mar072018
Vuoi vedere che ora la colpa sarà tua, caro italiano che sei andato a votare? Prima sperano che tu vada al seggio, presuntuosi come sono e certi che il voto lo darai certamente al loro partito, poi, dopo che hai votato per chi meglio credi, ti accusano di aver sbagliato a votare, di essere uno schifoso italiano che si fa illudere dai populisti che promettono l’impossibile, di farti abbindolare dagli squadroni fascisti, dalla falsa sensazione di insicurezza, dal finto senso di povertà, dall’inesistente malessere socio-economico. Hai sbagliato a votare perché la ripresa c’è, sei tu che non l’hai percepita. Hai votato quelli sbagliati, secondo loro, perché il tuo potere d’acquisto è aumentato anche se non te ne sei accorto e oggi, come ieri, al quindici del mese non ci arrivi neanche a cappio stretto. Dovevi andare a votare, come hai fatto, caro italiano, ma dovevi votare come volevano loro, non come hai creduto tu. La colpa è tua che sei insicuro, insoddisfatto, fascista, populista, ignorante, moralista, inadeguato, complottista, speculatore, insensibile e scontento. Certo, la colpa è tua, caro italiano, se per un quarto di secolo siamo in queste condizioni, non la loro. Sei tu che dovevi accontentarti dell’Ape sociale, degli ottanta euro, del bonus giardino, della tap, della tav, delle banche fallite, della tassazione al sessanta per cento, del debito pubblico a duemilatrecento miliari di euro. Sei tu caro italiano che non hai capito il motivo per cui la Boschi è stata candidata da nord a sud. Tutti si sono sacrificati per il tuo bene in questi anni e tu non hai capito nulla. Non hai capito gli spot di Renzi, non hai capito il sacrificio di Berlusconi che è tornato giovane solo per governarti e farti un piacere, non hai capito la politica espansiva e inclusiva della Boldrini e la buona fede di D’Alema. Sei tu che non ha capito La buona scuola, i falsi rinnovi di contratti, i numeri ballerini della disoccupazione. Sei tu che hai frainteso il loro operato, che non hai voglia di lavorare e aspetti solo il reddito di dignità per poterti licenziare.
Altro che Bruno Vespa in fase orgasmica e Mentana eccitatissimo: lo sapevano tutti che gli italiani avrebbero preso a calci nel culo chiunque pensava che sotto sotto ce l’avrebbe fatta anche questa volta senza aver fatto nulla. E non potendo sollevare la gamba, almeno domenica scorsa quell’italiano ha sollevato la matita. Sia ben chiaro, non che io sia favorevole alla politica della Lega o a quella dei pentastellati, i quali raccolgono tutto e il contrario di tutto (inglobano ogni entità, dal fascista al partigiano, dall’anarchico al monarchico). Chi ha votato lo ha fatto solo per dire che rivuole la sua dignità, la dignità di appartenere al Paese più bello del mondo, l’orgoglio di appartenere ad uno dei più grandi popoli della storia che si è fatto in quattro per mantenere molti di quelli che pensano di aver fatto politica finora, infide blatte del sottobosco. Cosa speravano, che vincesse la Bonino, la quale si faceva fotografare con una pompa di bicicletta in mano, come se fosse intenta a praticare un aborto e che per cinquant’anni è stata al “talamo” politico di chiunque, prima con la destra e poi con la sinistra, complice di qualsiasi nauseante comitiva definita partito? La colpa di quello che alcuni incolti perbenisti chiamano populismo è di quelli che non hanno saputo amministrare per venticinque anni neanche il salvadanaio a forma di vacca dei loro stessi s-fortunati figli. Hanno dilapidato il futuro di tutti, o quasi, gettandolo ai porci, e ora vogliono dire a noi che sarebbe stato meglio mantenere il porcile del transatlantico pulito. Io, orgogliosamente senzapartito e intellettualmente libero, sono ancora in grado di discernere tra la persona e l’idea, tra l’ambizione personale e il Bene comune. Loro, invece, vecchie volpi che sbraitano di aver perso per colpa degli italiani che non hanno capito, consapevoli di essere propensi alla prostituzione, sono ancora sul ciglio della strada in attesa del prossimo cliente che paga due spiccioli per una squallida prestazione. E fanno anche i difficili, facendo distinzione tra cliente e cliente ed è per questo che con Berlusconi ci sono stati ma con altri no. Ma anche la prostituta, seppure sia la più bella, prima o poi invecchia, e dal ciglio della strada o si leva, o lì muore in ogni senso. E questi, pur di mantenere la loro infima ambizione, sono disposti a far crepare una nazione pur di non riconoscersi secondi a nessuno. Prima di parlare di ricostruzione, dunque, costoro dovrebbero fabbricare un fondamento di coscienza onesta, altrimenti alla posa della prima pietra, come al solito, viene giù tutto e, sotto quelle macerie, inevitabilmente ci restiamo tutti.
Il giglio magico pensa ancora di poter gestire una sorte di casa di tolleranza: forse qualche cliente lo troverà ancora, ma sembra che gli affari iniziano ad andar male. Eppure un politico dovrebbe ben sapere che l’umiltà è tutto se si vuole costruire qualcosa che valga. Cosa speravano? Di far passare il tema accoglienza riempiendo le stazioni di poveri disperati senza alcuna prospettiva futura? Di spolpare gli italiani più fragili con il gioco d’azzardo? Di conquistarsi un angolo di paradiso seppellendo veleno e offrendo fritture di pesce? Io credo che questa gente che in politica è diventata ricca vendendo fumo, non abbia neanche l’onestà e la coerenza di dire “forse ho sbagliato”. A noi non serve un Salvini che giuri sul Vangelo o uno come Renzi il quale dice di essere cristiano ma di giurare sulla Costituzione. Qualcuno del suo partito, sano di mente, glielo spieghi al fiorentino che non si può essere credenti a comando, cristiani di giorno e satanisti di notte. Chi crede in qualcosa lo fa da presidente del consiglio dei ministri o da semplice senatore, da prete o anticlericale, da maestro o da studente. Gente come questa invece crede soltanto nella cosa più squallida che un essere umano possa pensare: “o io o il nulla”. Quanto è misero quell’uomo che, stretto nell’orgoglio, sputando preferisce annegare nella sua stessa saliva pur di non riconoscere una verità!
Fabrizio Vincenti
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