mar272021
Da quando Mr. What Else? (ah no, quello era George Clooney); insomma da quando Mr. Whatever it takes, vale a dire il capo del governo dei migliori e giacché dei competenti, fa pubblica ammenda sull’uso degli inglesismi, a me quasi quasi locuzioni o semplici lemmi British iniziano a starmi simpatici. È un mio problema, lo riconosco.
Prendiamo Megatrends, che sarebbero le macro-tendenze, ma chiamiamole pure mode condivise su ampia scala. Ebbene, premesso che il Capitalismo non si può definire come un Megatrend in quanto non è una tendenza ma un dato di fatto penetrato da tempo nella nostra realtà, possiamo definire Megatrends tutti quei “cambi di passo” che in maniera più o meno veloce, più o meno palese, aiutano il suddetto Capitalismo a farsi gli affari propri in maniera più efficiente, e con tanto di Resilienza incorporata (allusione all’arte di accettare intemperie e soprusi).
Prendiamo ad esempio l’archetipo del Centro Commerciale visto dai più come una calamita (purtroppo senza accento sull’ultima). Ebbene si tratta di uno specimen che si fa viepiù impalpabile anche nella vita di ciascun individuo, tanto che non si riesce più ad avvertirne le contraddizioni. Si è giunti perfino a pensarlo come il “migliore dei mondi possibili” e amen.
Non mi riferisco evidentemente soltanto al settore del commercio o dell’artigianato tout court che cattura ormai consumatori di ogni dove con conseguente morte per strangolamento di botteghe e magazzini cittadini (tanto poi è sufficiente riempirsi la bocca di “valorizzazione dei borghi” e il problema scompare). E volutamente non tocco nemmeno il tasto delle piattaforme alla Amazon, le quali con la scusa della “convenienza” godono di ampi lasciapassare per lo sfruttamento di dipendenti e fornitori. Voglio invece aggiungere il fatto che il mito del superintensivo “polo aggregante” acchiappa i settori più disparati: dalla Giustizia (con la chiusura dei tribunali paesani costati non so più quanto in termini di debito pubblico, per concentrarli su di un'unica sede centrale, meglio se ubicata in una “cittadella della giustizia”: tanto una speculazione edilizia in più o una in meno cosa cambia ai fini della “legalità”) alla Sanità (in nome del “riordino” si spingono alla serrata gli ospedali sparpagliati sul territorio per comprimerli in grandi nosocomi: meglio se privati, modello efficienza lombarda); dalle sale cinematografiche (con lo spegnimento di quelle a km0 per accentrare il tutto nei multisala possibilmente dal logo mitologico: mo’ non vorrei spoilerare il finale del film, ma mi sa che anche qui il protagonista muore) al settore bancario (con le famose fusioni tra le filiali di paese, per ammucchiarle in una unica sede accorpante, così quanto ad assembramenti siamo apposto: pare lo voglia la Banca Centrale Ikea); dall’Energia Elettrica ovviamente con marchio “green” (enormi piantagioni su terreni agricoli di pale eoliche e pannelli fotovoltaici al posto di mini-impianti pro-capite: il tutto però comunicato con un rassicurante senso di compatibilità e armonia ambientale, e a breve, grazie alla Transizione Ecologica, con iter così superveloci che al confronto lo Sblocca Italia sarebbe una cavezza) al Compostaggio (che giammai sarà domestico o al più comunitario, ma concentrato nei mega impianti da migliaia di tonnellate di capacità, perlopiù anaerobici, pardon analerobici, pronti a procreare “biogas”, presentatici con bucolica georgica serenità e conditi con due gocce di vaselina a mo’ di Chanel n.5. Chissà quanti ne stanno fotocopiando a nostra insaputa da scodellare in conferenza dei servizi, tutti finalizzati alla “chiusura del ciclo dei rifiuti”: se no di che Recovery andiamo cianciando.)
Nell’era delle Drag Queen o dei Drag King il megatrend prioritario sta tutto nell’aborrire le teorie devastanti. Le teorie, dico, mica la prassi.
Dubbio atroce dell’ultimo minuto: ma era transizione o transumanza?
Antonio Mellone
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Oggi un ora -prima del cambio da ora solare a legale - speriamo lo si faccia - buone feste pasquali
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