi al giorno di quella roba lì.
Nemmeno il più grande ghiottone e sprecone della storia di tutti i tempi ha mai prodotto 2,8 kg giornalieri di resti, avanzi, rimasugli organici predigestione (cifra, invero, non raggiungibile neanche se agli scarti predigestione sommassimo le deiezioni post-digestione).
Mi direte: ma non siamo solo noi; se li convinciamo, ci sono anche i 5.500 abitanti di Soleto, e poi i 4.000 di Sogliano, ed i quasi 6.000 di Corigliano, ed i 9.000 di Cutrofiano, e giacché anche i 15.000 di Galatone ed i 31.000 di Nardò, eccetera eccetera.
Certo, allarghiamo pure il raggio d’azione. Ma i conti non tornano ugualmente.
Se ognuno di noi, poniamo, producesse in media 200 grammi al giorno di umido da utilizzare per il compostaggio (non ditemi che siete così sciuponi da produrne di più) al fine di raggiungere le 30.000 tonnellate annue (tren-ta-mi-la-ton-nel-la-te), cioè 82 tonnellate al giorno di rifiuti da compostare, avremmo bisogno di un bacino d’utenza di oltre 410.000 abitanti.
Ora mi domando e dico: nell’eventualità non dovessimo farcela da soli a produrre tutta questa spazzatura [sic], da dove arriverebbe la quota restante di rifiuti per il trattamento? Chi la controllerebbe? Cosa conterrebbe? E poi ancora: di che dimensioni dovrebbe essere questa struttura integrata per accogliere ottantadue tonnellate quotidiane di spazzatura umida? E quanti camion dovrebbero arrivare e ripartire quotidianamente da e per Galatina per scaricare in questo benedetto impianto 82 tonnellate giornaliere di frazione umida di rifiuti?
Mille altri dubbi, perplessità, domande (che ovviamente non troveranno mai risposta da parte di questi Renzi de noantri), mi passano ora per la mente. Ma ne parlerò nelle prossime puntate (tra qualche giorno) sempre su questi schermi.
Sicché i miei matrimoni continueranno ad attendere il loro turno.
Pazienza: questo ed altro, per non andare a finire in un mega-impianto di compostaggio. Anzi per evitare di esser preso in ostaggio.
Antonio Mellone
mar022014
Una storia millenaria custodita da una roccia friabile e porosa come il tufo, un passato doloroso svelato “come le linee d'una mano” (Italo Calvino, “Le città invisibili”) e un paesaggio unico disegnato dall'altopiano della Murgia e dal lento scorrere della Gravina. Qui, a Matera, dal primo marzo 2014 sarà aperto al pubblico il primo Bene del FAI in Basilicata inaugurato questa mattina, Casa Noha, entrata a far parte di una rete di 50 splendidi luoghi tutelati e aperti al pubblico in tutta Italia.
mar032014
In un batter docchio lorologio della torre civica di Noha è passato da un guiness dei primati allaltro: da lorologio pubblico più fermo del mondo a lorologio pubblico più veloce del mondo (e quindi, ad honorem, lorologio pubblico più ridicolo del mondo). Insomma un nuovo miracolo nohano, un richiamo turistico mica male, un ritrovato della tecnologia del futuro (anteriore), una meraviglia ai nostri occhi.
Se vi capita di transitare da piazza San Michele alzate lo sguardo verso lapice della torre, e date unocchiata alle lancette di questo cronometro incastonato nel corpo di unaquila ormai acefala scolpita in pietra leccese: non cè bisogno di essere degli osservatori nohani per accorgersi che i due indicatori coordinati corrono così in fretta che in una manciata di minuti avranno effettuato tanti giri quanti ne occorrono per trascorrere più o meno una mezza giornata.
E come se dopo oltre venti anni di fermo lorologio di Noha sia dun tratto impazzito ed abbia deciso su due piedi (anzi su due lancette) di sgranchirsi le gambe, di prendersi una rivincita, di mettersi improvvisamente a correre, di andare alla ricerca del tempo perduto [non me ne voglia Marcel Proust se per loccasione rubo la locuzione-titolo del suo capolavoro, uno dei massimi della letteratura universale, ndr.].
La storia recente di questo orologio non è uno scherzo del destino, ma il destino di uno scherzo: quello di aver ancora una volta pervicacemente eletto e quindi issato a palazzo Orsini una massa di cosiddetti rappresentanti politici, i quali, con la complicità di alcuni funzionari dellufficio tecnico, credono ancora, nel 2014, di prenderci per il cucù [avete presente quegli orologi a pendolo che segnalano le ore con luscita delluccellino che imita il verso del cuculo? Appunto. Vogliono prenderci per il cuculo].
Questo fenomeno che più che misterioso è da considerarsi da baraccone è dovuto al fatto che i nostri belli addormentati sulle sdraio di palazzo Orsini suppongono che tutti ma proprio tutti i cittadini abbiano lanello al naso, o che siano ancora ben bene aggrappati ai rami degli alberi come i primati (stavolta non nel senso del guiness di cui allinizio, ma delle scimmie); sicché da un lato in tal modo ritengono di rispondere per le rime a noi altri che andiamo denunciando, ormai da alcuni lustri, lo squallore in cui si trova la nostra torre civica (la quale è da considerarsi come un bene culturale tra i più emblematici delluniversitas di Noha), e dallaltro pensano di gettar fumo negli occhi dei loro poveri elettori, ostentando un attivismo e un pragmatismo di maniera fuori luogo e ormai fuori tempo massimo (evidenziando, ancora una volta, il loro, come dire?, spaventoso vuoto pneumatico-culturale).
Così, un bel dì, avranno mandato in cima a quella torre qualche elettricista di buona volontà per mettere in funzione questo benedetto orologio. Non è che ci volesse chissà quale arte, a dirla tutta. Fanne cu gira, cusì nu li sentimu chiui, quisti quai de Nove, avrà blaterato qualche assessore a non so che travestito da Silvan (nonostante il carnevale galatinese sia passato ormai da un pezzo).
Ora volevo spiegare ai poveretti che si trovano senza nemmeno sapere come nelle stanze dei bottoni di Galatina che a Noha, come anche a Venezia (dove cè la torre dellorologio con i mori) o a Londra (che ospita il Big Ben), o altrove nel mondo, non cè bisogno di un orologio ubicato din su la vetta di una torre antica per conoscere lora. Tutti ormai dispongono di orologi, cellulari, i-phone, ed altre diavolerie che cronometrano (ricordandolo semmai sfuggisse) ogni secondo di questa vita transeunte.
Ma una torre civica, il suo orologio e la sua storia, sono emblemi della civiltà di quel luogo. Il progresso di una città si misura anche e soprattutto da questo e non dalle sfilate di carnevale (tra laltro organizzate male con laggravante dello sperpero di pubblico denaro).
Quanto più un popolo sa valutare e conservare il suo patrimonio darte, tanto più si sente spinto a rendere lambiente, anche fisico, in cui i monumenti esistono, più prezioso e civile.
Invece siamo costretti ad osservare i nostri tesori cadere a pezzi, trascurati e abbandonati come obelischi allinciviltà. Se un uomo avesse ricevuto in dono o in eredità un tesoro e lo lasciasse andare in rovina sarebbe considerato un folle. Qui da noi invece ti fanno sindaco.
A Noha è lincuria a farla da padrone. Qui abbiamo un patrimonio storico ed artistico che si sta sbriciolando in silenzio: si stanno polverizzando le casiceddhre, e il castello, e la torre medievale, e la casa rossa, e il calvario. E di conseguenza (difficile cogliere il nesso, vero?) le menti dei cittadini.
A Galatina e dintorni evidentemente si nutre ancora il concetto che con la storia, larte, il bello e la cultura non si mangi. E che lunica vera ricchezza siano centri commerciali, le circonvallazioni, le aree mercatali cementificate, i comparti di villette a schiera, e ultimamente anche i mega-impianti di compostaggio (tra laltro in nome dellecologia).
Invece, cari miei, un popolo si evolve con la cultura (e sarà per questo che si tende a raderla al suolo).
Ecco, volevo parlare di un orologio ed ho finito con il fare il necrologio dei soliti personaggi in cerca di elettore. Sì, non puoi tacere di fronte al grottesco. Come ad esempio il fatto che ora le lancette dellorologio di Noha girano come girano.
E anche a me girano. Eccome girano.