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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
 
 
Articoli del 11/09/2014

Di Redazione (pubblicato @ 19:47:59 in Recensione libro, linkato 2889 volte)

Riceviamo e volentieri pubblichiamo alcune note vergate da Cristian Carallo in merito al libro "In men che non si dica" di Marcello D'Acquarica (ed. L'Osservatore Nohano, Noha, 2012)

Carissimo Marcello,
è il tuo compaesano Cristian che ti scrive!
Innanzitutto ti saluto e ti ringrazio ancora per essere stato così gentile e disponibile da darmi l'opportunità di leggere il tuo libro "In men che non si dica". Per me ora è un piacere essere qui ad esprimere il mio parere e comincio col dirti che all'inizio ero un po' dubbioso. Sai Marcello i saggi autobiografici non sono proprio il mio genere...Amo i racconti d'avventura e di azione di cui spesso vedo i rispettivi film ma le autobiografie proprio no! Mi basta leggere qualche riga per annoiarmi e, diciamoci la verità, a me interessa davvero poco la vita di un autore. Ma il tuo libro partiva con una marcia diversa, con una marcia in più, con quel qualcosa di inspiegabile che ti fa subito dire: "Questo è il libro giusto per me". E infatti, a calcoli fatti, il tuo volume è stato il meglio che si potesse chiedere.

La parte iniziale della valigia secondo me è davvero azzeccata, mi ha fatto capire fin da subito il tono del libro e ho potuto "prepararmi" per quello che sarebbe stato poi lo sviluppo della vicenda. Leggendo la tua opera posso dire che ho notato nelle tue parole serietà, nostalgia ma anche un po' di critica, a volte condivisa e a volte no. Ad esempio trovo giusto il tuo pensiero in merito al lavoro nella parte in cui parli dell'industria paternalistica...anche secondo me ognuno deve essere libero di scegliere il proprio mestiere perchè a mio avviso non si può svolgere una qualsiasi professione senza amarla.

Sono invece di ben altro avviso nella parte conclusiva del libro dove l'argomento affrontato è l'Unità d'Italia. Lo scrivo in maiuscolo perchè io penso che sia stata la cosa più bella che i nostri avi ci abbiano lasciato in eredità, quindi si dovrebbe festeggiare da tale. È vero, noi meridionali paghiamo purtroppo la falsa realtà dello stereotipo "terùn" e tutti i pregiudizi nei nostri confronti...ma poi mi dico... che Italia sarebbe senza l'Unità?

Le cose andrebbero veramente meglio o peggiorerebbero ulteriormente? Domande che spero rimangano sempre senza risposta dal momento che non vorrei un'Italia divisa.

A parte questo piccolo neo che mi ha fatto anche un po' riflettere, tutto il resto del racconto è stato appassionante: da Ginu 'U Cintu alla tua storia personale.

Ora che ci penso il libro contiene una specie di paradosso...tu da piccolo ti chiedevi quanto è duro lasciare la terra natìa pensando ai tuoi fratelli che "come delle schegge impazzite facevano sempre avanti e indietro", torino-lecce...lecce-torino e poi di nuovo torino-lecce e così via. Sei passato dal chiederti e immaginare la risposta a provarlo in prima persona, provare davvero cosa significa l'emigrazione sulla propria pelle..."d'altronde come si può provare fame quando si è sazi?".

 Infine Marcello posso concludere che il tuo libro è davvero una medicina per la mente, una medicina che ti apre gli occhi e ti fa chiedere:"Perchè?".

 Io spero davvero, dal più profondo del cuore, che al mondo ci siano molte persone come te, pronte a dare tutto per il proprio paese anche quando l'unica cosa che si può dare è quel sentimento di patria e di appartenenza più unico che raro.

Con tanto affetto e stima, 
il tuo compaesano

Cristian Carallo

 
Di Antonio Mellone (pubblicato @ 07:02:50 in Un'altra chiesa, linkato 3291 volte)

Domenica 7 settembre 2014, in occasione della festa della Madonna delle Grazie, compatrona di Noha, è venuto a trovarci ancora una volta l’arcivescovo Bruno Musarò, nostro conterraneo, nunzio apostolico a Cuba, per la solenne celebrazione eucaristica della sera.

Il nunzio è sempre il benvenuto a Noha, così come sono benvenute le espressioni di gioia e di festa nei suoi confronti, gli applausi ed i baciamano a sua eccellenza. Aggiungo però che anche stavolta non ci è stato risparmiato lo spettacolo della sua accoglienza con tanto di volante dei Carabinieri/Polizia a mo’ di scorta.

L’ho già scritto altre volte (cfr. L’Osservatore Nohano, n. 5 anno V, del 9/9/2011, pag. 23), ma visto che non c’è più sordo di chi non vuol sentire provo a ribadire il concetto sperando nel fatto che gutta cavat lapidem: un vescovo (anche se nunzio apostolico o ambasciatore del papa) non dovrebbe aver bisogno di guardie del corpo, né tantomeno di ostentare uno status symbol. Queste forme di vanità (che secondo me hanno davvero poco di cristiano e pochissimo di buon gusto), appaiono come ormai fuori luogo e fuori tempo. La visita di un vescovo (o di altra “autorità” ecclesiastica) richiederebbe, sempre a mio modesto avviso, un po’ più di sobrietà e di frugalità lontane mille miglia dalle esagerazioni di uno show capace di suggestionare ormai solo qualche allocco superstite. E’ tempo dei laici che non possono più lasciarsi trattare da chierichetti cresciuti e rincitrulliti.

Nel Vangelo, tra l’altro, Gesù stesso afferma: “Chi vuole essere primo sia l’ultimo” (Marco, 9, 35). E poi ancora nel momento del mandato ordina ai Suoi di andare per il mondo con l’avvertenza di “non portare né bisaccia né sandali” (Luca, 10, 3). Non mi pare che nostro Signore abbia detto ai discepoli di farsi accompagnare nel loro cammino dai Carabinieri a cavallo, o in auto blu con tanto di lampeggiante. Né che il figlio di Dio stesso si facesse scortare dai soldati di Cesare. E poi di cosa dovrebbe aver paura un nunzio che viene in una comunità dove viene accolto con gli osanna, rimane un classico mistero gaudioso. 

*

Ma non è solo questo. E’ il fatto che purtroppo è passata l’epoca delle vacche grasse (e sottolineo vacche), ergo non possiamo più permetterci il lusso di spendere come se tutto andasse ben madama la marchesa. Il bilancio del nostro Stato è sull’orlo del fallimento ed è ormai tempo di tagli e di austerità. Le cosiddette riforme lacrime e sangue dovrebbero iniziare dalla recisione degli sprechi (come, a tutti gli effetti, anche questo è) e dei privilegi della casta (della quale entrano a far parte – chissà poi per quali motivi - anche molti prelati di ogni ordine e grado, nonostante i voti di povertà, castità ed obbedienza).

Tra l’altro abbiamo forze dell'ordine (carabinieri o poliziotti) che si lamentano perché malpagati (e con stipendi bloccati fino al 2020), senza straordinari, a volte senza carburante nelle auto, o con volanti rotte (che pare, in certi casi, riparino da soli come possono). A Noha, per dirne un’altra, vista la penuria di soldi e personale, manca da mesi pure la guardia municipale (ma questa è un’altra storia).

Spendere ancora dei soldi pubblici (che non ci sono più) anche per codeste forme di umana vanagloria, per non dire sceneggiate, ci sembra veramente un po’ troppo. Certo, con un’uscita in meno di un’auto blu non si risolverebbero i problemi dell’iperbolico debito pubblico, ma da qualche parte bisogna pur cominciare.

Sarebbe opportuno che il tempo, il denaro e la missione stessa dell’Arma benemerita dei Carabinieri fossero rivolti a ben altro, che non ad accompagnare un vescovo a Noha (o altrove) per la celebrazione di una festa patronale.

*

Ma lasciamo a San Giovanni Crisostomo la conclusione di queste note, tratta dal Trattato sul sacerdozio (VI, 3): "Gli onori che ordinariamente vengono resi ai preti sono occasione di un’infinità di mali. Essi si espongono agli assalti di due passioni contrarie, l’adulazione servile o la sciocca arroganza. Si abbassano fino a terra dinanzi ai grandi per ottenere dei favori, poi gonfi per ciò che hanno ottenuto, si irrigidiscono contro i piccoli che opprimono col loro sdegno e cadono così negli abissi dell’orgoglio". Ma senza scomodare il teologo bizantino del V secolo, basterebbe ascoltare le parole del nostro papa Francesco - forse più dirette ed “estremiste” di quelle del sottoscritto - per convenire su questi elementari principi.

*

“Come mai tutti questi carabinieri?” – mi chiedeva l’altra sera un astante. Gli si sarebbe potuto tranquillamente rispondere: “Pare che il nunzio si sia presentato con la mitra”.

Antonio Mellone

 

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