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Pseudo-giornalisti
Di Antonio Mellone (del 18/07/2012 @ 00:00:00, in NohaBlog, linkato 4315 volte)

Recentemente  mi son capitate per le mani alcune fotocopie di articoli di giornale (quelle  stesse recapitate nelle mani di molti concittadini).
Stavolta il termine “fotocopia” è da intendersi nella duplice accezione: fotocopia di articoli (estrapolati da una testata giornalistica) e articoli-fotocopia (nel senso che i “diversi” articoli tratti dai “diversi” giornali danno l’impressione di essere uno la fotocopia dell’altro). Potrei sbagliarmi di grosso, per carità. Ma il dubbio rimane, eccome.
Sì, perché la vera differenza tra un articolo e l’altro sembra essere soltanto la firma del “giornalista” (si fa per dire) oltre che ovviamente la denominazione del “giornale” (si fa sempre per dire), e qualche periodo qua e là rimaneggiato.
Finanche le foto a corredo degli “articoli” (chiedo venia, ma non riesco proprio ad omettere le virgolette), le loro inquadrature, il formato, i sorrisi di circostanza dei protagonisti stampigliati sulla carta sono i medesimi. In questi pezzi perfino le risposte riportate nell’“intervista” sembrano frutto di una clonazione non eterologa: capita sovente che l’intervistato esprima gli stessi concetti, ma certamente a seconda dell’interlocutore o della domanda – a meno che non si sia di fronte ad un Robocop qualsiasi - li esterni di volta in volta con parole diverse, e non nella stessa ed identica maniera, punti, virgole, trattini e virgolette inclusi.
Ora è pur vero che - almeno in linea teorica - potrebbe accadere che una scimmia battendo a caso i tasti di una macchina da scrivere (o di un computer)  finisca per comporre la Divina Commedia (e magari riesca pure in photoshop a clonare delle foto scattate da altri), ma converrete con me che si tratti di un evento con una probabilità così remota che non sbaglieremmo di molto se la facessimo tendere a zero. Così come credo che sia pressoché nulla la probabilità che questi “giornalisti” di quotidiani a tiratura locale e finanche nazionale abbiano per puro caso (come nella storia della scimmia e della Commedia) effettuato le stesse battute in modo tale da ottenere quale risultato finale dei report giornalistici, testimonianze incluse, pressoché identici.
Non so se qui siamo di fronte a casi di vero e proprio plagio o a casi - molto comuni per la verità - di ampie ed inconfessate citazioni, né, a dire il vero, m’interessa più di tanto.
Sorge il dubbio però che più che di una notizia - che il giornalista-segugio (come invece dovrebbe essere) sia andato a scoprire con il lanternino - qui si tratti di un vero e proprio comunicato-stampa emanato da un ente o da un soggetto che ha bisogno di farsi propaganda in qualche modo, e che il giornalista si ritrovi bello e pronto, scodellato nella sua mail, pronto per l’uso, diciamo, promiscuo.
Successivamente, lo stesso giornalista, senza scomodarsi dalla sua scrivania, magari solo per visitare i luoghi e rendersi conto di persona di cosa egli stesso stia parlando nel suo pezzo, senza porsi o porre delle domande agli interessati, si limiti a qualche piccola spuntatina qua e là, qualche ritocco, un  po’ di maquillage, un copia ed un incolla, una limatura ed una perifrasi, ed ecco che ottiene il suo bell’articolo pronto per l’impaginazione.   
Sia chiaro ancora una volta: qui non si sta dicendo che non sia giusto fare un comunicato stampa. Ci mancherebbe altro: ognuno fa il suo mestiere, e s’ingegna di farlo nel migliore dei modi, e cerca di ottenerne la giusta visibilità magari a buon mercato. Qui si sta invece sottolineando il fatto che un comunicato a mezzo stampa dovrebbe rimanere tale anche sulla carta stampata e non trasformarsi in un articolo come se fosse farina del sacco del giornalista di turno (che invece, in tal modo, non mi sembra abbia sudato le classiche sette camicie per far bene il suo mestiere).


A volte purtroppo non esistono nella nostra collettività (stavo per dire comunità) livelli sufficienti di anticorpi che facciano riflettere con la dovuta serenità su tutto quanto ci viene propinato dalla cosiddetta informazione di massa. Capita così che intere generazioni di persone gementi e piangenti in questa valle di perbenismo ipocrita (e non riuscendo nemmeno a discernere un articolo vero da un paracarro) vengano indotte a bere, ad ingoiare e a digerire certe brodaglie come verità rivelate senza mai essere sfiorate da un seppur minimo dubbio.
La causa di tutto questo è ancora una volta lo pseudo-giornalismo, anzi gli pseudo-giornalisti. “Pseudo”, come dice il mio Devoto-Oli, è “primo elemento di composti, derivati dal greco o formati modernamente, col significato di falso, apparente, esteriormente simile” [il  corsivo è mio].
Gli pseudo-giornalisti, dunque, non sono – come qualcuno vorrebbe insinuare - tutti gli scrittori (o gli scriventi) di fatti e di opinioni non iscritti all’“Albo dei giornalisti” (Albo, oltre tutto, di memoria fascista, che c’è solo in Italia e non negli altri paesi europei e del quale Indro Montanelli stesso scriveva che fosse da abolire in quanto “…non ha alcuna funzione, se non quella comune a tutti gli ordini professionali: difendere le mafie di interessi corporativi”  - citazione di seconda mano, tratta da “La deriva” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, Rizzoli, 2008, pag. 238).  
Dovremmo invece in quanto cittadini essere tutti giornalisti, pur senza iscrizione all’albo, liberi di scrivere fatti ed opinioni, con un auspicabile seguito di lettori inversamente proporzionale al valore dello spread tra i primi e le seconde.
Invece siamo costretti a leggere gli elaborati di “giornalisti”, questi sì pseudo, pur se iscritti all’albo, che lungi dall’assumere la figura del watchdog, cane da guardia, come si converrebbe, diventano di fatto cani da passeggio, tenuti al guinzaglio, scodinzolanti e leccanti, forse per essere introdotti nella corte dei miracoli; invece di alzare la testa e porre domande vere la inchinano proni al bacio della pantofola di questa o quell’altra “autorità civile o religiosa”; invece di scrivere con l’inchiostro vero intingono le loro penne nella saliva; più che fare gavetta ed esercizi di ricerca e di scrittura indugiano negli esercizi spirituali; invece di aprire gli occhi e vedere fingono di essere orbi e ciechi; invece che lottare per la pluralità dell’informazione contribuiscono (anche con i loro copia-incolla) al pensiero unico dominante.
Ecco: lo pseudo-giornalista è chi si affianca (e non rintuzza) chi si arrabatta a manipolare vite e coscienze (magari per inseguire il suo personale treno dei desideri), chi si serve dei mezzi e mezzucci e fa da scudo ai navigatori sotterranei conto terzi, chi assume la veste del turiferario o del trombettiere e non permette ai propri lettori di discernere l’eventuale iato tra il verbo “sapere” e il verbo “credere”. Lo pseudo-giornalista si è ridotto ad appoggiare i predicatori del regime della ciarla, e a dar voce a chi, parlando spesso a vanvera, per indole e formazione è uso propinare urbi et orbi e ad ogni livello intere menzogne o al massimo mezze verità.          
E’ pseudo-giornalista, insomma, chi dimentica che la bugia va avanti, ma la verità le corre dietro.

Antonio Mellone

 

Commenti

  1. # 1 Di  una nota..... (inviato il 18/07/2012 @ 09:44:41)

    Non uno stralcio,di notizia sul MEMORIAL ANTONIO BARDOSCIA,di calcetto in corso di svolgimento da sabato 7 a mercoledi 25 luglio,c/o i campetti della Parrocchia di nuova costruzione,il ragazzo non aveva neanche 18 anni,deceduto in seguito ad incidente stradale.....sulla Sogliano C.-Galatina........vogliamo fare qualcosa di VALORE AGGIUNTO,facendo aggiusti strade e perseguire chi,provoca incidenti gravissimi?
    Il buonismo deve andare,a farsi fot.....OK?

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