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La chiesa di Noha e i Vescovi di Nardo (Parte 10)
Di P. Francesco D’Acquarica (del 21/03/2018 @ 21:10:32, in La chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò, linkato 2076 volte)

Con questa decima puntata continua con gli eccellentissimi Lelio Landi e Luigi De Franchis l’appassionante storia dei rapporti tra l’antica chiesa di Noha e gli ordinari diocesani neritini. Tra quattrocento anni saremo ai giorni nostri.

La redazione

 

Lelio Landi (? - 1610)

Vescovo di Nardò dal 9 settembre 1596 al nov. 1610

Dal 1596 al 1610 i pontefici furono:

           

Clemente VIII (1536-1605)                    Papa dal 1592 al 1605

            Leone XI (1535-1605)               Papa nel 1605

            Paolo V (1550-1621)                 Papa dal 1605 al 1621

 

            L’arciprete di Noha fu:

            Don Stefano Sergio (1570-1612),         parroco dal 1600 fino al 1612.

 

            Il Vescovo di Nardò di questo periodo si chiamava Lelio Landi.

            Era nato a Sessa Aurunca vicino Caserta. E’ il 16° della serie e fu Vescovo dal 1596 al 1610, eletto da Papa Clemente VIII, ma venne in diocesi solo nell’estrema vecchiaia, perché trattenuto presso le sacre congregazioni a Roma per circa tredici anni, occupandosi principalmente della correzione della Bibbia volgata e della gravissima controversia sulla Grazia. Perciò resse la diocesi per mezzo dei vicari generali.

            Nel 1609 venne a risiedere nella diocesi e il primo atto che si riscontra nell’archivio della curia è del 15 giugno 1609, mentre l’ultimo (appena un anno dopo) è del 17 agosto 1610 emesso da Copertino. Si affrettò a dare inizio alla visita pastorale della diocesi, ma purtroppo, dopo averla iniziata, la morte il 24 novembre 1610 a Copertino, dove fu sepolto. Godette di fama di santità.

 

Relazione con la chiesa di Noha

 

          Non possiamo dire nulla in proposito, perché il Vescovo Lelio Landi, come già detto, rimase in diocesi per pochissimo tempo.

          Dell’arciprete don Stefano Sergio abbiamo già avuto modo di parlare.

Luigi de Franchis, C.R. (1570-1616)     

Vescovo di Nardò dal 24 gennaio 1611 al  17 luglio 1617

Dal 1611 al 1615 il Pontefice fu:

            Paolo V (1550-1621)                           Papa dal 1605 al 1621

            Arciprete di Noha fu:

            Don Donato Vitti (1580-1622),             parroco dal 1612 al 1622.

 

chierici regolari teatini (in latino Ordo clericorum regularium vulgo Theatinorum) sono un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i chierici regolari di questo ordine al loro nome aggiungono la sigla C.R.

L'Ordine, espressione del rinnovamento della vita ecclesiastica segnato dalla riforma cattolica antecedente il Concilio di Trento, sorse con lo scopo di restaurare nella Chiesa la regola primitiva di vita apostolica; fu fondato nella basilica di San Pietro in Vaticano a Roma il 14 settembre 1524 da S. Gaetano Thiene e Gian Pietro Carafa (all’epoca episcopus theatinus, cioè vescovo di Chieti, donde il soprannome di teatini) e fu approvato da papa Clemente VII con Breve del 24 giugno 1524.

 

A 37 anni, dal 1607 al 1711 fu Vescovo di Vico Equense, Comune in provincia di Napoli. Fu trasferito da Paolo V a Nardò, dove sedette in cattedra dal 1611, allorché aveva 41 anni. Dopo tre mesi, il 13 febbraio, diede inizio alla visita pastorale della diocesi, della quale abbiamo alcune notizie.

              Nel 1614 tenne un sinodo diocesano nel quale trattò della Fede cattolica, degli eretici da evitare e dei libri proibiti, del maleficio, dell'incantesimo e delle altre pratiche superstiziose, della bestemmia, della sacra predicazione, dell'istruzione catechistica, del seminario, delle scuole e dei maestri di ginnastica, delle rappresentazioni sacre e profane, delle ss. reliquie, delle ss. immagini, dei miracoli, della chiesa, della celebrazione della Messa e dei divini offici, dell'orazione, infine dei funerali, esequie e sepolture e delle cose alienabili. Gli atti sono pervenuti sino a noi in buono stato di conservazione. Resse la diocesi per cinque anni. Fu colto dalla morte a soli 46 anni nel 1617 (morì di peste, male contratto nel generoso slancio del soccorso al suo popolo).

 

Relazione con la chiesa di Noha

 

          Anche se non abbiamo notizie particolari, sicuramente l’arciprete di Noha don Donato Vitti partecipò al Sinodo del 1614. Nella visita pastorale del 1612, il Vescovo visitò anche la chiesa di Noha.

            Del nostro Arciprete, don Donato Vitti, successore di don Stefano Sergio, conosciamo solo nome e cognome e il fatto che fu parroco a Noha per circa 10 anni. Probabilmente rinunciò  all’arcipretura di Noha o passò ad altro incarico.

            E’ l’arciprete che fece togliere la lapide che il suo predecessore aveva sistemato sulla porta principale della chiesa di S. Michele, mettendola sulla parete della scaletta che portava alle tombe che in quel tempo erano nel cimitero sottostante la chiesa madre. Al suo posto fece scolpire un’altra lapide con la scritta in latino che traduciamo così: O San Michele Arcangelo difendici nella lotta affinché non periamo nel tremendo giudizio. A.D.1621.

            Con molta probabilità il motivo del cambio della lapide era dovuto al fatto che sulla facciata della chiesa fece installare la statua di San Michele in pietra leccese, oggi custodita nel museo di Galatina.

 

[continua]

P. Francesco D’Acquarica

 

 

Immagini tratte dal volume di Mario Mennonna “Nardò e Gallipoli – storia delle diocesi in oltre seicento anni –(1387 – 2013)” (a cura di Mario Mennonna e Cosimo Rizzo), Congedo Editore, Galatina, 2014.

 

Commenti

  1. # 1 Di  Anonimo (inviato il 21/03/2018 @ 22:33:32)

    E' curioso come nello stemma del vescovo Landi siano riportate le tre torri.

  1. # 2 Di  P. Francesco (inviato il 22/03/2018 @ 15:59:40)

    Carissimo anonimo,
    si è vero,potrebbe sembrare curioso. Ma in araldica, sia per le famiglie nobili come per i paesi o città, il simbolo delle tre torri, con diverse variabili, era molto diffuso. La torre può indicare un edificio fortificato, eminente. Spesso indicava la nobiltà antica in quanto solo le famiglie potenti e illustri potevano costruire delle torri. Era' simbolo di dominio feudale, forza e costanza. Spesso la torre fu assunta nello stemma da chi aveva scavalcato per primo le mura di una fortezza assediata.

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