giu072021
Nella mia vita ho conosciuto un bel po’ di pazzi, ma mai uno lucido come P. Francesco D’Acquarica. Ormai ci conosciamo da diversi lustri e la sua follia principale (che invero ci accomuna) è Noha. Oddio, lui ha iniziato per primo quando io non avevo ancora diciamo il lume della ragione, ma certe malattie – dovremmo averlo ormai ben compreso - fanno presto a trasformarsi in epidemie.
Tutto partì allorché questo ragazzo - classe 1935, e oggi 7 giugno compie 86 anni - trovò per caso nella sacrestia della nostra chiesa madre un libretto di tal prof. Gianferrante Tanzi edito nel 1906, nel quale si raccontava di una Noha ricca di storia e di vestigia importanti e non certo di un insignificante agglomerato di case con un nome strano, come qualche politico locale dalle lenti un po’ appannate aveva cercato di far passare insieme al suo codazzo, probabilmente pure in mala fede.
Francesco D’Acquarica dunque non si dà per vinto, e da visionario qual è (non per nulla è anche un missionario), quando torna a Noha dai suoi giri intorno al mondo continua a cercare notizie, documenti d’archivio, testimonianze, reperti archeologici, ma soprattutto i sentimenti costitutivi dell’identità nohana e quindi del suo genius loci: mai arrendendosi di fronte a una certa sociologia spicciola, anzi se possibile con ancora più slancio davanti al rischio di derisione e quindi di pregiudizio così comuni in ambienti delimitati da confini provinciali.
V’è da dire che questo Indiana Jones nostrano ogni volta che becca qualcosa di interessante non tiene mica tutto per sé, ma anzi, guardandoti con l’espressione soddisfatta di un virologo che ha appena individuato al microscopio un nuovo ceppo dell’influenza, non vede l’ora di tradurre, riportarne agli altri il contenuto, scrivere un pezzo per Noha.it, e pubblicare finalmente il suo bottino su carta rilegata a libro o a rivista (per esempio su L’Osservatore Nohano di venerata memoria). E così è stato per le ultime notizie e le curiosità contenute negli archivi parrocchiali, per i registri delle confraternite, per i rapporti della chiesa particolare con i vescovi di Nardò, e per mille altre notizie, proverbi, quadri, cronache, sculture, personaggi, monumenti, spartiti musicali (tipo quello dell’Inno al San Michele di Noha, poi arrangiato dallo stesso P. Francesco che è pure organista), i soprannomi delle “razze” nohane, gli antichi utensili paesani utilizzati si può dire fino all’altro giorno, e così via.
Iniziò una cinquantina di anni fa con la sua prima Storia di Noha (Grafiche Borgia, Casarano, 1973) andata a ruba, e in pratica non si è mai più fermato.
L’ultima sua creatura in ordine di tempo è “Noha – la sua Storia”, libro a tiratura limitata, ancora caldo di stampa, uscito dai torchi di Arti Grafiche Marino di Lecce: un tomo di 490 pagine, con molte immagini a colori, giuntomi qualche giorno fa da Martina Franca, attuale dimora dell’autore, e con tanto di dedica: “Omaggio al carissimo Antonio Mellone, in occasione del mio sessantesimo anniversario di Sacerdozio, per avermi sempre stimolato nelle ricerche e approfondimenti della Storia di Noha”. Troppa grazia. Ebbene sì, il 18 marzo 2021 ricorreva anche il sessantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, e non so se è chiaro: è il festeggiato che anziché ricevere auguri e doni per l’occasione, continua a elargirne agli altri a piene mani.
Non so come faccia questo giovinotto a non stancarsi mai, forse utilizza il trucco analogo a quello di Dorian Gray, facendo invecchiare un quadro (o tutto il resto) al posto suo. Sta di fatto che la pazzia di P. Francesco è ormai proverbiale, di più, leggendaria: del resto abbiamo già dimostrato nel nostro comune volume “Noha, Storia Arte e Leggenda” del 2006 (pubblicato esattamente un secolo dopo il pamphlet del Tanzi), quanto il mito, la narrativa e appunto la leggenda altro non siano che la prosecuzione della storiografia con altri mezzi.
Antonio Mellone
Commenti
Auguri padre - ricordo incontri presso via Pagano o Pagani a Martina son passati 30 anni come minimo - ma io consideravo molto il Gian Domenico Tursi cioe' lo stadio dell'asino/giglio-bianco - auguri
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