dic032023
Tutta la mia solidarietà ai superstiti lettori del Quotidiano dei salentini, pardon volevo dire dei calatini (abitanti del comprensorio di Caltagirone) che, li mari, non immaginano che in loco possano esserci delle persone pronte a marciare contro ogni genere di violenza (e non soltanto – giustamente - contro la violenza di genere).
Purtroppo per certe istanze di civiltà diciamo poco ortodosse i manifestanti non sono mai stati numerosissimi [dai, consoliamoci con le code chilometriche davanti al Mc Donald’s, ndr.], chissà se non anche a causa della Stampa Corale, altrimenti detta Informazione Uniformata, affaccendata in tutt’altre faccende, tipo riportare fedelmente la voce dei padroni sbianchettando le notizie rognosette e dando così vita alla novella figura professionale del giornalista-imbianchino iscritto all’ordine.
Vero è che non si può mica pretendere che su certe testate ci scriva Julian Assange, il quale, per aver documentato dei crimini di guerra, è in prigione da un bel po’ e chissà per quanto altro ancora (mi sa che han gettato via la chiavetta); ma tant’è.
Dunque, salvo errori e omissioni, la news scomparsa questa volta dai radar, certamente per una dimenticanza (lungi da noi il sospetto di malafede), è quella del corteo contro le punizioni collettive inflitte da uno stato a milioni di cittadini inermi a suon di missili a vernice democratica in quel lager chiamato striscia di Gaza. A Lecce, domenica pomeriggio 26 novembre 2023, a sfilare da Porta Rudiae a Piazza Sant’Oronzo eravamo un migliaio di eretici (qualche centinaio per la Questura; zero virgola qualcosa per il resto delle mezze calzette locali) per dire ancora una volta di No all’ennesima guerra di cui questo secol superbo e sciocco e forse un tantino delinquente sembra non poter fare a meno. Questa volta, per appurare la prematura dipartita della notizia ho dovuto sfogliare ben tre numeri consecutivi del suddetto Quotidiano, quelli del 27, 28 e 29 novembre, dalla prima all’ultima pagina, senza saltare i necrologi: ma niente. Però vivaddio grande spazio alle magnifiche sorti e progressive dei numeri del Pnrr decantati dal Fitto nostrano, ospite niente poco di meno che del programma vespasiano “Cinque minuti”, nonché alle lunghe imperdibili interviste a Paolo Crepet su come vivere e, ça va sans dire, sull’argomento della violenza di genere, e soprattutto tanta enfasi agli approfondimenti sul “pensiero” del braccio destro del presidente Giorgia, tale Alfredo Mantovano, oltre alle previsioni del tempo, e a cose un po’ più serie, sopra tutte l’oroscopo. Perché ho dovuto compulsare tre numeri del Quotidiano e non uno soltanto? Per mere questioni di rigore scientifico: del resto lo diceva pure Agatha Christie che “un indizio è un indizio, due indici sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”.
Ebbene sì, c’è chi sfila e chi si defila; chi fa resistenza e chi si beve la resilienza; chi prova a spiegare che il popolo palestinese ha diritto a una patria e chi tifa per i bombardamenti ‘ndo cojo coio, e non sai più tra le parti in causa chi sia il più terrorista, mentre le vittime son sempre le stesse [“Alla fine dell’ultima guerra c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”, così l’eterno Bertold Brecht, ndr.]; chi denuncia violazioni dei diritti umani e chi giustifica occupazioni e colonialismi e blocchi di aiuti umanitari e apartheid; chi è pacifista di piazza e chi bellicista da divano.
Insomma, c’è chi prova a dare informazioni a 360°, e chi soltanto a 90°.
Antonio Mellone
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