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Articoli del 10/01/2024

Di Fabrizio Vincenti (pubblicato @ 18:33:39 in Comunicato Stampa, linkato 832 volte)

Quest’anno saranno quaranta. Quarant’anni di confusione come il popolo ebraico nel deserto. Quarant’anni che non ci capisco nulla del come gira il mondo e del motivo per cui qualcuno lo faccia ancora girare. Sarà perché ho perso i capelli, oltre la pazienza di capire le cause con gli effetti. Vedo moltiplicarsi i cristi e diffondersi a dismisura le madonne. Perciò una cosa è certa: questa è l’epoca dell’anticristo, l’era del grande inganno. Chi è pratico di esorcismi sa che la prima caratteristica di un demone è quella di ingannare. Se di possessione diabolica di massa si tratta, è evidente che i demoni ci stanno prendendo per i fondelli.

Sono passati quasi undici anni da quando con una declaratio papa Benedetto XVI cercò di tradurre in latino il famoso gesto dell’ombrello: un modo elegante e formale per dire andatevela a pijia nder …, e se si è dimesso uno che nella vita faceva il papa, figuriamoci io che a dire del marchese del grillo non conto un c… taccio!

Più passano gli anni, meno è la voglia di parlare. Si resta sbigottiti davanti ad un cielo tetro di mattacchioni (tanto per contenersi nell’uso del turpiloquio). Mi mordo spesso la lingua e Dio sorride quando vede che si può, non sempre ma si può, mantenere buoni propositi. Oggi parlo perché ho ottenuto un permesso speciale, l’ora d’aria concessa ai carcerati per alimentare in loro la speranza della fine pena.

Appena tolto il naso dalla porta, c’è un odore di stantio che ti affossa le narici. Altro che mondo al contrario! C’è qualcuno che vede le cose sottosopra perché è lui ad essere nato storto e non lo sa: anziché venire fuori dalla testa, si è catapultato con i piedi, e da allora sostiene che il mondo è al rovescio per poi scoprirsi che il primo rovesciato è anzitutto lui.

Qui ce la passiamo bene perché non sappiamo di passarcela male. Questo è tutto. Certo che il mondo è al contrario, signor generale, che minchia di scoperta è la sua?! L’ho capito dalla pubblicità: vi è pubblicità ovunque, perfino nelle mutande quando le tiro su. Su instagram è pieno di madonne che tutto hanno in mano fuorché rosari. E fanno anche beneficenza, tanta, tantissima beneficenza di sinistra. Perché la destra lo si sa, la beneficenza la fa a se stessa. La sinistra invece … la sinistra dice di farla agli altri ma per “altri” nel suo vocabolario si intende “ad me”. E noi compriamo uova e balocchi, ciprie e perizomi così aiutiamo i malati. Però i malati siamo noi e loro dicono di fare beneficenza con i soldi di noi deficienti che beneficiamo del bene dei benefattori che, alla fine, siamo sempre noi. Anzi, non beneficiamo proprio di nulla, ma poiché sia io che voi fingiamo di non capirci niente, lasciamo stare questa storia. Lasciamo che i ricchi sguazzino nei loro milioni di euro, grazie a noi che siamo bravi, anzi, coglioni.

Dicevo di instagram. Ogni tanto metto il ditino sull’icona del mio telefono: lo spirito è forte (quello degli altri) ma la carne è debole. Una valanga di culi e di tette mi sommerge come se fossi stato sparato per direttissima nel secondo cerchio dell’inferno, lì dove se la spassano i lussuriosi. Però anche lì, mi raccomando, rispettiamo tutti, anche quelli e quelle che implorano di essere posseduti – è di possessioni demoniache che stiamo parlando, giusto?!-, ridicolizzando chi lo ha più corto di 25 (metri s’intende, naturalmente).

Basta col dire che la vocazione di una donna è anche quella di essere madre. Quando mai! Sexy-segretaria sì, influencer anche, astronauta pure, pornostar eccome, ma guai madre! E l’uomo? Ma quale vocazione volete che abbia l’uomo – non di certo di padre-, un essere capace di stare con la lingua a penzoloni per mezz’ora dietro un capello! Fantozzi docet.

Qui è tutta un’interpretazione, un assurdo compromesso continuo per non affogare nella melma dittatoriale del politicamente corretto, dove da mattina a sera ci prendiamo tutti per il culo, celandoci dietro quattro grazie e per favore. Siamo al contrario? Altroché se lo siamo! Per sentire una sana catechesi ti tocca seguire gli scomunicati di turno visto che il papa, niente poco di meno che il papa, ha affermato di non sapere perché Cristo è morto in croce! Se non lo sa lui … Cercare per credere! Ormai la teologia la fa Fazio e Burioni; i preti e i vescovi sono intenti a realizzare presepi di sole madonne.

Benediciamo le coppie, tutte le coppie, anche le tricoppie e le cornucoppie, omosessuali e divorziati e risposati (tranquilli che è solo questione di tempo: toccherà tutti, compreso me, anche se non so ancora cosa); assolviamo tutti, assassini e assassinati; diamo la comunione sempre e a chiunque ma sulle mani per covid-carità, anche ai berlusconiani, tranne se non in ritardo, entrati in chiesa a prima lettura inoltrata. Moltiplichiamo le apparizioni, suggeriamo perfino alla madonna cosa dire, beviamo le tisane pancia piatta, trasformiamo tutto in elettrico così salviamo la via lattea, indossiamo leggins green a patata esposta, siamo tutti cool, ci chiamiamo tutti amiiiooo, mutuiamo sedici metri quadrati a Milano per due milioni di euro, ci spariamo un paio di apericena e due piste di neve, e benvenuti ai parroci che scappano con le parrocchiane già maritate.

Amici cari, la mia vita qualche volta va a rotoli, ma almeno io lo dico. Non sono un esempio di rettitudine perché fallisco ogni giorno negli intenti e nelle relazioni, ma almeno io lo riconosco. C’è una cosa, però, che mi fa schifo: quelli che pensano che le travi negli occhi ce le hanno solo quelli dall’altra parte. Mi fanno schifo quelli che chiamano bene il male e viceversa. Quelli che hanno una sola missione su questo pianeta: confondere. Gesù chiese di non giudicare, ma cari miei, voi avete frainteso.

Non giudicare non vuol dire scambiare il male con il bene. Non vuol dire non correggere perché io che correggo sono peggio di te. Certo che lo sono, ma ciò che ci compete è proprio questo: una correzione reciproca tra sbagliati. Non è un’offesa: lasciate perdere quei quattro laccati dietro la scrivania che espongono il papiro di laureati in psicologia, che col sopracciglio languido vi sciorinano il mantra che tu non sei sbagliato. Certo che lo sei, come lo sono io. Sei sbagliato sia che tu sia di destra, di sinistra o di centro. Sei sbagliato sia che tu sia una giudice (o una giudica, prima che qualcuno s’incazzi sui generi), sia che tu sia un netturbino. Siamo tutti sbagliati; abbiamo tutti un’inconfessabile perversione; siamo tutti tentati dalla lussuria, dalla gola, dall’avarizia. Se non fossimo sbagliati, imperfetti, mancanti, pensate che staremmo qui a parlare dei Ferragnez, della Belen, dei tradimenti di tizio e dei vizi di sempronio, se chiamare presidenta il presidente (se fosse presidentessa faremmo notte, amici miei)? Chi non si riconosce sbagliato non ha alcun modo per migliorarsi, ed è una massa di singoli incapaci di migliorarsi quello che vogliono.

Il teologo Cornelio Fabro ha introdotto il termine di pornoteologia. Lo traduco da me per me stesso in cinque parole: trasformare il sacro nel porno. Buttare tutto in caciara per poter dire: lasciatemi fare schifo poiché voi non siete da meno. Questo è quello in cui vorrebbero trasformare ciò che siamo, singoli pornocomparse falliti invidiosi delle altrui dimensioni. Sta a noi riconoscere i demoni. Sta a noi alfabetizzare lo spirito poiché Hugo ha ragione nello scrivere de I Miserabili: “l’unico pericolo sociale è l’ignoranza”. Certo che abbiamo bisogno di essere corretti tutti, tutti quanti. Non è una bestemmia: dal latino corrigere, cum+rigere (o regere)= guidare dritto, ricondurre a fare bene, ammonire qualcuno se sbaglia. Non abbiate timore di correggervi a vicenda. Non corazzatevi di superbia se qualcuno vi riprende. 

Correggiamoci tra di noi, prima che sia il Creatore a farlo, altrimenti saranno guai, visto come vanno le cose. Correggetemi se sbaglio.

Fabrizio Vincenti

 

L’Università Popolare “Aldo Vallone” con il patrocinio della Città di Galatina e la partnership dell’Università del Salento e della testata cittadina, il galatino, soggetti questi presenti nel Comitato organizzatore del convegno, ha organizzato la presentazione degli Atti del Convegno di studio, Antonio Antonaci, il sacerdote lo studioso il pubblicista, svoltosi a Galatina il 27 settembre 2021, in occasione del decennale della morte dell’illustre prelato.

L’evento si svolgerà oggi 10 gennaio 2024 alle ore 18:00 nella Sala conferenze dell’ex Monastero delle Clarisse: introdurrà i lavori il Presidente dell’Università Popolare “Aldo Vallone, prof. Mario Graziuso, e porgeranno il saluto istituzionale il Sindaco di Galatina, dott. Fabio Vergine, il prof. Pietro Giannini, professore emerito dell’Università del Salento, e don Francesco Coluccia, Direttore de il galatino.

La relazione sulla pubblicazione è stata affidata all'Arcivescovo di Otranto, padre Francesco Neri che ha accolto l’invito con particolare interesse ed entusiasmo.

Gli Atti del Convegno sono stati curati dal prof. Pietro Giannini e dalla prof.ssa Anna Maria Mangia e pubblicati, grazie alla preziosa disponibilità del prof. Ennio De Bellis, nella Collana Aristotelica Traditio, edita dalle Edizioni Milella, “giusta collocazione per un volume dedicato ad uno studioso come A. Antonaci, che proprio alla tradizione Aristotelica in Terra d’Otranto ha dedicato il suo maggiore impegno scientifico”.

Nella Premessa al volume si legge che “il Convegno ha voluto essere un doveroso omaggio ad un cittadino di Galatina che ha onorato la sua città con il suo impegno sacerdotale e culturale ed ha mostrato sempre, anche con prese di posizione vigorose e decise, di contribuire al miglioramento della condizione dei suoi concittadini, di tutti i suoi concittadini senza alcuna distinzione.”

E la pubblicazione degli Atti del Convegno rappresenta un ultimo tassello della volontà di mantenere vivo il ricordo di un uomo che ha dato lustro alla nostra città, attraverso i contributi dei relatori del Convegno, una Nota biografica su mons. Antonio Antonaci ed una Bibliografia dei suoi scritti “che hanno lo scopo di offrire informazioni per comprendere meglio la sua vita e la sua attività intellettuale.”

Nota redazionale

dell’Università Popolare Aldo Vallone 

 

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