L’idea di un Palazzo della Cultura mi ha sempre affascinato, ma mai del tutto convinto. Il mio dubbio è soprattutto di origine semantica. È facile, infatti, fraintendere il significato di quest’espressione figurata che, se presa alla lettera, vorrebbe associare alla cultura un qualsiasi palazzo, ma nella fattispecie rappresenterebbe una maniera originale e garbata di dire che la cultura ha un punto di riferimento all’interno della città. Il problema è che, delle volte, si preferisce ricorrere alla formula "Palazzo della Cultura", avvalorandola in genere con nomi di persone che illo tempore hanno realmente prodotto cultura, esclusivamente per mettere a tacere fastidiosi "scrupoli di coscienza".
Mi spiego meglio. La cultura, a mio parere, non può essere racchiusa in un palazzo, non è un bene sociale contenibile, ma è soggetta ad un continuo riciclo, a un movimento incessante, delle volte impercettibile, ma sempre presente. Allo stesso tempo è anche importante individuare luoghi strategici all’interno della città, in cui vien facile coltivare una cultura di cui tutti possono servirsene a piacere, quando lo desiderano e in maniera del tutto gratuita. Quindi il Palazzo diviene il luogo in cui è facile trovare la Biblioteca Civica "P. Sicialiani", il "Museo Civico P. Cavoti", la biblio-mediateca, la sala convegni "C. Contaldo" e il Centro Progetto Giovani, quivi non relegati per scontare pene di alcun tipo, ma soltanto per comodità.
Comodità che assume (troppo facilmente, a mio dire) le sembianze della trasandatezza, della negligenza. Ecco quindi che si comprano i libri, ma mancano i lettori, si organizzano seminari, incontri con autori, ma l’audio nella sala Contaldo è pessimo (nell’ultima lezione dell’Università Popolare di Galatina qualcuno giustamente si lamentava di ciò), si organizzano presentazioni di libri e la cittadinanza non partecipa; alcuni ragazzi non sanno che esiste un museo a Galatina, non conoscono Siciliani, Cavoti, Martinez e Colonna, nonché la storia di Galatina e frazioni, non sono informati (a tempo) delle varie iniziative culturali, che seppur sempre poche in numero, ci sono e andrebbero valorizzate, così come sono all’oscuro dei vantaggi che potrebbero trarre se solo sfruttassero l’opportunità di un Centro Progetto Giovani.
Voglio dire, con questo, che le istituzioni non hanno solo il compito di accogliere e custodire nelle stanze del palazzo libri e volumi pregiati, film e audiolibri, statue, quadri e reperti archeologici, seminari e presentazioni di libri, concerti e rappresentazioni teatrali, ma anche quello di prendere il cittadino per mano, entusiasmarlo con proposte e convincerlo a farsi testimone e portavoce della cultura. Hanno il dovere di rinnovare, giorno dopo giorno, senza mai stancarsi, il loro invito alla cittadinanza.
La cultura non esiste di per sé nei cosiddetti "palazzi della cultura", ma prende forma solo grazie all’impegno dei cittadini, assume significato solo se gli viene data questa possibilità.
Un vaso stracolmo d’oro? Non è cultura, risponderemmo senza esitare.
Cos’è cultura allora? L’arte di lavorare l’oro e renderlo utile alla società.
Michele Stursi
Commenti
Caro Michele, basterebbe che ognuno facesse bene il proprio lavoro, dando il meglio di sé stesso.
E’ questo “dare il meglio di sé stesso” che scarseggia. Scarseggia l’amor proprio e l’interesse per migliorarsi, prevale l'ingordigia e l'indifferenza.
Il risultato è "la sciatteria".
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