gen222016
Mi sembrava di trovarmi nel bel mezzo di un “The Truman Show” oppure in uno spettacolo del teatro dell’assurdo (non uso volutamente la metafora del Campidoglio per non urtare la suscettibilità di qualcuno), martedì 20 gennaio 2016, nel corso del meeting serale tra alcune associazioni nohane che ha luogo con una certa periodicità (black-out trimestrali permettendo) nei locali del centro cosiddetto Polivalente di Noha (“polivalente” nel senso che non si sapeva bene, l’altra sera, se si fosse al Polo Sud o a Polo Nord).
Il livello del dibattito era quello che era, vale a dire prossimo allo zero (con le dovute eccezioni, e qualche timido tentativo da parte di qualcuno di addivenire a più miti consigli), probabilmente per non stridere troppo con la temperatura che si registra in questa stagione dell’anno all’interno dell’aula magna di quel complesso (o meglio complessato) di edilizia pubblica.
Le frasi idiomatiche volanti e alcune irripetibili carinerie, proferite a chissà quanti decibel - con evidente rischio alle coronarie e possibile nocumento alle corde vocali degli urlatori, non disgiunto dai reali pericoli di lesioni alle membrane timpaniche dell’orecchio medio degli ascoltatori – si riverberavano senza ritegno e in ogni direzione sulle pareti di quell’auditorium-chiamatemi, sicché l’effetto trambusto, la resa cicaleccio caotico, e il risultante frastuono babelico han potuto rivelare un’altra singolare caratteristica di quei locali: un’acustica da fare invidia a quella del Cavallino Bianco.
L’ingresso trionfale dell’assessore Coccioli, e soprattutto le sue parole agghiaccianti (appunto) sono riuscite a portare temperatura e livello del dibattito fino allo zero assoluto (che come noto è la temperatura più bassa che teoricamente si può ottenere in qualsiasi sistema macroscopico, corrispondente a –273,15 °C).
L’ingegnere Coccioli, dopo essersi compiaciuto della “passione [sanguigna] con la quale si discute a Noha” (che simpatico), ha iniziato a blaterare (se sostituiamo balbettare non sbagliamo) del fatto che “purtroppo gli uffici non avevano fatto quello che avrebbero dovuto fare” [ah, ora la dimenticanza della famosa cabina elettrica è colpa della burocrazia. Ndr.] e che “speriamo che la situazione si sblocchi” [come speriamo? Come puoi sperare che avvenga qualcosa in un ente pubblico comunale senza una delibera, un provvedimento, una determina, un’azione amministrativa, o politica? Boh? Mistero della fede, anzi della speranza. Ndr.] e poi ancora che “l’immobile è agibile, però chi vuole può usufruirne in inverno, altrimenti rimane a casa” [certo: chi ha freddo d’inverno rimanga a casa; mentre d’estate chi ha caldo vada a servirsi dell’aria condizionata del supermercato, anzi del centro commerciale Pantacom, ora che lo costruiranno a Collemeto. Così come chi non può salire le scale, se l’ascensore non funziona, rimanga al piano terra; mentre chi non ci vede al buio si porti appresso un gruppo elettrogeno. E, infine, se proprio i bambini vorranno festeggiare il Carnevale Nohano al centro Polivalente non vi accedano travestiti da Zorro, maschera ormai anacronistica e fuori moda, ma da abominevole uomo delle nevi, o Yeti, ricoperti di folta pelliccia dalla testa ai piedi, così non rompono le scatole per il gelo. Ndr.] e, infine, che “mi assumo tutta la responsabilità per aver fissato le date e poi non aver potuto dare seguito…”, ed altre cazzate del genere. Si riferiva, il Coccioli, alle promesse non mantenute.
Era del tutto inutile ricordargli, su quest’ultimo punto, che responsabilità è una parola importante, e che non si può proferire senza scrupoli e senza alcun riguardo per gli altri. E soprattutto che in Politica c’è un solo modo per manifestare la propria responsabilità nei confronti dei cittadini gabbati: dimettersi.
Antonio Mellone
P.S.1 Però così non vale. Sono stato battuto sul tempo, anzi sul filo di lana, da questa notizia dell’ultim’ora: l’assessore Coccioli si è dimesso. Non mi par vero. E un po’ mi dispiace pure. Ora, auguriamoci di non doverlo rimpiangere.
Pare che prenderà il suo posto un politico il cui cognome è tutto un programma: Tempesta. Poi uno si chiede chi è che ha seminato vento.
P.S.2 Come mai in questo pezzo ho lasciato in pace la nostra Daniela Sindaco? Semplice. Intanto per darle un po’ di tregua; e poi perché essendo stata così gentile con me nel porgermi una fetta di torta tagliata con le sue stesse mani (torta pasticciotto offerta dalla Fidas di Noha, per la precisione) non potevo mica scrivere qui della sua promessa di acquisto della cabina elettrica a sue spese, o di altre sviolinate simili. Suvvia, signori, un po’ di pragmatismo.
P.S.3 Ad un certo punto della serata, sempre nel match di cui sopra, un paio o forse tre gentili signore si sono scagliate con urla, pianti e invettive contro il sottoscritto, reo, a loro dire, di aver osato definirle, in qualche articolo, come delle oche.
Probabilmente le signore si riferiscono alla mia lettera aperta indirizzata alla delegata della frazione di Noha, Daniela Sindaco (e non a loro), pubblicata su Noha.it il 15 marzo 2015. Orbene, premesso il fatto che non potevo usare nei loro confronti l’epiteto che ricorda il noto bipede palmato e starnazzante, se non altro per il fatto che al tempo non avevo il piacere di conoscerle, anzi non avevo la più pallida idea della loro esistenza (e, invero, anche oggi ho non poche difficoltà ad associare la loro fisionomia ai rispettivi nomi), volevo spiegar loro che la metafora del pollaio è strettamente connessa alle zuffe (da stia, appunto) che sul tema del centro polivalente, “restaurato” come tutti sappiamo, sono portate avanti dalle oche (politiche) a destra e a manca (cioè dai partiti di destra e di sinistra). Punto. Tutto il resto, le congetture, le rivendicazioni, le interpretazioni capziose, le lacrime, eccetera, denotano quanto a volte non si sappia leggere (oltre a non saper scrivere).
Mi dispiace che le signore si siano sentite coinvolte (come spiegato sopra, non era mia intenzione).
Aggiungerei, però, che io non posso farci proprio nulla se uno ha la coda di paglia. O piumata.
A.M.
Commenti
Qui,bisogna capire una sola cosa,chi doveva reperire qualcosa nelle politiche comunitarie poi,politiche del personale,il bilancio e programmazione finanziaria?
Cosa,ha fatto?
Pochino,per uina cittadina con frazioni cosi'grande.
Ospedale,sti sta vedendo.
E,il nuovo Municipio perche'non si sposta ex-tribunale di via Ugo Lisi?
Fatevi,un mea culpa all'interno partito e chiedete seriamente conviene o no,stare in questo scusate....."ovile"?
Quartiere fiera,allora?
Sembra,proprio che Galatina porti come si dice in gergo ...porti "spurchia",perche'non si capisce una cosa.
Il povero Pier Antonio Colazzo nessunissimo s'e'ricordato e'deceduto anni fa come in questo periodo,e la sede polifunzionale non ha neanche targa che,ricordi quest'eroe.
Poi,la cittadina sta'attraversando un periodo particolarmente sbiadito a livello politico,dovuto a moltissimi mal di pancia all'interno del partito P.D.(poveri dis....),pero'se ricordassimo chi era Enrico Berlinguer a queste generazioni allo sbando o ricordfassimo chi fosse stato,Antonio Gramsci,oppure Carlo Mauro o magari i poveri CONTADINI E CONTADINE di una volta che,lottavano contro i po.....proprietari terrieri che,si fo.....tutto e tutto e questi si son sempre piu'arricchiti,arricchiti,arricchiti e i braccianti mo....di fame erano e mo,,,di fame rimasero,allora capiremo che,un peso fortissimo l'ha avuto in Galatina,famiglie feudatarie che,esprimevano ricchezza ma sappiamo che,ricchezza...sfruttando e allora COMPATTI COMPATTI UNITI e l'amoro in bocca che abbiamo facciamolo rendere pubblico e una comunita'di cose tantissime ricchezze non puo'essere messa in ridicolo da paese confinanti....che stanno solo adesso capendo l'importanza di Galatina.....la villa,i giardini pubblici dove si prendeva manodopera e ricominciare con calma per fare quadrato a scelte di vita democratica e piene d'enorme enfasi vigore,amore passione per politica sempre.
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