apr282011
[pubblicato su la Repubblica/Il Lavoro [edizione Ligure] il 24 aprile 2011 p. XV con il titolo «La Pasqua dei profughi tunisini e dei benpensanti cattolici»]
Di primo istinto volevo fare gli auguri ai lettori di Repubblica, ai quali sono grato per i continui attestati di stima che però deve essere restituita integra perché senza di loro il giornale non esisterebbe e nel giornale non avrebbe spazio la mia modesta opinione che rileva un sentire diffuso, profondo e autentico. Mi sono trattenuto chiedendomi quali auguri si possono fare ai nostri lettori, se Berlusconi sta facendo scellerato scempio dell’Italia, che continua ad ingannare con la finta retromarcia sul nucleare e con la abominevole idea di cambiare la Costituzione nell’articolo qualificante di tutto l’architrave della struttura democratica. Si vuole eliminare la «Costituzione come limite» del potere e sostituirlo con quello della maggioranza che così diventa una dittatura. Si vuole eliminare il richiamo al «lavoro» per sostituirlo con la menzione dell’«impresa». I padroni diventano i proprietari non solo del governo (quello ce l’hanno già), non solo della maggioranza (è fatta!), ma anche della Costituzione. Dalla dittatura dei proletari di Marx alla dittatura degli impresari di Berlusconi. Duecento e passa anni trascorsi inutilmente.
Pasqua vuol dire «andare oltre» e i cattolici la celebrano come fulcro centrale della fede, ma con le loro azioni testimoniano di non credere in nulla, solo nell’idolo della loro paura che usano come paravento della loro ignobiltà. Credono nel Risorto, ma dispensano la morte, cantano «alleluia», ma dal loro cuore esce solo un rantolo mortale. Dio stesso «è andato oltre» di sé, superando il vuoto della morte; gli Africani sono andati oltre la paura del mare, la fede va oltre le apparenze, ma i cattolici o finti credenti sono rimasti al di qua dell’«oltre», chiusi nei loro sarcofagi rituali, in compagnia dei loro vescovi-capi che al monte Sinai, il monte della libertà e della dignità hanno preferito Monte Citorio, lupanare di malaffare e fucina di corruttela. E’ Pasqua! Cristo non risorge nelle chiese, quasi tutte succursali di un immondo governo, ma vive in Vittorio Arrigoni, testimone vivo del Dio degli esclusi.
Paolo Farinella, prete
Parrocchia S. Torpete - Genova
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